Vittima del Vittimismo
Salve,
sto con un ragazzo da circa 7 anni (lui ne ha 27 di Catania, io quasi 30 di Bologna). Da quando si è trasferito nella mia città, 4 anni fa circa, sono cominciati, o meglio si sono esasperati, una serie di problemi che mi hanno portato a pensare che possa soffrire (non so se sia la parola corretta) di "vittimismo", e io ne subisco le conseguenze.
I "sintomi" che riscontro sono i seguenti: è sempre stato convinto che tutti, anche solo per un'innocua battuta, ce l'avessero con lui. Se qualcosa gli va male è perchè è sfigato e capitano tutte a lui. Per circa tre anni ha fatto avanti e indietro tra casa mia e casa sua finchè si è traferito, in ogni posto in cui abbia vissuto non è mai stato bene, ma c'era sempre qualcosa che lo rendeva estremamente nervoso. E' vero che non sta vivendo una vita facile: l'appartamento è lontano dai trasporti, intorno non c'è niente o quasi, non ha la macchina e per spostarsi a piedi anche solo al supermercato più vicino richiede parecchio tempo. Essendosi trasferito in un posto "lontano dal mondo" non ha amici, ma è pur vero che non mi è mai sembrato troppo interessato a farsene di nuovi. Non ha lavoro, perchè senza macchina gli sarebbe anche impossibile andarci, non può permettersela perchè per ora sn i suoi genitori a pagare l'affitto e io praticamente tutto il resto (spesa, sigarette, mangiare fuori, a volte bollette, benzina se usciamo ecc). Io sono una libera professionista di conseguenza il mio guadagno è basato su quanto lavoro e se non lavoro non ho nemmeno i soldi per aiutarlo con queste spese. Il problema è che lui sembra proprio non capirlo (non si fa scrupoli nel far pagare a me le sue cose e nemmeno a dare per scontato che io lo faccia). Io posso andare da lui magari una o due sere a settimana (facendo anche la spesa dopo magari 9-10 ore di lavoro) tornando poi a casa mia perchè la sua è lontana da dove lavoro solitamente (quindi avanti e indietro e soldi che se ne vanno), e il sabato e la domenica (se non lavoro) e lui non considera minimamente la mia esigenza di avere degli spazi per me. Se io gli dico "sabato non credo di venire perchè devo fare delle cose" (potrebbe essere qualsiasi cosa, anche un funerale, ma a lui non importerebbe) li scatta l'aggressione/lagna "è un mese che non esco, sei una stronza perchè non te ne frega niente che io sto sempre chiuso in casa, non hai sensibilità, non capisci come ci si sente a stare come sto io" ovviamente facendomi sentire in colpa così che alla fine cedo alle sue richieste. Nessuno gli ha mai detto che fa una vita facile, ma lui ha scelto in completa autonomia di trasferirsi li (inizialmente senza nemmeno avere la patente), di prendere un cane il che lo limita negli spostamenti, conscio di non avere un lavoro e che sarebbe stato difficile trovarlo. Io non gli ho mai fatto nessuna pressione per trasferirsi, anzi il contrario, e lui non l'ha fatto per me, perchè le cose già non andavano troppo bene!
Nono so come aiutare lui e come aiutare me.......
sto con un ragazzo da circa 7 anni (lui ne ha 27 di Catania, io quasi 30 di Bologna). Da quando si è trasferito nella mia città, 4 anni fa circa, sono cominciati, o meglio si sono esasperati, una serie di problemi che mi hanno portato a pensare che possa soffrire (non so se sia la parola corretta) di "vittimismo", e io ne subisco le conseguenze.
I "sintomi" che riscontro sono i seguenti: è sempre stato convinto che tutti, anche solo per un'innocua battuta, ce l'avessero con lui. Se qualcosa gli va male è perchè è sfigato e capitano tutte a lui. Per circa tre anni ha fatto avanti e indietro tra casa mia e casa sua finchè si è traferito, in ogni posto in cui abbia vissuto non è mai stato bene, ma c'era sempre qualcosa che lo rendeva estremamente nervoso. E' vero che non sta vivendo una vita facile: l'appartamento è lontano dai trasporti, intorno non c'è niente o quasi, non ha la macchina e per spostarsi a piedi anche solo al supermercato più vicino richiede parecchio tempo. Essendosi trasferito in un posto "lontano dal mondo" non ha amici, ma è pur vero che non mi è mai sembrato troppo interessato a farsene di nuovi. Non ha lavoro, perchè senza macchina gli sarebbe anche impossibile andarci, non può permettersela perchè per ora sn i suoi genitori a pagare l'affitto e io praticamente tutto il resto (spesa, sigarette, mangiare fuori, a volte bollette, benzina se usciamo ecc). Io sono una libera professionista di conseguenza il mio guadagno è basato su quanto lavoro e se non lavoro non ho nemmeno i soldi per aiutarlo con queste spese. Il problema è che lui sembra proprio non capirlo (non si fa scrupoli nel far pagare a me le sue cose e nemmeno a dare per scontato che io lo faccia). Io posso andare da lui magari una o due sere a settimana (facendo anche la spesa dopo magari 9-10 ore di lavoro) tornando poi a casa mia perchè la sua è lontana da dove lavoro solitamente (quindi avanti e indietro e soldi che se ne vanno), e il sabato e la domenica (se non lavoro) e lui non considera minimamente la mia esigenza di avere degli spazi per me. Se io gli dico "sabato non credo di venire perchè devo fare delle cose" (potrebbe essere qualsiasi cosa, anche un funerale, ma a lui non importerebbe) li scatta l'aggressione/lagna "è un mese che non esco, sei una stronza perchè non te ne frega niente che io sto sempre chiuso in casa, non hai sensibilità, non capisci come ci si sente a stare come sto io" ovviamente facendomi sentire in colpa così che alla fine cedo alle sue richieste. Nessuno gli ha mai detto che fa una vita facile, ma lui ha scelto in completa autonomia di trasferirsi li (inizialmente senza nemmeno avere la patente), di prendere un cane il che lo limita negli spostamenti, conscio di non avere un lavoro e che sarebbe stato difficile trovarlo. Io non gli ho mai fatto nessuna pressione per trasferirsi, anzi il contrario, e lui non l'ha fatto per me, perchè le cose già non andavano troppo bene!
Nono so come aiutare lui e come aiutare me.......
[#1]
Gentile Utente,
Più che vittimismo, sembra una crisi di coppia.
Il trasferimento, non facile, difficoltà economiche e pochi supporti hanno fatto scricchiolare la coppia.
In ogni caso, se lui non avesse voglia di essere aiutato, nessuno può farlo per lui.
Sarebbe utile che il suo ragazzo scrivesse a noi clinici o che entrambi andiate ad effettuare una consulenza di coppia, al fine di dipanare la matassa del vostro malessere che potrebbe andare oltre l' aspetto concreto
Più che vittimismo, sembra una crisi di coppia.
Il trasferimento, non facile, difficoltà economiche e pochi supporti hanno fatto scricchiolare la coppia.
In ogni caso, se lui non avesse voglia di essere aiutato, nessuno può farlo per lui.
Sarebbe utile che il suo ragazzo scrivesse a noi clinici o che entrambi andiate ad effettuare una consulenza di coppia, al fine di dipanare la matassa del vostro malessere che potrebbe andare oltre l' aspetto concreto
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
Ringraziandola per la risposta devo però "smentire" la crisi di coppia, perchè non c'è nessuna coppia!!! Mi spiego: sono già tre anni che per me la storia è finita, e che le cose vanno avanti con ricatti del tipo "ah si mi vuoi lasciare qui da solo, senza niente?! Allora spero solo di morire presto"!!! Lui non fa altro che lagnarsi della situazione che sta vivendo, senza però cercare reali soluzioni, e se solo provo a parlargli di cose che non vuole sentire diventa aggressivo e nel passato anche violento. Per me non siamo più una coppia da molto tempo e lui lo sa bene perchè spesso e volentieri gli ho detto che non voglio più vederlo perchè sono stanca di fare continui sacrifici e ricevere in cambio solo lamentele e aggressioni. Finchè si fa come e quello che lui vuole (uscire per fare quello che gli piace non tirando lui mai fuori un soldo ovviamente), sembra una persona "normale" , ma come si svia leggermente dicendogli che ho bisogno di fare cose mie e non posso andare da lui o che non ho soldi da spendere, lui comincia a "ricattarmi" con il fatto che soffre e sta impazzendo a vivere li da solo senza vedere mai nessunoe non potendo uscire, e facendogli notare che non è mia responsabilità la scelta di essersi trasferito, di aver preso un cane, di aver rimandato la patente, e di continuare a non voler fare niente per cambiare le cose....allora si sveglia il "mostro"! Più volte gli ho detto: io non sono più la tua ragazza, non sono tua madre e nemmeno tua sorella, quindi non dare per scontato che io venga a casa tua perchè ne ho voglia, ma sappi che ormai lo vivo come un dovere. Più volte gli ho detto: io mi sento costretta a stare qui e a vederti, ma lui continua a chiedermi di andare per poi lamentarsi che quando ci sto sono sempre nervosa e quindi lui si innervosisce e urla e sbraita giustificandosi che è colpa mia e che a me piace provocarlo, quando io semplicemente non sono felice di essere li (e lui lo sa ma finta di niente). Sembra completamente non voler capire che ormai da me a parte i "doveri" per non lasciarlo li a morire di fame, non può aspettarsi nulla di quello che farebbe una persona coinvolta, perchè tra l'altro mi ha trasformato in una persona gelida. Anche nei primi tempi di relazione mi ha respinto così tante volte (perchè ha detta sua io non lo capivo e lui era sempre nervoso per ogni cosa) che dopo un pò ho smesso di provarci, e per difendermi da questo suo "ricatto con la sofferenza" dal quale io venivo annullata come persona, ho cominciato a non farmi più toccare da nessuna emozione, sono diventata distaccata e quasi menefreghista per non soccombere ad ogni sua richiesta e prendere un pò di spazi per me per poter pensare al mio futuro.
Non ha mai fatto niente per me, le cose che per chiunque sono normali, lui pensa di star facendo qualcosa di speciale!
Non c'è crisi di coppia perchè io voglio finalmente vivere la mia vita in pace, pensando anche al mio di futuro e non dovendo aggiustare sempre prima il suo. Io voglio liberarmi da questo circolo vizioso fatto di ignoranza delle proprie responsabilità, aggressioni e sensi di colpa.....ma non so come fare.....Potrei sparire e non farmi trovare più, lui da dove abita non può nemmeno muoversi, ma io mi sentirei in colpa esattamente come ora, quindi non cambierebbe niente, e in più vivrei con l'ansia che possa fare qualcosa di stupido, visto che più volte ha minacciato di uccidersi. Ho provato a parlargli di questo mio sospetto di "vittimismo", ma figuriamoci se mi ha anche solo ascoltato!
Io non posso farci niente se quasi mai ho voglia di vederlo e non penso sia un mio dovere farlo visto che non ho nessuna spinta emotiva verso di lui a parte il dispiacere di vederlo buttare all'aria la sua vita continuando a rimanere immobile nella situazione in cui è.
Sono arrivata ad avere crisi respiratorie, gastrite e attacchi di panico per la sua continua insistenza nel volermi "costringere" ad occuparmi di lui, durante litigi perchè lui proprio non voleva capire come mi sento e quello che sto vivendo si è fermato solo quando vedeva che stavo quasi per avere degli attacchi di cuore (in quel momento, per poi ricominciare il giorno dopo). Ovviamente lui non ha la minima idea di quello che fa, non credo ne sia consapevole, non credo lo faccia di proposito, e raramente è abbastanza lucido da rendersene conto...è vero che ha bisogno di una mano perchè ci sono delle difficoltà ogettive, ma io non posso fare tutto da sola, pensare a lui, alla mia famiglia (i miei sono separati, mia madre soffre di depressione) al mio lavoro (necessario per entrambi tra l'altro) e a me!!! Non ce la faccio più, lui non tiene minimamente conto dei miei sforzi e sacrifici, pensa sempre e solo a lui che sta male perchè non può essere indipendente, rendendo "dipendente" anche me alla fine, perchè non posso essere libera di muovermi come e quando voglio, anche se lui è convinto che io faccia una bella vita perchè esco per andare al lavoro (9-10 ore al giorno) senza capire che questo comunque toglie tempo alle mie cose da fare e che se quel poco che ho lo uso per lui.....io dove sono? Io dove vado a finire???
Non ha mai fatto niente per me, le cose che per chiunque sono normali, lui pensa di star facendo qualcosa di speciale!
Non c'è crisi di coppia perchè io voglio finalmente vivere la mia vita in pace, pensando anche al mio di futuro e non dovendo aggiustare sempre prima il suo. Io voglio liberarmi da questo circolo vizioso fatto di ignoranza delle proprie responsabilità, aggressioni e sensi di colpa.....ma non so come fare.....Potrei sparire e non farmi trovare più, lui da dove abita non può nemmeno muoversi, ma io mi sentirei in colpa esattamente come ora, quindi non cambierebbe niente, e in più vivrei con l'ansia che possa fare qualcosa di stupido, visto che più volte ha minacciato di uccidersi. Ho provato a parlargli di questo mio sospetto di "vittimismo", ma figuriamoci se mi ha anche solo ascoltato!
Io non posso farci niente se quasi mai ho voglia di vederlo e non penso sia un mio dovere farlo visto che non ho nessuna spinta emotiva verso di lui a parte il dispiacere di vederlo buttare all'aria la sua vita continuando a rimanere immobile nella situazione in cui è.
Sono arrivata ad avere crisi respiratorie, gastrite e attacchi di panico per la sua continua insistenza nel volermi "costringere" ad occuparmi di lui, durante litigi perchè lui proprio non voleva capire come mi sento e quello che sto vivendo si è fermato solo quando vedeva che stavo quasi per avere degli attacchi di cuore (in quel momento, per poi ricominciare il giorno dopo). Ovviamente lui non ha la minima idea di quello che fa, non credo ne sia consapevole, non credo lo faccia di proposito, e raramente è abbastanza lucido da rendersene conto...è vero che ha bisogno di una mano perchè ci sono delle difficoltà ogettive, ma io non posso fare tutto da sola, pensare a lui, alla mia famiglia (i miei sono separati, mia madre soffre di depressione) al mio lavoro (necessario per entrambi tra l'altro) e a me!!! Non ce la faccio più, lui non tiene minimamente conto dei miei sforzi e sacrifici, pensa sempre e solo a lui che sta male perchè non può essere indipendente, rendendo "dipendente" anche me alla fine, perchè non posso essere libera di muovermi come e quando voglio, anche se lui è convinto che io faccia una bella vita perchè esco per andare al lavoro (9-10 ore al giorno) senza capire che questo comunque toglie tempo alle mie cose da fare e che se quel poco che ho lo uso per lui.....io dove sono? Io dove vado a finire???
[#3]
Utente
Aggiungo: non ho parlato di tutto questo con nessuno, primo perchè se lui ne avesse il sospetto diventerebbe matto, secondo perchè se ad esempio ne parlassi ai miei genitori o amici penserebbero che la matta sono io a continuare a farmi trattare così, come se la mia vita valesse sempre meno della sua! E io me ne rendo anche conto, ma non so come uscire da questa "cosa tossica" che mi sta avvelenando e dissanguando piscologicamente ed economicamente.
Quando gli dico che non ne posso più e che vorrei parlarne con sua madre (la quale forse è l'unica davvero in dovere di fare qualcosa, invece di aver scaricato il figlio senza mai essere venuta ad aiutarlo, anche perchè lui non ha mai voluto) perchè faccia qualcosa lei, lui ovviamente si arrabbia, non vuole e la giustificazione è: tanto è inutile perchè non può fare niente. Io però nella sua testa dovrei fare tutto!!! Per lui ovviamente non esistono soluzioni perchè, parole sue "la macchina non me la posso permettere se non trovo lavoro, ma c'è la crisi e il lavoro non c'è, e anche se lo trovo non ci posso andare perchè non ho la macchina!!!".
Io è da quando ho 18 anni che parlo di andarmene di casa e vivere per conto mio, e faccio dei grandi sforzi per mettere soldi da parte e lavoro come una matta, gli unici soldi che spendo sono per le sue spese. E lui ha il coraggio di dire che io non lo aiuto, e che si un pò forse perchè magari gli faccio la spesa, ma questo non è aiutare secondo lui, questo non non è minimante visto come qualcosa che io non sono in obbligo di fare ma che faccio per dargli quello che posso.
Lui ha potuto scegliere di trasferirsi e vivere da solo, io invece sono incastrata in una vita che non ho scelto, e in cui secondo lui non mi posso nemmeno lamentare perchè lui sta peggio, perchè è lui quello che sta veramente male ecc....
Quando gli dico che non ne posso più e che vorrei parlarne con sua madre (la quale forse è l'unica davvero in dovere di fare qualcosa, invece di aver scaricato il figlio senza mai essere venuta ad aiutarlo, anche perchè lui non ha mai voluto) perchè faccia qualcosa lei, lui ovviamente si arrabbia, non vuole e la giustificazione è: tanto è inutile perchè non può fare niente. Io però nella sua testa dovrei fare tutto!!! Per lui ovviamente non esistono soluzioni perchè, parole sue "la macchina non me la posso permettere se non trovo lavoro, ma c'è la crisi e il lavoro non c'è, e anche se lo trovo non ci posso andare perchè non ho la macchina!!!".
Io è da quando ho 18 anni che parlo di andarmene di casa e vivere per conto mio, e faccio dei grandi sforzi per mettere soldi da parte e lavoro come una matta, gli unici soldi che spendo sono per le sue spese. E lui ha il coraggio di dire che io non lo aiuto, e che si un pò forse perchè magari gli faccio la spesa, ma questo non è aiutare secondo lui, questo non non è minimante visto come qualcosa che io non sono in obbligo di fare ma che faccio per dargli quello che posso.
Lui ha potuto scegliere di trasferirsi e vivere da solo, io invece sono incastrata in una vita che non ho scelto, e in cui secondo lui non mi posso nemmeno lamentare perchè lui sta peggio, perchè è lui quello che sta veramente male ecc....
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.3k visite dal 06/09/2014.
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