Problemi con il patner
Salve a tutti, sono omosessuale. Sto insieme con il mio ragazzo da 2 anni, però ultimamente la nostra vita sessuale è molto sporadica (si parla di una frequenza media di 70 giorni tra rapporti sessuali, anche pomiciate più pesanti), l'anno scorso avevamo rapporti più frequenti, e soprattutto la nostra vita affettiva si manifestava maggiormente, ora ci baciamo anche pochissimo.
Il mio ragazzo soffre di dermatite atopica, una patologia auto-immune abbastanza tacchente che a volte lo inibisce in tutto e per tutto. Rispetto all'anno scorso non c'è stata una differenza sostanziale del suo stato di salute. Inizialmente la questione della mancanza di vita sessuale era legata al fatto che ha iniziato ad avere troppa paura di farlo in macchina (dacché non abbiamo una casa nostra, dobbiamo approfittare che i nostri genitori se ne vadano via, e farlo comunque abbastanza di nascosto), poi ha iniziato a non baciarmi più perché di solito ha male le labbra. Il problema è che quando sta bene non prende neppure l'iniziativa e mi tocca quasi richiedergli dei baci. Io ho provato spesso a parlare dell'argomento per vedere cosa c'era, perché da un lato mi sentivo di elemosinare un po' di vita intima, dall'altro perché non capisco letteralmente cosa gli passa per la mente, però lui si chiude a riccio, dice che non ho obblighi di stare con lui, cioè si mette tanto sulla difensiva.
Io mi sento personalmente un po' egoista e in colpa d'insistere, infatti ho rinunciato ad avere una vita sessuale, soltanto che la cosa non mi fa star bene, però non capisco come posso approcciarlo. Non riesco mai a far valere le mie ragioni, e mi sento letteralmente impotente, e ho iniziato a credere di non avere il diritto di avanzare delle pretese e di vivere passivamente ciò. Vorrei qualche parere su come potrei approcciarmi. Io non riesco ad interpretare la faccenda, e vorrei un attimo un consiglio su come approcciarmi con lui... e se conviene che lo convinca ad affrontare il problema della sua malattia con un terapista...
Il mio ragazzo soffre di dermatite atopica, una patologia auto-immune abbastanza tacchente che a volte lo inibisce in tutto e per tutto. Rispetto all'anno scorso non c'è stata una differenza sostanziale del suo stato di salute. Inizialmente la questione della mancanza di vita sessuale era legata al fatto che ha iniziato ad avere troppa paura di farlo in macchina (dacché non abbiamo una casa nostra, dobbiamo approfittare che i nostri genitori se ne vadano via, e farlo comunque abbastanza di nascosto), poi ha iniziato a non baciarmi più perché di solito ha male le labbra. Il problema è che quando sta bene non prende neppure l'iniziativa e mi tocca quasi richiedergli dei baci. Io ho provato spesso a parlare dell'argomento per vedere cosa c'era, perché da un lato mi sentivo di elemosinare un po' di vita intima, dall'altro perché non capisco letteralmente cosa gli passa per la mente, però lui si chiude a riccio, dice che non ho obblighi di stare con lui, cioè si mette tanto sulla difensiva.
Io mi sento personalmente un po' egoista e in colpa d'insistere, infatti ho rinunciato ad avere una vita sessuale, soltanto che la cosa non mi fa star bene, però non capisco come posso approcciarlo. Non riesco mai a far valere le mie ragioni, e mi sento letteralmente impotente, e ho iniziato a credere di non avere il diritto di avanzare delle pretese e di vivere passivamente ciò. Vorrei qualche parere su come potrei approcciarmi. Io non riesco ad interpretare la faccenda, e vorrei un attimo un consiglio su come approcciarmi con lui... e se conviene che lo convinca ad affrontare il problema della sua malattia con un terapista...
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Gentile ragazzo,
è possibile che la malattia del suo compagno sia entrata potentemente nella relazione creando un circolo vizioso di paure ed incomprensioni. Da ciò che racconta lei si sente non accettato, non amato, all'interno di un ambito, come quello della sessualità, che include anche aspetti quali la vicinanza emotiva, l'intimità, l'affetto.
Allo stesso tempo è possibile che il suo compagno avverta un senso di inadeguatezza rispetto alla relazione, proprio per la patologia di cui ci racconta, che lo porta ad allontanarsi, vivendo le sue "richieste sessuali" come mancanza di sensibilità nei suoi confronti.
Credo che il modo migliore per affrontare la situazione sia un dialogo affettuoso, in cui ciascuno spieghi all'altro, in modo non accusatorio, come vive la relazione.
Restiamo in ascolto
è possibile che la malattia del suo compagno sia entrata potentemente nella relazione creando un circolo vizioso di paure ed incomprensioni. Da ciò che racconta lei si sente non accettato, non amato, all'interno di un ambito, come quello della sessualità, che include anche aspetti quali la vicinanza emotiva, l'intimità, l'affetto.
Allo stesso tempo è possibile che il suo compagno avverta un senso di inadeguatezza rispetto alla relazione, proprio per la patologia di cui ci racconta, che lo porta ad allontanarsi, vivendo le sue "richieste sessuali" come mancanza di sensibilità nei suoi confronti.
Credo che il modo migliore per affrontare la situazione sia un dialogo affettuoso, in cui ciascuno spieghi all'altro, in modo non accusatorio, come vive la relazione.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Gentile Utente,
Mi trovo i sintonia con quanto le è stato suggerito dal dr. Mori.
Speso causa ed effetto nel disagio sessuale si confondono e soprattutto si rinforzano, aprirsi all' altro e, nei casi più severi chiedere una consulenza specialistica, diventa la strada maestra per recuperare qualità di vita e di coppia.
La sessualità è un territorio simbolico dove l' accettazione, la seduzione, l' amore e tantissimo altro si incontrano o si scontrano.
La pelle, consideri che è un "organo di confine " divide il mondo interiore, da quello esteriore...una patologia così importate che colpisce la pelle e sempre da attenzionare a più mani, incluse quelle dello psicologo
Mi trovo i sintonia con quanto le è stato suggerito dal dr. Mori.
Speso causa ed effetto nel disagio sessuale si confondono e soprattutto si rinforzano, aprirsi all' altro e, nei casi più severi chiedere una consulenza specialistica, diventa la strada maestra per recuperare qualità di vita e di coppia.
La sessualità è un territorio simbolico dove l' accettazione, la seduzione, l' amore e tantissimo altro si incontrano o si scontrano.
La pelle, consideri che è un "organo di confine " divide il mondo interiore, da quello esteriore...una patologia così importate che colpisce la pelle e sempre da attenzionare a più mani, incluse quelle dello psicologo
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Da canto mio ho provato a parlarci senza usare un tono accusatorio, però, il patner se la prende molto.
Inizialmente i nostri problemi erano logistici, ovvero, non trovavamo un posto dove vivere in sicurezza l'intimità, mi sono prodigato a cercare soluzioni alternative e molti nostri amici si sono resi disponibili ad ospitarci (non necessariamente per fare sesso, ma per lo meno avere un luogo dove stare intimi).
Il problema poi si è evoluto da quel fatto, alla malattia. Ho provato a parlargliene ma lui è veramente orgoglioso, rifiuta soluzioni alternative, o rifiuta persino io che cerco di rimetterlo sui binari invitandolo a non stressarsi per non peggiorare la malattia. Lui risponde malamente e sostanzialmente mi invita a trovarmi un altro. L'argomento è diventato un tabù in cui lui mette le mani avanti nei miei confronti perché sostiene che io ho più bisogno del sesso di lui e che quindi primo o poi gli metterò le corna: a me sembra che ci abbia rinunciato. Sinceramente sono disposto a portare molta pazienza anche ai limiti del masochismo, però in ogni caso mi sento castrato, nel senso che non riesco a farlo ragionare. A me preoccupa soprattutto la discontinuità rispetto all'anno scorso, che avevamo una vita sessuale regolare, ora siamo costretti ad aspettare che non ci siano persone a casa sua, o a casa mia, fatto molto raro, e che lui se la senta. Avevo cercato di porgli come compromesso l'idea che quando stava bene potevamo accettare l'aiuto delle nostre amiche o amici, però fa discorsi abbastanza moralistici in tal senso. Forse sono io quello cinico, ma penserei primariamente a noi in modo pragmatico...
Ho provato anche a convincerlo di andare da un psicoterapeuta approfittando anche del servizio aiuto psicologico dell'università che frequentiamo, però è restio. (Consiglio che tra le altre cose gli ha dato la sua allergologa).
In questo periodo sta nuovamente male, quando sta meglio riprovo a parlargli dell'argomento.
Inizialmente i nostri problemi erano logistici, ovvero, non trovavamo un posto dove vivere in sicurezza l'intimità, mi sono prodigato a cercare soluzioni alternative e molti nostri amici si sono resi disponibili ad ospitarci (non necessariamente per fare sesso, ma per lo meno avere un luogo dove stare intimi).
Il problema poi si è evoluto da quel fatto, alla malattia. Ho provato a parlargliene ma lui è veramente orgoglioso, rifiuta soluzioni alternative, o rifiuta persino io che cerco di rimetterlo sui binari invitandolo a non stressarsi per non peggiorare la malattia. Lui risponde malamente e sostanzialmente mi invita a trovarmi un altro. L'argomento è diventato un tabù in cui lui mette le mani avanti nei miei confronti perché sostiene che io ho più bisogno del sesso di lui e che quindi primo o poi gli metterò le corna: a me sembra che ci abbia rinunciato. Sinceramente sono disposto a portare molta pazienza anche ai limiti del masochismo, però in ogni caso mi sento castrato, nel senso che non riesco a farlo ragionare. A me preoccupa soprattutto la discontinuità rispetto all'anno scorso, che avevamo una vita sessuale regolare, ora siamo costretti ad aspettare che non ci siano persone a casa sua, o a casa mia, fatto molto raro, e che lui se la senta. Avevo cercato di porgli come compromesso l'idea che quando stava bene potevamo accettare l'aiuto delle nostre amiche o amici, però fa discorsi abbastanza moralistici in tal senso. Forse sono io quello cinico, ma penserei primariamente a noi in modo pragmatico...
Ho provato anche a convincerlo di andare da un psicoterapeuta approfittando anche del servizio aiuto psicologico dell'università che frequentiamo, però è restio. (Consiglio che tra le altre cose gli ha dato la sua allergologa).
In questo periodo sta nuovamente male, quando sta meglio riprovo a parlargli dell'argomento.
[#4]
"Avevo cercato di porgli come compromesso l'idea che quando stava bene potevamo accettare l'aiuto delle nostre amiche o amici" . Che significa?
"andare da un psicoterapeuta approfittando anche del servizio aiuto psicologico dell'università, Consiglio che tra le altre cose gli ha dato la sua allergologa"
Sarebbe altamente consigliabile anche perchè dermatite atopica ha risvolti psicologici notevoli.
"andare da un psicoterapeuta approfittando anche del servizio aiuto psicologico dell'università, Consiglio che tra le altre cose gli ha dato la sua allergologa"
Sarebbe altamente consigliabile anche perchè dermatite atopica ha risvolti psicologici notevoli.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#5]
Utente
I nostri amici e le nostre amiche sanno dei nostri problemi e ogni tanto quando sono fuori città ci offrono un posto dove stare... principalmente. Il problema è che lui non lo accetta perché si sente in imbarazzo. Anche io, onestamente, mi sento in imbarazzo e magari fastidioso, ma lo è anche la totale assenza d'intimità.
Ho provato varie volte ad indurlo a valutare la questione psicologica da uno specialista, però subito si chiude a riccio e dice che non comprendo l'entità della sua malattia e che non servirebbe, infatti anche lì sento di avere le mani legate perché non accetta nessun consiglio, né consolazione.
Quando ha i suoi periodi di sfogo della dermatite, cerco di tranquilizzarlo, cerco di dirgli che dovrebbe starsene tranquillo e non stressarsi ancora di più, però, il risultato è lui che mi sgrida perché capisce che io dico che la dermatite è frutto dello stress, cose che neppure mi passano per la testa.
Ho provato varie volte ad indurlo a valutare la questione psicologica da uno specialista, però subito si chiude a riccio e dice che non comprendo l'entità della sua malattia e che non servirebbe, infatti anche lì sento di avere le mani legate perché non accetta nessun consiglio, né consolazione.
Quando ha i suoi periodi di sfogo della dermatite, cerco di tranquilizzarlo, cerco di dirgli che dovrebbe starsene tranquillo e non stressarsi ancora di più, però, il risultato è lui che mi sgrida perché capisce che io dico che la dermatite è frutto dello stress, cose che neppure mi passano per la testa.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.5k visite dal 03/08/2014.
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Approfondimento su Dermatite
La dermatite è un'infiammazione della pelle dovuta a varie cause (per esempio atopica, allergica o da contatto), con sintomi comuni come prurito e arrossamento.