Disagio sociale: è davvero possibile superarlo da adulti?
Salve,
approfitto ancora dell'ottimo servizio che offrite e ringrazio in anticipo per la professionalità che mettete a disposizione di tutti.
Il problema che voglio esporre può forse interessare diverse persone, perché immagino sia piuttosto diffuso.
Pur essendo ormai un uomo adulto, mi vivo l'interazione con gli altri in modo del tutto inadeguato. Timidezza che si alterna ad esternazioni improvvise e stonate, riservatezza che lascia il posto nelle situazioni meno indicate a confidenze intime azzardate, totale incapacità a intervenire in modo intelligente nelle conversazioni ecc.
Insomma, non sono riuscito a sviluppare alcun tipo di intelligenza sociale.
L'apprendimento delle cosiddette "abilità sociali" si è fermato credo all'adolescenza, età in cui avevo elaborato una strategia compensatoria assolutamente disastrosa, che consisteva essenzialmente nello schivare l'ostacolo: recitavo la parte dell'adolescente tormentato, e facevo del mio essere "sopra le righe" e costantemente fuori luogo un punto di forza.
Ma questo atteggiamento che consisteva nell'esasperare i miei difetti fino a farne un vanto e una caratteristica positiva ha "funzionato" solo fino ai 22-23 anni.
Superata quell'età, certo, è più difficile che un disagio goffamente esibito come "anticonformismo" possa essere considerato un carattere attraente, com'era stato durante l'adolescenza.
Da allora, infatti, ho avuto enormi difficoltà nello stringere amicizie e rapporti sentimentali.
Ma non mi sembrava un problema invalidante perché avevo "tesaurizzato" i rapporti del passato.
Oggi invece il problema è gravemente invalidante, perché com'è normale che sia i legami stretti durante l'adolescenza si sono allentati, diversi rapporti sentimentali si sono interrotti e mi trovo in una condizione di profonda solitudine.
Ma la cosa più grave è che per il mio "lavoro" (precario all'università) le abilità che non sono riuscito ad apprendere negli anni dell'adolescenza sono necessarie.
E' fondamentale saper intervenire in modo brillante all'interno di una discussione, regolare il tono della voce, essere al tempo stesso rigorosi e sagaci, insomma tutto l'opposto di come sono.
Non riesco (ancora) a rassegnarmi all'idea che per questo handicap debba rinunciare a un lavoro che per altri versi costituisce una vera e propria vocazione (nella produzione scientifica in senso stretto ottengo discreti risultati).
Ma so che se non modifico le mie disastrose performances sociali non avrò speranza alcuna né di proseguire sulla mia strada né (soprattutto) di essere felice.
Per intenderci, negli ultimi cinque anni non è mai capitato che un mio interesse per una donna sia stato corrisposto.
E' possibile migliorare il modo di interagire, soprattutto in contesti formali, quando alcune dinamiche compensatorie errate si sono già radicate nei comportamenti?
Se sì, come?
approfitto ancora dell'ottimo servizio che offrite e ringrazio in anticipo per la professionalità che mettete a disposizione di tutti.
Il problema che voglio esporre può forse interessare diverse persone, perché immagino sia piuttosto diffuso.
Pur essendo ormai un uomo adulto, mi vivo l'interazione con gli altri in modo del tutto inadeguato. Timidezza che si alterna ad esternazioni improvvise e stonate, riservatezza che lascia il posto nelle situazioni meno indicate a confidenze intime azzardate, totale incapacità a intervenire in modo intelligente nelle conversazioni ecc.
Insomma, non sono riuscito a sviluppare alcun tipo di intelligenza sociale.
L'apprendimento delle cosiddette "abilità sociali" si è fermato credo all'adolescenza, età in cui avevo elaborato una strategia compensatoria assolutamente disastrosa, che consisteva essenzialmente nello schivare l'ostacolo: recitavo la parte dell'adolescente tormentato, e facevo del mio essere "sopra le righe" e costantemente fuori luogo un punto di forza.
Ma questo atteggiamento che consisteva nell'esasperare i miei difetti fino a farne un vanto e una caratteristica positiva ha "funzionato" solo fino ai 22-23 anni.
Superata quell'età, certo, è più difficile che un disagio goffamente esibito come "anticonformismo" possa essere considerato un carattere attraente, com'era stato durante l'adolescenza.
Da allora, infatti, ho avuto enormi difficoltà nello stringere amicizie e rapporti sentimentali.
Ma non mi sembrava un problema invalidante perché avevo "tesaurizzato" i rapporti del passato.
Oggi invece il problema è gravemente invalidante, perché com'è normale che sia i legami stretti durante l'adolescenza si sono allentati, diversi rapporti sentimentali si sono interrotti e mi trovo in una condizione di profonda solitudine.
Ma la cosa più grave è che per il mio "lavoro" (precario all'università) le abilità che non sono riuscito ad apprendere negli anni dell'adolescenza sono necessarie.
E' fondamentale saper intervenire in modo brillante all'interno di una discussione, regolare il tono della voce, essere al tempo stesso rigorosi e sagaci, insomma tutto l'opposto di come sono.
Non riesco (ancora) a rassegnarmi all'idea che per questo handicap debba rinunciare a un lavoro che per altri versi costituisce una vera e propria vocazione (nella produzione scientifica in senso stretto ottengo discreti risultati).
Ma so che se non modifico le mie disastrose performances sociali non avrò speranza alcuna né di proseguire sulla mia strada né (soprattutto) di essere felice.
Per intenderci, negli ultimi cinque anni non è mai capitato che un mio interesse per una donna sia stato corrisposto.
E' possibile migliorare il modo di interagire, soprattutto in contesti formali, quando alcune dinamiche compensatorie errate si sono già radicate nei comportamenti?
Se sì, come?
[#1]
Gentile utente,
nonostante la sua storia sia comune e da lei dettagliatamente argomentata, la psicologia non ha un "ricettario" che le permetta con un consulto on line di risolvere il problema.
Credo che la sua problematica abbia ragionevolmente molte possibilità di essere risolta attraverso dei consulti psicologici di persona.
Gli individui possono costantemente modificare i propri copioni comportamentali, il proprio sentire emozionale, soprattutto attraverso nuove esperienze, che mettano in discussione i precedenti schemi d'azione.
Restiamo in ascolto
nonostante la sua storia sia comune e da lei dettagliatamente argomentata, la psicologia non ha un "ricettario" che le permetta con un consulto on line di risolvere il problema.
Credo che la sua problematica abbia ragionevolmente molte possibilità di essere risolta attraverso dei consulti psicologici di persona.
Gli individui possono costantemente modificare i propri copioni comportamentali, il proprio sentire emozionale, soprattutto attraverso nuove esperienze, che mettano in discussione i precedenti schemi d'azione.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Gentile Utente,
intanto questa lettura potrebbe esserLe utile: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Inoltre vorrei sottolineare come le strategie di evitamento che Lei ha cercato di attuare non solo NON permettono di apprendere, ma soprattutto rafforzano il problema.
In questi casi possono essere sufficienti training di apprendimento delle abilità mancanti o, se nacessario e previa valutazione, una psicoterapia.
Direi comunque che anche in età adulta è possibile apprendere tali abilità: nelle aziende o in gruppi di adulti non è infrequente implementare training del genere.
Cordiali saluti,
intanto questa lettura potrebbe esserLe utile: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Inoltre vorrei sottolineare come le strategie di evitamento che Lei ha cercato di attuare non solo NON permettono di apprendere, ma soprattutto rafforzano il problema.
In questi casi possono essere sufficienti training di apprendimento delle abilità mancanti o, se nacessario e previa valutazione, una psicoterapia.
Direi comunque che anche in età adulta è possibile apprendere tali abilità: nelle aziende o in gruppi di adulti non è infrequente implementare training del genere.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Gentile dott. Mori, Gentile dott.ssa Pileci
ringrazio innanzitutto per la vostra risposta.
Indubbiamente, un consulto personale è sempre necessario per esprimere un parere circostanziato.
Mi conforta comunque avere conferma della possibilità di modificare anche in età adulta alcuni comportamenti che percepisco come fonte di disagio.
Avevo letto l'articolo consigliato dalla dott.ssa Pileci, e mi accorgo in effetti che ne sono stato influenzato nella formulazione della mia domanda.
Allo stesso tempo, mi chiedo quanto sia "giusto" lo schema "oggettivistico" sotteso al concetto di "abilità sociali". Nel momento in cui li mettevo in atto, i miei comportamenti "evitanti", lungi dall'essere fonte di disagio, erano al contrario il canale della mia autentica realizzazione. Solo oggi, in seguito a una serie di pressioni sociali, li avverto come fallimentari.
Una rieducazione è tanto necessaria quanto triste. Ma, mi rendo conto, non è un problema che riguarda la psicologia...
Ringrazio ancora per la vostra professionalità
Cordiali saluti
ringrazio innanzitutto per la vostra risposta.
Indubbiamente, un consulto personale è sempre necessario per esprimere un parere circostanziato.
Mi conforta comunque avere conferma della possibilità di modificare anche in età adulta alcuni comportamenti che percepisco come fonte di disagio.
Avevo letto l'articolo consigliato dalla dott.ssa Pileci, e mi accorgo in effetti che ne sono stato influenzato nella formulazione della mia domanda.
Allo stesso tempo, mi chiedo quanto sia "giusto" lo schema "oggettivistico" sotteso al concetto di "abilità sociali". Nel momento in cui li mettevo in atto, i miei comportamenti "evitanti", lungi dall'essere fonte di disagio, erano al contrario il canale della mia autentica realizzazione. Solo oggi, in seguito a una serie di pressioni sociali, li avverto come fallimentari.
Una rieducazione è tanto necessaria quanto triste. Ma, mi rendo conto, non è un problema che riguarda la psicologia...
Ringrazio ancora per la vostra professionalità
Cordiali saluti
[#4]
" i miei comportamenti "evitanti", lungi dall'essere fonte di disagio, erano al contrario il canale della mia autentica realizzazione. "
L'evitamento fa sempre stare bene sul momento perchè scende il livello di ansia o di paura ed è quindi percepito come protettivo.
Sul lungo periodo però crea solo difficoltà.
Cordiali saluti,
L'evitamento fa sempre stare bene sul momento perchè scende il livello di ansia o di paura ed è quindi percepito come protettivo.
Sul lungo periodo però crea solo difficoltà.
Cordiali saluti,
[#5]
Utente
E' vero, ma nel mio caso l'evitamento non consisteva nell'evitare qualcosa, ma nell'applicare regole diverse da quelle del "mondo degli adulti". Nel piccolo mondo che frequentavo, non evitavo niente, anzi, aderivo completamente al codice comportamentale del gruppo, affrontando tutto e condividendo in modo efficace emozioni e aspirazioni.
E' solo che quei codici non funzionano nel mondo degli adulti.
Non è sicuro che i "nuovi" codici e il "nuovo" mondo nel quale devo agire oggi portino alla realizzazione più di quelli dell'adolescenza.
Ma la realtà è questa, e occorre attraversarla.
Grazie ancora e buon lavoro
E' solo che quei codici non funzionano nel mondo degli adulti.
Non è sicuro che i "nuovi" codici e il "nuovo" mondo nel quale devo agire oggi portino alla realizzazione più di quelli dell'adolescenza.
Ma la realtà è questa, e occorre attraversarla.
Grazie ancora e buon lavoro
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.4k visite dal 19/07/2014.
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