Paura di rimanere soli
Gentile medici,
sto seguendo un percorso di psicoterapia da 5 mesi, adesso il centro è chiuso e riprenderò a settembre. Sto facendo dei progressi nell'accettazione della mia endometriosi ed anche del mio vissuto. Ma ci sono giorni in cui ho dolore e subito mi demoralizzo cerco di uscire da casa e non pensare ma mi assale l'ansia: l'ansia di sopportare qualcosa che NON VOGLIO, un senso di oppressione al petto. Lo so l'ansia è un messaggio dell'anima che va ascoltato e accolto quando arriva le faccio posto, perché so che fa parte di me e non la contrasto. Ho passato 9 mesi senza poter avere rapporti sessuali con il mio fidanzato per un errore medico (somministrazione di farmaco sbagliato per via vaginale che mi ha provocato un ustione), In un anno abbiamo avuto solo 2 rapporti e questa situazione è deprimente sia per l'ustione che per dolori molti forti dovuti all'endometriosi: il bello è che ho voglia lo sento come un bisogno di espressione il sesso, e invece niente di nuovo dolore dovuto ad una nuova infezione dovrò attendere fino al 19 agosto per sapere di cosa si tratta. Il ginecologo mi dice di pazientare che presto le cose si sistemeranno, ma qui è un susseguirsi di cose insopportabili. Ormai mi sono abituata al dolore (cistiti, bruciori sono normali per me).
Inoltre ho sviluppato la paura di rimanere da sola da quando ho questa malattia: mia madre dovrebbe andare ad assistere mia zia malata per alcune settimane, e al pensiero che devo rimanere da sola mi sento smarrita è come se questa malattia mi abbia indebolito, tolto certezze, mi sento più fragile e bisognosa di aiuto.
Cosa posso fare per sentirmi meno oppressa? Anche un esercizio che mi aiuti. Grazie per l'attenzione
sto seguendo un percorso di psicoterapia da 5 mesi, adesso il centro è chiuso e riprenderò a settembre. Sto facendo dei progressi nell'accettazione della mia endometriosi ed anche del mio vissuto. Ma ci sono giorni in cui ho dolore e subito mi demoralizzo cerco di uscire da casa e non pensare ma mi assale l'ansia: l'ansia di sopportare qualcosa che NON VOGLIO, un senso di oppressione al petto. Lo so l'ansia è un messaggio dell'anima che va ascoltato e accolto quando arriva le faccio posto, perché so che fa parte di me e non la contrasto. Ho passato 9 mesi senza poter avere rapporti sessuali con il mio fidanzato per un errore medico (somministrazione di farmaco sbagliato per via vaginale che mi ha provocato un ustione), In un anno abbiamo avuto solo 2 rapporti e questa situazione è deprimente sia per l'ustione che per dolori molti forti dovuti all'endometriosi: il bello è che ho voglia lo sento come un bisogno di espressione il sesso, e invece niente di nuovo dolore dovuto ad una nuova infezione dovrò attendere fino al 19 agosto per sapere di cosa si tratta. Il ginecologo mi dice di pazientare che presto le cose si sistemeranno, ma qui è un susseguirsi di cose insopportabili. Ormai mi sono abituata al dolore (cistiti, bruciori sono normali per me).
Inoltre ho sviluppato la paura di rimanere da sola da quando ho questa malattia: mia madre dovrebbe andare ad assistere mia zia malata per alcune settimane, e al pensiero che devo rimanere da sola mi sento smarrita è come se questa malattia mi abbia indebolito, tolto certezze, mi sento più fragile e bisognosa di aiuto.
Cosa posso fare per sentirmi meno oppressa? Anche un esercizio che mi aiuti. Grazie per l'attenzione
[#1]
Buongiorno signora,
È chiaro che di fronte alla situazione che sta vivendo si sviluppino emozioni negative di varia sorta, dovute al dolore, alla frustrazione, all'impatto relazionale della sua situazione fisica.
La invito ad investire sulla sua attuale psicoterapia, eventualmente utilizzando questo periodo di sospensione per riconoscere e descrivere a se stessa la sua ansia e paura della solitudine, al fine di comprenderne la natura per poi discuterla con il suo terapeuta.
Sarebbe utile confrontarsi con chi le è vicino, e scrivere ciò che le avviene, a livello somatico, sensoriale, cosa sente e cosa pensa quando si sente in ansia, cercando di non fermarsi alle prime sensazioni che riconosce, ma accogliendo l'ansia, studiarne anche le caratteristiche, le sensazioni fisiche, le previsioni sul futuro, e le memorie collegate.
Questo tipo di lavoro può avere il doppio ruolo di aumentare la sua conoscenza di questo stato, e diminuirne l'urgenza tramite il concentrarsi su un compito.
Cordialmente
È chiaro che di fronte alla situazione che sta vivendo si sviluppino emozioni negative di varia sorta, dovute al dolore, alla frustrazione, all'impatto relazionale della sua situazione fisica.
La invito ad investire sulla sua attuale psicoterapia, eventualmente utilizzando questo periodo di sospensione per riconoscere e descrivere a se stessa la sua ansia e paura della solitudine, al fine di comprenderne la natura per poi discuterla con il suo terapeuta.
Sarebbe utile confrontarsi con chi le è vicino, e scrivere ciò che le avviene, a livello somatico, sensoriale, cosa sente e cosa pensa quando si sente in ansia, cercando di non fermarsi alle prime sensazioni che riconosce, ma accogliendo l'ansia, studiarne anche le caratteristiche, le sensazioni fisiche, le previsioni sul futuro, e le memorie collegate.
Questo tipo di lavoro può avere il doppio ruolo di aumentare la sua conoscenza di questo stato, e diminuirne l'urgenza tramite il concentrarsi su un compito.
Cordialmente
Dr. Sandro Lingua
psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
perfezionato in sessuologia clinica
[#2]
Gentile Utente,
la gestione del dolore in genere e dell'endometriosi è piuttosto problematica. Oltre al ginecologo e allo psicologo psicoterapeuta è seguita anche da altre figure professionali, quali ad esempio l'anestesista?
Lei domanda un aiuto concreto: "Cosa posso fare per sentirmi meno oppressa? Anche un esercizio che mi aiuti. "
Ha provato a chiedere specificamente allo psicoterapeuta che La segue?
Esistono tecniche specifiche per il rilassamento che si possono solo affiancare alla terapia farmacologica e psicologica e che sono comunque dei palliativi, come ad esempio il rilassamento, ma deve parlarne direttamente col curante.
Cordiali saluti,
la gestione del dolore in genere e dell'endometriosi è piuttosto problematica. Oltre al ginecologo e allo psicologo psicoterapeuta è seguita anche da altre figure professionali, quali ad esempio l'anestesista?
Lei domanda un aiuto concreto: "Cosa posso fare per sentirmi meno oppressa? Anche un esercizio che mi aiuti. "
Ha provato a chiedere specificamente allo psicoterapeuta che La segue?
Esistono tecniche specifiche per il rilassamento che si possono solo affiancare alla terapia farmacologica e psicologica e che sono comunque dei palliativi, come ad esempio il rilassamento, ma deve parlarne direttamente col curante.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
I miei dolori non sono così forti da ricorrere ad un anestesista, da quando seguo una dieta datami dal mio ginecologo i dolori solo diminuiti incredibilmente quindi un miglioramento nella mia vita c'è stato.
Il dolore che rimane è quello interiore, perchè le malattie che colpiscono l'apparato genitale hanno un decorso e un accettazione molti più difficili di un dolore al piede ad esempio: è minata la sessualità in primis avendo poi 23 ed essendo nel pieno della vita, questa è una grande difficoltà. Sono spesso stanca, demotivata, anche se lieve il dolore mi fa avvertire la presenza della malattia. Per questo mi viene l'ansia: scatta nel momento in cui penso che sono senza via d'uscita nel senso che non posso eliminare la malattia, è come convivere obbligatoriamente con qualcuno che non si sopporta. Capisco che la malattia è un disagio e dovrebbe essere accolta come l'ansia. Ma come è difficile, ogni giornata è velata da quel senso di tristezza che accompagna la percezione della malattia,. Chiederò aiuto alla mia psicoterapeuta appena ricomincerò: ho trovato un grande beneficio in quello spazio settimanale con lei.
Grazie per l'attenzione
Comunque se mi vorreste suggerire dei testi o/e trattati psicologici sull' accettazione delle malattie e sul conviverci, ne sarei lieta.
Il dolore che rimane è quello interiore, perchè le malattie che colpiscono l'apparato genitale hanno un decorso e un accettazione molti più difficili di un dolore al piede ad esempio: è minata la sessualità in primis avendo poi 23 ed essendo nel pieno della vita, questa è una grande difficoltà. Sono spesso stanca, demotivata, anche se lieve il dolore mi fa avvertire la presenza della malattia. Per questo mi viene l'ansia: scatta nel momento in cui penso che sono senza via d'uscita nel senso che non posso eliminare la malattia, è come convivere obbligatoriamente con qualcuno che non si sopporta. Capisco che la malattia è un disagio e dovrebbe essere accolta come l'ansia. Ma come è difficile, ogni giornata è velata da quel senso di tristezza che accompagna la percezione della malattia,. Chiederò aiuto alla mia psicoterapeuta appena ricomincerò: ho trovato un grande beneficio in quello spazio settimanale con lei.
Grazie per l'attenzione
Comunque se mi vorreste suggerire dei testi o/e trattati psicologici sull' accettazione delle malattie e sul conviverci, ne sarei lieta.
[#4]
<<suggerire dei testi o/e trattati psicologici sull' accettazione delle malattie e sul conviverci>>
Gentile Ragazza,
in attesa di riprendere la terapia tra poche settimane, le consiglio l'utilissima -a mio avviso- lettura non tanto di un trattato di psicologia, ma delle esperienze quotidiane di accettazione della malattia (non la sua...) che un gruppo di donne sta da tempo condividendo proprio su questo sito:
https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-276.html
https://www.medicitalia.it/blog/oncologia-medica/4700-dare-sempre-speranza-i-fattori-predittivi-sono-una-mera-informazione-non-una-condanna.html
Saluti.
Gentile Ragazza,
in attesa di riprendere la terapia tra poche settimane, le consiglio l'utilissima -a mio avviso- lettura non tanto di un trattato di psicologia, ma delle esperienze quotidiane di accettazione della malattia (non la sua...) che un gruppo di donne sta da tempo condividendo proprio su questo sito:
https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-276.html
https://www.medicitalia.it/blog/oncologia-medica/4700-dare-sempre-speranza-i-fattori-predittivi-sono-una-mera-informazione-non-una-condanna.html
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#5]
Cara ragazza,
riflettevo sulle sue parole:
<<Lo so l'ansia è un messaggio dell'anima che va ascoltato e accolto quando arriva le faccio posto, perché so che fa parte di me e non la contrasto.>>
questo suo atteggiamento le sarà di grande aiuto per affrontare le difficoltà che sta vivendo e dargli un senso. Questo percorso come lei ha colto, può passare anche per la comprensione dei nostri sintomi, spesso indicatori di un malessere più profondo che chiede in primis di essere accolto e ascoltato.
cordiali saluti.
riflettevo sulle sue parole:
<<Lo so l'ansia è un messaggio dell'anima che va ascoltato e accolto quando arriva le faccio posto, perché so che fa parte di me e non la contrasto.>>
questo suo atteggiamento le sarà di grande aiuto per affrontare le difficoltà che sta vivendo e dargli un senso. Questo percorso come lei ha colto, può passare anche per la comprensione dei nostri sintomi, spesso indicatori di un malessere più profondo che chiede in primis di essere accolto e ascoltato.
cordiali saluti.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#6]
Utente
Grazie a tutti per l'attenzione.
Mi sento meglio quando accetto l'ansia, al di là dei sintomi fisici e psichici a volte fastidiosi, l'ansia è come un' ancora di salvezza, un avvertimento della mia anima che mi avverte che la strada che sto imboccando non mi renderà felice.
A volte penso che sia una benedizione. In effetti mi trovo in un periodo della mia vita in cui tutto mi va stretto, mi sono veramente stufati della monotonia, ho un gran bisogno di spensieratezza.
Cordiali saluti a tutti
Mi sento meglio quando accetto l'ansia, al di là dei sintomi fisici e psichici a volte fastidiosi, l'ansia è come un' ancora di salvezza, un avvertimento della mia anima che mi avverte che la strada che sto imboccando non mi renderà felice.
A volte penso che sia una benedizione. In effetti mi trovo in un periodo della mia vita in cui tutto mi va stretto, mi sono veramente stufati della monotonia, ho un gran bisogno di spensieratezza.
Cordiali saluti a tutti
[#7]
Ciò che lei dice è molto importante.
I sintomi per la psicoanalisi non vanno semplicemente eliminati, infatti, ma innanzitutto compresi nel loro senso e significato per l'individuo. La psicoanalisi ci insegna che il sintomo è parte del linguaggio del nostro inconscio e comunica sempre qualcosa al soggetto. Avere conoscenza di noi anche attraverso i nostri sintomi e le nostre patologie ci può dare l'opportunità di cambiare e di trasformarci e solo allora il sintomo non avrà più ragione di manifestarsi.
Per questo per la psicoterapia psicodinamica non si dovrebbe tentare di eliminare mai in maniera diretta il sintomo prima di averne colto il senso, anche perchè sempre secondo la clinica psicodinamica, esso gioca ("ludens") a tramutarsi in altri sintomi se non compreso.
Andare dunque ad aggredire direttamente il sintomo privandosi dell'opportunità di ascoltarne il valore simbolico è come eliminare l'unico tentativo dell'inconscio del soggetto di comunicare, con il rischio per l'individuo di ammalarsi di patologie più gravi.
Torni a trovarci quando vuole.
I sintomi per la psicoanalisi non vanno semplicemente eliminati, infatti, ma innanzitutto compresi nel loro senso e significato per l'individuo. La psicoanalisi ci insegna che il sintomo è parte del linguaggio del nostro inconscio e comunica sempre qualcosa al soggetto. Avere conoscenza di noi anche attraverso i nostri sintomi e le nostre patologie ci può dare l'opportunità di cambiare e di trasformarci e solo allora il sintomo non avrà più ragione di manifestarsi.
Per questo per la psicoterapia psicodinamica non si dovrebbe tentare di eliminare mai in maniera diretta il sintomo prima di averne colto il senso, anche perchè sempre secondo la clinica psicodinamica, esso gioca ("ludens") a tramutarsi in altri sintomi se non compreso.
Andare dunque ad aggredire direttamente il sintomo privandosi dell'opportunità di ascoltarne il valore simbolico è come eliminare l'unico tentativo dell'inconscio del soggetto di comunicare, con il rischio per l'individuo di ammalarsi di patologie più gravi.
Torni a trovarci quando vuole.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.3k visite dal 07/08/2014.
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