Senso di colpa

Buongiorno,
Sono una ragazza di 25 anni e negli ultimi tre anni il mio comportamento è molto cambiato. Parlo del mio atteggiamento nei confronti degli altri: amici, parenti, colleghi. Una volta il mio modo di fare era caratterizzato principalmente da una profonda opposizione all’opinione altrui. Diciamo che per principio non mi andava bene ciò che gli altri facevano o dicevano. Questo modo di fare tanto caratterizzava il mio essere, che venivo continuamente definita acida e brontolona.
Con il passare degli anni, finito il periodo peggiore cioè l’adolescenza, ho preso coscienza di questo mio problema e ho deciso di avvicinarmi gradualmente al modo di pensare delle altre persone, imparando a tenerlo in considerazione.
Ora, io credo di avere esagerato.
Di fatto io, ad oggi, mi sento succube dell’opinione altrui.
Ho elaborato questa cosa e mi sono resa conto che sono letteralmente sopraffatta da sensi di colpa, che molto spesso riesco a riconoscere come del tutto immotivati.
Praticamente qualsiasi cosa io faccia scatena in me grandi dubbi, che lentamente si trasformano nella certezza di aver deluso o offeso qualcuno.
Questo malessere rimane celato dentro di me accumulandosi, fino a scoppiare in rari episodi di grande rabbia.
Mi rendo conto che mentre accumulo questo senso di colpa (che io chiamo così, perché credo che di questo si tratti), modifico il mio comportamento diventando sempre più sospettosa nei confronti delle altre persone. Come se gli altri fossero pronti ad annientarmi in qualsiasi momento. In questo modo, ad esempio a lavoro, divento sempre più precisa, rigida ed inflessibile: controllo e ricontrollo tutto milioni di volte per essere certa di non commettere errori. Essendo io umana primo o poi sbaglio, a quel punto vengo rimproverata e lì mi arrabbio in modo assurdo. Mi arrabbio con gli altri ma prima di tutto con me stessa.
Così facendo entro in un circolo vizioso: mi sento in colpa, accumulo, scoppio, mi sento in colpa…
Come si potrà notare riesco a riflettere su questa mia condizione, tanto che sono arrivata più volte alla conclusione di pensare “agli altri non interessa nulla di quello che io sono o che io faccio, quindi perché devo sentirmi in colpa?” oppure “non ho fatto niente di male, non devo sentirmi in colpa”. Solo che questi pensieri durano poco, e ricado subito nei pensieri negativi.
Io non so più come fare a liberarmi da questa situazione.
Per un periodo ho cercato di starmene il più possibile lontano dalla gente. Ma mi sono resa conto che in quel modo la mia vita sociale naufragava, ed era peggio poi reinserirmi nei momenti “obbligatori”.Inoltre, so capire da sola che evitare un problema non è il modo per risolverlo.
Sono davvero senza speranze, l’unica cosa che mi è rimasta è pensare “se solo gli altri potessero capire il mio disagio, se solo sapessero quanta fatica faccio ogni giorno”!
dopo tante riflessioni non so come reagire a questa mia situazione, mi sento persa.
ringrazio in anticipo chi mi saprà dire qualcosa
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,m
Accumulare e scoppiare oppure evitare la vita relazionale, non mi sembrano entrambe due buone soluzioni.


Dovrebbe invece chiedersi, con l' aiuto di un nostro collega cosa la fa sentire a disagio, cosa la inquieta, cosa non regge del comportamento altrui....
Se non si legge dentro, non potrà effettuare nessuna modifica comportamentale e gli psicologi servono a questo.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Terminata l'adolescenza, che serve per crescere, diventare se stessi, ampliare il gradi di libertà nelle scelte, negoziare le relazioni sessuali, ecc... è carino che Lei sia diventata molto sensibile verso gli altri. Come Lei stessa dice, forse ha esagerato.
Non è più facile però spostare il tiro?
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
E' possibile imparare ad essere più assertive.
D'altra parte il Suo essere succube dell'opinione altrui potrebbe celare un po' di insicurezza, una bassa stima di sè, poca esperienza nelle relazioni,... ma si tratta di problemi che sono risolvibili.
Ciò che invece complica la faccenda è la Sua ansia che La rende ipercontrollante e che quindi si mette in mezzo alle Sue relazioni, connotandole negativamente.
Cosa fare?
Evitare non va bene perchè rafforza la paura.
Irrigidirsi non va bene perchè la porta allo sfinimento.
Imparare a sbagliare e ad allentare il controllo e il giudizio negativo che Lei per prima ha di se stessa mi sembrano dei punti di partenza che può prendere in considerazione.
Se la problematica si è rafforzata e fa molta fatica, uno psicologo psicoterapeuta di persona non potrà che aiutarLa.

Cordiali saluti,
[#3]
Utente
Utente
gentili dottoresse,
grazie per le vostre velocissime risposte.
purtroppo per me, allentare il controllo non è per niente facile.
seguire il vostro consiglio di consultare uno psicologo di persona mi fa molta paura. non so come spiegarlo, è come se raccontandola dal vivo a qualcuno, io riconoscessi ufficialmente di avere un comportamento che non è normale. e lo so che è così. ma io ho paura comunque, e me ne vergogno molto. inoltre, ho paura che andando da uno psicologo i miei pensieri negativi aumentino esponenzialmente, ritrovandomi a pensare a tutte le cose che ho detto nel corso dell'eventuale seduta. probabilmente andrebbe a finire che sminuirei il mio problema per non sembrargli matta..
non c'è modo di risolvere questa cosa individualmente?
come si impara a leggersi dentro? ad allentare il controllo?
io vedo che questa cosa in me peggiora.. a volte mi ritrovo a sentirmi in colpa per il fatto stesso di pensare di sentirmi in colpa. perchè mi rendo conto di non saper rimediare alla mia situazione. è inaccettabile.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

comprendo la Sua perplessità e difficoltà ad aprirsi con uno psicologo di persona, ma le Sue aspettative a riguardo non sono verosimili... non accade nulla di ciò che ha descritto nell'incontro con uno psicologo, che potrebbe essere semplicemente chirificatore, oppure più attivo, con l'indicazione di alcuni comportamenti da attuare, ecc...

Non c'è modo di attuare cambiamenti individualmente, perchè la nostra mente è relazionale e non individuale e Le dirò di più: la nostra coscienza si sviluppa solo se c'è un'altra mente accanto a noi e che si occupi di noi (in genere è la mamma questa figura). In caso contrario, e pur avendo tutte le condizioni materiali per sopravvivere, l'essere umano non sviluppa la coscienza.

Perchè Le dico questo? Perchè è nella relazione che può avvenire il cambiamento. E perchè è l'aiuto (e anche la mente relazionale) del terapeuta che promuove il cambiamento nel pz. Altrimenti sarebbe sufficiente la lettura di un libro (o dell'articolo che ho linkato sopra) per cambiare e risolvere la problematica.

Un suggerimento: può provare a contattare più psicologi e a porre loro già al telefono o via mail quelle domande che ha in mente per farsi una prima idea, ottenendo così le risposte di cui ha bisogno.

Comunque, per quanto ha espresso qui e con i limiti di un consulto on line, la Sua problematica sembra essere risolvibile in tempi decisamente brevi.

Cordiali saluti,