Il doc, alcune domande
Un testo che sto leggendo sul DOC afferma che in questo disturbo l'ignoranza è il male più grande, ciò che lo alimenta e ciò che lo mantiene. Detto ciò,lo sto leggendo e mi sono sorte delle domande, che mi piacerebbe voi specialisti mi aiutaste a risolvere.
1 Ho letto che la caratteristica di fondo del DOC è temere una catastrofe o sciagura imminente di vario genere con relativa ansia a supporto. Mi sono chiesto però, siccome uno dei più classici sintomi del DOC è la paura di avere le mani sporche con conseguente compulsione che consiste nel lavaggio delle stesse, ciò:
Perché la semplice preoccupazione di avere le mani sporche porta un'ansia così feroce? Cosa teme il soggetto affetto da DOC? L'ansia è conseguenza del disturbo oppure il disturbo è responsabile solo dell'arrivo del pensiero ossessivo mentre l'ansia è solo conseguenza della paura? Se fosse così non mi spiego perché ci sia un'ansia cosi forte. Un soggetto sano che è preoccupato di avere le mani sporche e magari è impossibilitato a lavarle, secondo il mio sapere non si fa prendere da un'ansia cosi severe come avviene nel soggetto affetto da DOC.
Se invece un paziente teme che se non si farà la doccia in un determinato momento avverrà una disgrazia alla madre allora sicuramente posso capire l'ansia che deriva da questa paura, ma nel lavaggio delle mani proprio non riesco a capirlo. C'è chi pensa che sia a rischio contaminazione da HIV ad esempio e qui capisco l'ansia, ma chi teme solo di avere le mani sporche perché è sopraffatto in questo maniera cosi grande dall'ansia? E' il disturbo che oltre al pensiero ossessivo invia anche una fortissima angoscia indipendentemente dalla gravita che può far temere la paura derivante dal pensiero stesso?
1 Ho letto che la caratteristica di fondo del DOC è temere una catastrofe o sciagura imminente di vario genere con relativa ansia a supporto. Mi sono chiesto però, siccome uno dei più classici sintomi del DOC è la paura di avere le mani sporche con conseguente compulsione che consiste nel lavaggio delle stesse, ciò:
Perché la semplice preoccupazione di avere le mani sporche porta un'ansia così feroce? Cosa teme il soggetto affetto da DOC? L'ansia è conseguenza del disturbo oppure il disturbo è responsabile solo dell'arrivo del pensiero ossessivo mentre l'ansia è solo conseguenza della paura? Se fosse così non mi spiego perché ci sia un'ansia cosi forte. Un soggetto sano che è preoccupato di avere le mani sporche e magari è impossibilitato a lavarle, secondo il mio sapere non si fa prendere da un'ansia cosi severe come avviene nel soggetto affetto da DOC.
Se invece un paziente teme che se non si farà la doccia in un determinato momento avverrà una disgrazia alla madre allora sicuramente posso capire l'ansia che deriva da questa paura, ma nel lavaggio delle mani proprio non riesco a capirlo. C'è chi pensa che sia a rischio contaminazione da HIV ad esempio e qui capisco l'ansia, ma chi teme solo di avere le mani sporche perché è sopraffatto in questo maniera cosi grande dall'ansia? E' il disturbo che oltre al pensiero ossessivo invia anche una fortissima angoscia indipendentemente dalla gravita che può far temere la paura derivante dal pensiero stesso?
[#1]
Non c'è nulla da spiegare. Il fatto che l'ossessivo abbia paura dell'eventualità di fatti con bassa o remota probabilità è la migliore e sufficiente spiegazione: c'è una tendenza ansiosa, che va trattata.
Solo l'ossessivo si chiede ossessivamente il perché di certe cose, la persona normale ha altro da fare.
Perciò, quando si soffre di ossessività, la cosa migliore è cercare aiuto, perché ogni risposta alimenta nuove domande e quindi alimenta l'ossessione.
>>> in questo disturbo l'ignoranza è il male più grande
>>>
La conoscenza lo è ancor di più, perché dare informazioni all'ossessivo, spesso, fa solo male.
L'ossessività è proprio la ricerca ossessiva d'informazioni, di risposte. Può non essere facile - per chi non è del mestiere - distinguere una sana curiosità dall'ossessione, ma la differenza c'è ed è sostanziale.
Anche perché, la credenza secondo la quale sapere le cause della propria sofferenza condurrebbe automaticamente a un maggior controllo su di essa, più spesso che no, è solo un'illusione,
Se non le è chiaro qualcosa di quanto le ho detto chieda pure.
Solo l'ossessivo si chiede ossessivamente il perché di certe cose, la persona normale ha altro da fare.
Perciò, quando si soffre di ossessività, la cosa migliore è cercare aiuto, perché ogni risposta alimenta nuove domande e quindi alimenta l'ossessione.
>>> in questo disturbo l'ignoranza è il male più grande
>>>
La conoscenza lo è ancor di più, perché dare informazioni all'ossessivo, spesso, fa solo male.
L'ossessività è proprio la ricerca ossessiva d'informazioni, di risposte. Può non essere facile - per chi non è del mestiere - distinguere una sana curiosità dall'ossessione, ma la differenza c'è ed è sostanziale.
Anche perché, la credenza secondo la quale sapere le cause della propria sofferenza condurrebbe automaticamente a un maggior controllo su di essa, più spesso che no, è solo un'illusione,
Se non le è chiaro qualcosa di quanto le ho detto chieda pure.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile Utente,
una delle caratteristiche di fondo di chi soffre di DOC è la difficoltà a vivere le proprie emozioni senza necessariamente ricondurle al versante razionale-logico. È questa cosa che sembra sottendere il bisogno di iper-razionalizzare e trasformare le emozioni in ossessioni e/o rituali. Oltre al versante logico, esiste anche un versante analogico, ovvero la sfera del sentire immediato, al di là delle spiegazioni che successivamente facciamo.
Cordiali saluti,
una delle caratteristiche di fondo di chi soffre di DOC è la difficoltà a vivere le proprie emozioni senza necessariamente ricondurle al versante razionale-logico. È questa cosa che sembra sottendere il bisogno di iper-razionalizzare e trasformare le emozioni in ossessioni e/o rituali. Oltre al versante logico, esiste anche un versante analogico, ovvero la sfera del sentire immediato, al di là delle spiegazioni che successivamente facciamo.
Cordiali saluti,
Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net
[#3]
Ex utente
Gentili Dottori,
Vi ringrazio per i vostri interventi,però non ho ricevuto la risposta alla mia domanda.
Sembra che abbiate girato intorno alla domanda,non è assolutamente una critica.
La domanda penso sia semplice: perché chi teme di avere le mani sporche è sopraffatto dall'ansia? E' il disturbo che trasmette questa ansia?
Io che non ho questa ossessione, se penso di avere le mani sporche e non posso lavarle, non mi faccio sopraffare dall'ansia. Chi soffre di DOC si.
Posso capire se temono di poter essere contaminati da grave malattie, ma se la paura è solo relativa all'avere le mani sporche, perché un'angoscia cosi severa?
Distinti saluti.
Vi ringrazio per i vostri interventi,però non ho ricevuto la risposta alla mia domanda.
Sembra che abbiate girato intorno alla domanda,non è assolutamente una critica.
La domanda penso sia semplice: perché chi teme di avere le mani sporche è sopraffatto dall'ansia? E' il disturbo che trasmette questa ansia?
Io che non ho questa ossessione, se penso di avere le mani sporche e non posso lavarle, non mi faccio sopraffare dall'ansia. Chi soffre di DOC si.
Posso capire se temono di poter essere contaminati da grave malattie, ma se la paura è solo relativa all'avere le mani sporche, perché un'angoscia cosi severa?
Distinti saluti.
[#4]
>>> perché chi teme di avere le mani sporche è sopraffatto dall'ansia?
>>>
Il rapporto causale è esattamente contrario: SICCOME una persona soffre d'ansia, ALLORA teme di avere le mani sporche.
È la tendenza ansiosa di base che va sconfitta (il "motore", per così dire), altrimenti un giorno sono le mani sporche, un giorno la paura di impazzire e uccidere qualcuno, un giorno il rubinetto del gas, un giorno il dubbio di essere gay. È sempre la stessa ansia a causare tutto ciò.
Le è più chiaro adesso?
>>>
Il rapporto causale è esattamente contrario: SICCOME una persona soffre d'ansia, ALLORA teme di avere le mani sporche.
È la tendenza ansiosa di base che va sconfitta (il "motore", per così dire), altrimenti un giorno sono le mani sporche, un giorno la paura di impazzire e uccidere qualcuno, un giorno il rubinetto del gas, un giorno il dubbio di essere gay. È sempre la stessa ansia a causare tutto ciò.
Le è più chiaro adesso?
[#5]
Ex utente
Gentile Dottore,
La ringrazio per la risposta, ma non La faccia leggere ad uno psichiatra!
Quindi secondo Lei è la tendenza ansiosa di base che deve essere sconfitta? L'ossessivo è un tipo ansioso e ciò causa il disturbo?
Altri direbbero che invece è un disturbo neurologico derivante da fattori genetici o ambientali, la cui causa è uno scompenso biochimico presente nel cervello del paziente.
Ma il libro che sto leggendo non dice che quindi sia un disturbo che richiede l'ausilio degli psicofarmaci, tutt'altro ritiene che è la TCC a guidare la terapia del DOC.
Afferma anche che il clima relazionale e sociale vissuto dal paziente può contribuire
a far insorgere il disturbo mentale, ma una volta insorto si deve curare con la terapia psicologica ed è una cura principalmente "tecnica" non come dice Lei, che ritiene che bisogna andare a scavare nella psiche del paziente e far sorgere a galla i suoi disagi che causano il DOC.
Inoltre, se fosse come dice Lei, mi chiedo perché il paziente si calmi con le compulsioni per poi ricominciare senza alcun motivo e perché lo fanno calmare comportamenti compulsivi che non hanno alcun nesso con l'ossessione e la paura che ne deriva. Ad esempio si fanno la doccia quaranta volta al giorno credendo sia l'unico modo per evitare una sciagura aerea.
Io non sono nessuno, mi ispiro solo a ciò che ho sto leggendo in questo testo, sicuramente Lei ne saprà più di me e sono felice qualora voglia replicare nuovamente. Tuttavia la mia esperienza con psicoterapeuti e psichiatri hanno portato, per quanto mi riguarda, a galla il livello molto basso di questi specialisti che ormai mi portano a diffidare da chiunque e non dare mai nulla per scontato. Sicuramente però non è il Suo caso.
La ringrazio e La saluto
La ringrazio per la risposta, ma non La faccia leggere ad uno psichiatra!
Quindi secondo Lei è la tendenza ansiosa di base che deve essere sconfitta? L'ossessivo è un tipo ansioso e ciò causa il disturbo?
Altri direbbero che invece è un disturbo neurologico derivante da fattori genetici o ambientali, la cui causa è uno scompenso biochimico presente nel cervello del paziente.
Ma il libro che sto leggendo non dice che quindi sia un disturbo che richiede l'ausilio degli psicofarmaci, tutt'altro ritiene che è la TCC a guidare la terapia del DOC.
Afferma anche che il clima relazionale e sociale vissuto dal paziente può contribuire
a far insorgere il disturbo mentale, ma una volta insorto si deve curare con la terapia psicologica ed è una cura principalmente "tecnica" non come dice Lei, che ritiene che bisogna andare a scavare nella psiche del paziente e far sorgere a galla i suoi disagi che causano il DOC.
Inoltre, se fosse come dice Lei, mi chiedo perché il paziente si calmi con le compulsioni per poi ricominciare senza alcun motivo e perché lo fanno calmare comportamenti compulsivi che non hanno alcun nesso con l'ossessione e la paura che ne deriva. Ad esempio si fanno la doccia quaranta volta al giorno credendo sia l'unico modo per evitare una sciagura aerea.
Io non sono nessuno, mi ispiro solo a ciò che ho sto leggendo in questo testo, sicuramente Lei ne saprà più di me e sono felice qualora voglia replicare nuovamente. Tuttavia la mia esperienza con psicoterapeuti e psichiatri hanno portato, per quanto mi riguarda, a galla il livello molto basso di questi specialisti che ormai mi portano a diffidare da chiunque e non dare mai nulla per scontato. Sicuramente però non è il Suo caso.
La ringrazio e La saluto
[#6]
Calma, calma, sta facendo parecchia confusione.
>>> L'ossessivo è un tipo ansioso e ciò causa il disturbo?
Altri direbbero che invece è un disturbo neurologico derivante da fattori genetici o ambientali, la cui causa è uno scompenso biochimico presente nel cervello del paziente
>>>
Qui la confusione è fra eziologia, ovvero ciò che CAUSA il problema, e la sua CLASSIFICAZIONE descrittiva, ossia registrare segni e sintomi che lo caratterizzano, senza interpretarli in alcun modo. Quest'ultimo è l'unico approccio che può mettere d'accordo tutti quanti.
Quindi, psicologi e psichiatri sono generalmente concordi nel CLASSIFICARE i disturbi ossessivi come disturbi d'ansia, ma riguardo alle CAUSE, ancora non se ne sa abbastanza per poter affermare alcunché di definitivo. Ognuno dice la sua.
Sicuramente i fattori biologici contano e sicuramente contano quelli ambientali. Nessuno però è ancora in grado di dare percentuali esatte. Si deve necessariamente restare sul generico, se si vuol essere onesti intellettualmente.
Ma questo non è un problema, perché molti disturbi mentali, incluse le ossessioni, si possono curare A PRESCINDERE da ciò che li ha causati.
Vede, cercare di trovare cause allo psichico è, più spesso che no, un'illusione (dura a morire; specie se si è un po' ossessivi ;). È come tentare di decidere che forma ha un liquido. Ovviamente ha la forma del recipiente che lo contiene, indipendentemente se con quel contenitore ci è nato o se gli è stato dato dopo.
>>> si deve curare con la terapia psicologica ed è una cura principalmente "tecnica" non come dice Lei, che ritiene che bisogna andare a scavare nella psiche
>>>
Scusi, dove lo avrei detto? Mi mostri il luogo preciso.
Anzi, come terapeuta strategico sostengo esattamente il contrario, ossia che scavare non serva a nulla. Nelle ossessioni ciò diventa facilmente controproducente. Cioè far riflettere l'ossessivo di solito AUMENTA le sue ossessioni.
>>> Tuttavia la mia esperienza con psicoterapeuti e psichiatri hanno portato, per quanto mi riguarda, a galla il livello molto basso di questi specialisti che ormai mi portano a diffidare da chiunque e non dare mai nulla per scontato.
>>>
Beh, però a quanto sembra la voglia di interloquire con loro ancora non le è passata ;)
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
Lo dica francamente, così ci capiamo meglio (tanto è sotto anonimato): lei soffre o ritiene di soffrire di ossessioni?
>>> L'ossessivo è un tipo ansioso e ciò causa il disturbo?
Altri direbbero che invece è un disturbo neurologico derivante da fattori genetici o ambientali, la cui causa è uno scompenso biochimico presente nel cervello del paziente
>>>
Qui la confusione è fra eziologia, ovvero ciò che CAUSA il problema, e la sua CLASSIFICAZIONE descrittiva, ossia registrare segni e sintomi che lo caratterizzano, senza interpretarli in alcun modo. Quest'ultimo è l'unico approccio che può mettere d'accordo tutti quanti.
Quindi, psicologi e psichiatri sono generalmente concordi nel CLASSIFICARE i disturbi ossessivi come disturbi d'ansia, ma riguardo alle CAUSE, ancora non se ne sa abbastanza per poter affermare alcunché di definitivo. Ognuno dice la sua.
Sicuramente i fattori biologici contano e sicuramente contano quelli ambientali. Nessuno però è ancora in grado di dare percentuali esatte. Si deve necessariamente restare sul generico, se si vuol essere onesti intellettualmente.
Ma questo non è un problema, perché molti disturbi mentali, incluse le ossessioni, si possono curare A PRESCINDERE da ciò che li ha causati.
Vede, cercare di trovare cause allo psichico è, più spesso che no, un'illusione (dura a morire; specie se si è un po' ossessivi ;). È come tentare di decidere che forma ha un liquido. Ovviamente ha la forma del recipiente che lo contiene, indipendentemente se con quel contenitore ci è nato o se gli è stato dato dopo.
>>> si deve curare con la terapia psicologica ed è una cura principalmente "tecnica" non come dice Lei, che ritiene che bisogna andare a scavare nella psiche
>>>
Scusi, dove lo avrei detto? Mi mostri il luogo preciso.
Anzi, come terapeuta strategico sostengo esattamente il contrario, ossia che scavare non serva a nulla. Nelle ossessioni ciò diventa facilmente controproducente. Cioè far riflettere l'ossessivo di solito AUMENTA le sue ossessioni.
>>> Tuttavia la mia esperienza con psicoterapeuti e psichiatri hanno portato, per quanto mi riguarda, a galla il livello molto basso di questi specialisti che ormai mi portano a diffidare da chiunque e non dare mai nulla per scontato.
>>>
Beh, però a quanto sembra la voglia di interloquire con loro ancora non le è passata ;)
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
Lo dica francamente, così ci capiamo meglio (tanto è sotto anonimato): lei soffre o ritiene di soffrire di ossessioni?
[#7]
Ex utente
"Qui la confusione è fra eziologia, ovvero ciò che CAUSA il problema, e la sua CLASSIFICAZIONE descrittiva, ossia registrare segni e sintomi che lo caratterizzano, senza interpretarli in alcun modo. Quest'ultimo è l'unico approccio che può mettere d'accordo tutti quanti."
Quest'ultimo approccio a mio avviso non è però la modalità per poter guarire dal disturbo. In questo caso conoscere le cause potrebbe aiutare l'approccio per la cura del disturbo. A voi psicoterapeuti e psichiatri vi piace sperimentare, tanto a voi non cambia nulla, ai pazienti invece cambia tanto. Costi esistenziali,temporali ed economici inestimabili. Non è una critica, la Sua terapia sotto questi punti di vista è quella più efficiente, non a caso ho deciso di sceglierla già una volta e intendo riprovare con un altro terapeuta.
"Scusi, dove lo avrei detto? Mi mostri il luogo preciso."
Prima di dirle ciò, anche il precedente terapeuta strategico affermò che scavare non serviva a nulla. Ma scavando, nel mio caso, mi ha risolto il disturbo del 50%. Non glielo spiego perché è complesso,ma il solo sapere cosa stava accadendo nella mia mente ha dato risultati terapeutici eccezionali, dal punto di vista sintomatico e inerente all'atteggiamento di convivenza con la malattia. Detto ciò,non ho scavato in un passato remoto arrivando ai ricordi d'infanzia, tutt'altro,ho scavato sì nel passato,ma quello recente.
"Non c'è nulla da spiegare. Il fatto che l'ossessivo abbia paura dell'eventualità di fatti con bassa o remota probabilità è la migliore e sufficiente spiegazione: c'è una tendenza ansiosa, che va trattata"
Qui mi sembra di capire quello che Le ho detto precedentemente, ossia che bisogna trattare la tendenza ansiosa, che non è prerogativa principale del Doc. che va oltre il disturbo stesso. Così mi è parso di capire nella mia totale ignoranza.
Infine, la voglia di interloquire con gli psicoterapeuti e gli psichiatri mi è passata già da tempo, ho litigato ferocemente con tutti i 4 specialisti che mi hanno seguito dall'inizio del mio dramma. Ma non ne sono orgoglioso, bensì profondamente dispiaciuto e risentito. E' la voglia di combattere ancora per guarire che non è ancora passata.
Per quanto riguarda il DOC, penso che questo disturbo sia responsabile solo in piccola parte del mio disturbo d'ansia, direi un 20%. Singolarmente, posso affermare che sia presente dall'età di 12 anni, ma non mi ha mai causato disagio.
La ringrazio ancora per la disponibilità che mi ha concesso Gentile Dott. Santonocito.
Quest'ultimo approccio a mio avviso non è però la modalità per poter guarire dal disturbo. In questo caso conoscere le cause potrebbe aiutare l'approccio per la cura del disturbo. A voi psicoterapeuti e psichiatri vi piace sperimentare, tanto a voi non cambia nulla, ai pazienti invece cambia tanto. Costi esistenziali,temporali ed economici inestimabili. Non è una critica, la Sua terapia sotto questi punti di vista è quella più efficiente, non a caso ho deciso di sceglierla già una volta e intendo riprovare con un altro terapeuta.
"Scusi, dove lo avrei detto? Mi mostri il luogo preciso."
Prima di dirle ciò, anche il precedente terapeuta strategico affermò che scavare non serviva a nulla. Ma scavando, nel mio caso, mi ha risolto il disturbo del 50%. Non glielo spiego perché è complesso,ma il solo sapere cosa stava accadendo nella mia mente ha dato risultati terapeutici eccezionali, dal punto di vista sintomatico e inerente all'atteggiamento di convivenza con la malattia. Detto ciò,non ho scavato in un passato remoto arrivando ai ricordi d'infanzia, tutt'altro,ho scavato sì nel passato,ma quello recente.
"Non c'è nulla da spiegare. Il fatto che l'ossessivo abbia paura dell'eventualità di fatti con bassa o remota probabilità è la migliore e sufficiente spiegazione: c'è una tendenza ansiosa, che va trattata"
Qui mi sembra di capire quello che Le ho detto precedentemente, ossia che bisogna trattare la tendenza ansiosa, che non è prerogativa principale del Doc. che va oltre il disturbo stesso. Così mi è parso di capire nella mia totale ignoranza.
Infine, la voglia di interloquire con gli psicoterapeuti e gli psichiatri mi è passata già da tempo, ho litigato ferocemente con tutti i 4 specialisti che mi hanno seguito dall'inizio del mio dramma. Ma non ne sono orgoglioso, bensì profondamente dispiaciuto e risentito. E' la voglia di combattere ancora per guarire che non è ancora passata.
Per quanto riguarda il DOC, penso che questo disturbo sia responsabile solo in piccola parte del mio disturbo d'ansia, direi un 20%. Singolarmente, posso affermare che sia presente dall'età di 12 anni, ma non mi ha mai causato disagio.
La ringrazio ancora per la disponibilità che mi ha concesso Gentile Dott. Santonocito.
[#8]
>>> Quest'ultimo approccio a mio avviso non è però la modalità per poter guarire dal disturbo
>>>
Sta facendo ulteriore confusione: fra il piano DESCRITTIVO e quello OPERATIVO.
Che si sia d'accordo fra diversi specialisti su una stessa classificazione descrittiva dei disturbi, cioè sui sintomi con cui esso si presenta, è un presupposto fondamentale affinché ci si possa intendere fra psicologi e psichiatri, neurologi ecc. È necessario per avere un linguaggio comune con cui parlarsi.
Poi, il COSA fare per curare un disturbo, è cosa completamente diversa e che attiene alle diverse branche di cura in generale e, nel caso specifico della psicoterapia, alle diverse scuole di specializzazione.
>>> In questo caso conoscere le cause potrebbe aiutare l'approccio per la cura del disturbo
>>>
No, non da un punto di vista strategico.
Se lei deve andare da Pesaro-Urbino a Siena, non le importerà minimamente sapere come era giunto in origine a Pesaro-Urbino. Le basterà concentrarsi sui passi necessari per andare da Pesaro-Urbino a Siena. Però deve sapere con precisione dov'è adesso e la destinazione, questo sì.
>>> A voi psicoterapeuti e psichiatri vi piace sperimentare, tanto a voi non cambia nulla, ai pazienti invece cambia tanto
>>>
La scienza va avanti e procede per sperimentazioni. Tutta quanta. Ma la sperimentazione si può fare in modo etico, senza ledere i diritti fondamentali della persona. In passato sono stati condotti esperimenti anti-etici, sia in medicina che in psicologia, ma anche l'etica, come il resto dell'umanità, cambia e si aggiorna. Certi esperimenti del passato oggi non sarebbero più permessi.
Ma anche il professionista affermato ed esperiente si trova sempre di fronte, costantemente, ad aspetti più o meno piccoli di novità che non aveva mai affrontato prima. La deontologia professionale regola come comportarsi di fronte a tali evenienze, con aggiornamenti, studio, comunicazione con il paziente, consulto con colleghi. Tutte cose logiche e umane. Poi è chiaro che ogni professionista si regola secondo la propria testa.
Comprendo che essendosi trovato di fronte a ripetuti fallimenti terapeutici lei sia arrabbiato con la categoria. Ma essere un professionista, significa anche avere la semplicità di dire che non tutti i casi sono risolvibili. Purtroppo è così. Sapere che la tal terapia ha successo su un certo disturbo nell'80-90% dei casi non è di alcuna consolazione per il rimanente 10-20%. Ma psicoterapia e medicina sono fatte da uomini, quindi sono fallibili.
>>> il solo sapere cosa stava accadendo nella mia mente ha dato risultati terapeutici eccezionali, dal punto di vista sintomatico e inerente all'atteggiamento di convivenza con la malattia. Detto ciò,non ho scavato in un passato remoto arrivando ai ricordi d'infanzia, tutt'altro,ho scavato sì nel passato,ma quello recente.
>>>
Bene, ma allora qui sta forse facendo confusione fra la ricerca delle cause remote, cosa del tutto inutile la maggior parte delle volte per l'approccio strategico, e la ricerca DESCRITTIVA di come funziona il problema nell'OGGI.
In altre parole, quello che si fa (si dovrebbe fare!) in TBS è cercare di ottenere una descrizione il più possibile accurata del funzionamento PRESENTE del problema, al fine di poterlo correggere. È un estensione più precisa dell'approccio descrittivo che le dicevo ieri.
>>> Per quanto riguarda il DOC, penso che questo disturbo sia responsabile solo in piccola parte del mio disturbo d'ansia, direi un 20%.
>>>
No, il Doc non è CAUSA dell'ansia. Ne è una CONSEGUENZA.
Si ha il Doc PERCHÉ si è ansiosi, non il contrario.
Se invece intende dire che il Doc è responsabile per un 20% della sua sofferenza, allora sarebbe diverso.
>>>
Sta facendo ulteriore confusione: fra il piano DESCRITTIVO e quello OPERATIVO.
Che si sia d'accordo fra diversi specialisti su una stessa classificazione descrittiva dei disturbi, cioè sui sintomi con cui esso si presenta, è un presupposto fondamentale affinché ci si possa intendere fra psicologi e psichiatri, neurologi ecc. È necessario per avere un linguaggio comune con cui parlarsi.
Poi, il COSA fare per curare un disturbo, è cosa completamente diversa e che attiene alle diverse branche di cura in generale e, nel caso specifico della psicoterapia, alle diverse scuole di specializzazione.
>>> In questo caso conoscere le cause potrebbe aiutare l'approccio per la cura del disturbo
>>>
No, non da un punto di vista strategico.
Se lei deve andare da Pesaro-Urbino a Siena, non le importerà minimamente sapere come era giunto in origine a Pesaro-Urbino. Le basterà concentrarsi sui passi necessari per andare da Pesaro-Urbino a Siena. Però deve sapere con precisione dov'è adesso e la destinazione, questo sì.
>>> A voi psicoterapeuti e psichiatri vi piace sperimentare, tanto a voi non cambia nulla, ai pazienti invece cambia tanto
>>>
La scienza va avanti e procede per sperimentazioni. Tutta quanta. Ma la sperimentazione si può fare in modo etico, senza ledere i diritti fondamentali della persona. In passato sono stati condotti esperimenti anti-etici, sia in medicina che in psicologia, ma anche l'etica, come il resto dell'umanità, cambia e si aggiorna. Certi esperimenti del passato oggi non sarebbero più permessi.
Ma anche il professionista affermato ed esperiente si trova sempre di fronte, costantemente, ad aspetti più o meno piccoli di novità che non aveva mai affrontato prima. La deontologia professionale regola come comportarsi di fronte a tali evenienze, con aggiornamenti, studio, comunicazione con il paziente, consulto con colleghi. Tutte cose logiche e umane. Poi è chiaro che ogni professionista si regola secondo la propria testa.
Comprendo che essendosi trovato di fronte a ripetuti fallimenti terapeutici lei sia arrabbiato con la categoria. Ma essere un professionista, significa anche avere la semplicità di dire che non tutti i casi sono risolvibili. Purtroppo è così. Sapere che la tal terapia ha successo su un certo disturbo nell'80-90% dei casi non è di alcuna consolazione per il rimanente 10-20%. Ma psicoterapia e medicina sono fatte da uomini, quindi sono fallibili.
>>> il solo sapere cosa stava accadendo nella mia mente ha dato risultati terapeutici eccezionali, dal punto di vista sintomatico e inerente all'atteggiamento di convivenza con la malattia. Detto ciò,non ho scavato in un passato remoto arrivando ai ricordi d'infanzia, tutt'altro,ho scavato sì nel passato,ma quello recente.
>>>
Bene, ma allora qui sta forse facendo confusione fra la ricerca delle cause remote, cosa del tutto inutile la maggior parte delle volte per l'approccio strategico, e la ricerca DESCRITTIVA di come funziona il problema nell'OGGI.
In altre parole, quello che si fa (si dovrebbe fare!) in TBS è cercare di ottenere una descrizione il più possibile accurata del funzionamento PRESENTE del problema, al fine di poterlo correggere. È un estensione più precisa dell'approccio descrittivo che le dicevo ieri.
>>> Per quanto riguarda il DOC, penso che questo disturbo sia responsabile solo in piccola parte del mio disturbo d'ansia, direi un 20%.
>>>
No, il Doc non è CAUSA dell'ansia. Ne è una CONSEGUENZA.
Si ha il Doc PERCHÉ si è ansiosi, non il contrario.
Se invece intende dire che il Doc è responsabile per un 20% della sua sofferenza, allora sarebbe diverso.
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Ex utente
Gentile Dottore,
La ringrazio ancora per le risposte che mi ha dato, tutte molte esaurienti. Siccome non è l’ultimo consulto che farò, sto leggendo molto e di conseguenza sorgono sempre nuove domande, sarò felice qualora decidesse di rispondere anche in futuro, se ovviamente Le farà piacere.
Quindi ritornando alla mia domanda del consulto, Lei mi risponde dicendomi che se il paziente è sopraffatto da un’ansia di elevata gravità a causa della banale preoccupazione derivante dall’avere le mani sporche è semplicemente perché ha una tendenza ansiosa che ha causato anche il disturbo ossessivo-compulsivo? Quindi non è come ho ipotizzato io, che è il disturbo che procura la forte ansia – che poi a sua volta dovrebbe aver fatto nascere il DOC come mi ha detto ma non voglio fossilizzarmi su questo - per una preoccupazione banale?
Mi sembra strano come un paziente possa farsi venire un attacco di panico per una preoccupazione così lieve, io ho avuto crisi d’ansia per eventi la cui probabilità di accadimento erano molto remoti – come ha detto Lei- ma temevo malattie gravi, non le mani sporche. Comunque se è come dice Lei, me ne farò una ragione!
Comunque nel mio caso, per conoscere come si mantiene il problema, è inevitabile dover fare un passo nel passato, perché è lì che si manteneva lo stesso.
Infine, i miei terapeuti hanno fallito non solo per incapacità, ma soprattutto per negligenza. Non so se farò parte di quel 20%, ma di sicuro mi tengo stretta la citazione di chi ha detto che non esistono pazienti impossibili, ma solo terapeuti incapaci.
Cordiali saluti.
La ringrazio ancora per le risposte che mi ha dato, tutte molte esaurienti. Siccome non è l’ultimo consulto che farò, sto leggendo molto e di conseguenza sorgono sempre nuove domande, sarò felice qualora decidesse di rispondere anche in futuro, se ovviamente Le farà piacere.
Quindi ritornando alla mia domanda del consulto, Lei mi risponde dicendomi che se il paziente è sopraffatto da un’ansia di elevata gravità a causa della banale preoccupazione derivante dall’avere le mani sporche è semplicemente perché ha una tendenza ansiosa che ha causato anche il disturbo ossessivo-compulsivo? Quindi non è come ho ipotizzato io, che è il disturbo che procura la forte ansia – che poi a sua volta dovrebbe aver fatto nascere il DOC come mi ha detto ma non voglio fossilizzarmi su questo - per una preoccupazione banale?
Mi sembra strano come un paziente possa farsi venire un attacco di panico per una preoccupazione così lieve, io ho avuto crisi d’ansia per eventi la cui probabilità di accadimento erano molto remoti – come ha detto Lei- ma temevo malattie gravi, non le mani sporche. Comunque se è come dice Lei, me ne farò una ragione!
Comunque nel mio caso, per conoscere come si mantiene il problema, è inevitabile dover fare un passo nel passato, perché è lì che si manteneva lo stesso.
Infine, i miei terapeuti hanno fallito non solo per incapacità, ma soprattutto per negligenza. Non so se farò parte di quel 20%, ma di sicuro mi tengo stretta la citazione di chi ha detto che non esistono pazienti impossibili, ma solo terapeuti incapaci.
Cordiali saluti.
[#10]
>>> sto leggendo molto e di conseguenza sorgono sempre nuove domande
>>>
Questo, purtroppo, è uno dei sintomi dell'ossessività: il cosidetto information overloading.
Siccome l'essenza del disturbo ossessivo è la paura di non avere il controllo su qualcosa, ciò fa sì che l'ossessivo cerca di recuperarlo utilizzando tentate soluzioni (TBS) che non solo non risolvono il problema, ma lo aggravano. L'illusione che informazione = soluzione è una delle più diffuse.
Se è stato in TBS saprà che dare risposte a una persona che cerca disperatamente informazioni, sulla premessa che più s'informa, meglio starà, è come dare eroina a un eroinomane.
In altre parole uno degli aspetti del problema è proprio il bisogno STESSO di cercare informazioni. È quello che deve curare.
Quindi, per rispondere alla sua ultima esortazione, continuare a darle risposte qui comporterebbe il rischio di alimentare il suo problema, perciò mi riservo di continuare a farlo.
>>> Quindi [...] per una preoccupazione banale?
>>>
Esattamente.
>>> Comunque nel mio caso, per conoscere come si mantiene il problema, è inevitabile dover fare un passo nel passato, perché è lì che si manteneva lo stesso.
>>>
No, si sbaglia. I problemi possono solo mantenersi nel PRESENTE. Ed è qui che vanno risolti. Il passato è passato, non si può più cambiare. A volte i salti nel passato servono, in terapia, ma non per le ossessioni. L'ossessione è paura di qualcosa e la paura si batte solo nel qui e ora. Non serve scappare di qua e di là, avanti o indietro.
>>> i miei terapeuti hanno fallito non solo per incapacità, ma soprattutto per negligenza
>>>
L'incapacità non è necessariamente uno stigma. Si può essere occasionalmente incapaci, saperlo di esserlo e riconoscerlo apertamente. A quel punto diventà onestà intellettuale, che può solo essere ammirata.
>>> non esistono pazienti impossibili, ma solo terapeuti incapaci
>>>
Conosco quel detto, era di Richard Bandler. Quando ero ancora uno studente, animato dall'idealismo, lo credevo anch'io. Oggi so che esistono ottimi terapeuti, buoni terapeuti, terapeuti incapaci, terapeuti negligenti, pazienti possibili e pazienti impossibili. Come in ogni campo, la realtà è fatta di sfumature di grigio. Solo una rigidità molto spinta può dare l'illusione che debba per forza essere o bianco o nero.
Perciò il mio consiglio finale è di non perdersi d'animo. Resti con la convinzione che debba esistere, fra tanti terapeuti incapaci o negligenti che ha avuto la sfortuna d'incontrare, quello adatto a lei. Altrimenti spazzerà via da solo ogni possibilità di emanciparsi dal suo disagio a cui, inoltre, si aggiungerà anche l'amarezza.
>>>
Questo, purtroppo, è uno dei sintomi dell'ossessività: il cosidetto information overloading.
Siccome l'essenza del disturbo ossessivo è la paura di non avere il controllo su qualcosa, ciò fa sì che l'ossessivo cerca di recuperarlo utilizzando tentate soluzioni (TBS) che non solo non risolvono il problema, ma lo aggravano. L'illusione che informazione = soluzione è una delle più diffuse.
Se è stato in TBS saprà che dare risposte a una persona che cerca disperatamente informazioni, sulla premessa che più s'informa, meglio starà, è come dare eroina a un eroinomane.
In altre parole uno degli aspetti del problema è proprio il bisogno STESSO di cercare informazioni. È quello che deve curare.
Quindi, per rispondere alla sua ultima esortazione, continuare a darle risposte qui comporterebbe il rischio di alimentare il suo problema, perciò mi riservo di continuare a farlo.
>>> Quindi [...] per una preoccupazione banale?
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Esattamente.
>>> Comunque nel mio caso, per conoscere come si mantiene il problema, è inevitabile dover fare un passo nel passato, perché è lì che si manteneva lo stesso.
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No, si sbaglia. I problemi possono solo mantenersi nel PRESENTE. Ed è qui che vanno risolti. Il passato è passato, non si può più cambiare. A volte i salti nel passato servono, in terapia, ma non per le ossessioni. L'ossessione è paura di qualcosa e la paura si batte solo nel qui e ora. Non serve scappare di qua e di là, avanti o indietro.
>>> i miei terapeuti hanno fallito non solo per incapacità, ma soprattutto per negligenza
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L'incapacità non è necessariamente uno stigma. Si può essere occasionalmente incapaci, saperlo di esserlo e riconoscerlo apertamente. A quel punto diventà onestà intellettuale, che può solo essere ammirata.
>>> non esistono pazienti impossibili, ma solo terapeuti incapaci
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Conosco quel detto, era di Richard Bandler. Quando ero ancora uno studente, animato dall'idealismo, lo credevo anch'io. Oggi so che esistono ottimi terapeuti, buoni terapeuti, terapeuti incapaci, terapeuti negligenti, pazienti possibili e pazienti impossibili. Come in ogni campo, la realtà è fatta di sfumature di grigio. Solo una rigidità molto spinta può dare l'illusione che debba per forza essere o bianco o nero.
Perciò il mio consiglio finale è di non perdersi d'animo. Resti con la convinzione che debba esistere, fra tanti terapeuti incapaci o negligenti che ha avuto la sfortuna d'incontrare, quello adatto a lei. Altrimenti spazzerà via da solo ogni possibilità di emanciparsi dal suo disagio a cui, inoltre, si aggiungerà anche l'amarezza.
[#11]
Ex utente
Gentile Dottore,
volevo terminasse qui il consulto ma Lei mi dà sempre materiale per replicare.
Già ho litigato più volte con i terapeuti che mi hanno detto la stessa cosa che mi ha detto Lei. Io non nego che questo non sia un sintomo dell’ossessività, nego solo che sia un sintomo della mia malattia.
Io non voglio avere il controllo su nulla, voglio solo informarmi perché penso che così potrò convivere meglio con il disturbo come successo finora, so che non guarirò in questo modo, ma è già un passo avanti.
Se non avessi fatto quello che ho fatto, oggi sarei combinato davvero male e invece, nonostante tutto, conduco una vita quasi normale e piena di sacrifici. A mio avviso ciò che sortisce risultati non deve essere abbandonato, fosse per voi, glielo ripeto, sarei ridotto veramente male, considerando le ripercussioni psicologiche che ho dovuto subire a causa di coloro che mi avrebbero dovuto curare e invece mi hanno solo danneggiato.
A meno che Lei non ritiene che se i fatti non concordano con la teoria, tanto peggio per i fatti. Questo l’ho letta sopra un altro libro, è di Hegel.
Scwhartz, che ha passato la sua vita a studiare il DOC, ha detto che il primo passo per curare il DOC consiste nell’avere consapevolezza della natura del disturbo.
Ieri, continuando a leggere il libro, un capitolo si è soffermato proprio sulla domanda che mi era sorta e che Le ho fatto. Posso quindi dire di aver ricevuto risposta alla mia domanda, che sembra non sia proprio quella che mi ha dato Lei o meglio ancora non solo quella che mi ha dato Lei.
Le ripeto che il DOC non è il mio problema principale, penso abbia una responsabilità sul mio malessere minima.
Per quanto riguarda la citazione dei terapeuti incapaci e dei pazienti impossibili, colui che Le ha insegnato la Sua terapia non la pensa come Lei. L’ho contattato la scorsa settimana chiedendogli di consigliarmi un terapeuta affinché avrei potuto evitare di tentare nuovamente la fortuna e mi ha proprio risposto con questa citazione di Bandler quando gli ho detto che inizio a temere che il problema non si possa risolvere.
La pensate diversamente, quindi chi ha ragione? Il maestro conserva lo status di leader o l’allievo l’ha superato? (Senza alcuna provocazione)
Ancora grazie per avermi risposto, è stato davvero gentilissimo. Spero di risentirla anche in futuro.
volevo terminasse qui il consulto ma Lei mi dà sempre materiale per replicare.
Già ho litigato più volte con i terapeuti che mi hanno detto la stessa cosa che mi ha detto Lei. Io non nego che questo non sia un sintomo dell’ossessività, nego solo che sia un sintomo della mia malattia.
Io non voglio avere il controllo su nulla, voglio solo informarmi perché penso che così potrò convivere meglio con il disturbo come successo finora, so che non guarirò in questo modo, ma è già un passo avanti.
Se non avessi fatto quello che ho fatto, oggi sarei combinato davvero male e invece, nonostante tutto, conduco una vita quasi normale e piena di sacrifici. A mio avviso ciò che sortisce risultati non deve essere abbandonato, fosse per voi, glielo ripeto, sarei ridotto veramente male, considerando le ripercussioni psicologiche che ho dovuto subire a causa di coloro che mi avrebbero dovuto curare e invece mi hanno solo danneggiato.
A meno che Lei non ritiene che se i fatti non concordano con la teoria, tanto peggio per i fatti. Questo l’ho letta sopra un altro libro, è di Hegel.
Scwhartz, che ha passato la sua vita a studiare il DOC, ha detto che il primo passo per curare il DOC consiste nell’avere consapevolezza della natura del disturbo.
Ieri, continuando a leggere il libro, un capitolo si è soffermato proprio sulla domanda che mi era sorta e che Le ho fatto. Posso quindi dire di aver ricevuto risposta alla mia domanda, che sembra non sia proprio quella che mi ha dato Lei o meglio ancora non solo quella che mi ha dato Lei.
Le ripeto che il DOC non è il mio problema principale, penso abbia una responsabilità sul mio malessere minima.
Per quanto riguarda la citazione dei terapeuti incapaci e dei pazienti impossibili, colui che Le ha insegnato la Sua terapia non la pensa come Lei. L’ho contattato la scorsa settimana chiedendogli di consigliarmi un terapeuta affinché avrei potuto evitare di tentare nuovamente la fortuna e mi ha proprio risposto con questa citazione di Bandler quando gli ho detto che inizio a temere che il problema non si possa risolvere.
La pensate diversamente, quindi chi ha ragione? Il maestro conserva lo status di leader o l’allievo l’ha superato? (Senza alcuna provocazione)
Ancora grazie per avermi risposto, è stato davvero gentilissimo. Spero di risentirla anche in futuro.
[#12]
>>> il primo passo per curare il DOC consiste nell’avere consapevolezza della natura del disturbo
>>>
La consapevolezza di come funziona il disturbo sì, ma NON delle cause che lo avrebbero provocato.
Credere di aver trovato quelle è un'illusione, e non serve a un bel niente ai fini della terapia delle ossessioni. Riflettere sul passato In ALTRI casi, può invece avere senso.
>>> colui che Le ha insegnato la Sua terapia non la pensa come Lei
>>>
Credo di poter dire di conoscere a sufficienza Giorgio Nardone da poterle rispondere che si sbaglia. Nardone è sì convinto che il terapeuta debba continuamente migliorarsi e modificare la propria azione con i pazienti, ma riconosce l'esistenza e l'importanza della resistenza (omeostasi) in terapia.
Può leggere qui per ulteriori informazioni:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/375-la-resistenza-in-psicoterapia.html
In TBS la resistenza al cambiamento è classificata in 4 categorie diverse, che richiedono azioni diverse da parte del terapeuta. Quindi, come vede, al di là di ciò che Nardone può averle detto, in TBS la resistenza viene presa molto sul serio. Certo non come alibi, in caso di fallimento della terapia.
Poi è anche possibile che nel frattempo Nardone abbia cambiato idea, io questo non so dirglielo ;)
>>> Le ripeto che il DOC non è il mio problema principale, penso abbia una responsabilità sul mio malessere minima.
>>>
In effetti sembrerebbe esserci anche altro e il suo caso andrebbe probabilmente classificato non come semplice ossessività patologica, ma sotto altra voce. Ma non mi dilungherò oltre dato che le ipotesi diagnostiche online vanno con le molle in quanto necessariamente fallibili.
Le faccio molti auguri.
>>>
La consapevolezza di come funziona il disturbo sì, ma NON delle cause che lo avrebbero provocato.
Credere di aver trovato quelle è un'illusione, e non serve a un bel niente ai fini della terapia delle ossessioni. Riflettere sul passato In ALTRI casi, può invece avere senso.
>>> colui che Le ha insegnato la Sua terapia non la pensa come Lei
>>>
Credo di poter dire di conoscere a sufficienza Giorgio Nardone da poterle rispondere che si sbaglia. Nardone è sì convinto che il terapeuta debba continuamente migliorarsi e modificare la propria azione con i pazienti, ma riconosce l'esistenza e l'importanza della resistenza (omeostasi) in terapia.
Può leggere qui per ulteriori informazioni:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/375-la-resistenza-in-psicoterapia.html
In TBS la resistenza al cambiamento è classificata in 4 categorie diverse, che richiedono azioni diverse da parte del terapeuta. Quindi, come vede, al di là di ciò che Nardone può averle detto, in TBS la resistenza viene presa molto sul serio. Certo non come alibi, in caso di fallimento della terapia.
Poi è anche possibile che nel frattempo Nardone abbia cambiato idea, io questo non so dirglielo ;)
>>> Le ripeto che il DOC non è il mio problema principale, penso abbia una responsabilità sul mio malessere minima.
>>>
In effetti sembrerebbe esserci anche altro e il suo caso andrebbe probabilmente classificato non come semplice ossessività patologica, ma sotto altra voce. Ma non mi dilungherò oltre dato che le ipotesi diagnostiche online vanno con le molle in quanto necessariamente fallibili.
Le faccio molti auguri.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 6.1k visite dal 06/08/2014.
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