Aiuto di uno psicologo (consultorio)

Salve mi scuso anticipatamente se non riscrivo tutto il discorso e invece mi "limito" a inserire solo un link ma sotto consiglio del Dr. Paccini (facente parte dello staff di medicinaitalia.it) rimando una eventuale risposta a qualche psicologo che abbia, per cortesia, il piacere di rispondermi.
Se eventualmente dovessero servire altri dati per comprendere meglio il problema sono a completa e totale disposizione nel fornirne, ringrazio anticipatamente per un'eventuale risposta/aiuto.

https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/42580-approccio-psichiatrico.html
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente
Sebbene possa essere una realtà scomoda e sgradevole da dire e da accettare, le persone possono talvolta cambiare repentinamente, fra lo stupore delle persone che le vivono accanto. Quando ciò avviene può trattarsi di qualcosa che "ha covato sotto la cenere" per un lungo periodo prima di manifestarsi. E può trattarsi di mesi come di anni.

Dalla sua descrizione non è possibile dire con esattezza ciò che è successo, anche se stando alle affermazioni della sua (ex?) compagna che lei riporta sembrerebbe che questa abbia effettivamente maturato la decisione di rompere il vostro rapporto.

Se la causa del disagio della sua compagna fosse da ravvisarsi in questa crisi, dubito che una cura di tipo farmacologico possa essere risolutiva. Nel senso che potrebbe magari essere efficace per lenire i sintomi del disagio ma che non potrebbe, di per sé, aiutarla a farsi una ragione della sua scelta, se mai avesse bisogno proprio di questo.

Credo anche che da un punto di vista psicologico non si tratti di depressione (ma potrei sbagliarmi, dal momento che non è questa la sede per fare diagnosi), perché molto spesso nella depressione è presente una forte componente di rinuncia. Ma la sua ex ha preso alla fine un'iniziativa importante - andarsene da casa - e questo mi pare un forte segno non di rinuncia, ma semmai di determinazione.

Non credo che il suo medico possa consigliarle tanto disinvoltamente di lasciar perdere, dimenticare tutto e andare avanti. Non perché sia il suo medico, ma perché questo genere di consigli è troppo facile da dare quando non si è parte in causa. Le dico questo presumendo, naturalmente, che se lei si è preso il disturbo di inserire ben due richieste di consulto qui, questo rapporto invece a lei stava a cuore.

Avrete forse già avuto modo di parlare, lei e la sua (ex?) compagna e magari valutare insieme la possibilità di un aiuto specialistico congiunto, richiedendo ad esempio una consulenza di coppia. Se ci fossero margini per questo, credo che potrebbe essere un'ottima cosa. Potreste fare insieme questo tentativo anche mentre vivete separati e anzi ciò potrebbe essere di aiuto per una riflessione più ponderata, da parte di entrambi.

Ma se la sua compagna non fosse disposta a fare alcun tentativo e fosse irremovibile nella sua decisione, allora credo che dovrebbe inevitabilmente fare i conti con questo e trarne le debite conseguenze.

Ma prima di rassegnarsi non lasci nulla di intentato, se sente che può valerne la pena.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Innanzitutto le porgo i miei piu' sentiti ringraziamenti Dr.Santonocito per la sua risposta.
Vorrei solo aggiungere delle cose che forse le renderebbero il "quadro della situazione" piu' completo e magari Lei potrebbe trarne qualche altro spunto di riflessione sulla vicenda: Io e la mia compagna ci siamo messi assieme all'eta' di 21 anni dopo varie esperienze con altri partner (per dirle che non sono stato il suo primo vero amore e neanche Lei lo e' stato per me) dopo 5 anni abbiamo deciso di "metter su casa" e ci siamo buttati anima e corpo nel nostro progetto e fin qui tutto bene, i problemi che abbiamo avuto piu' grossi sono stati principalemente 3 e legati indissolubilmente gli uni agli altri a formare una spirale senza fine, il primo problema e' che la mia ragazza ha una malattia (endometriosi) che non le consente di rimanere incinta o almeno (e' stata anche operata per questo) non in maniera "naturale", questo problema era stato affrontato da entrambi e anche se ne abbiamo sofferto pensavo che comunque fosse superato (ho saputo in seguito che invece Lei per questo si sente "incompleta" come donna) questo problema che e' causa di forti dolori durante il ciclo l'ha menomata dal punto di vista lavorativo perche' nessuno voleva una dipendente che volente o nolente mancava 3/4 giorni al mese da lavoro, anche questo problema discusso assieme pensavo fosse superato, io lavoro sodo e guadagno bene la "mantengo" facilmente e i soldi che porto a casa per me sono di tutti e 2 nn miei, ma anche questo evidentemente da Lei non e' stato accettato.
Da qui, credo, la sua decisione di "indipendenza" e quindi di andarsene da casa per ritrovare se stessa e dimostrare al mondo che anche Lei non e' una nullita' e che puo' anche farcela da sola senza il mio aiuto (dico questo perche' adesso la sua priorita' e' quella di trovarsi un lavoro a tutti i costi).
Sa perche' ci tengo a questo rapporto? oltre perche' l'amo da morire e' perche' si sta' colpevolizzando per problemi suoi che sono indipendenti dalla sua volonta' e forse allontanandosi da me crede di non farmi piu' da "peso morto" mentre io avevo accettato TUTTO perche' l'amo e anche Lei dice che mi ama e che non vuole altri che me al suo fianco e se dovesse mai avere un figlio lo vorrebbe solo da me ma che adesso deve pensare a se stessa e io a me stesso.... francamente non ci capisco piu' niente.
Mi scuso per la lunga mail, e aspetto con ansia un'eventuale risposta, grazie.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente
Come le dicevo da qui è possibile solo fornire degli spunti di riflessione, non è questa la sede adatta per fare diagnosi e nemmeno per un consulto vero e proprio. Se ne sente (o ne sentite) il bisogno, la invito a rivolgersi a un professionista nel "mondo reale". Non può esservi sostituto per una relazione d'aiuto professionale di persona, senza intermediazione.

Detto questo, e data la condizione medica della sua compagna, è possibile che il suo accettare TUTTO di questo problema - a lettere maiuscole come lo ha scritto lei - possa aver generato alla lunga un senso di dipendenza insopportabile nella sua ragazza. Alcune persone non hanno la minima difficoltà ad accettare una posizione di dipendenza mentre altre non riescono a farsene una ragione. Non conosco la sua ragazza e quindi posso solo ipotizzare.

Badi bene: non la sto accusando di nulla, né direttamente né velatamente. Sono evidenti le sue buone intenzioni nel cercare di compensare con le sue attenzioni e la sua accettazione incondizionata il problema della sua (ex?) compagna. Ma forse non ha tenuto conto del fatto che, così come quando si usano eccessive attenzioni con una persona disabile, mossi dalla volontà di aiutarla, in realtà non stiamo facendo altro che sottolineare, ogni volta, il suo problema.

E dato che le persone spesso sono orgogliose, in casi come questi possono reagire per dimostrare che anche loro possono "farcela da sole". È un po' come l'aneddoto ricorrente della persona che offre il suo posto a sedere a una persona anziana in autobus, e per tutta risposta si sente rispondere in malo modo. Il suo sbigottimento in questo momento è probabilmente uguale a quello di chi voleva solo aiutare ed è stato ripagato in tutt'altro modo.

Non posso sapere se questo sia davvero ciò che ha contribuito a creare la frattura fra voi, ma è certo che l'impossibilità o la grande difficoltà a diventare madre può essere vissuto molto male da una donna, ed essere considerato davvero come una vera e propria menomazione.

E poi, mi perdoni, ma non credo che in fondo sia così difficile trovare un lavoro dove il lavoratore debba assentarsi per qualche giorno ogni mese: basta essere chiari fin dall'inizio con il datore di lavoro. Certo, questo è sicuramente un inconveniente e potrà essere necessario cercare un po' più a lungo. Ma esistono anche i lavori part-time, nei quali la persona lavora solo mezza giornata. E personalmente ne conosco tante che lavorano così. E se un lavoratore puà mancare mezza giornata tutti i giorni, sarà proprio così impossibile mancare tre giorni al mese?

Concludendo, se desidera fare un tentativo per cercare di approfondire, chiarire e risolvere i problemi fra di voi, la invito nuovamente a rivolgersi(vi) a uno psicologo nel mondo reale.

Potrebbe parlare alla sua compagna e sondare il terreno, per vedere se effettivamente le cose che le ho detto qui corrispondono a quello che sente lei. Se fosse davvero così, però, tenga presente che potrebbe essere richiesto innanzitutto un cambiamento d'atteggiamento da parte sua (che ci scrive), per le ragioni che le ho esposto.

Cordiali saluti
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Utente
Utente
La ringrazio per i preziosi consigli Dr. Santonocito, provero' a seguirli.
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