Problemi con figlio di 6 anni

Salve spero mi possiate aiutare. Mio figlio ha 6 anni ed è sempre stato viziato e coccolato, sia da nonni che da noi genitori. Ultimamente non lo riconosco più, prima era molto affettuoso, mi dava baci, mi abbracciava, ora invece non fa più queste cose. Il nostro è sempre stato un bel rapporto quasi esclusivo fino ai due anni, perché il papà era fuori per lavoro fino a tardi. Eravamo in simbiosi. Da circa un anno è cambiato perché mi dice belle parole, ma come una cosa automatica. Non mi sembrano dette con l'intento di dirle. Sicuramente mi ama perché sono la sua mamma, però quando vengono a casa i nonni mi dice sempre mamma vai via che io devo giocare con loro, oppure grida come un pazzo se mi siedo alla sedia vicino a lui quando ci sono altri parenti solo perché vuole che vicino a lui si mettano loro. Mi chiede sempre che a scuola devo portarcelo fino a sera, eccetera. A volte mi vede coccolare tantissimo il fratellino di tre anni e a lui sembra non importare nulla, nè è geloso, solo quando il papà mi dice cose belle lui si arrabbia come un matto ma a questo punto io credo sia solo una "finta scenata". A volte sembra che io non esista più. Detto questo, devo aggiungere che io ho sempre sofferto di paura dell'abbandono perchè mia mamma appena poteva mi scaricava e le si leggeva in viso che ero solo un peso per lei, quindi speravo che quando fossi diventata io mamma se avessi dato a mio figlio tanto amore, lui si sarebbe attaccato a me e mi avrebbe preferita agli altri. Per questa situazione io ci sto male male male perchè vorrei avere un figlio che sia tanto attaccato a me e che non veda l'ora di tornare a casa dalla sua mamma e che quando diventi grande non mi metta all'ultimo posto dopo fidanzata, amici e lavoro. Forse si sente oppresso? Cosa ho fatto di sbagliato?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile Signora,
>>avere un figlio molto attaccato a Lei...
Ma il compito dei genitori consiste nel far sì che i figli diventino autonomi e possano fare a meno di loro.
Verso i 6 anni i bimbi iniziano appunto a diventare più autonomi, ad avere altre figure di riferimento, ad essere legati al loro papà soprattuto se sono figli maschi.
Capisco che se Lei ha a che fare tuttora con sofferenze della propria infanzia Le risulti difficile facilitare le autonomie del bambino, e che viva ogni scelta di altre persone come un "tradimento".
E tuttavia occorre lavorare su ciò, per non proiettare sul proprio figlio vicende che appartengono solo a Lei.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
Grazie per la risposta dottoressa però non mi sembra tanto strano il fatto che vorrei che mio figlio avesse un attaccamento alla propria mamma. Non sono sani i bambini che piangono appena la mamma gira l'angolo ma neppure quelli che "se ne infischiano". Il ruolo della mamma rimane solo quello di partorire? Sono proprio affranta
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
>>però non mi sembra tanto strano il fatto che vorrei che mio figlio avesse un attaccamento alla propria mamma.<<

Intendevo dire che un "attaccamento sicuro" alla propria mamma è caratterizzati dal fatto che permette di allontanarsi e riavvicinarsi con grande serenità da parte di entrambi: proprio perchè è SICURO in ogni caso.
"Affranta" è una parola grossa. Lei è una mamma. Sia tranquilla nel suo ruolo e nel suo amore. Se ha bisogno di confrontarsi, non abbia dubbi: nella sua citta ci sono i consultori, c'è l'Aied, con un asclto senza giudizio.
Saluti cari.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

all'età di 6 anni non è tanto sano se un bimbo piange non appena la mamma va via perchè dovrebbe aver imparato a gestire questa difficoltà. Inoltre Suo figlio vuole sedersi vicino ai nonni o ai parenti a tavola e questo mi pare del tutto fisiologico, ma non perchè il bimbo non Le vuole bene ma perchè tutti i bambini utilizzano queste modalità seduttive da "ruffiani", soprattutto verso i nonni o se vogliono ottenere qualcosa...

Io credo che il nocciolo della questione sia il Suo desiderio di voler essere la preferita nella vita di qualcuno, ma concordo con la Collega sul fatto che il ruolo del genitore è quello di rendere i figli autonomi e indipendenti. Certamente Suo figlio Le vuole bene, ma sta anche crescendo e, in un contesto famigliare in cui ha un fratellino più piccolo, è chiaro che a sei anni e da figlio maggiore potrebbe non avere voglia nè bisogno di relazionarsi con Lei come Lei lo vorrebbe o come fa il fratellino più piccolo, ma in modo diverso.

Quindi è probabile che Suo figlio più grande abbia un altro stile relazionale.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
Grazie mille delle vostre cortesi risposte. Volevo ancora domandare: ma allora qual è il metro per stabilire se mio figlio si comporta così perché ha una base sicura o perché non sente la necessità di avere forte contatto con me magari perché vuole sentirsi più libero? Non riesco a capire il motivo per il quale io ero attaccata come una cozza a mia madre che forse non se lo meritava neppure e invece lui mi snobba come se io fossi la cosa più scontata del mondo. Scusate ma faccio fatica a comprendere questa situazione...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Mi pare abbastanza chiaro il perchè.
Nelle dinamiche interpersonali si creano distanze che possono essere opportunamente mantenute costante dai vari personaggi coinvolti. Una mamma distante può generare con il suo comportamento un senso di colpa nella figlia e spingerla a pensare che solo facendo determinate cose (es essere sempre attaccata, essere una bambina buona, ecc...) potrà avere accesso al suo amore. La figlia tenderà ad accorciare la distanza che sente.
Suo figlio forse La sente davvero troppo vicino e quindi ha bisogno di allontanarsi un po'. In ogni caso sembra che Lei sia un po' ansiosa nella relazione con il Suo bambino. Perchè non prova a modificare il Suo modo di stare in relazione col bimbo?
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Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
A volte ci provo a lasciargli più spazio, però ogni volta è come se mi sentissi in colpa perchè crescono velocemente e non mi va di andare a mangiare una pizza, uscire con le amiche e fare shopping mentre loro crescono e questi momenti non potrò più riaverli indietro, quindi cerco di vederli crescere il più possibile.. Ci gioco, li coccolo e se mi cercano non riesco a dire di no, però poi quando ha da fare cose sue o quando è con gli altri mi userebbe volentieri come merce di scambio... Ho paura che quando diventerà adulto mi abbandonerà come fanno alcuni figli che vedono i genitori una volta l'anno..
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Non è che i figli abbandonano i genitori quando diventano grandi; semplicemente con la loro autonomia adulta testimoniano loro che la scuola guida della vita che hanno ricevuto dalla famiglia di origine ha veramente avuto efficacia... rendendoli indipendenti.
Certo che nel frattempo i genitori hanno dovuto tener presente che "i figli li abbiamo solo di passaggio (Gibran)", e dunque non polarizzando su di loro ogni loro energia: c'è la coppia che abbisogna di manutenzione costante, c'è "se stessi" cui bisogna destinare attenzione.
Che ne pensa?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

la relazione con i figli è sempre sbilanciata e non può mettersi sullo stesso piano del bimbo di sei anni.
Se ha difficoltà, può provare a parlarne con uno psicologo nella Sua zona, magari presso il consultorio o presso un ospedale.
Suo marito di che parere è rispetto a queste Sue idee?
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Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
So che dovrei continuare a fare la mia vita, ma non lo faccio mai. In questi sei anni non sono mai uscita la sera senza mio figlio, per esempio. Mia suocera mi dice sempre che quando era piccolo mio marito lei doveva fare la sua vita e quindi a volte lo lasciava alla nonna per poter uscire con il marito, inoltre lo lasciava sempre la domenica per andare in montagna con amici. Io non lo farei mai. Però c'è anche da dire che mio marito è una persona molto equilibrata, non si fa di questi problemi, lui sogna già di vedere quando i figli saranno adulti così da poter dedicare più tempo a se stesso e a ciò che gli piace fare. Per lui i figli si "crescono" e basta. Per me invece i figli sono il dono più grande che ci sia al mondo e quindi non vorrei perdermi neppure un attimo con loro, il tempo passa e visto che "del domani non v'è certezza" preferisco godermeli adesso che posso. Avevo pensato anche di intraprendere l'home schooling perchè volevo che una parte così importante come l'istruzione dei miei figli non volevo venisse delegata ad altri, avevo consultato decine e decine di documenti in lingua inglese sui benefici di questa pratica sui bambini. In molti casi, una volta adulti, gli "scolarizzati a casa" dichiaravano che la loro era stata una esperienza molto positiva, senza ansie e paure che invece vengono generate dai voti e dalle interrogazioni, dal bullismo eccetera. Inoltre, dichiaravano di avere un legame molto forte con i propri genitori e, parallelamente, da alcuni studi emergeva l'assenza delle "tipiche crisi adolescenziali" che i genitori di tutto il mondo si trovano ad affrontare con i propri figli. È curioso come anche nei paesi poveri questa sorta di ribellione nei confronti dei genitori (che alcuni pensano sia una tappa importante per la crescita) non sia presente in maniera così marcata come da noi, tanto da mandare in crisi famiglie intere e, a volte, di incrinare i rapporti genitore figlio. Ovviamente in tutto questo avrei dovuto assicurargli un'ottima integrazione sociali con i pari. Quello che voglio dire è che nella società moderna i genitori che lavorano sono costretti a lasciare i figli dalle 7 di mattina alle 18 della sera ad altri, avendo così a disposizione per i figli solo pochissimo tempo (se togliamo la cena e la nanna). Ecco, per questi ed altri motivi prerisco essere una madre presente senza perdermi nulla affinchè io un domani possa affermare che se uno sbaglio sull'educazione è stato fatto, certamente è stato fatto dai genitori e non da "altri preposti". Chiedo scusa per la lungaggine
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Tra l'essere fuori casa per lavoro e esserci (troppo) sempre c'è una serie di possibilità intermedie che favoriscano lo svilupparsi dell'autonomia del bambino e al contempo mantengono un investimento affettivo importante sulla coppia.
La consigliamo di discutere sulla problematica della "giusta distanza" genitori-figli con un Collega di persona, considerato che se ci ha scritto "Problemi con figlio di 6 anni" qualche interrogativo anche Lei se lo pone.
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Attivo dal 2014 al 2017
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Grazie per la risposta dottoressa. Il mio interrogativo è proprio questo: i problemi con mio figlio ci sono o li vedo io?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

io credo che ci sia la possibilità che molti problemi li stia anticipando Lei con i Suoi timori. Ad es. le crisi... Le crisi adolescenziali (ma non solo) sono fisiologiche e servono per diventare adulti.
Un adolescente che non si pone interrogativi, non ha crisi e che non lotta per superare le proprie crisi non diventerà adulto. Ma d'altra parte ci sono genitori che non mollano su questi aspetti.
Il desiderio di voler proteggere i propri figli è sensato, ma quando diventa esagerato e c'è la voglia di risparmiare loro tutte le frustrazioni della vita, allora c'è un problema.
Qualora un insegnante o un educatore sbagliasse con Suo figlio (che genere di errore irreparabile crede possa commettere?), non crede che Suo figlio abbia le risorse per farvi fronte e che non sia un fragile vaso di porcellana?
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Attivo dal 2014 al 2017
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Devo rifletterci su. Intanto grazie a tutte per le risposte.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Ci siamo.
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Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
Buongiorno. Dopo un periodo di riflessione sono giunta alla conclusione che se mi fermo ad ascoltare con il cuore sarà mio figlio stesso a guidarmi in cosa è giusto per lui. Ecco perchè ho bisogno di voi: stavo valutando seriamente l'ipotesi di scuola parentale (affiancata da un professionista), però ho necessità di valutare anche tutti i pro ed i contro che tale scelta comporterebbe. Speravo poteste aiutarmi. Sottolineo che dopo i primi giorni di scuola mio figlio era entusiasta; da 3 giorni invece sono pianti e lacrime. Gli ho chiesto il motivo di questo suo comportamento e lui molto serenamente mi ha detto che a scuola si annoia che gli piace più studiare a casa con me (come abbiamo sempre fatto). A me sembra una violenza psicologica non ascoltare la sua richiesta di aiuto. Se lo costringo ad andare lo stesso lui capirà che di me non può fidarsi e che se anche fosse in difficoltà io lo costringerei comunque a fare quella cosa per la quale soffre. Credo che il rapporto di fiducia reciproca che abbiamo creato non meriti di essere rotto bruscamente, soprattutto se quella della scuola parentale potrebbe essere una valida alternativa. Spero possiate rispondermi grazie
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile signora,
La rimando a #11, la questione è troppo importante per Suo figlio, per affrontarla online.
Saluti cordiali.
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Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
Giusto per completezza ci tenevo a precisare, visto che non l'ho fatto prima, che io ho un lavoro e quindi non sono "sempre presente". Ad ogni modo grazie dott.ssa Brunialti
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
grazie del riscontro!