Infatuazione/attrazione verso la propria psicologa
Buonasera a tutti,
sono un ragazzo di 26 anni, e sono in terapia da circa 4 mesi con una psicologa. Mi sono accorto recentemente, o meglio, ho ammesso a me stesso recentemente, di provare una forte attrazione fisica nei suoi riguardi. Avrà più o meno una decina di anni più di me, ed è giovane, bella e molto affascinante. Il problema, ovviamente, è il ruolo che riveste nella mia vita, e che con lei, mi trovo molto bene, dal momento che credo possegga ottime qualità professionali. Appena ho sentito l'allarme, gliene ho parlato subito, e come logico che fosse, ha avuto una reazione molto distaccata e professionale. Ci sono tornato un paio di volte, successivamente, alla prima ne abbiamo riparlato, e sul momento mi sono sentito tranquillizzato. L'ultima volta, però, sono di nuovo tornato in crisi. Lei mi piace tantissimo, provo nei suoi confronti un forte desiderio fisico, che ultimamente ho paura possa sfociare nel famoso transfer, sempre che non sia successo anche questo. Insomma, è un pensiero piuttosto pressante che ingolfa le mie giornate. Nonostante gliene abbia parlato non ho ottenuto miglioramenti, anzi. Sta regnando la totale confusione dentro di me, poiché se da una parte non vorrei gettare all'aria quattro mesi di terapia, dall'altra il desiderio è al momento così forte che irrazionalmente nutro delle a dir poco stupide speranze di conquistarla (e quindi, in questo caso, sarei disposto a lasciarla eccome, la terapia, ma è pura fantascienza...). Sono entrato in una specie di loop dal quale non so come uscire, quasi come un cane che si morde la coda. Forse sono talmente in confusione che non riesco neanche a stabilire se questo intervento è un semplice sfogo o una richiesta d'aiuto da parte della vostra competenza. In ogni caso, vi ringrazio anticipatamente se qualcuno di voi avrà tempo e voglia di rispondere e di darmi qualche consiglio utile. Ancora grazie e buona serata a tutti.
Cordiali saluti
sono un ragazzo di 26 anni, e sono in terapia da circa 4 mesi con una psicologa. Mi sono accorto recentemente, o meglio, ho ammesso a me stesso recentemente, di provare una forte attrazione fisica nei suoi riguardi. Avrà più o meno una decina di anni più di me, ed è giovane, bella e molto affascinante. Il problema, ovviamente, è il ruolo che riveste nella mia vita, e che con lei, mi trovo molto bene, dal momento che credo possegga ottime qualità professionali. Appena ho sentito l'allarme, gliene ho parlato subito, e come logico che fosse, ha avuto una reazione molto distaccata e professionale. Ci sono tornato un paio di volte, successivamente, alla prima ne abbiamo riparlato, e sul momento mi sono sentito tranquillizzato. L'ultima volta, però, sono di nuovo tornato in crisi. Lei mi piace tantissimo, provo nei suoi confronti un forte desiderio fisico, che ultimamente ho paura possa sfociare nel famoso transfer, sempre che non sia successo anche questo. Insomma, è un pensiero piuttosto pressante che ingolfa le mie giornate. Nonostante gliene abbia parlato non ho ottenuto miglioramenti, anzi. Sta regnando la totale confusione dentro di me, poiché se da una parte non vorrei gettare all'aria quattro mesi di terapia, dall'altra il desiderio è al momento così forte che irrazionalmente nutro delle a dir poco stupide speranze di conquistarla (e quindi, in questo caso, sarei disposto a lasciarla eccome, la terapia, ma è pura fantascienza...). Sono entrato in una specie di loop dal quale non so come uscire, quasi come un cane che si morde la coda. Forse sono talmente in confusione che non riesco neanche a stabilire se questo intervento è un semplice sfogo o una richiesta d'aiuto da parte della vostra competenza. In ogni caso, vi ringrazio anticipatamente se qualcuno di voi avrà tempo e voglia di rispondere e di darmi qualche consiglio utile. Ancora grazie e buona serata a tutti.
Cordiali saluti
[#1]
Psicologo
Gentile Utente,
può capitare di invaghirsi di chi si prende cura di noi, ma è solamente un "effetto collaterale" della cura, che perciò va considerato come tale e nulla più.
La Collega Le avrà cerrtamente detto che dargli un seguito costituirebbe una grave violazione delle norme deontologiche e soprattutto avrebbe un effetto controproducente sulla cura.
Perciò Lei dovrà sfruttare l'energia che avverte dirottandola verso altri obiettivi.
può capitare di invaghirsi di chi si prende cura di noi, ma è solamente un "effetto collaterale" della cura, che perciò va considerato come tale e nulla più.
La Collega Le avrà cerrtamente detto che dargli un seguito costituirebbe una grave violazione delle norme deontologiche e soprattutto avrebbe un effetto controproducente sulla cura.
Perciò Lei dovrà sfruttare l'energia che avverte dirottandola verso altri obiettivi.
[#2]
"Nonostante gliene abbia parlato non ho ottenuto miglioramenti, anzi."
Gentile Utente,
Lei sta ottenendo dei miglioramenti per il problema per il quale è andato in terapia?
Per quale motivo o problema ha iniziato un lavoro psicologico?
Gentile Utente,
Lei sta ottenendo dei miglioramenti per il problema per il quale è andato in terapia?
Per quale motivo o problema ha iniziato un lavoro psicologico?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Grazie ad entrambi per la vostra risposta.
Gentile Dottoressa Pileci,
chiedo scusa se mi sono spiegato male. In merito al problema per cui ho deciso di entrare in terapia (attacchi d'ansia/panico) ho ottenuto dei miglioramenti, anche perché come ho scritto, la dottoressa in questione penso sia una persona preparata e parlare con lei mi ha sempre fatto bene. Mi riferivo ai "miglioramenti" relativi a questa attrazione/infatuazione nei suoi confronti: pensavo che parlargliene avrebbe migliorato questa mia situazione interiore, che mi avrebbe fatto stare più tranquillo, come se mi fossi tolto un peso. Invece questo pensiero si sta facendo sempre più pressante. Quindi, il problema che dentro di me si fa largo con insistenza è: so che razionalmente non dovrei interrompere la terapia, primo perché credo di non essere io quello a possedere le competenze tecniche necessarie per stabilirlo (mi corregga se sbaglio), e secondo perché so anche che interrompere la terapia per conoscerla fuori dal contesto lavorativo, sarebbe cosa alquanto futile e pretenziosa. D'altro canto la parte irrazionale sta avendo il sopravvento e mi sta sviando verso la seconda, improbabile ipotesi. Questo è sostanzialmente il dissidio interiore che ha provocato un peggioramento e non un miglioramento, del mio stato d'animo, che ho paura rischi di intralciare le cose buone fatte durante il percorso. Mi perdoni la prolissità.
Cordiali saluti
Gentile Dottoressa Pileci,
chiedo scusa se mi sono spiegato male. In merito al problema per cui ho deciso di entrare in terapia (attacchi d'ansia/panico) ho ottenuto dei miglioramenti, anche perché come ho scritto, la dottoressa in questione penso sia una persona preparata e parlare con lei mi ha sempre fatto bene. Mi riferivo ai "miglioramenti" relativi a questa attrazione/infatuazione nei suoi confronti: pensavo che parlargliene avrebbe migliorato questa mia situazione interiore, che mi avrebbe fatto stare più tranquillo, come se mi fossi tolto un peso. Invece questo pensiero si sta facendo sempre più pressante. Quindi, il problema che dentro di me si fa largo con insistenza è: so che razionalmente non dovrei interrompere la terapia, primo perché credo di non essere io quello a possedere le competenze tecniche necessarie per stabilirlo (mi corregga se sbaglio), e secondo perché so anche che interrompere la terapia per conoscerla fuori dal contesto lavorativo, sarebbe cosa alquanto futile e pretenziosa. D'altro canto la parte irrazionale sta avendo il sopravvento e mi sta sviando verso la seconda, improbabile ipotesi. Questo è sostanzialmente il dissidio interiore che ha provocato un peggioramento e non un miglioramento, del mio stato d'animo, che ho paura rischi di intralciare le cose buone fatte durante il percorso. Mi perdoni la prolissità.
Cordiali saluti
[#4]
Gentile Utente,
da come descrive la situazione sembra sia un problema d'ansia, in seguito al quale ha iniziato a rimuginare...
Lei scrive: "Appena ho sentito l'allarme, gliene ho parlato subito..."
Sembra che tutto sia per Lei carico di ansia e...allarme.
E' probabile che sia sia instaurata un meccanismo che La spinge al rimuginio.
Cordiali saluti,
da come descrive la situazione sembra sia un problema d'ansia, in seguito al quale ha iniziato a rimuginare...
Lei scrive: "Appena ho sentito l'allarme, gliene ho parlato subito..."
Sembra che tutto sia per Lei carico di ansia e...allarme.
E' probabile che sia sia instaurata un meccanismo che La spinge al rimuginio.
Cordiali saluti,
[#5]
Utente
Gentile Dottoressa Pileci,
sicuramente sono un soggetto molto ansioso ed emotivo, con grosse difficoltà a gestire le emozioni, e nella fattispecie non aiuta. Il motivo per cui ho deciso di sottoporre il "problema" ad occhi esperti ed esterni, è proprio dovuto alla paura di non riuscire a gestire la cosa. Non sto cercando qualcuno che mi fornisca la soluzione, semplicemente un consiglio su come muovermi. Se, in virtù di ciò che ho descritto, andare avanti con la terapia possa essere costruttivo o meno, o se questa "benedetta" terapia possa prendere o meno una piega non favorevole nell'affrontare le mie difficoltà insieme alla dottoressa durante il percorso.
Grazie ancora,
arrivederci
sicuramente sono un soggetto molto ansioso ed emotivo, con grosse difficoltà a gestire le emozioni, e nella fattispecie non aiuta. Il motivo per cui ho deciso di sottoporre il "problema" ad occhi esperti ed esterni, è proprio dovuto alla paura di non riuscire a gestire la cosa. Non sto cercando qualcuno che mi fornisca la soluzione, semplicemente un consiglio su come muovermi. Se, in virtù di ciò che ho descritto, andare avanti con la terapia possa essere costruttivo o meno, o se questa "benedetta" terapia possa prendere o meno una piega non favorevole nell'affrontare le mie difficoltà insieme alla dottoressa durante il percorso.
Grazie ancora,
arrivederci
[#6]
Il consiglio è di lasciarsi aiutare dalla terapeuta.
Il pz. ha il diritto di essere se stesso e di dire molto apertamente dove e come fa fatica, anche nella relazione terapeutica.
Inoltre non è davvero una Sua preoccupazione, perchè capita più spesso di quanto possa pensare e comunque spetta alla terapeuta gestire tutto ciò.
Cordiali saluti,
Il pz. ha il diritto di essere se stesso e di dire molto apertamente dove e come fa fatica, anche nella relazione terapeutica.
Inoltre non è davvero una Sua preoccupazione, perchè capita più spesso di quanto possa pensare e comunque spetta alla terapeuta gestire tutto ciò.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.7k visite dal 03/08/2014.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.