Difficoltà a guardare negli occhi
Salve, come da oggetto, il mio problema è la difficoltà a guardare negli occhi la persona con cui parlo. Io non so dire se sia un qualcosa dovuto ad un fattore psicologico, perchè nel momento in cui parlo con qualcuno e non riesco a guardarlo, io non provo per niente un senso di vergogna, imbarazzo o quel che sia (certo, sono abbastanza timida ed a volte può pure capitare di parlare con qualcuno che mi imbarazza ma sento la stessa sensazione anche con mia madre con cui c'è confidenza assoluta e quindi non me lo spiego)..nel momento in cui distolgo lo sguardo avverto più che altro una sensazione stessa agli occhi, è come se non riuscissi a mantenere lo sguardo ma è come se la cosa fosse fine agli occhi e non a problemi di imbarazzo. Poi in alcuni casi invece non mi capita, con alcune persone non avverto questo problema. Il motivo per cui la cosa comincia a pesarmi troppo è che ho iniziato l'università e questa cosa mi capita anche agli esami. Sono sempre preparata ma nel momento in cui davanti ad un prof mi ritrovo a non reggere lo sguardo, mi agita un pò, incidendo sull'esito dell'esame stesso (perchè ovviamente il fatto di guardare altrove può sembrare sintomo di non sicurezza sulla propria preparazione)..anche in questo caso, dipendeva dal professore: con alcuni mi è capitato, altri no! Io vorrei risolvere questa cosa, tra l'altro oltre ad incidere sui miei esami, cosa a cui tengo tantissimo, mi preoccupo del futuro dato che mi auguro di fare l'avvocato e quindi dovrò parlare e straparlare!
[#1]
Gentile Utente,
la problematica da lei lamentate solitamente correla con elementi psicologici da attenzionare.
Se non regge lo sguardo, forse dovrebbe leggersi meglio dentro, dovrebbe comprendere, mediante un'aiuto psicologico cosa teme, cosa la inquieta, cosa la spaventa ...
Cerchi uno psicologo, anche in convenzione, potrà aiutarla nella disamina sottostante il comportamento che lei lamenta
la problematica da lei lamentate solitamente correla con elementi psicologici da attenzionare.
Se non regge lo sguardo, forse dovrebbe leggersi meglio dentro, dovrebbe comprendere, mediante un'aiuto psicologico cosa teme, cosa la inquieta, cosa la spaventa ...
Cerchi uno psicologo, anche in convenzione, potrà aiutarla nella disamina sottostante il comportamento che lei lamenta
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile Utente,
sostenere lo sguardo dell'interlocutore durante una conversazione è un'abilità sociale che si apprende ed è probabile che Lei in alcune circostanze abbia imparato che è più rassicurante evitare lo sguardo.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Tenga presente che nelle conversazioni è mediamente impossibile avere lo sguardo fisso negli occhi dell'interlocutore, in quanto chiudere lo sguardo e la visuale a chi sta parlando con noi è inquietante... persino nel setting psicoterapico l'eccellenza prevede di avere davanti a sè il pz ma di sistemare le poltrone con una precisa angolatura rispetto alla posizione del terapeuta in maniera tale da non chiudere la visuale del pz proprio per non metterlo a disagio, o di utilizzare la chaise longue con il terapeuta seduto dietro e risolvere il problema degli sguardi che si incrociano.
Tutto ciò perchè con lo sguardo comunichiamo e quindi è un aspetto importantissimo della comunicazione non verbale.
Chiaramente questa accortezza manca durante un esame all'università, ma ritengo sia impossibile mantenere lo sguardo fisso negli occhi del prof e dubito che il docente abbia lo sguardo fisso sullo studente per tutto il tempo. Sarebbe una condizione innaturale.
Quando si parla in pubblico è bene far girare lo sguardo su tutti gli interlocutori, in modo tale da coinvolgerli tutti e permettere loro -anche solo attraverso il non verbale- di essere coinvolti nella discussione. Questo però è imparabile e forse a Lei manca l'esperienza.
Quindi ciò che Lei descrive ha come conseguenza quella di metterla a disagio (es esami) ma potrebbe non celare alcuna problematica psicologica.
La timidezza NON è una patologia!
Lei scrive: "nel momento in cui davanti ad un prof mi ritrovo a non reggere lo sguardo, mi agita un pò, incidendo sull'esito dell'esame stesso (perchè ovviamente il fatto di guardare altrove può sembrare sintomo di non sicurezza sulla propria preparazione)."
Qui emergono le Sue convinzioni: secondo Lei è meglio se guardiamo il prof negli occhi durante l'esame. Sì, ma ci sta anche abbassare lo sguardo, magari per recuperare nella memoria le informazioni.
Invece se Lei ad es. sostiene che abbassare lo sguardo sia indice di sconfitta, imbarazzo, insicurezza, ecc... qui è il problema. E da qui inizia ad andare nel pallone, inficiando il risultato finale. Perchè anzichè concentrarsi su ciò che deve dire, inizia a pensare e a preoccuparsi di ciò che sta pensando il prof...
Addirittura esistono studi di PNL (programmazione neurolinguistica) sullo sguardo e sul fatto che quando dobbiamo ripescare nella memoria delle informazioni anche più semplici rispetto allo studio (Es. cosa ho fatto per lo scorso Natale, dove sono andata in vacanza l'anno scorso, ecc...), il nostro sguardo non è fisso negli occhi dell'interlocutore.
Proprio perchè non esistono avvocati timidi (^_____^) una buona palestra è quella di insistere nelle conversazioni, e poichè è consapevole di spostare lo sguardo, provare a mantenerlo di più e vedere che Le succede. E cosa succede all'interlocutore. Insomma anche questo è un comportamento che si apprende e poi si perfeziona con il tempo e l'esperienza.
Ben diverso è il caso in cui ci sia il timore del giudizio, la paura di apparire deboli e poco competenti, ecc... perchè abbassare lo sguardo (ma anche arrossire) può talvolta esprimere la sconfitta e la resa.
Cordiali saluti,
sostenere lo sguardo dell'interlocutore durante una conversazione è un'abilità sociale che si apprende ed è probabile che Lei in alcune circostanze abbia imparato che è più rassicurante evitare lo sguardo.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Tenga presente che nelle conversazioni è mediamente impossibile avere lo sguardo fisso negli occhi dell'interlocutore, in quanto chiudere lo sguardo e la visuale a chi sta parlando con noi è inquietante... persino nel setting psicoterapico l'eccellenza prevede di avere davanti a sè il pz ma di sistemare le poltrone con una precisa angolatura rispetto alla posizione del terapeuta in maniera tale da non chiudere la visuale del pz proprio per non metterlo a disagio, o di utilizzare la chaise longue con il terapeuta seduto dietro e risolvere il problema degli sguardi che si incrociano.
Tutto ciò perchè con lo sguardo comunichiamo e quindi è un aspetto importantissimo della comunicazione non verbale.
Chiaramente questa accortezza manca durante un esame all'università, ma ritengo sia impossibile mantenere lo sguardo fisso negli occhi del prof e dubito che il docente abbia lo sguardo fisso sullo studente per tutto il tempo. Sarebbe una condizione innaturale.
Quando si parla in pubblico è bene far girare lo sguardo su tutti gli interlocutori, in modo tale da coinvolgerli tutti e permettere loro -anche solo attraverso il non verbale- di essere coinvolti nella discussione. Questo però è imparabile e forse a Lei manca l'esperienza.
Quindi ciò che Lei descrive ha come conseguenza quella di metterla a disagio (es esami) ma potrebbe non celare alcuna problematica psicologica.
La timidezza NON è una patologia!
Lei scrive: "nel momento in cui davanti ad un prof mi ritrovo a non reggere lo sguardo, mi agita un pò, incidendo sull'esito dell'esame stesso (perchè ovviamente il fatto di guardare altrove può sembrare sintomo di non sicurezza sulla propria preparazione)."
Qui emergono le Sue convinzioni: secondo Lei è meglio se guardiamo il prof negli occhi durante l'esame. Sì, ma ci sta anche abbassare lo sguardo, magari per recuperare nella memoria le informazioni.
Invece se Lei ad es. sostiene che abbassare lo sguardo sia indice di sconfitta, imbarazzo, insicurezza, ecc... qui è il problema. E da qui inizia ad andare nel pallone, inficiando il risultato finale. Perchè anzichè concentrarsi su ciò che deve dire, inizia a pensare e a preoccuparsi di ciò che sta pensando il prof...
Addirittura esistono studi di PNL (programmazione neurolinguistica) sullo sguardo e sul fatto che quando dobbiamo ripescare nella memoria delle informazioni anche più semplici rispetto allo studio (Es. cosa ho fatto per lo scorso Natale, dove sono andata in vacanza l'anno scorso, ecc...), il nostro sguardo non è fisso negli occhi dell'interlocutore.
Proprio perchè non esistono avvocati timidi (^_____^) una buona palestra è quella di insistere nelle conversazioni, e poichè è consapevole di spostare lo sguardo, provare a mantenerlo di più e vedere che Le succede. E cosa succede all'interlocutore. Insomma anche questo è un comportamento che si apprende e poi si perfeziona con il tempo e l'esperienza.
Ben diverso è il caso in cui ci sia il timore del giudizio, la paura di apparire deboli e poco competenti, ecc... perchè abbassare lo sguardo (ma anche arrossire) può talvolta esprimere la sconfitta e la resa.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 18.2k visite dal 23/07/2014.
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