Dubbio: psichiatra o psicologo?
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere tutto e attendo "con l'ansia" i Vs responsi.
Le linee guida oggi più concordi indicano un contemporaneo apporto di psichiatra e psicoterapia quando i disturbi sono importanti.
Può essere la linea migliore.
D'altra parte quella solo psichiatrica l'ha già seguita, su cui ci ha già interpellato.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Lei dunque crede che sia necessario comunque consultare uno psichiatra? Devo poi chiedere di essere seguito anche da uno psicologo o fare tutto in maniera arbitraria?
Mi dia un consiglio pratico: il fatto che io abbia piena volontà e mi sforzi tantissimo nell'affrontare e cercare di superare la mia ansia, è qualcosa di positivo? O c'è il rischio di aumentare la sintomatologia?
La ringrazio ancora.
il medico di base si sbaglia se le ha detto che è lo psichiatra che deve valutare se rivolgersi o meno a uno psicoterapeuta. A meno che non intendesse dire che, essendo lei già seguito da uno psichiatra, in tal caso è ovvio che in prima battuta vedrà lui e a lui chiederà. In realtà una volta esclusa - da lui - la causa organica del suo malessere, la scelta tra psicoterapeuta (non solo psicologo ma psicologo specializzato) e psichiatra è una scelta puramente teorica, come dire a uno che ha male a un epatite di andare dall'epatologo o dall'infettivologo. Si tratta di modi differenti di approcciare lo stesso problema che spesso funzionano bene assieme.
Sia lo psicoterapeuta psicologo che lo psichiatra possono indirizzare il paziente dall'altro e non necessariamente lo psichiatra è la prima scelta per il soggetto. Ciò vale in generale, nel suo caso probabilmente, dato che è già seguito da uno psichiatra si informi presso di lui.
Tenga comunque presente che molti psichiatri sono anche psicoterapeuti pertanto in questo caso specifico può provare a chiedere al suo psichiatra lui che ne pensa. Poi può comunque chiedere un consulto ad uno psicoterapeuta per conoscere anche un'altro parere.
Ciò detto, si deve sempre vedere effettivamente lei di cosa abbia bisogno e pur apprezzando la diagnosi che le è stata fatta, essa dice poco o nulla sul trattamento da effettuare poiché oltre al nome assegnato al disturbo (ammesso sia giusto) vanno considerate molte altre cose che possono essere valutate solo di persona.
<<il fatto che io abbia piena volontà e mi sforzi tantissimo nell'affrontare e cercare di superare la mia ansia, è qualcosa di positivo? O c'è il rischio di aumentare la sintomatologia?>> La sua volontà potrà essere utile se e quando inizierà una psicoterapia, sino ad allora può rischiare solo di sentirsi frustrato, qualora non dovesse ottenere risultati soddisfacenti. Il fai da te spesso è inutile e in certi casi persino dannoso, perché non farsi aiutare?
cordiali saluti.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
Lei cosa mi consiglia? Di tornare dallo specialista che mi ha già seguito e valutare con lui il da farsi o sentire uno psicoterapeuta direttamente?
Un'ultima cosa, riguardo al mio atteggiamento nei confronti di questo disturbo: io cerco di evitare qualsiasi forma di frustrazione proprio attraverso la mia volontà di fare uso di ogni mezzo necessario per risolverlo. Insomma, io per quanto possibile cerco di non abbandonarmi ad un atteggiamento passivo e mesto ma di assumere comportamenti allegri e spensierati.
a ciò che hanno già detto i miei colleghi vorrei aggiungere la segnalazione di un articolo dove troverà considerazioni sui fattori alla base dell'ansia.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3386-come-risolvere-gli-attacchi-di-panico-inconscio-e-terapia-breve-strategica.html
cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
Mi associo alle riflessioni dei colleghi nella risposta
Le suggerisco- di concerto con quanto le è stato già detto- un trattamento combinato: psicoterapia e fermaco terapia
I disagi psichici non curati, rimarranno sempre in sordina a minare la sua psiche e la sua qualità di vita
" Un'ultima cosa, riguardo al mio atteggiamento nei confronti di questo disturbo: io cerco di evitare qualsiasi forma di frustrazione proprio attraverso la mia volontà di fare uso di ogni mezzo necessario per risolverlo. Insomma, io per quanto possibile cerco di non abbandonarmi ad un atteggiamento passivo e mesto ma di assumere comportamenti allegri e spensierati.
Eviterei di andare per prove ed errori.
In clinica si effettua una diagnosi ed un protocollo terapeutico, consono alla sua storia di vita ed al suo unico percorso psicoterapico
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Nel più breve tempo possibile valuterò il da farsi insieme con il mio medico di base e con lo specialista che mi seguiva, anche se ho un po' di timore per i costi che questa mia situazione potrebbe comportare visto che non godo di agiatezza economica, spero che le strutture pubbliche possano fornirmi tutto il supporto necessario.
Un particolare che ho notato cercando di analizzare la mia situazione è il fatto che nel corso degli anni, la sintomatologia è comparsa sempre in un periodo ben definito ovvero nelle stagioni primavera-estate. Soprattutto in estate le temperature piuttosto alte provocano alcuni disturbi tipici anche degli attacchi di panico: sudorazione elevata, spossatezza dovuta a carenza di minerali, sensazione di "vuoto" alla testa e lieve dispnea. E' probabile che anche le temperature e le condizioni atmosferiche influenzino i miei fastidi o si tratta solo di un caso?
con l'arrivo dell'estate e delle temperature elevate lei percepisce dei sintomi ansiosi perché il caldo le fa provare delle sensazioni interne simili a quelle che prova durante un attacco d'ansia. Quindi lei nell'incertezza tende a proteggersi evitando di uscire o di stare all'aperto nelle ore più calde.
In altre parole lei evita e prova così un sollievo momentaneo perché l'ansia si riduce, ma comportandosi in questo modo lei impedisce a se stesso di disconfermare la sua paura e ciò fa si che la sua paura si generalizzi e si ingrandisca nel lungo termine. Questo evitamento fobico è il principale fattore di mantenimento della sua ansia.
Secondo me lei ha bisogno di capire meglio il meccanismo dell'ansia e questo lo può fare solo con l'aiuto di uno psicoterapeuta specializzato in disturbi d'ansia.
La cura farmacologica, eventualmente prescritta dal suo psichiatra, potrà aiutarla a tollerare meglio le sue esposizioni.
Studi di efficacia dimostrano che la terapia cognitivo comportamentale è quella che da maggiori risultati.
Questa terapia utilizza delle tecniche che la aiuteranno a cambiare atteggiamento di fronte all'ansia, a non considerarla più una minaccia, ad accettarla e le permetterà tramite tecniche di esposizione sia in vivo che immaginative di affrontare e vincere le sue paure.
Buona vita
Dr. Massimiliano Iacucci - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
https://www.ordinepsicologilazio.it/albo/massimilianoiacucci/
non esiste alcuno psicoterapeuta specializzato in "ansia" e comunque tutti gli psicoterapeuti possono ugualmente aiutare un soggetto ansioso.
Detto ciò che vale in generale, come le ho detto la sua difficoltà va attentamente compresa e diagnosticata prima di essere affrontata, poiché le etichette come quella di "DAP" o altre, non solo dicono poco o nulla su di lei e su come lei stia effettivamente, ma possono non corrispondere a ciò di cui lei veramente soffre.
I consulti che possiamo dare online attraverso questo canale possono avere un valore informativo ma non essere considerati alla stregua di un'accurata psicodiagnosi, neppure se si tratta - o meno - di confermare ipotesi diagnostiche già assegnate da altri colleghi.
Anche perchè la situazione sembra aver preso una brutta piega, visto che ho avuto un attacco di panico (vista annebbiata, vertigini, tachicardia e difficoltà a respirare) proprio ieri mattina mentre ero in strada, allora prima che la cosa possa aggravarsi ancora di più voglio affrontarla con la massima priorità.
Nel frattempo cerco di alleviare i sintomi seguendo un suggerimento che mi è stato dato dal mio medico di base, ovvero l'assunzione per qualche giorno del Levopraid (15 gocce prima di pranzo), il tempo necessario per farmi visitare dalla specialista che valuterà il da farsi.
Spero davvero che questa situazione possa risolversi, perchè lo avverto come un mio limite e vorrei superarlo.
Potrebbe esserci, infatti, anche un principio depressivo dati i sintomi che lei riferisce e se così fosse è meglio affrontare il problema per tempo, senza esitazione.
Cordiali saluti
Io sono una persona molto suggestionabile e comincio a spaventarmi, nello specifico quali sono i sintomi che lei ritiene si possano ricondurre a questo?
Sò bene che senza una visita specialistica e attraverso un computer è impossibile sbilanciarsi e addirittura fornire diagnosi e terapia, ma posso almeno capire cosa le fà pensare a questo?
Non deve preoccuparsi, a lei sostanzialmente non cambia nulla, il suo "stato "non è influenzato dal nome che si darà al suo sentire che rimarrà presumibilmente lo stesso.
La strada che ha intrapreso è finalmente quella giusta, ci faccia sapere dopo i primi consulti.
Cordiali saluti.
Come avrà capito sono un soggetto abbastanza suggestionabile e dunque a volte tendo anche ad essere ipocondriaco, ora mi stavo documentando sui sintomi depressivi e ho visto che molti sono riconducibili al mio attuale stato, anche se non riesco a definirne il rapporto "causa-effetto", non riesco a capire se l'ansia me li comporta o sono questi sintomi a comportarmi ansia.
La strada che devo seguire è comunque la medesima? Devo comunque recarmi sempre dal mio psichiatra e valutare con lui il da farsi? O devo consultare uno specialista diverso?
lei si è descritto come un soggetto ansioso, che ha sofferto di disturbo di panico con agorafobia.
Personalmente ritengo che lei non abbia indicato nessun sintomo legato alla depressione.
Molto spesso l'ansia genera come problema secondario la depressione. Ma è una depressione secondaria data dal fatto che le difficoltà da lei riscontrate nel superare le sue paure le possono far provare un senso di impotenza, di incapacità che ovviamente ha ripercussioni sul suo umore e la sua autostima.
Si curi l'ansia e le sue somatizzazioni e vedrà che starà meglio.
Saluti
La ringrazio per le parole così piene di fiducia e rassicuranti, anche io credo che la maggior parte dei sintomi che avverto sono riconducibili solo alla paura e al senso di frustrazione e di impotenza che ne deriva.
Non mi resta che aspettare il ritorno dalle ferie del mio psichiatra e consultarlo nel più breve tempo possibile.
<<mi stavo documentando sui sintomi depressivi e ho visto che molti sono riconducibili al mio attuale stato, anche se non riesco a definirne il rapporto "causa-effetto", non riesco a capire se l'ansia me li comporta o sono questi sintomi a comportarmi ansia.>>
E' normale che sia così. Per definire il rapporto causa-effetto le occorre infatti una visita specialistica, nessuno di noi è in grado di dirlo con certezza senza averla visitata. Spesso ansia e depressione coesistono e difficilmente si trovano il clinica l'una senza una componente dell'altra. E' del tutto comune e naturale quindi che lei da solo non ci riesca.
Consideri che la maggior parte dei farmaci antidepressivi di ultima generazione (SSRI) , sono infatti efficaci nel trattamento dei disturbi d'ansia e degli attacchi di panico, proprio perché, molto probabilmente i meccanismi neuropsicobiologici sottostanti hanno molte caratteristiche in comune.
<<La strada che devo seguire è comunque la medesima? Devo comunque recarmi sempre dal mio psichiatra e valutare con lui il da farsi?>>
Dato che il medico di base le ha già prescritto uno psicofarmaco è bene che lei consulti uno psichiatra, come ha già pensato di fare, e valutare con lui il da farsi. Vedrà che ne uscirà in tempi rapidi almeno dagli aspetti sintomatici. Come le ho già detto però, dopo che i sintomi si saranno attenuati, dovrebbe continuare la terapia valutando di intraprendere una psicoterapia per stabilizzare gli effetti positivi sui sintomi che con molta probabilità le daranno i farmaci.
Cordiali saluti.
Auspico, come già ripetuto altre volte, di potermi confrontare con lo specialista che mi ha già seguito al più presto possibile e valutare con lui non solo il da farsi per alleviare i sintomi che ora mi provocano fastidi ma anche come fare per andare alla causa di questo mio malessere e risolverlo alla radice.
Spero la mia buona volontà possa servire.
Visto che è uno psichiatra perfezionato in psicosomatica, volevo sapere se devo attendere che lui mi proponga anche un percorso di psicoterapia con un altro specialista da affiancare alla terapia farmacologica, o devo comportarmi in maniera arbitraria?
Oggi sono terminate le ferie e alle 17.00 inizia il mio turno di lavoro, come mi consigliate di comportarmi nei confronti di questo evento? Può farmi bene o è solo una forzatura dannosa?
Lavorare le può solo far bene, certamente non le farà male a meno che anche il lavoro per lei - per motivi che non ci è dato sapere della sua storia personale - non rappresenti una fonte di stress.
Cordiali saluti.
può essere utile separare i due ambiti (farmacologico e psicoterapico), quindi potrebbe scegliere un altro specialista, ad esempio uno psicologo specializzato in psicoterapia per imparare a gestire gli stati ansiosi che ancora oggi, nonostante la terapia faramcologica, sembrano evidenti.
Se rilegge l'intero consulto, Lei sta snocciolando una serie di dubbi e di domande tipiche della persona ansiosa, ma di solito le rassicurazioni aumentano l'ansia, anzichè sedarlo. O almeno riducono lo stato ansioso per poco tempo, per poi far ricominciare il dubbio e il sintomo in maniera più intensa.
Per questa ragione, cioè perchè pare che Lei non sia ancora in grado di gestire l'ansia -che, a differenza di quanto Lei stia pensando ("ho a che fare con una delle cose più fastidiose che una persona possa affrontare: l'ANSIA.") è un'emozione utilissima e serve per la nostra sopravvivenza, ma neppure di riconoscerla e modularla, Le suggerirei di contattare uno psicologo psicoterapeuta di formazione cognitivo-comportamentale o cognitiva, in modo tale da lavorare su questo problema e risolverlo una volta per tutte.
Tenga anche presente che, secondo l'approccio che Le suggerisco, andare alla radice del problema significa semplicemente spezzare la sequenza critica (anche appresa, magari nel primo episodio del 2011, in seguito al quale è possibile che Lei si sia semplicemente spaventato) e risolvere quindi la situazione, apprendendo strategie più funzionali. Tutti noi infatti possiamo provare ansia. Tutti noi possiamo leggere su internet sintomi sulla depressione, ma è la persona ansiosa che si lascia suggestionare e ne fa un problema.
Direi però che è piuttosto urgente risolvere il problema, in quando i problemi legati all'ansia, se non trattati per tempo, possono cronicizzarsi.
Per approfondimenti legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.