La mia famiglia non accetta il mio ragazzo
Gentili dottori,
ho 31 anni e da 3 sono fidanzata con un ragazzo più giovane di me di quasi 8 anni. Conoscendo le sicure riserve che i miei genitori avrebbero avuto su questa relazione, l'ho tenuta segreta per quasi due anni. Dico questo perché già in passato i miei precedenti ragazzi non erano andati loro bene e le forti pressioni, fatte di silenzi, litigi violenti, ricatti economici e morali (venivo accusata dello stato di prostrazione psicologica di mia madre derivante da questa situazione da lei non accettata) mi avevano indotta a lasciar perdere. Ciò sicuramente perché ero io stessa ad avere qualche dubbio.
Un anno fa, però, hanno scoperto la mia storia con il mio attuale fidanzato ed io non ho provato a mentire o negare perché questa doppia vita mi stava logorando.
Da allora sono ripiombata nell'inferno. Dopo l'iniziale sfuriata dovuta anche alla delusione per non averli informati di una parte così importante della mia vita, hanno iniziato a cercare di convincermi del mio errore. Secondo loro, lui è troppo giovane per me e, stando con lui, non potrò mai avere una vita "normale": sposarmi, avere dei figli prima che sia troppo tardi, acquistare casa, etc. Inoltre, a loro avviso è fisiologico che quando la differenza di età sarà evidente, lui mi tradirà cercando donne più giovani e fresche.
La mia risposta durante queste infinite e ripetitive discussioni, che spesso sfociavano in liti furiose, è sempre stata che la vita è la mia e sono perfettamente consapevole del "rischio" che posso correre, ma i sentimenti che mi guidano sono più importanti di qualsiasi cinico calcolo per il futuro. Futuro che, per il lavoro che faccio, è forse tanto incerto con il mio ragazzo quanto lo sarebbe con un mio coetaneo.
La reazione dei miei genitori è stata di smettere di chiamarmi a casa e di ricominciare ad attaccarmi ogni volta che provavo a sentirli per sapere come stavano, perché mi mancavano. Quando durante queste liti ho detto loro che questo trattamento da reietta mi ferisce, hanno ribaltato la questione, dicendo che solo io ho il potere di far cessare questa situazione, ponendo fine alla mia storia con lui, e che è solo così che potrò dimostrare loro di amarli. Attualmente sono considerata soltanto una grandissima delusione, la vergogna della famiglia.
Io credo di aver provato ogni rimedio: non sentirli per qualche tempo, andare a trovarli più di rado, cercare il dialogo. Ma ogni volta che li sento e mi attaccano in questo modo ripiombo nell'angoscia, vedo tutto nero, perdo la concentrazione sul lavoro, ho scatti di pianto improvvisi e incontrollati.
So che non posso modificare la loro idea, ma non vorrei nemmeno perderli. Il mio ragazzo cerca di essermi di supporto ma ormai da un anno abbiamo perso la serenità a causa di tutto questo.
Non vedo come uscire da questo tunnel, se non lasciandolo contro la mia volontà o rinunciando alla mia famiglia. Ma sono entrambe per me soluzioni inaccettabili. Avete qualche consiglio da darmi?
Grazie per la lettura.
ho 31 anni e da 3 sono fidanzata con un ragazzo più giovane di me di quasi 8 anni. Conoscendo le sicure riserve che i miei genitori avrebbero avuto su questa relazione, l'ho tenuta segreta per quasi due anni. Dico questo perché già in passato i miei precedenti ragazzi non erano andati loro bene e le forti pressioni, fatte di silenzi, litigi violenti, ricatti economici e morali (venivo accusata dello stato di prostrazione psicologica di mia madre derivante da questa situazione da lei non accettata) mi avevano indotta a lasciar perdere. Ciò sicuramente perché ero io stessa ad avere qualche dubbio.
Un anno fa, però, hanno scoperto la mia storia con il mio attuale fidanzato ed io non ho provato a mentire o negare perché questa doppia vita mi stava logorando.
Da allora sono ripiombata nell'inferno. Dopo l'iniziale sfuriata dovuta anche alla delusione per non averli informati di una parte così importante della mia vita, hanno iniziato a cercare di convincermi del mio errore. Secondo loro, lui è troppo giovane per me e, stando con lui, non potrò mai avere una vita "normale": sposarmi, avere dei figli prima che sia troppo tardi, acquistare casa, etc. Inoltre, a loro avviso è fisiologico che quando la differenza di età sarà evidente, lui mi tradirà cercando donne più giovani e fresche.
La mia risposta durante queste infinite e ripetitive discussioni, che spesso sfociavano in liti furiose, è sempre stata che la vita è la mia e sono perfettamente consapevole del "rischio" che posso correre, ma i sentimenti che mi guidano sono più importanti di qualsiasi cinico calcolo per il futuro. Futuro che, per il lavoro che faccio, è forse tanto incerto con il mio ragazzo quanto lo sarebbe con un mio coetaneo.
La reazione dei miei genitori è stata di smettere di chiamarmi a casa e di ricominciare ad attaccarmi ogni volta che provavo a sentirli per sapere come stavano, perché mi mancavano. Quando durante queste liti ho detto loro che questo trattamento da reietta mi ferisce, hanno ribaltato la questione, dicendo che solo io ho il potere di far cessare questa situazione, ponendo fine alla mia storia con lui, e che è solo così che potrò dimostrare loro di amarli. Attualmente sono considerata soltanto una grandissima delusione, la vergogna della famiglia.
Io credo di aver provato ogni rimedio: non sentirli per qualche tempo, andare a trovarli più di rado, cercare il dialogo. Ma ogni volta che li sento e mi attaccano in questo modo ripiombo nell'angoscia, vedo tutto nero, perdo la concentrazione sul lavoro, ho scatti di pianto improvvisi e incontrollati.
So che non posso modificare la loro idea, ma non vorrei nemmeno perderli. Il mio ragazzo cerca di essermi di supporto ma ormai da un anno abbiamo perso la serenità a causa di tutto questo.
Non vedo come uscire da questo tunnel, se non lasciandolo contro la mia volontà o rinunciando alla mia famiglia. Ma sono entrambe per me soluzioni inaccettabili. Avete qualche consiglio da darmi?
Grazie per la lettura.
[#1]
gentile ragazza, il consiglio più utile che si possa dare non è quello di fare una scelta ma quello di distaccarsi emotivamente dalla sua famiglia. deve imparare a rispettare le sue (di lei che scrive) scelte personali senza lasciarsi intaccare dal mondo esterno (anche se si tratta della sua familgia) è adulta ed è necessario che le sue scelte rimangano tali! Se la sua famiglia questo non è in grado di capirlo, deve capirlo innanzitutto lei! il suo futuro deve deciderlo lei.
per questo percorso di fortificazione chieda l'aiuto di un terapeuta.
saluti
per questo percorso di fortificazione chieda l'aiuto di un terapeuta.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
Gentile Utente,
lei ha la sensazione di trovarsi di fronte a un bivio (lasciare il suo ragazzo o rinunciare alla sa famiglia). Tuttavia questo è un SUO modo di vivere la cosa, derivante dalle difficoltà che incontra nella gestione di questa situazione. Probabilmente ha bisogno di imparare ad essere più assertiva e di comprendere qual'è il suo ruolo in tutto questo. I suoi genitori fanno la loro parte, certo, ma oltre a questo c'è il suo modo di reagire emotivamente a questo loro comportamento. I suoi vissuti emotivi hanno un'influenza anche sull'atteggiamento dei suoi genitori, rafforzandoli. Un percorso psicologico potrebbe senz'altro esserle d'aiuto nel fornirle le risorse necessarie.
Con i migliori auguri,
lei ha la sensazione di trovarsi di fronte a un bivio (lasciare il suo ragazzo o rinunciare alla sa famiglia). Tuttavia questo è un SUO modo di vivere la cosa, derivante dalle difficoltà che incontra nella gestione di questa situazione. Probabilmente ha bisogno di imparare ad essere più assertiva e di comprendere qual'è il suo ruolo in tutto questo. I suoi genitori fanno la loro parte, certo, ma oltre a questo c'è il suo modo di reagire emotivamente a questo loro comportamento. I suoi vissuti emotivi hanno un'influenza anche sull'atteggiamento dei suoi genitori, rafforzandoli. Un percorso psicologico potrebbe senz'altro esserle d'aiuto nel fornirle le risorse necessarie.
Con i migliori auguri,
Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 7.4k visite dal 02/09/2014.
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