Bambino ingestibile
Salve,
sono zia di un bellissimo bambino di 6 anni,figlio di mio fratello.
La ragione che mi spinge a chiedere un consulto è legata ad alcuni comportamenti del piccolo,che ultimamente mi lasciano perplessa.
Ha sempre avuto il suo bel caratterino,e non è mai stato particolarmente affettuoso con i nonni e gli zii,le uniche manifestazioni di affetto che ha sono verso sua madre.
In generale,tende a voler fare sempre di testa sua, a volte correndo il rischio di farsi male per quanto è difficile contenerlo o spiegargli che ci sono cose che non puó fare.
Ci può stare che sia una normale fase di crescita,molti bambini faticano a ubbidire agli adulti.Ma lui è diverso.Così mi pare.
Quando osiamo contraddirlo,anche in cose di poca importanza,ha reazioni incontrollabili.Piange,urla, diventa aggressivo.
A volte fà i capricci per delle cose che non ha neppure visto in quel momento.
Ad esempio capita che scoppi a piangere pretendendo che gli si compri un gelato o un giocattolo...E le crisi sono veramente eccessive.Strilla che vuole quella cosa subito e che dobbiamo comprargliela.Altre volte,non gli si può nemmeno porgere una domanda banale perchè risponde male se non è formulata come piace a lui e non perdona errori.Se mi descrive un suo giocattolo nuovo e io non capisco un passaggio,si spazientisce subito.Tanto che a volte finisco con il sentirmi io una bambina, messa in difficoltà da un adulto.E per finire,come se non bastasse,non c'è discorso da adulti in cui non si intrometta.Se due persone stanno parlando,puntualmente le interrompe. Se l'argomento non è adatto a lui, si cerca di farglielo capire , ma senza risultati.Non cerca compagni di gioco ma spettatori.Lui gioca, si arrampica,corre,strilla e nessuno può distogliere lo sguardo.Se lo facciamo scoppia a piangere urlando che ci odia perchè ce ne freghiamo se lui si annoia.Insomma...relazionarci con lui è sempre difficile e sembra impossibile conquistarlo.Premetto che i suoi genitori sono separati da tanti anni, anche se non credo sia solo questa la causa.Vorrei solo mi accettasse,mi sembra quasi di non averlo questo nipote e non so davvero come prenderlo.
sono zia di un bellissimo bambino di 6 anni,figlio di mio fratello.
La ragione che mi spinge a chiedere un consulto è legata ad alcuni comportamenti del piccolo,che ultimamente mi lasciano perplessa.
Ha sempre avuto il suo bel caratterino,e non è mai stato particolarmente affettuoso con i nonni e gli zii,le uniche manifestazioni di affetto che ha sono verso sua madre.
In generale,tende a voler fare sempre di testa sua, a volte correndo il rischio di farsi male per quanto è difficile contenerlo o spiegargli che ci sono cose che non puó fare.
Ci può stare che sia una normale fase di crescita,molti bambini faticano a ubbidire agli adulti.Ma lui è diverso.Così mi pare.
Quando osiamo contraddirlo,anche in cose di poca importanza,ha reazioni incontrollabili.Piange,urla, diventa aggressivo.
A volte fà i capricci per delle cose che non ha neppure visto in quel momento.
Ad esempio capita che scoppi a piangere pretendendo che gli si compri un gelato o un giocattolo...E le crisi sono veramente eccessive.Strilla che vuole quella cosa subito e che dobbiamo comprargliela.Altre volte,non gli si può nemmeno porgere una domanda banale perchè risponde male se non è formulata come piace a lui e non perdona errori.Se mi descrive un suo giocattolo nuovo e io non capisco un passaggio,si spazientisce subito.Tanto che a volte finisco con il sentirmi io una bambina, messa in difficoltà da un adulto.E per finire,come se non bastasse,non c'è discorso da adulti in cui non si intrometta.Se due persone stanno parlando,puntualmente le interrompe. Se l'argomento non è adatto a lui, si cerca di farglielo capire , ma senza risultati.Non cerca compagni di gioco ma spettatori.Lui gioca, si arrampica,corre,strilla e nessuno può distogliere lo sguardo.Se lo facciamo scoppia a piangere urlando che ci odia perchè ce ne freghiamo se lui si annoia.Insomma...relazionarci con lui è sempre difficile e sembra impossibile conquistarlo.Premetto che i suoi genitori sono separati da tanti anni, anche se non credo sia solo questa la causa.Vorrei solo mi accettasse,mi sembra quasi di non averlo questo nipote e non so davvero come prenderlo.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente,
capisco la sua difficoltà nelle situazioni che mi descrive di relazione con suo nipote. I bambini in generale mettono in crisi gli adulti quando non si adeguano a certi "standard", a certe aspettative che nutriamo nei loro confronti.
Da quello che descrive esistono però delle situazioni limite a cui vi porta suo nipote. E la parola "limite" penso esprima meglio quello che mi sembra sia uno dei problemi cardine di quello che racconta. Sembra cioè che suo nipote non abbia "limiti", nell'urlare, nel pretendere attenzione costante, nel non rispettare in genere le regole. Quello che però è una delle funzioni cardine dei genitori e in genere dei caregivers ("coloro che si prendono cura") è proprio la capacità di "contenere", di porre dunque limiti e i famosi "no". I bambini hanno bisogno di questi limiti, ed a volte esprimono questo bisogno in modo contraddittorio, quindi con comportamenti che sembrano mettere a dura prova gli adulti, come se stessero testando la loro capacità di contenerli. E tanta più fermezza e - importantissima - coerenza hanno gli adulti in questo contenimento, tanto più, nel breve o lungo termine, il bambino ne beneficierà. Questo significa stabilire delle regole, spiegarle, e con fermezza farle rispettare, senza eccezioni, anche se questo provoca reazioni di crisi.
Di questa azione "normativa" è solitamente il padre incaricato, mentre la madre avrebbe la funzione di "polo affettivo". Il fatto che, come dice, "le uniche manifestazioni di affetto che ha sono verso sua madre", mi fa interrogare sia su quanto l'assenza del padre abbia influito sul suo comportamento fuori dalle regole, sia sul tipo di attaccamento che si è stabilito con la madre. Penso che il legame che si è creato con la madre, in assenza del padre, andrebbe approfondito.
Altra riflessione che le sue parole mi suscitano è riferita alla delusione che lei e gli altri appartenenti alla famiglia provate nei confronti di questo bimbo che, come dice, "non è mai stato particolarmente affettuoso con i nonni e gli zii", e dunque mi chiedo quanto questa delusione possa in qualche modo influenzare i vostri stessi comportamenti e lui in ogni caso percepire queste aspettative deluse e reagirvi.
Mi colpisce anche quando parla della sua voglia di "conquistarlo" e del suo desiderio di accettazione da parte del bambino, come a conferma di quella sensazione che racconta, di sentirsi lei la bambina di fronte all'adulto. La confusione di ruoli nuoce molto ai bambini, è perciò fondamentale trovare strategie adeguate per relazionarsi a loro come adulti competenti, che sappiano dare loro accettazione, ascolto e contenimento adeguati.
Spero di averle stimolato riflessioni a lei utili.
La saluto cordialmente.
capisco la sua difficoltà nelle situazioni che mi descrive di relazione con suo nipote. I bambini in generale mettono in crisi gli adulti quando non si adeguano a certi "standard", a certe aspettative che nutriamo nei loro confronti.
Da quello che descrive esistono però delle situazioni limite a cui vi porta suo nipote. E la parola "limite" penso esprima meglio quello che mi sembra sia uno dei problemi cardine di quello che racconta. Sembra cioè che suo nipote non abbia "limiti", nell'urlare, nel pretendere attenzione costante, nel non rispettare in genere le regole. Quello che però è una delle funzioni cardine dei genitori e in genere dei caregivers ("coloro che si prendono cura") è proprio la capacità di "contenere", di porre dunque limiti e i famosi "no". I bambini hanno bisogno di questi limiti, ed a volte esprimono questo bisogno in modo contraddittorio, quindi con comportamenti che sembrano mettere a dura prova gli adulti, come se stessero testando la loro capacità di contenerli. E tanta più fermezza e - importantissima - coerenza hanno gli adulti in questo contenimento, tanto più, nel breve o lungo termine, il bambino ne beneficierà. Questo significa stabilire delle regole, spiegarle, e con fermezza farle rispettare, senza eccezioni, anche se questo provoca reazioni di crisi.
Di questa azione "normativa" è solitamente il padre incaricato, mentre la madre avrebbe la funzione di "polo affettivo". Il fatto che, come dice, "le uniche manifestazioni di affetto che ha sono verso sua madre", mi fa interrogare sia su quanto l'assenza del padre abbia influito sul suo comportamento fuori dalle regole, sia sul tipo di attaccamento che si è stabilito con la madre. Penso che il legame che si è creato con la madre, in assenza del padre, andrebbe approfondito.
Altra riflessione che le sue parole mi suscitano è riferita alla delusione che lei e gli altri appartenenti alla famiglia provate nei confronti di questo bimbo che, come dice, "non è mai stato particolarmente affettuoso con i nonni e gli zii", e dunque mi chiedo quanto questa delusione possa in qualche modo influenzare i vostri stessi comportamenti e lui in ogni caso percepire queste aspettative deluse e reagirvi.
Mi colpisce anche quando parla della sua voglia di "conquistarlo" e del suo desiderio di accettazione da parte del bambino, come a conferma di quella sensazione che racconta, di sentirsi lei la bambina di fronte all'adulto. La confusione di ruoli nuoce molto ai bambini, è perciò fondamentale trovare strategie adeguate per relazionarsi a loro come adulti competenti, che sappiano dare loro accettazione, ascolto e contenimento adeguati.
Spero di averle stimolato riflessioni a lei utili.
La saluto cordialmente.
[#2]
Utente
La ringrazio per la sua risposta, così dettagliata.
Non avevo mai riflettuto sul fatto che ,forse,lui possa percepire la nostra delusione.E in effetti mi trovo a disagio in sua compagnia. Quasi come se non fossi alla sua altezza,anche se parliamo di un bambino.
La madre del piccolo, non mi sembra così permissiva. Durante le crisi, prova a parlargli , lo prende in disparte e cerca di farlo ragionare ,ma lui diventa aggressivo persino con lei , tira calci o la spinge .
Non le dà più ascolto nemmeno se si tratta di pericoli per la sua vita.Pretenderebbe di camminare da solo per strada ,e più di una volta è scappato al nostro controllo rischiando di finire sotto una macchina. Anche in quei casi, la madre lo riprende con fermezza , e due secondi dopo lui è già pronto a rifarlo.
Mio fratello lo vede regolarmente, e passa molto tempo insieme a lui,da quel che vedo hanno un bel rapporto ed è felice ogni qualvolta lui viene a prenderlo.
Evito sempre di lamentarmi con lui e anche con mia cognata, riguardo queste cose perchè entrambi si accusano l'un l'altro di esserne stati i responsabili.
Confesso che a volte sarei felice di poterlo tenere un pomeriggio a casa mia, ma mi ritrovo costretta a rifiutare ,perchè davvero non saprei come tenerlo sotto controllo ,e con lui non è sufficiente vedere insieme un cartone.Si arrabbia persino se gli passo davanti , o se faccio il minimo rumore che lo infastidisce. Fà caso a tutto , facendoci pesare cose assurde.Se abbiamo appena cucinato e c'è ancora odore di cibo và via disgustato, se nota un piatto sporco nel lavello o un pò di polvere ci mette imbarazzo con una bella battuta tagliente. Noi incassiamo sempre in silenzio,e in genere lo rimprovero solo se manca di rispetto a mia madre ,cioè sua nonna. In quel caso, tacere mi è impossibile. Credo comunque, che certi pensieri non possano appartenere a un bambino e che quasi certamente siano cose che ha sentito o appreso indirettamente da un adulto, pertanto non attribuisco a lui la colpa di questo. Ma mi trovo in difficoltà, e non so come muovermi...
Non avevo mai riflettuto sul fatto che ,forse,lui possa percepire la nostra delusione.E in effetti mi trovo a disagio in sua compagnia. Quasi come se non fossi alla sua altezza,anche se parliamo di un bambino.
La madre del piccolo, non mi sembra così permissiva. Durante le crisi, prova a parlargli , lo prende in disparte e cerca di farlo ragionare ,ma lui diventa aggressivo persino con lei , tira calci o la spinge .
Non le dà più ascolto nemmeno se si tratta di pericoli per la sua vita.Pretenderebbe di camminare da solo per strada ,e più di una volta è scappato al nostro controllo rischiando di finire sotto una macchina. Anche in quei casi, la madre lo riprende con fermezza , e due secondi dopo lui è già pronto a rifarlo.
Mio fratello lo vede regolarmente, e passa molto tempo insieme a lui,da quel che vedo hanno un bel rapporto ed è felice ogni qualvolta lui viene a prenderlo.
Evito sempre di lamentarmi con lui e anche con mia cognata, riguardo queste cose perchè entrambi si accusano l'un l'altro di esserne stati i responsabili.
Confesso che a volte sarei felice di poterlo tenere un pomeriggio a casa mia, ma mi ritrovo costretta a rifiutare ,perchè davvero non saprei come tenerlo sotto controllo ,e con lui non è sufficiente vedere insieme un cartone.Si arrabbia persino se gli passo davanti , o se faccio il minimo rumore che lo infastidisce. Fà caso a tutto , facendoci pesare cose assurde.Se abbiamo appena cucinato e c'è ancora odore di cibo và via disgustato, se nota un piatto sporco nel lavello o un pò di polvere ci mette imbarazzo con una bella battuta tagliente. Noi incassiamo sempre in silenzio,e in genere lo rimprovero solo se manca di rispetto a mia madre ,cioè sua nonna. In quel caso, tacere mi è impossibile. Credo comunque, che certi pensieri non possano appartenere a un bambino e che quasi certamente siano cose che ha sentito o appreso indirettamente da un adulto, pertanto non attribuisco a lui la colpa di questo. Ma mi trovo in difficoltà, e non so come muovermi...
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente,
da quello che aggiunge le confermerei senz'altro quello che le accennavo, ossia che il bambino sembra aver bisogno che vengano posti dei paletti, ben fermi, da parte degli adulti che lo circondano.
Se rifiuta di rispettare certe regole, è necessario che a questa sovversione continua di esse ci siano delle conseguenze. Si tratta in questo modo non solo di porgli dei confini, assolutamente necessari, ma di responsabilizzarlo sulla conseguenza delle sue azioni.
Se a un comportamento dirompente come scappare per strada seguano esclusivamente dei rimproveri, dal punto di vista del bambino, non sono un incentivo a limitarsi in quel comportamento.
In questi casi potrebbe essere necessario adottare ad esempio quello che viene chiamato il "costo della risposta", ossia far seguire ad un comportamento inadeguato - chiaramente definito in precedenza - una penalità. Non si tratta di una punizione vera e propria, ossia uno schiaffo o minacce e rimproveri, ma la perdita di un privilegio oppure di qualcosa di piacevole.
Ad esempio, se si comporta male a tavola (e il comportamento inadeguato deve essere ben chiaro a tutti, incluso il bambino) deve seguire subito il privilegio tolto, ad esempio "niente gelato".
Le punizioni come minacce o rimproveri, possono avere l'effetto di dare comunque attenzione al bambino, cosa che potrebbe essere l'obiettivo da lui desiderato.
E' importante che le regole stabilite siano condivise da tutti, che siano chiare e stabili nel tempo, giorno dopo giorno, e che non si ceda nelle conseguenze decise ad un comportamento sbagliato. Se il bambino impara che urlando ottiene alla fine quello che vuole, le regole e i "costi della risposta" non hanno più significato alcuno per lui.
Allo stesso tempo è anche importante gratificarlo se ha comportamenti adeguati, con chiarezza sui comportamenti premianti e senza mai venir meno alle promesse da parte dell'adulto.
Non esitate a rivolgervi ad un professionista se i suoi comportamenti inadeguati dovessero estendersi ad altre aree, come la scuola o nelle relazioni coi pari, nel caso cioè che il suo comportamento rendesse difficile per lui stesso vivere con serenità e senso di adeguatezza l'ambiente scolastico e quello ludico.
Un caro saluto.
da quello che aggiunge le confermerei senz'altro quello che le accennavo, ossia che il bambino sembra aver bisogno che vengano posti dei paletti, ben fermi, da parte degli adulti che lo circondano.
Se rifiuta di rispettare certe regole, è necessario che a questa sovversione continua di esse ci siano delle conseguenze. Si tratta in questo modo non solo di porgli dei confini, assolutamente necessari, ma di responsabilizzarlo sulla conseguenza delle sue azioni.
Se a un comportamento dirompente come scappare per strada seguano esclusivamente dei rimproveri, dal punto di vista del bambino, non sono un incentivo a limitarsi in quel comportamento.
In questi casi potrebbe essere necessario adottare ad esempio quello che viene chiamato il "costo della risposta", ossia far seguire ad un comportamento inadeguato - chiaramente definito in precedenza - una penalità. Non si tratta di una punizione vera e propria, ossia uno schiaffo o minacce e rimproveri, ma la perdita di un privilegio oppure di qualcosa di piacevole.
Ad esempio, se si comporta male a tavola (e il comportamento inadeguato deve essere ben chiaro a tutti, incluso il bambino) deve seguire subito il privilegio tolto, ad esempio "niente gelato".
Le punizioni come minacce o rimproveri, possono avere l'effetto di dare comunque attenzione al bambino, cosa che potrebbe essere l'obiettivo da lui desiderato.
E' importante che le regole stabilite siano condivise da tutti, che siano chiare e stabili nel tempo, giorno dopo giorno, e che non si ceda nelle conseguenze decise ad un comportamento sbagliato. Se il bambino impara che urlando ottiene alla fine quello che vuole, le regole e i "costi della risposta" non hanno più significato alcuno per lui.
Allo stesso tempo è anche importante gratificarlo se ha comportamenti adeguati, con chiarezza sui comportamenti premianti e senza mai venir meno alle promesse da parte dell'adulto.
Non esitate a rivolgervi ad un professionista se i suoi comportamenti inadeguati dovessero estendersi ad altre aree, come la scuola o nelle relazioni coi pari, nel caso cioè che il suo comportamento rendesse difficile per lui stesso vivere con serenità e senso di adeguatezza l'ambiente scolastico e quello ludico.
Un caro saluto.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 19.7k visite dal 11/09/2014.
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