Ansia e paura dell'abbandono
Buongiorno,
scrivo per sottoporre all'attenzione di qualche gentile dottore il mio problema.
Sono una ragazza di 25 anni, studentessa universitaria fuori sede da ormai parecchio tempo, ben abituata a vivere una vita staccata dalla mia famiglia e dal mio paese d'origine. Abito in una città magnifica, ho un gruppo di amici con cui mi trovo benissimo e che mi fanno sentire amata. L'unica nota che nel mio percorso di crescita personale è sempre stata stonata è quella delle relazioni amorose. Ho trascorso tutta l'adolescenza in coppia con un ragazzo rimasto nel mio paese d'origine, mantenendo una relazione a distanza che ci ha logorati nel profondo. Colpa della sua gelosia smodata e della mia nuova vita in un'altra città, il rapporto è andato rovinandosi anche se ho impiegato moltissimo tempo prima di decidere di staccarmi definitivamente, forse per il troppo timore o l'abitudine subentrata in una relazione che durava ormai da ben otto anni. Dopo questo abbandono ho collezionato flirt e relazioni brevi, innamorandomi sempre di persone che inizialmente mi promettevano mari e monti, ma che poi, non si sa perchè, si rivelavano persone false e piene di segreti. Uno dei peggiori è stato un ex che si professava innamoratissimo fino a 24 ore prima e che poi la mattina dopo decise di troncare la relazione adducendo la spiegazione di dover vivere da solo la sua vita, definendomi "fin troppo corretta" per lui. Ho passato un periodo molto buio. perdendo molto peso e con esso anche la voglia di vivere e rimettermi in piedi. Poi, dopo mesi, ho conosciuto il mio attuale ragazzo. Subito ci siamo sentiti legati, lui veniva da una storia devastante, cosi io. Fin dall'inizio ho cercato di impostare una relazione diversa, forte dell'esperienze e dei miei errori passati. In generale do molti spazi, sono una persona molto comprensiva e per sua stessa ammissione il mio ragazzo mi considera un elemento positivo nella sua vita. Cerco di aiutarlo quando ha i suoi momenti no, legati soprattutto al cattivo rapporto con i genitori e a problemi di adattamento a lavoro.Parliamo moltissimo e ci divertiamo nei momenti belli. Me ne sono realmente innamorata, ma alcuni giorni, soprattutto quando lui non c'è, mi assale il timore di perderlo. Ho paura essenzialmente che se ne vada come tutti gli altri. Ho cercato di parlare del mio disagio con le dovute precauzioni, senza fargli percepire realmente il mio vero stato di "bisogno", ma nonostante le sue rassicurazioni l'ansia mi attanaglia. In altri giorni va meglio, soprattutto quando ho gli amici accanto o tengo la mente occupata. Ogni volta che lo vedo andar via (abitiamo a 30km di distanza circa) e devo aspettare il weekend per incontrarlo nuovamente, mi paralizzo. Analizzo i messaggi che mi scrive per filo e per segno, cercando forse di trovare qualcosa che possa essere un campanello d'allarme. Non so come fare per vivere più tranquilla, perchè non riesco a bastarmi? Non so davvero da dove partire.
Grazie della disponibilità,
F
scrivo per sottoporre all'attenzione di qualche gentile dottore il mio problema.
Sono una ragazza di 25 anni, studentessa universitaria fuori sede da ormai parecchio tempo, ben abituata a vivere una vita staccata dalla mia famiglia e dal mio paese d'origine. Abito in una città magnifica, ho un gruppo di amici con cui mi trovo benissimo e che mi fanno sentire amata. L'unica nota che nel mio percorso di crescita personale è sempre stata stonata è quella delle relazioni amorose. Ho trascorso tutta l'adolescenza in coppia con un ragazzo rimasto nel mio paese d'origine, mantenendo una relazione a distanza che ci ha logorati nel profondo. Colpa della sua gelosia smodata e della mia nuova vita in un'altra città, il rapporto è andato rovinandosi anche se ho impiegato moltissimo tempo prima di decidere di staccarmi definitivamente, forse per il troppo timore o l'abitudine subentrata in una relazione che durava ormai da ben otto anni. Dopo questo abbandono ho collezionato flirt e relazioni brevi, innamorandomi sempre di persone che inizialmente mi promettevano mari e monti, ma che poi, non si sa perchè, si rivelavano persone false e piene di segreti. Uno dei peggiori è stato un ex che si professava innamoratissimo fino a 24 ore prima e che poi la mattina dopo decise di troncare la relazione adducendo la spiegazione di dover vivere da solo la sua vita, definendomi "fin troppo corretta" per lui. Ho passato un periodo molto buio. perdendo molto peso e con esso anche la voglia di vivere e rimettermi in piedi. Poi, dopo mesi, ho conosciuto il mio attuale ragazzo. Subito ci siamo sentiti legati, lui veniva da una storia devastante, cosi io. Fin dall'inizio ho cercato di impostare una relazione diversa, forte dell'esperienze e dei miei errori passati. In generale do molti spazi, sono una persona molto comprensiva e per sua stessa ammissione il mio ragazzo mi considera un elemento positivo nella sua vita. Cerco di aiutarlo quando ha i suoi momenti no, legati soprattutto al cattivo rapporto con i genitori e a problemi di adattamento a lavoro.Parliamo moltissimo e ci divertiamo nei momenti belli. Me ne sono realmente innamorata, ma alcuni giorni, soprattutto quando lui non c'è, mi assale il timore di perderlo. Ho paura essenzialmente che se ne vada come tutti gli altri. Ho cercato di parlare del mio disagio con le dovute precauzioni, senza fargli percepire realmente il mio vero stato di "bisogno", ma nonostante le sue rassicurazioni l'ansia mi attanaglia. In altri giorni va meglio, soprattutto quando ho gli amici accanto o tengo la mente occupata. Ogni volta che lo vedo andar via (abitiamo a 30km di distanza circa) e devo aspettare il weekend per incontrarlo nuovamente, mi paralizzo. Analizzo i messaggi che mi scrive per filo e per segno, cercando forse di trovare qualcosa che possa essere un campanello d'allarme. Non so come fare per vivere più tranquilla, perchè non riesco a bastarmi? Non so davvero da dove partire.
Grazie della disponibilità,
F
[#1]
Gentile Utente,
mi pare una questione -con tutti i limiti del consulto on line- che può affrontare con l'aiuto di uno psicologo, come già suggerito pochi giorni fa dalla Collega nel precedente consulto.
Soffrire in questo modo per la mancanza di qualcuno è qualcosa che ha a che vedere con Lei e non tanto con le persone che di volta in volta incontra.
Cordiali saluti,
mi pare una questione -con tutti i limiti del consulto on line- che può affrontare con l'aiuto di uno psicologo, come già suggerito pochi giorni fa dalla Collega nel precedente consulto.
Soffrire in questo modo per la mancanza di qualcuno è qualcosa che ha a che vedere con Lei e non tanto con le persone che di volta in volta incontra.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile ragazza,
probabilmente la relazione burrascosa che ha avuto, unitamente ai successivi "flirt" nei quali restava spesso delusa dagli altri, hanno attivato in lei delle vulnerabilità legate al timore di restare soli. Tutto ciò ha a che fare con il modo in cui lei ha percepito e dato significato alle storie che ha avuto. Le relazioni nascono, crescono e (talvolta) finiscono, ma non per questo dovremmo vivere i rapporti sulle spine, cercando di prevedere ed evitare gli abbandoni. A volte questi atteggiamenti sono controproducenti, nel senso che finiscono per concretizzare le paure che li muovono. Mi rendo conto che non è una cosa facile, ma dovrebbe riuscire a razionalizzare la paura dell'abbandono. Nel caso non riuscisse a superarla, cercare l'aiuto di uno psicologo è il miglior consiglio che posso darle.
Cordiali saluti,
probabilmente la relazione burrascosa che ha avuto, unitamente ai successivi "flirt" nei quali restava spesso delusa dagli altri, hanno attivato in lei delle vulnerabilità legate al timore di restare soli. Tutto ciò ha a che fare con il modo in cui lei ha percepito e dato significato alle storie che ha avuto. Le relazioni nascono, crescono e (talvolta) finiscono, ma non per questo dovremmo vivere i rapporti sulle spine, cercando di prevedere ed evitare gli abbandoni. A volte questi atteggiamenti sono controproducenti, nel senso che finiscono per concretizzare le paure che li muovono. Mi rendo conto che non è una cosa facile, ma dovrebbe riuscire a razionalizzare la paura dell'abbandono. Nel caso non riuscisse a superarla, cercare l'aiuto di uno psicologo è il miglior consiglio che posso darle.
Cordiali saluti,
Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net
[#3]
Per Bowlby un attaccamento insicuro vissuto nell'infanza può predisporre una persona alla paura di essere abbandonata.
Si diventa insicuri dell'amore del partner così come si è vissuto un senso di insicurezza dell'amore della madre o del padre.
Secondo tale teoria, quindi, si forma un modello interno (ovvero una rappresentazione mentale) degli altri e delle relazioni come non affidabili.
E ci si può sentire non sufficientemente sicuri nell'affrontare la vita da dover costantemente ricercare una figura di supporto.
Le consiglio una lettura sull'argomento
Bowlby J. (1999). Attaccamento e perdita. 3 vol., Torino: Bollati Boringhieri.
E la lettura di questo articolo
http://www.stateofmind.it/2012/07/paura-abbandono/
Cordiali saluti.
Si diventa insicuri dell'amore del partner così come si è vissuto un senso di insicurezza dell'amore della madre o del padre.
Secondo tale teoria, quindi, si forma un modello interno (ovvero una rappresentazione mentale) degli altri e delle relazioni come non affidabili.
E ci si può sentire non sufficientemente sicuri nell'affrontare la vita da dover costantemente ricercare una figura di supporto.
Le consiglio una lettura sull'argomento
Bowlby J. (1999). Attaccamento e perdita. 3 vol., Torino: Bollati Boringhieri.
E la lettura di questo articolo
http://www.stateofmind.it/2012/07/paura-abbandono/
Cordiali saluti.
Dr. Massimiliano Iacucci - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
https://www.ordinepsicologilazio.it/albo/massimilianoiacucci/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.5k visite dal 25/08/2014.
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