Dubbio sui doc
Buongiorno Dottori, volevo chiedervi un paio di informazioni sui pensieri ossessivi di cui soffro da qualche mese:
la prima domanda è se i pensieri ossessivi (nel mio caso paura costante che possano accadere eventi ben precisi e che non possa far nulla per prevederli e/o evitarli) sono la reale causa dell'ansia oppure sono solo pensieri che mascherano la vera causa dell'ansia.
La seconda domanda è se è possibile guarirne del tutto e cosa porta a scatenarli in un soggetto che per anni ha condotto una vita normalissima senza problemi di questo tipo (ne avevo sofferto già in passato durante l'adolescenza ma poi dopo erano totalmente spariti e pensavo non si sarebbero più ripresentati invece dal nulla, forse complice lo stress, si sono ripresentati)
Sperando di ricevere chiarimenti in merito vi porgo cordiali saluti
la prima domanda è se i pensieri ossessivi (nel mio caso paura costante che possano accadere eventi ben precisi e che non possa far nulla per prevederli e/o evitarli) sono la reale causa dell'ansia oppure sono solo pensieri che mascherano la vera causa dell'ansia.
La seconda domanda è se è possibile guarirne del tutto e cosa porta a scatenarli in un soggetto che per anni ha condotto una vita normalissima senza problemi di questo tipo (ne avevo sofferto già in passato durante l'adolescenza ma poi dopo erano totalmente spariti e pensavo non si sarebbero più ripresentati invece dal nulla, forse complice lo stress, si sono ripresentati)
Sperando di ricevere chiarimenti in merito vi porgo cordiali saluti
[#1]
Gentile Utente,
è possibile curare il disturbo ossessivo, imparando a tollerare lo stato ansioso. Per quanto riguarda la prima domanda che pone mi pare che sia una domanda che tradisce l'ansia che La pervade.
Attualmente che cosa sta facendo per curare la patologia?
è possibile curare il disturbo ossessivo, imparando a tollerare lo stato ansioso. Per quanto riguarda la prima domanda che pone mi pare che sia una domanda che tradisce l'ansia che La pervade.
Attualmente che cosa sta facendo per curare la patologia?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
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Gentile Utente,
<<la prima domanda è se i pensieri ossessivi (nel mio caso paura costante che possano accadere eventi ben precisi e che non possa far nulla per prevederli e/o evitarli) sono la reale causa dell'ansia oppure sono solo pensieri che mascherano la vera causa dell'ansia.>>
I pensieri di certo alimentano l'ansia. Tuttavia un rapporto di causa-effetto appare in questi contesti troppo semplicistico. Sia i pensieri ansiogeni che lo stato ansioso sono la manifestazione di un nostro personale modo di dare senso alla realtà. Di fronte a un qualsiasi evento X, due persone reagiranno in maniera totalmente differente (quindi avranno pensieri ed emozioni differenti). Ciò è possibile perché ognuno si rapporta al mondo in maniera differente. Ad esempio l'uno potrebbe considerare il mondo qualcosa di pericoloso da cui difendersi, l'altro no.
<<La seconda domanda è se è possibile guarirne del tutto e cosa porta a scatenarli in un soggetto che per anni ha condotto una vita normalissima senza problemi di questo tipo>>
Il trattamento d'elezione per i disturbi d'ansia è la terapia cognitivo-comportamentale.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/427-la-psicoterapia-il-modello-cognitivo-comportamentale.html
In genere i disturbi d'ansia sono trattabili, ma nei casi in cui vi è stata un'importante cronicizzazione il lavoro potrebbe diventare più difficoltoso, con prognosi differente. È importante intervenire il prima possibile, onde evitare una stabilizzazione dei sintomi.
I sintomi emergono come modalità personali di far fronte ad un disagio. Nei casi in cui le risorse sono minori, le nostre strategie prevedono risposte estreme, con aumento dell'ansia, modificazione del tono dell'umore, etc. Anche se sembra strano, il sintomo appare come la strategia che in quel momento ci è sembrata più efficace per affrontare determinati periodi della vita. In terapia si apprende a fare a meno di queste strategie e di utilizzarne di più mature. Inoltre è anche importante identificare il periodo di insorgenza della sintomatologia, in modo da individuare i fattori scatenanti.
Cordialmente,
<<la prima domanda è se i pensieri ossessivi (nel mio caso paura costante che possano accadere eventi ben precisi e che non possa far nulla per prevederli e/o evitarli) sono la reale causa dell'ansia oppure sono solo pensieri che mascherano la vera causa dell'ansia.>>
I pensieri di certo alimentano l'ansia. Tuttavia un rapporto di causa-effetto appare in questi contesti troppo semplicistico. Sia i pensieri ansiogeni che lo stato ansioso sono la manifestazione di un nostro personale modo di dare senso alla realtà. Di fronte a un qualsiasi evento X, due persone reagiranno in maniera totalmente differente (quindi avranno pensieri ed emozioni differenti). Ciò è possibile perché ognuno si rapporta al mondo in maniera differente. Ad esempio l'uno potrebbe considerare il mondo qualcosa di pericoloso da cui difendersi, l'altro no.
<<La seconda domanda è se è possibile guarirne del tutto e cosa porta a scatenarli in un soggetto che per anni ha condotto una vita normalissima senza problemi di questo tipo>>
Il trattamento d'elezione per i disturbi d'ansia è la terapia cognitivo-comportamentale.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/427-la-psicoterapia-il-modello-cognitivo-comportamentale.html
In genere i disturbi d'ansia sono trattabili, ma nei casi in cui vi è stata un'importante cronicizzazione il lavoro potrebbe diventare più difficoltoso, con prognosi differente. È importante intervenire il prima possibile, onde evitare una stabilizzazione dei sintomi.
I sintomi emergono come modalità personali di far fronte ad un disagio. Nei casi in cui le risorse sono minori, le nostre strategie prevedono risposte estreme, con aumento dell'ansia, modificazione del tono dell'umore, etc. Anche se sembra strano, il sintomo appare come la strategia che in quel momento ci è sembrata più efficace per affrontare determinati periodi della vita. In terapia si apprende a fare a meno di queste strategie e di utilizzarne di più mature. Inoltre è anche importante identificare il periodo di insorgenza della sintomatologia, in modo da individuare i fattori scatenanti.
Cordialmente,
Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net
[#3]
Ex utente
Gentile Dottoressa Pileci al momento sono in cura farmacologica presso psichiatra e ho avuto una serie di sedute presso consultorio ma mi facevano solamente parlare senza risolvere nulla. Sto valutando di rivolgermi ad uno psicoterapeuta privato anche se con le risorse economiche che ho non sarà semplice.
Gentile Dottor Epifani, la ringrazio prima di tutto per la risposta molto ben dettagliata, sicuramente come dice lei ogni persona reagisce in modo diverso perchè più volte nella vita ho notato che io reagivo in un modo di fronte a certi problemi quasi disfattista mentre altri la prendevano serenamente e viceversa. Ho paura che il mio problema sia già cronicizzato perchè si presenta a periodi più o meno distanti tra loro da quasi sempre. Già da bambino soffrivo di pensieri ossessivi ma non sapevo nemmeno cosa fossero, crescendo ho imparato a conoscerli. Negli ultimi anni non si erano più presentati poi a causa dello stress tra scuola, lavoro e relazioni instabili sono di nuovo incominciati. Inizialmente pensavo di guarire da solo come più volte fatto in passato poi mi sono reso conto che ero a corto di energie, dapprima mi sono isolato poi con l'aiuto della famiglia mi sono rivolto allo psichiatra che con i farmaci mi ha ridato un po' di "voglia di vivere". Tuttavia i pensieri ossessivi e una parte d'ansia sono rimasti, ora non so se sotto l'aspetto farmacologico bisognerà modificare qualcosa e questo sicuramente me lo dirà lo psichiatra stesso ma penso che il mio sia più che altro un problema psicologico perchè causato da dati avvenimenti accaduti durante la mia vita e un farmaco quelli non li può curare o almeno credo.
Sto sempre provando a risolvere in qualche modo qualche aspetto della vita ma da solo non è molto semplice anche perchè oltre che scavare nella mente bisognerebbe trovare soluzioni che non trovo da solo
Gentile Dottor Epifani, la ringrazio prima di tutto per la risposta molto ben dettagliata, sicuramente come dice lei ogni persona reagisce in modo diverso perchè più volte nella vita ho notato che io reagivo in un modo di fronte a certi problemi quasi disfattista mentre altri la prendevano serenamente e viceversa. Ho paura che il mio problema sia già cronicizzato perchè si presenta a periodi più o meno distanti tra loro da quasi sempre. Già da bambino soffrivo di pensieri ossessivi ma non sapevo nemmeno cosa fossero, crescendo ho imparato a conoscerli. Negli ultimi anni non si erano più presentati poi a causa dello stress tra scuola, lavoro e relazioni instabili sono di nuovo incominciati. Inizialmente pensavo di guarire da solo come più volte fatto in passato poi mi sono reso conto che ero a corto di energie, dapprima mi sono isolato poi con l'aiuto della famiglia mi sono rivolto allo psichiatra che con i farmaci mi ha ridato un po' di "voglia di vivere". Tuttavia i pensieri ossessivi e una parte d'ansia sono rimasti, ora non so se sotto l'aspetto farmacologico bisognerà modificare qualcosa e questo sicuramente me lo dirà lo psichiatra stesso ma penso che il mio sia più che altro un problema psicologico perchè causato da dati avvenimenti accaduti durante la mia vita e un farmaco quelli non li può curare o almeno credo.
Sto sempre provando a risolvere in qualche modo qualche aspetto della vita ma da solo non è molto semplice anche perchè oltre che scavare nella mente bisognerebbe trovare soluzioni che non trovo da solo
[#4]
Gentile Utente,
come ha precisato anche il dott. Epifani, con cui concordo, per i disturbi d'ansia non è sufficiente "parlare e basta", ma i trattamenti più efficaci sono quelli prescrittivi e focalizzati che permettono di modificare non solo il comportamento, ma anche le cognizioni del pz.
Per approfondimenti: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
come ha precisato anche il dott. Epifani, con cui concordo, per i disturbi d'ansia non è sufficiente "parlare e basta", ma i trattamenti più efficaci sono quelli prescrittivi e focalizzati che permettono di modificare non solo il comportamento, ma anche le cognizioni del pz.
Per approfondimenti: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
[#5]
Ex utente
Gentile Dottoressa, ho letto l'approfondimento e la ringrazio per avermelo passato, ho letto che con questo tipo di terapia non si cerca la causa del malessere tuttavia io già so qual è, ed è proprio questo che mi causa i pensieri ossessivi, potrebbe essere un problema per la guarigione il sapere la causa?
[#6]
Gentile Utente,
nell'articolo della collega Pileci non si afferma che la terapia cognitivo-comportamentale non va alla ricerca delle cause del malessere. Al contrario, si afferma una visione differente (e più aderente alle nostre conoscenze sul funzionamento della mente) secondo la quale la causa del malessere psicologico non è necessariamente un evento, magari avvenuto nell'infanzia e relegato nell'inconscio, che trova in seguito sfogo nei sintomi. Il modello cognitivo-comportamentale lavora sull'interfaccia tra i pensieri, i comportamenti e le emozioni, i quali si influenzano a vicenda. A seconda della tipologia del disturbo, il lavoro potrà avere focus e modalità differenti. Una volta che il paziente inizia a comprendere il suo personale "modo di funzionare", a gestirlo e ad essere più critico verso determinati contenuti della sua mente, si può affermare tranquillamente che si sta lavorando efficacemente sulle cause del problema. Il punto è che nella visione del senso comune la causa dei malesseri psicologici è quasi sempre un trauma, un evento del passato che riemerge dall'inconscio. Ciò è vero solo in alcuni casi, ma non è assolutamente una regola generale.
Cordialmente,
nell'articolo della collega Pileci non si afferma che la terapia cognitivo-comportamentale non va alla ricerca delle cause del malessere. Al contrario, si afferma una visione differente (e più aderente alle nostre conoscenze sul funzionamento della mente) secondo la quale la causa del malessere psicologico non è necessariamente un evento, magari avvenuto nell'infanzia e relegato nell'inconscio, che trova in seguito sfogo nei sintomi. Il modello cognitivo-comportamentale lavora sull'interfaccia tra i pensieri, i comportamenti e le emozioni, i quali si influenzano a vicenda. A seconda della tipologia del disturbo, il lavoro potrà avere focus e modalità differenti. Una volta che il paziente inizia a comprendere il suo personale "modo di funzionare", a gestirlo e ad essere più critico verso determinati contenuti della sua mente, si può affermare tranquillamente che si sta lavorando efficacemente sulle cause del problema. Il punto è che nella visione del senso comune la causa dei malesseri psicologici è quasi sempre un trauma, un evento del passato che riemerge dall'inconscio. Ciò è vero solo in alcuni casi, ma non è assolutamente una regola generale.
Cordialmente,
[#7]
Ex utente
Sisi, quello che intendevo io è che il trauma c'è stato e so bene qual è perchè è stata una cosa che mi ha spaccato in due la vita. Purtroppo pensavo di averlo superato e invece attraverso i pensieri ossessivi si è ripresentato, la psicologa del consultorio parlava di "stress post traumatico da stress" però lo psichiatra mi aveva detto che non era possibile che si presentasse dopo così tanti anni quindi non saprei nemmeno io bene di cosa si tratta
[#8]
gentile utente,
secondo l'orientamento psicodinamico - in generale - gli eventi traumatici inconsci e/o reali (una volta si credeva solo reali), se non elaborati, possono essere alla base di alcuni sintomi.
Il senso comune vuol far coincidere la nozione di "trauma" solo con eventi particolarmente violenti o distruttivi.
Evidentemente, come probabilmente è anche il suo caso, questa evenienza è invece limitata solo ai casi espliciti in cui, essendo noto il trauma, si sviluppano i sintomi di un disturbo post traumatico da stress, psicopatologia ben conosciuta.
Il concetto psicoanalitico di "trauma" è in realtà abbastanza complesso per essere spiegato in poche righe, ma si può dire che sia riferito all'intensità di un evento - al di fuori dell'esperienza abituale - a cui il soggetto non è in grado di rispondere adeguatamente (dunque indipendente dall'"oggettiva" dirompenza dell'evento).
In poche parole per qualcuno,ad esempio, durante l'infanzia, può essere stato "traumatico" ricevere attenzioni inappropriate da parte di un adulto di riferimento anche senza che ci sia stata una violenza carnale esplicita.
<<stress post traumatico da stress" (DPTS) però lo psichiatra mi aveva detto che non era possibile che si presentasse dopo così tanti anni >> Ciò che lei ricorda aver sentito dallo psichiatra non è sempre vero, poiché la patogenesi di un disturbo post traumatico da stress può essere o immediatamente successiva al trauma, oppure comparire dopo un periodo di latenza asintomatico. La gravità della patologia - in ogni caso - non è necessariamente proporzionale alla gravità dello stress subito.
Violenze, abusi, morte violenta di un parente o familiare, minacce per la propria vita (rapine, eventi sismici o geologici), possono essere, in alcuni casi, stressors tali da poter lasciar pensare all'insorgenza del trauma (per DPTS) in coincidenza con quegli eventi. Il trauma non elaborato può anche non aver manifestato i suoi effetti patogeni nell'immediato.
Molti studi recenti evidenziano il fatto che nel trattamento di DPTS - nell'ipotesi fosse confermata la diagnosi che le è stata fatta - nessuna terapia in particolare è del tutto soddisfacente, poichè terapie diverse possono ottenere effetti diversi. La psicoterapia in caso di DPTS è per questo preferibile sia altamente personalizzata. La maggior parte dei ricercatori concorda invece sul fatto che psicoterapia e psicofarmacologia associate siano particolarmente indicate.
Cordiali saluti.
secondo l'orientamento psicodinamico - in generale - gli eventi traumatici inconsci e/o reali (una volta si credeva solo reali), se non elaborati, possono essere alla base di alcuni sintomi.
Il senso comune vuol far coincidere la nozione di "trauma" solo con eventi particolarmente violenti o distruttivi.
Evidentemente, come probabilmente è anche il suo caso, questa evenienza è invece limitata solo ai casi espliciti in cui, essendo noto il trauma, si sviluppano i sintomi di un disturbo post traumatico da stress, psicopatologia ben conosciuta.
Il concetto psicoanalitico di "trauma" è in realtà abbastanza complesso per essere spiegato in poche righe, ma si può dire che sia riferito all'intensità di un evento - al di fuori dell'esperienza abituale - a cui il soggetto non è in grado di rispondere adeguatamente (dunque indipendente dall'"oggettiva" dirompenza dell'evento).
In poche parole per qualcuno,ad esempio, durante l'infanzia, può essere stato "traumatico" ricevere attenzioni inappropriate da parte di un adulto di riferimento anche senza che ci sia stata una violenza carnale esplicita.
<<stress post traumatico da stress" (DPTS) però lo psichiatra mi aveva detto che non era possibile che si presentasse dopo così tanti anni >> Ciò che lei ricorda aver sentito dallo psichiatra non è sempre vero, poiché la patogenesi di un disturbo post traumatico da stress può essere o immediatamente successiva al trauma, oppure comparire dopo un periodo di latenza asintomatico. La gravità della patologia - in ogni caso - non è necessariamente proporzionale alla gravità dello stress subito.
Violenze, abusi, morte violenta di un parente o familiare, minacce per la propria vita (rapine, eventi sismici o geologici), possono essere, in alcuni casi, stressors tali da poter lasciar pensare all'insorgenza del trauma (per DPTS) in coincidenza con quegli eventi. Il trauma non elaborato può anche non aver manifestato i suoi effetti patogeni nell'immediato.
Molti studi recenti evidenziano il fatto che nel trattamento di DPTS - nell'ipotesi fosse confermata la diagnosi che le è stata fatta - nessuna terapia in particolare è del tutto soddisfacente, poichè terapie diverse possono ottenere effetti diversi. La psicoterapia in caso di DPTS è per questo preferibile sia altamente personalizzata. La maggior parte dei ricercatori concorda invece sul fatto che psicoterapia e psicofarmacologia associate siano particolarmente indicate.
Cordiali saluti.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 3.1k visite dal 26/08/2014.
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