Pensieri intrusivi studio
salve alla mia età è una vita che cerco di combattere contro me stesso ma senza risultati soddisfacenti, circa dalla terza elementare. da piccolo avevo paura che gli altri mi infettassero, mi faceva schifo anche la mia saliva, la cosa probabilmente era dovuta a mia madre dalla quale ero terrorizzato che lasciava avariare i cibi nel frigo oltre ad altri problemi relativi all'igiene; mia madre è schizofrenicao dissociata, non ho mai visto la diagnosi. Col passare degli anni e dopo il divorzio, il problema si è risolto da solo. Da un paio di anni a questa parte seguo una terapia farmacologica prescrittami da uno psichiatra, se vi interessa: zarelis 150 compresse e xanax 50 rilascio prolungato, la terapia è stata solo di recente aumentata, la precedente prevedeva lo zarelis da 75 e il delorazepam da 1 mg al bisogno. In questi due anni di terapia sono stato particolarmente isolato dal mondo esternoe sono riuscito a studiare discretamente, non bene ma mi ci dedicavo per circa 8 ore al giorno seppur di studio effettivo ne rimediavo la metà. Da sempre invece studio e mi dedico solo a ciò che mi interessa se e quando mi interessa, qualsiasi attività mi sembra incredibilmente difficile e faticosa e non mi stimola quasi nulla. Lo psichiatra ha diagnosticato sindrome ansioso depressiva ed anche la psicologa ha confermato la diagnosi, a quest'ultima tuttavia risultava particolarmente difficile intraprendere una terapia col sottoscritto, ci sono stato per poco meno di un'anno,mi ha aiutato a riorganizzare i pensieri, a rendermi consapevole di quello che mi succedeva, ma per lo studio non si è fatto nulla, quello che gli interessava era che avessi una vita sociale e delle relazioni affettive ed anche lo zarelis dovrebbe essere per la fobia sociale di cui soffro e la quale mi procurava frequenti crisi d'ansia. Dalla psicologa non ci vado più per prblemi di natura economica, ma posso affermare che lo zarelis( che ho assunto solo successivamente all'abbandono della terapia psicologica) mi ha aiutato ad essere meno impacciato, anzi anche a stare a mio agio e ne sono contento. Ho trovato una ragazza che mi interessava e per il primo mese di corsi è stato stupendo anche sotto il profilo didattico in aula ero molto apprezzato e mi chiedevano spesso spiegazioni dato che il prof non ne dava, poi mi sono rivelato, lei mi ha detto che era fidanzata e sono entrato in crisi, adesso mi trovo da dove ho iniziato, mi distraggo facilmente, non mi concentro e tendo alle lacrime per qualsiasi cosa, pensieri ossessivi (non negativi e non sempre uguali) si frappongono tra me e gli studi, cerco di concentrarmi ma è inutile, non penso più a lei, ma forse ho perso l'autostima che mi ero creato, non sò altra mia caratteristica è lo essere costantemente pieno di dubbi, avete gentilmente consigli utili? grazie mille...
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Gentile Utente,
La farmaco terapia va sempre associata alla terapia psicologica .
Gli psicologi li trova anche in convenzione, pagando quindi un piccolo ticket
I consigli non servono a nulla, al sua condizione è complessa e merita ascolto, attento, empatico e competente ...
Nessun farmaco, può sostituirsi al dialogo con un clinico, anche se lei ha la sensazione che l' abbia reso meno impacciato i nuclei di fondo del suo disagio sono rimati li immodificati
La farmaco terapia va sempre associata alla terapia psicologica .
Gli psicologi li trova anche in convenzione, pagando quindi un piccolo ticket
I consigli non servono a nulla, al sua condizione è complessa e merita ascolto, attento, empatico e competente ...
Nessun farmaco, può sostituirsi al dialogo con un clinico, anche se lei ha la sensazione che l' abbia reso meno impacciato i nuclei di fondo del suo disagio sono rimati li immodificati
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile Utente,
la mancanza di concentrazione (ma anche di memoria) può in alcune circostanze e in alcune persone essere visto -in assenza di deficit neurologici- come un sintomo d'ansia, nel senso che quando andiamo in ansia, oltre alla sintomatologia fisica (es tachicardia) possiamo iniziare a rimuginare e quindi perdiamo la concentrazione, cala l'attenzione e rendiamo meno.
Quindi il mio suggerimento è di contattare uno psicologo psicoterapeuta per spezzare questo meccanismo. Se si è trovato bene con il curante precedente, può essere una buona idea, altrimenti può sceglierne un altro.
Posso chiederLe che tipo di psicoterapia ha fatto e con quali obiettivi?
la mancanza di concentrazione (ma anche di memoria) può in alcune circostanze e in alcune persone essere visto -in assenza di deficit neurologici- come un sintomo d'ansia, nel senso che quando andiamo in ansia, oltre alla sintomatologia fisica (es tachicardia) possiamo iniziare a rimuginare e quindi perdiamo la concentrazione, cala l'attenzione e rendiamo meno.
Quindi il mio suggerimento è di contattare uno psicologo psicoterapeuta per spezzare questo meccanismo. Se si è trovato bene con il curante precedente, può essere una buona idea, altrimenti può sceglierne un altro.
Posso chiederLe che tipo di psicoterapia ha fatto e con quali obiettivi?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
credo che gli obbiettivi primari erano quelli di colmare un disagio affettivo. Vede, io non potendo contare su una madre presente ho posto tute le mie fiducie con mio padre che era sempre affaccendato tra lavoro e politica, la situazione di mia madre è sempre stata grave ed io la avvertivo fin da piccolo, tanto è vero che avevo vergogna all'età di 4 anni se parlava in presenza dei miei amici che venivano a casa a giocare. Solo che a un certo punto mio padre ha abbandonato la causa ( comprendere il suo comportamento ) ed anche i rapporti con la famiglia di mia madre che mi ha cresciuto in sua assenza si sono deteriorati, avevo paura e mi disperavo quando tornava a casa tardi(mio padre) e avevo paura che gli accadesse qualcosa di brutto. Tornando agli obiettivi le devo precisare che attualmente vivo di nuovo con mia madre e separato da mio padre dati i rapporti che intercorrono tra me e la sua nuova moglie. Si è quindi tentato di fargli presente la situazione a mio padre e di cercare di farmi rientrare in casa ma niente. Secondo la dottoressa questo era un punto di partenza fondamentale e dato il cattivo esito, ho litigato con mio padre che pagava le sedute e quindi ho abbandonato la terapia. Altri obiettivi erano quelli di svegliarmi in orario al mattino, di farmi una doccia tutte le mattine, comprarmi vestiti nuovi, seguire un ordinato regime alimentare, allontanarmi da casa di mia madre e fare attività fisica.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.6k visite dal 31/07/2014.
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