Età per studiare, pro-contro?
Salve,
ho ripreso l'università lasciata qualche anno fa. Ho scelto questo percorso con passione e con un obiettivo. Mi rendo conto che è difficile trovare lavoro in generale, a prescindere dall'età ma purtroppo non c'è nessuno delle persone che mi circondano che mi incoraggi.
Ho una famiglia (compresi i parenti) del sud, senza aver preso il diploma. Continuano a dirmi che non serve a nulla quello che sto facendo; loro dicono "meglio i corsi di formazione". Io sono intenzionata a continuare anche se trovassi un qualunque lavoro nel presente, perché non studio per "tappabuco".
Tuttavia, nonostante i risultati molto buoni che raggiungo, a volte mi demoralizzo, soprattutto perché le persone a cui ne parlo, mi guardano come se pensassero "poverina, che pensa lei" in quello che faccio e in generale, soprattutto mio zio, dice che studiare non serve a niente (lui ha la quinta elementare).
Sembra quasi che chiunque incontri, appena dico che ho 30 anni, mi scoraggi, frecciatine, smorfie come dire "mah..., io fossi in te lascerei perdere". Anche persone non del sud, ma comunque mi sono arrivate frasi del tipo "tanto ormai sei grande, tanto ti passeranno tutti avanti, tanto arriverai a 40 anni che non hai concluso, tanto studiare non serve e così via"
Io sono aperta di mente e cerco nei limiti del realismo, di essere un po' positiva.
Mia madre, pure lei del sud senza studi importanti, è 50% e 50%. Come ogni genitore sarebbe contenta se mi laureassi, allo stesso tempo, comprensibile, rimane scettica.
Ho deciso di rivolgermi a voi perché so che fate parte della categoria "laureati", e forse tra di voi c'è qualcuno che la laurea non l'ha presa esattamente a 24 anni, o almeno credo.
Vorrei capire come devo reagire, emotivamente parlando.
Grazie
ho ripreso l'università lasciata qualche anno fa. Ho scelto questo percorso con passione e con un obiettivo. Mi rendo conto che è difficile trovare lavoro in generale, a prescindere dall'età ma purtroppo non c'è nessuno delle persone che mi circondano che mi incoraggi.
Ho una famiglia (compresi i parenti) del sud, senza aver preso il diploma. Continuano a dirmi che non serve a nulla quello che sto facendo; loro dicono "meglio i corsi di formazione". Io sono intenzionata a continuare anche se trovassi un qualunque lavoro nel presente, perché non studio per "tappabuco".
Tuttavia, nonostante i risultati molto buoni che raggiungo, a volte mi demoralizzo, soprattutto perché le persone a cui ne parlo, mi guardano come se pensassero "poverina, che pensa lei" in quello che faccio e in generale, soprattutto mio zio, dice che studiare non serve a niente (lui ha la quinta elementare).
Sembra quasi che chiunque incontri, appena dico che ho 30 anni, mi scoraggi, frecciatine, smorfie come dire "mah..., io fossi in te lascerei perdere". Anche persone non del sud, ma comunque mi sono arrivate frasi del tipo "tanto ormai sei grande, tanto ti passeranno tutti avanti, tanto arriverai a 40 anni che non hai concluso, tanto studiare non serve e così via"
Io sono aperta di mente e cerco nei limiti del realismo, di essere un po' positiva.
Mia madre, pure lei del sud senza studi importanti, è 50% e 50%. Come ogni genitore sarebbe contenta se mi laureassi, allo stesso tempo, comprensibile, rimane scettica.
Ho deciso di rivolgermi a voi perché so che fate parte della categoria "laureati", e forse tra di voi c'è qualcuno che la laurea non l'ha presa esattamente a 24 anni, o almeno credo.
Vorrei capire come devo reagire, emotivamente parlando.
Grazie
[#1]
Gentile Utente,
Io sono del sud e non mi sembra che al sud si dia meno valore allo studio.
Se lei ha la forza d' animo, la perseveranza e la voglia di studiare,vada avanti....mi sembra una scelta coraggiosa e volenterosa.
Oggi purtroppo la possibilità di lavorare non è direttamente correlata agli anni di studio,ma lo studio nutre la mente e la psiche, quindi secondi me, dovrebbe non farsi influenzare da nessuno ed andare avanti per la sua strada
Io sono del sud e non mi sembra che al sud si dia meno valore allo studio.
Se lei ha la forza d' animo, la perseveranza e la voglia di studiare,vada avanti....mi sembra una scelta coraggiosa e volenterosa.
Oggi purtroppo la possibilità di lavorare non è direttamente correlata agli anni di studio,ma lo studio nutre la mente e la psiche, quindi secondi me, dovrebbe non farsi influenzare da nessuno ed andare avanti per la sua strada
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Ex utente
Grazie dott.ssa Randone.
Non volevo dire che al sud si da meno importanza allo studio, ma nello specifico forse i miei parenti sono rimasti legati a certe "tradizioni"e attualmente conosco persone del sud che studiano e raggiungono buoni risultati.
Credo che più che influenzarmi a livello cognitivo, le persone che incontro lì per lì mi influenzano a livello emotivo, se poi ci aggiungo che sono consapevole delle difficoltà legate al mondo del lavoro in continua evoluzione, non è difficile a volte avere pensieri negativi.
La ringrazio per la sua gentile risposta,
cordiali saluti
Non volevo dire che al sud si da meno importanza allo studio, ma nello specifico forse i miei parenti sono rimasti legati a certe "tradizioni"e attualmente conosco persone del sud che studiano e raggiungono buoni risultati.
Credo che più che influenzarmi a livello cognitivo, le persone che incontro lì per lì mi influenzano a livello emotivo, se poi ci aggiungo che sono consapevole delle difficoltà legate al mondo del lavoro in continua evoluzione, non è difficile a volte avere pensieri negativi.
La ringrazio per la sua gentile risposta,
cordiali saluti
[#3]
Gentile Utente,
intanto complimenti per ciò che sta facendo!
Secondo me il problema è come mai Lei si lascia influenzare o rattristare da chicchessia quando parla dei Suoi studi, ma potrebbe accadere con qualunque altro argomento...
Se Lei è sicura del fatto di Suo, ha una buona rappresentazione e stima di sè, ed è convinta di ciò che fa, magari potrà un po' infastidire talvolta la critica infondata, ma poi sarà in grado di lasciar scivolare tutto ciò.
Lei chiede come reagire emotivamente... da una parte le nostre emozioni sono preziose e ci servono per capire e valutare che cosa accade attorno a noi. Quindi ci sta che Lei sia triste quando sente tali critiche. Ma sarebbe importante capire se la tristezza è legata alla mancanza di lavoro, alla mancanza di comprensione da parte di queste persone, o a qualcos'altro, magari al significato che per Lei ha avere una laurea ma che viene svilita dai Suoi parenti, ecc...
D'altra parte non possiamo essere noi a dirLe come reagire, nè come deve emozionarsi. Però mi pare importante che Lei capisca prima se è convinta della Sua scelta, e che cosa esprime quell'emozione che sembra infastidirLa.
Cordiali saluti,
intanto complimenti per ciò che sta facendo!
Secondo me il problema è come mai Lei si lascia influenzare o rattristare da chicchessia quando parla dei Suoi studi, ma potrebbe accadere con qualunque altro argomento...
Se Lei è sicura del fatto di Suo, ha una buona rappresentazione e stima di sè, ed è convinta di ciò che fa, magari potrà un po' infastidire talvolta la critica infondata, ma poi sarà in grado di lasciar scivolare tutto ciò.
Lei chiede come reagire emotivamente... da una parte le nostre emozioni sono preziose e ci servono per capire e valutare che cosa accade attorno a noi. Quindi ci sta che Lei sia triste quando sente tali critiche. Ma sarebbe importante capire se la tristezza è legata alla mancanza di lavoro, alla mancanza di comprensione da parte di queste persone, o a qualcos'altro, magari al significato che per Lei ha avere una laurea ma che viene svilita dai Suoi parenti, ecc...
D'altra parte non possiamo essere noi a dirLe come reagire, nè come deve emozionarsi. Però mi pare importante che Lei capisca prima se è convinta della Sua scelta, e che cosa esprime quell'emozione che sembra infastidirLa.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Ex utente
Grazie dott.ssa Pileci.
Credo che mi infastidiscano le critiche da quando sono piccola, soprattutto sono tendenzialmente ansiosa (quel genere di ansia del "qualcosa di brutto dietro l'angolo").
Più che non credere in ciò che faccio, spesso mi capita di credere poco nelle mie potenzialità, e questo però lo riverso in ogni campo della vita.
Per esempio, conosco bene l'inglese e due anni fa andai all'estero a lavorare due mesi nel turismo. Per quanto mi piacesse e per quanto l'inglese lo sapessi, davanti alle persone la mia performance era scarsa, ero inibita e perfino il mio datore di lavoro mi disse "tu non credi molto in te stessa". Mi spinse a fare una prenotazione per telefono e io, con una leggera ansia ebbi il coraggio di rifiutarmi. Non volevo parlare davanti a lui, forse da sola avrei provato. Dopo un po' ci riprovai e lo feci e andò piuttosto bene.
Infatti più ho familiarità con le persone, più sono disinvolta. Ma in situazioni di giudizio, bo, mi sembra di essere in attesa di una sentenza di vita o di morte, anzi a volte una vera e propria paura di prendermi un rimprovero.
In generale, un'offesa mi rimane più impressa di un complimento.
Forse sono troppo ansiosa o cerco troppo la "perfezione".
Grazie ancora,
cordiali saluti
Credo che mi infastidiscano le critiche da quando sono piccola, soprattutto sono tendenzialmente ansiosa (quel genere di ansia del "qualcosa di brutto dietro l'angolo").
Più che non credere in ciò che faccio, spesso mi capita di credere poco nelle mie potenzialità, e questo però lo riverso in ogni campo della vita.
Per esempio, conosco bene l'inglese e due anni fa andai all'estero a lavorare due mesi nel turismo. Per quanto mi piacesse e per quanto l'inglese lo sapessi, davanti alle persone la mia performance era scarsa, ero inibita e perfino il mio datore di lavoro mi disse "tu non credi molto in te stessa". Mi spinse a fare una prenotazione per telefono e io, con una leggera ansia ebbi il coraggio di rifiutarmi. Non volevo parlare davanti a lui, forse da sola avrei provato. Dopo un po' ci riprovai e lo feci e andò piuttosto bene.
Infatti più ho familiarità con le persone, più sono disinvolta. Ma in situazioni di giudizio, bo, mi sembra di essere in attesa di una sentenza di vita o di morte, anzi a volte una vera e propria paura di prendermi un rimprovero.
In generale, un'offesa mi rimane più impressa di un complimento.
Forse sono troppo ansiosa o cerco troppo la "perfezione".
Grazie ancora,
cordiali saluti
[#5]
Gentile Utente,
con tutti i limiti di un consulto on line sembra la bassa autostima a giocare qualche brutto scherzo: talvolta ciò che gli altri (che sono dei catalizzatori) ci dicono o fanno si appoggia sulla nostra mappa mentale che è fatta dalle nostre idee, dal nostro passato, dai nostri pregiudizi, ecc... e quindi fa emergere proprio ciò che è già lì disponibile e che però fa parte di noi.
In altre circostanze, se i parenti Le facessero tutte le osservazioni di questo mondo, ma Lei fosse più sicura del fatto Suo, allora lascerebbe scivolare tutto ciò che verrebbe etichettato come la loro opinione, sganciata dalla Sua.
Quando si è insicure o si ha una bassa autostima, si teme molto il giudizio degli altri.
Però è importante superare questa paura, perchè la conseguenza è che ci impedisce di fare tante cose che magari ci stanno anche a cuore.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
con tutti i limiti di un consulto on line sembra la bassa autostima a giocare qualche brutto scherzo: talvolta ciò che gli altri (che sono dei catalizzatori) ci dicono o fanno si appoggia sulla nostra mappa mentale che è fatta dalle nostre idee, dal nostro passato, dai nostri pregiudizi, ecc... e quindi fa emergere proprio ciò che è già lì disponibile e che però fa parte di noi.
In altre circostanze, se i parenti Le facessero tutte le osservazioni di questo mondo, ma Lei fosse più sicura del fatto Suo, allora lascerebbe scivolare tutto ciò che verrebbe etichettato come la loro opinione, sganciata dalla Sua.
Quando si è insicure o si ha una bassa autostima, si teme molto il giudizio degli altri.
Però è importante superare questa paura, perchè la conseguenza è che ci impedisce di fare tante cose che magari ci stanno anche a cuore.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.6k visite dal 27/07/2014.
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