Non ne esco e sono in pericolo
Buongiorno Dottori, sono alla disperazione, non riesco più ad affrontare nulla. Non sto bene e non riesco ad andare dal medico, sento di aver bisogno d'aiuto ma non riesco a rivolgermi ad uno psicologo perchè ho vissuto un'esperienza traumatica. Non riesco a parlarne con nessuno perchè non ho più fiducia, perchè ho paura, perchè forse ormai non ho più vere motivazioni. Forse è solo l'istinto di sopravvivenza che mi ha indotto a scrivere. Non riesco a fare pensieri utili smuovere la situazione. Non riesco a vedere soluzioni. Che cosa chiedo? Non lo so, forse sentivo solo il bisogno dirlo. Scusatemi.
[#1]
Gentile signora,se la sente di scrivere in modo più preciso qual è il suo disagio? Oppure ci vuol raccontare l'esperienza traumatica?
Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl
[#2]
Ex utente
Di disagi ne ho diversi, ma quello che mi preoccupa in questo momento è la mia salute fisica. Ho malesseri che mi preoccupano molto e non riesco ad andare medico. Benchè non il principale uno riguarda i denti, nonostante per vent'anni anni sia andata con cadenza semestrale dal dentista per controlli e pulizie, da diversi anni mi sono trascurata al punto da non avere il coraggio di affrontare i danni che mi sono provocata. Oltre alla vergogna di farmi vedere dal dentista, ho paura di:
non tollerare l'anestesia a causa di sospetti problemi cardiaci,
che il cuore non riesca sopportare l'ansia,
che i danni si siano estesi a tal punto da essere irreparabili o comunque molto seri,
di avere un'emorragia,
di uscire dall'ambulatorio in ambulanza,
di scoprire altre patologie in seguito agli esami necessari,
di prendere antibiotici per più motivi,
Questo per quanto riguarda la paura delle malattie, mie e dei miei famigliari. Poi c'è l'incubo della paura del vuoto della solitudine, una situazione lavorativa estremamente frustrante, il tutto condito dalla perdita di interesse per i passatempi/divertimenti/hobby. Ma non riesco più nemmeno a provvedere alle necessità della casa a meno che non diventino urgentissime, non mi compro più niente perchè non mi interessa a meno che non sia estremamente necessario.
Grazie per la risposta.
non tollerare l'anestesia a causa di sospetti problemi cardiaci,
che il cuore non riesca sopportare l'ansia,
che i danni si siano estesi a tal punto da essere irreparabili o comunque molto seri,
di avere un'emorragia,
di uscire dall'ambulatorio in ambulanza,
di scoprire altre patologie in seguito agli esami necessari,
di prendere antibiotici per più motivi,
Questo per quanto riguarda la paura delle malattie, mie e dei miei famigliari. Poi c'è l'incubo della paura del vuoto della solitudine, una situazione lavorativa estremamente frustrante, il tutto condito dalla perdita di interesse per i passatempi/divertimenti/hobby. Ma non riesco più nemmeno a provvedere alle necessità della casa a meno che non diventino urgentissime, non mi compro più niente perchè non mi interessa a meno che non sia estremamente necessario.
Grazie per la risposta.
[#3]
Ha qualcuno di fiducia, una persona cara, con cui condividere le sue paure? Un tale carico di ansia, preoccupazione, solitudine, non possono essere affrontate da soli e, oltretutto, se non condivise, aumentano di dimensione in maniera spropositata, e talvolta non realistica....
[#4]
Cara Signora,
d'accordo con la collega, oltre all'importantissima condivisione con le persone care sui disagi che ci descrive ha mai preso in considerazione l'idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta della sua città?
Quando i timori sulla propria salute, i pensieri negativi su sè stessi e i propri cari, l'insoddisfazione lavorativa e la perdita di piacere verso qualsiasi attività nonchè i frequenti rimuginamenti arrivano ad inficiare fortemente la propria esistenza allora sarebbe il caso di correre ai ripari.
Si può rivolgere, per dei primi colloqui inquadrativi, anche al consultorio familiare della sua zona. Si affidi con fiducia.
Restiamo in ascolto.
d'accordo con la collega, oltre all'importantissima condivisione con le persone care sui disagi che ci descrive ha mai preso in considerazione l'idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta della sua città?
Quando i timori sulla propria salute, i pensieri negativi su sè stessi e i propri cari, l'insoddisfazione lavorativa e la perdita di piacere verso qualsiasi attività nonchè i frequenti rimuginamenti arrivano ad inficiare fortemente la propria esistenza allora sarebbe il caso di correre ai ripari.
Si può rivolgere, per dei primi colloqui inquadrativi, anche al consultorio familiare della sua zona. Si affidi con fiducia.
Restiamo in ascolto.
Dr.ssa Nunzia Spiezio
Psicologa
Avellino
[#5]
Ex utente
Purtoppo no, con mio marito non ne parlo molto perchè è troppo superficiale, non riesce a capire e non potrebbe aiutarmi, poi se mi confido troppo potrei restare sola. Con i miei fratelli non ha senso parlarne, per loro, così come per mia madre (quando c'era) sono sempre stata quella che non aveva mai problemi, che stava sempre bene e se capitava di manifestare un problema finiva subito con un "ma sì, dai, che vuoi che sia! non preoccuparti! " oppure, "caspita! mi dispiace, beh, ora devo andare..."
Di amicizie confidenziali non ne ho, ho investito tutto nella famiglia perchè sentivo bisogno di un rifugio, pensavo fosse l'unica soluzione per me. Non è stata una scelta felice, ma è andata così, ora è inutile recriminare.
Di amicizie confidenziali non ne ho, ho investito tutto nella famiglia perchè sentivo bisogno di un rifugio, pensavo fosse l'unica soluzione per me. Non è stata una scelta felice, ma è andata così, ora è inutile recriminare.
[#6]
Se si tiene tutto dentro, problemi piccoli e grandi rischiano di diventare enormi...se ne è accorta anche da sola, e si è trovata a scrivere qui. Non so che genere di esperienza traumatica abbia vissuto con lo psicologo che ci nomina, e se vuole raccontarcela, tuttavia questo non esclude che si possa rivolgere ad un altro nostro collega: ha molte possibilità di informarsi sul professionista al quale rivolgersi.
[#7]
Ex utente
Mi piacerebbe raccontarla, ma come mi accingo a scrivere mi va il cuore in gola. Andando da un'altro ho paura di rivitalizzare quel vissuto. Qualora dovessi trovare qualcuno che mi ispiri un pò di fiducia, come dovrei affrontare la prima fase? Avrei bisogno di sondare con molte domande, pensate che sia possibile?
[#8]
Lei ha il diritto di porre qualsiasi domanda.
Per superare un evento traumatico è necessario fare uno sforzo ed immergersi in ciò che spaventa, ma in un luogo protetto e al sicuro. Questo va fatto solo se non terrorizza troppo, altrimenti si ottiene l'effetto opposto.
Lei ha diverse possibilità: può iniziare scrivendo quello che le è successo, descrivendo fatti e vissuti, e tenere questo scritto per sè, come sfogo personale. Può decidere di condividerlo con noi. Può informarsi e cercare uno psicologo che le ispira fiducia (internet, medico di base, conoscenti), effettuare uno o due colloqui valutando come si trova, decidere se rivolgersi a qualcun altro oppure di aprirsi ed affrontare il problema, a parole, o con il foglio di cui sopra.
Tutto questo rispettando i suoi tempi che solo lei può decidere.
Un caro saluto,
Per superare un evento traumatico è necessario fare uno sforzo ed immergersi in ciò che spaventa, ma in un luogo protetto e al sicuro. Questo va fatto solo se non terrorizza troppo, altrimenti si ottiene l'effetto opposto.
Lei ha diverse possibilità: può iniziare scrivendo quello che le è successo, descrivendo fatti e vissuti, e tenere questo scritto per sè, come sfogo personale. Può decidere di condividerlo con noi. Può informarsi e cercare uno psicologo che le ispira fiducia (internet, medico di base, conoscenti), effettuare uno o due colloqui valutando come si trova, decidere se rivolgersi a qualcun altro oppure di aprirsi ed affrontare il problema, a parole, o con il foglio di cui sopra.
Tutto questo rispettando i suoi tempi che solo lei può decidere.
Un caro saluto,
[#10]
Ex utente
Buongiorno,
mi sono rivolta a una psicologa psicoterapeuta alla quale ho voluto chiedere quale fosse il suo orientamento e mi ha risposto che non ha importanza, che può usarne più di uno a seconda dei casi. Secondo voi, da professionisti, è accettabile questa risposta? Per me è importante avere chiarezza su questa cosa, è anche per non averla avuta nella precedente esperienza che mi è successo quel che mi è successo.
mi sono rivolta a una psicologa psicoterapeuta alla quale ho voluto chiedere quale fosse il suo orientamento e mi ha risposto che non ha importanza, che può usarne più di uno a seconda dei casi. Secondo voi, da professionisti, è accettabile questa risposta? Per me è importante avere chiarezza su questa cosa, è anche per non averla avuta nella precedente esperienza che mi è successo quel che mi è successo.
[#11]
Lo psicoterapeuta è tenuto a dichiarare quale tipo di psicoterapia è in grado di esercitare e nel quale è specializzato. Se è specializzato in più di una psicoterapia, glielo deve specificare. L'ordine degli psicologi al quale è iscritto deve poter confermare tali informazioni.
Un caro saluto
Un caro saluto
[#12]
Gentile utente,
"...orientamento e mi ha risposto che non ha importanza, che può usarne più di uno a seconda dei casi. "
Aggiungo a quanto detto dalla Collega, che esiste realmente una "Psicoterapia integrata" che utilizza vari approcci, il cui orientamento potrà leggere in
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
dove leggerà: "L'integrazione in psicoterapia nasce dall'esigenza di molti clinici di mettere insieme modelli teorici differenti, talvolta in netta contrapposizione tra loro, al fine di costruire un metodo di Psicoterapia capace di abbracciare le esigenze della persona in modo più flessibile e completo. Nel mettere in atto questo tentativo sono nate varie scuole di Psicoterapia Integrata".
Ma, a parte l'indirizzo teorico, è il feeling professionale che si crea tra il paziente e il terapeuta ad essere motore di cambiamento.
"...orientamento e mi ha risposto che non ha importanza, che può usarne più di uno a seconda dei casi. "
Aggiungo a quanto detto dalla Collega, che esiste realmente una "Psicoterapia integrata" che utilizza vari approcci, il cui orientamento potrà leggere in
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
dove leggerà: "L'integrazione in psicoterapia nasce dall'esigenza di molti clinici di mettere insieme modelli teorici differenti, talvolta in netta contrapposizione tra loro, al fine di costruire un metodo di Psicoterapia capace di abbracciare le esigenze della persona in modo più flessibile e completo. Nel mettere in atto questo tentativo sono nate varie scuole di Psicoterapia Integrata".
Ma, a parte l'indirizzo teorico, è il feeling professionale che si crea tra il paziente e il terapeuta ad essere motore di cambiamento.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#13]
Cara Signora,
abbraccio appieno la risposta della collega Brunialti sulle psicoterapie integrate.
Io stessa ho avuto modo, in una parte della mia formazione, di abbracciare l'approccio pluralistico integrato che ritengo molto valido.
Sembra però che, ciò che non le è sembrato molto chiaro, la mette a disagio e per cui le consiglio è di chiarire con la collega; è un presupposto necessario affinchè si istauri fiducia e l'alleanza terapeutica nel setting.
La saluto.
abbraccio appieno la risposta della collega Brunialti sulle psicoterapie integrate.
Io stessa ho avuto modo, in una parte della mia formazione, di abbracciare l'approccio pluralistico integrato che ritengo molto valido.
Sembra però che, ciò che non le è sembrato molto chiaro, la mette a disagio e per cui le consiglio è di chiarire con la collega; è un presupposto necessario affinchè si istauri fiducia e l'alleanza terapeutica nel setting.
La saluto.
[#14]
Ex utente
Grazie per i chiarimenti. Ok, quindi esiste una terapia integrata, chiederò se si tratta di questa, che, da come ho letto nella utile guida che mi è stata indicata, è un approccio ben preciso che si avvale di orientamenti specifici e non vago come mi è stato prospettato. Se ci saranno zone d'ombra su questo punto cercherò un'altra strada.
Nel frattempo vi voglio raccontare un conflitto che mi pesa in queste ultime settimane. Sento il bisogno di acquistare dei fitofarmaci in erboristeria per cercare fronteggiare dei malesseri che mi affliggono, ma ogni volta che mi accingo a farlo non riesco a concludere niente. Mi sento in imbarazzo ad esporre all'erborista i miei disturbi, e poi non vorrei che in casa mi chiedessero informazioni sull'acquisto e non voglio avere cose da tenere nascoste che se venissero trovate sarebbero ancora peggio. Poi c'è anche il fatto che temo che il prodotto possa farmi male. Vorrei tanto poter andare ad acquistare quello che voglio senza problemi e poter raccontare tranquillamente anche a casa ciò che mi affligge. Mi potete dare un aiuto in proposito? Grazie.
Nel frattempo vi voglio raccontare un conflitto che mi pesa in queste ultime settimane. Sento il bisogno di acquistare dei fitofarmaci in erboristeria per cercare fronteggiare dei malesseri che mi affliggono, ma ogni volta che mi accingo a farlo non riesco a concludere niente. Mi sento in imbarazzo ad esporre all'erborista i miei disturbi, e poi non vorrei che in casa mi chiedessero informazioni sull'acquisto e non voglio avere cose da tenere nascoste che se venissero trovate sarebbero ancora peggio. Poi c'è anche il fatto che temo che il prodotto possa farmi male. Vorrei tanto poter andare ad acquistare quello che voglio senza problemi e poter raccontare tranquillamente anche a casa ciò che mi affligge. Mi potete dare un aiuto in proposito? Grazie.
Questo consulto ha ricevuto 15 risposte e 3.8k visite dal 30/07/2014.
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