Autostima e rapporti affettivi

Sono un ragazzo di 21 anni, ho fatto il liceo classico, sono entrato a medicina la prima volta che ho provato il test, ho la media del 28 anche se negli ultimi mesi ho avuto grosse difficoltà di concentrazione nello studio e mi sono lasciato qualche esame indietro. Niente di drammatico e irrimediabile, ma ci vuole un po' di tempo e molto sforzo per recuperare e io in generale sono una persona che non affronta molto bene le sue defaillance perché è più facile continuare a vivere in una cupa e familiare abitudine di fallimento e autocommiserazione piuttosto che essere felici ed avere successo. Il successo implica una responsabilità che dobbiamo attribuire a noi e forse questa responsabilità mi spaventa. Non so. Inutile dire che i miei genitori non sono certo stati per me quella base sicura che due genitori dovrebbero essere, ma mi hanno dato e mi danno quello che possono darmi. Del resto tutte le persone possono dare solo quello che hanno e loro alcune cose dai miei nonni non le hanno mai avute. Il sistema famiglia tende a riprodurre e peggiorare le problematiche che già presenta.

In tutto ciò io non sono una persona carica di autostima. Sono calvo, a 21, non che sia importante, ma a volte penso che il mio ragazzo mi mollerà perché sono calvo. Ovviamente questo vuol dire che in realtà io penso di non essere degno del suo amore, il che è una cosa così irritante perché non mi permette di vivere serenamente una bella storia come la nostra. E lo so che i miei problemi derivano in larga misura dal modo in cui sono stato cresciuto. Io sono colto, spiritoso quando sono di buon umore e sarcastico quando sono di cattivo, do buoni consigli e ho una bella testa, anche se spelacchiata. Sono alto 183 cm e ho un fisico normale, dei lineamenti simmetrici. Non sono una adone, ma sono un ragazzo come tanti. Non sono un genio e uno studente modello, ma sono uno studente nella media con qualche difficoltà. Sono imperfetto come tutti e la mia imperfezione cozza con la mia idea di perfezione e alcune volte la cosa mi fa star male. Vorrei essere di più, ma poi non riesco a tollerare lo sforzo che essere qualcosa di più implica (studiare con più impegno, andare in palestra, leggere di più etc.) e quindi mi butto giù e alcune volte mi sento inferiore al mio ragazzo, che non è perfetto nemmeno lui, si intenda.

Ho una costante paura che mi lasci. Ovviamente gliene ho parlato (ho fatto male?) perché ho imparato (non dai miei) che nelle relazioni bisogna esternare anche le nostre paure più intime e lui mi ha detto che ci sarà sempre per me. E quando me lo dice mi sento come se lo costringessi a stare con me perché gli faccio pena, soprattutto per la mia storia famigliare disastrata. Gli ho detto anche di questo, ovviamente senza toni melodrammatici, e lui mi ha detto che la famiglia è mia, il problema è mio e lui può solo dispiacersi e starmi vicino e che non importa.

Abbiamo una relazione insana? Sono insensati i miei complessi?

Ho sbagliato a parlarne?
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Psicologo attivo dal 2014 al 2024
Psicologo
Gentile ragazzo,

Probabilmente dovrebbe imparare a riconoscersi i meriti dei suoi traguardi, anche concedendosi delle gratificazioni di tanto in tanto. L'autostima dipende anche dall'autoefficacia, la quale è legata al sentirsi competenti e capaci e, considerati i suoi traguardi, credo che dovrebbe ritenersi tale.

L'aspetto fisico è soggettivo e tende a deteriorarsi nel tempo. I rapporti che si basano solo sulla "bellezza" tendono ad avere una durata limitata. Se il suo ragazzo le ha detto che vuole starle accanto, dovrebbe crederci e mettere da parte le paure legate al suo fisico. I capelli non fanno la felicità e non assicurano relazioni più durature.

Ha fatto bene a parlare con lui della sua storia e delle sue preoccupazioni. I rapporti funzionali si basano proprio sulla conoscenza e sulla condivisione di esperienze di vita. Fornire e ricevere sostegno e comprensione al partner garantisce relazioni più funzionali di quanto possano fare i capelli, i bicipiti, ecc... Tenga conto però che se lei continua a mostrarsi insicuro per la storia dei capelli nonostante le rassicurazioni ricevute, il partner potrebbe stancarsi e gettare la spugna. Quindi, considerato che al momento lei non ha motivo di dubitare di ciò che il suo ragazzo le ha detto, si focalizzi sul suo rapporto e si goda ogni suo successo. Vedrà che la sua autostima ne trarrà beneficio.

Cordialità
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Utente
Utente
Forse mi sono spiegato male, non penso nemmeno di aver nominato con lui il mio problema con il mio aspetto fisico. Io lo so che non sono brutto e so anche che l'aspetto fisico è l'ultima delle dinamiche da prendere in considerazione in un rapporto. La rosa alla fine sfiorisce e rimangono solo lo stelo e le spine. E poi non sono i capelli a fare di una persona una persona attraente.

Quello che ho detto a lui è semplicemente che ho paura di essere abbandonato, e ovviamente non per i miei capelli, ma perché tutte le mie figure di riferimento mi hanno rifiutato, in un modo o in un altro. Quindi questo non mi permette di vivere serenamente un rapporto. Ci sto lavorando ovviamente e le cose vanno meglio, ma il problema è a monte e il monte è solo mio.

Quello che lui mi ha detto era legato alla mia famiglia, ai miei problemi e lui ha detto che c'è e che ci sarà. Punto. La questione è finita lì.

E' che non è finita lì per me e mi è passato per la testa questo pensiero che non riesco a togliermi: si sente legato a me perché gli ho parlato della mia paura dell'abbandono.

E' questo che mi preoccupa.

Quello della calvizie dio mio è solo un paravento che ogni tanto mi si palesa, ma che cerco di evitare. Come lei ben sa farsi problemi sul proprio aspetto è solo un modo per spostare il focus dei propri pensieri da un problema spaventoso e soggettivo come l'insicurezza ad un problema oggettivo -sono calvo-, che poi un problema non è. Ogni tanto ci cado anche io, ma ovviamente non è questo il problema.

Mi spiace essermi spiegato male.
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Psicologo attivo dal 2014 al 2024
Psicologo
Gentile ragazzo,

Purtroppo i limiti imposti dal mezzo possono dare adito a fraintendimenti. Proprio per questo non è consentito effettuare diagnosi o indicare strategie d'intervento attraverso internet. Ha fatto bene a replicare spostando maggiormente il focus sulle problematiche che le stanno a cuore.

Lei scrive "si sente legato a me perché gli ho parlato della mia paura dell'abbandono". Si tratta di una sua deduzione, probabilmente legata alla possibile mancanza di uno stile di attaccamento sicuro. Tuttavia dubito che il suo ragazzo stia con lei solo perché gli ha parlato delle sue insicurezze. La compassione non può essere la base di una relazione. Può darsi che il suo ragazzo le abbia mostrato tenerezza e comprensione e che si sia dispiaciuto per quello che lei ha vissuto, ma se sta con lei è solo perché prova dei sentimenti nei suoi confronti, non perché si sente obbligato a farlo. Quindi il mio suggerimento resta quello di prima: cerchi di vivere la sua storia con serenità.

Per quanto riguarda invece la paura dell'abbandono, se pensa che questa possa interferire con le sue relazioni, le suggerisco un consulto diretto presso uno psicologo della sua zona. Si tratta infatti di pensieri che possono essere legate a legami affettivi instabili o carenti durante l'infanzia. Finché si tratta di pensieri occasionali che non impediscono di vivere pienamente la propri vita, si può cercare di non dargli troppo peso. Esperienze successive di relazioni affettive funzionali (anche se vissute durante la vita adulta) possono infatti contribuire a ridurre tali preoccupazioni. Se invece queste paure le impediscono di fidarsi degli altri e di vivere pienamente le relazioni, la consulenza psicologica diretta può rivelarsi la strategia più utile da seguire.

Cordialità