Possibile ''correggere'' l'orientamento sessuale?
Salve,
sono un ragazzo che da circa un anno ha accettato completamene la sua omosessualità.
Attualmente mi trovo molto in armonia con quello che è il mio orientamento e non sento la necessità di cercare aiuto riguardo a questa mia situazione...
Tuttavia è soltanto da pochi mesi che mi sono dichiarato con i miei amici e familiari e purtroppo questi ultimi non hanno preso molto bene tutto ciò. Vorrebbero capire quali potrebbero essere state le cause di tutto ciò, pur essendo consapevoli del fatto che nella medicina attuale non sono ancora chiare le motivazioni che potrebbero aver definito un certo orientamento sessuale.
Spesso, proprio per questi motivi, ma soprattutto per il fatto che io non ne sento la necessità, entriamo in attrito quando discutiamo di ciò.
Sono a conoscenza del fatto che l'Ordine Italiano degli psicologi afferma che il ''compito'' dei terapeuti è quello di favorire l'accettazione della propria condizione e non quello di cercare di cambiare l'orientamento.
Sono d'accordo con tutto ciò dal momento che ho accettato con molta serenità la mia tendenza.
Tuttavia sono a conoscenza del fatto che alcuni terapeuti non "accettano" le linee guida proposte dall'ordine italiano degli psicologi ma bensì, e questi lo vogliono, possono aiutare la persona a cambiare il suo orientamento dal momento che questa non si accetta. Ed è proprio per questa motivazione che i miei genitori sono alla ricerca di quelle che possono essere state le cause che mi abbiano portato a definirmi omosessuale, pur lasciandomi comunque la libertà di rimanere in quella che è la mia inclinazione (anche se comunque non accettano molto il fatto che frequenti amici omosessuali...)
La mia domanda è: se un paziente omosessuale o bisessuale volesse provare a cambiare o a "ritrovare" il proprio orientamento eterosessuale rivolgendosi a un qualsiasi terapeuta iscritto all'Ordine degli psicologi italiani perchè non vuole accettare la propria condizione di omosessualità ed è fortemente motivato nel voler fare questo cambiamento, può trovare nel terapeuta un aiuto?
Nonostante io non voglia cambiare il mio orientamento (ammesso che questo possa essere fatto...) perchè, almeno per ora, non ne sento la necessità, ritengo giusto in effetti che, un paziente omosessuale che non si accetta per come è che è mosso da forti motivazioni di cambiamento, debba anch'esso avere la possibilità di poterlo fare magari rivolgendosi a un terapeuta che è iscritto all'ordine e non ad associazioni di volontari che potrebbero non dare un'assistenza adeguata al fine di raggiungere i risultati desiderati.
Attendo una vostra risposta e vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
Cordiali saluti
sono un ragazzo che da circa un anno ha accettato completamene la sua omosessualità.
Attualmente mi trovo molto in armonia con quello che è il mio orientamento e non sento la necessità di cercare aiuto riguardo a questa mia situazione...
Tuttavia è soltanto da pochi mesi che mi sono dichiarato con i miei amici e familiari e purtroppo questi ultimi non hanno preso molto bene tutto ciò. Vorrebbero capire quali potrebbero essere state le cause di tutto ciò, pur essendo consapevoli del fatto che nella medicina attuale non sono ancora chiare le motivazioni che potrebbero aver definito un certo orientamento sessuale.
Spesso, proprio per questi motivi, ma soprattutto per il fatto che io non ne sento la necessità, entriamo in attrito quando discutiamo di ciò.
Sono a conoscenza del fatto che l'Ordine Italiano degli psicologi afferma che il ''compito'' dei terapeuti è quello di favorire l'accettazione della propria condizione e non quello di cercare di cambiare l'orientamento.
Sono d'accordo con tutto ciò dal momento che ho accettato con molta serenità la mia tendenza.
Tuttavia sono a conoscenza del fatto che alcuni terapeuti non "accettano" le linee guida proposte dall'ordine italiano degli psicologi ma bensì, e questi lo vogliono, possono aiutare la persona a cambiare il suo orientamento dal momento che questa non si accetta. Ed è proprio per questa motivazione che i miei genitori sono alla ricerca di quelle che possono essere state le cause che mi abbiano portato a definirmi omosessuale, pur lasciandomi comunque la libertà di rimanere in quella che è la mia inclinazione (anche se comunque non accettano molto il fatto che frequenti amici omosessuali...)
La mia domanda è: se un paziente omosessuale o bisessuale volesse provare a cambiare o a "ritrovare" il proprio orientamento eterosessuale rivolgendosi a un qualsiasi terapeuta iscritto all'Ordine degli psicologi italiani perchè non vuole accettare la propria condizione di omosessualità ed è fortemente motivato nel voler fare questo cambiamento, può trovare nel terapeuta un aiuto?
Nonostante io non voglia cambiare il mio orientamento (ammesso che questo possa essere fatto...) perchè, almeno per ora, non ne sento la necessità, ritengo giusto in effetti che, un paziente omosessuale che non si accetta per come è che è mosso da forti motivazioni di cambiamento, debba anch'esso avere la possibilità di poterlo fare magari rivolgendosi a un terapeuta che è iscritto all'ordine e non ad associazioni di volontari che potrebbero non dare un'assistenza adeguata al fine di raggiungere i risultati desiderati.
Attendo una vostra risposta e vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
Cordiali saluti
[#1]
Gentile Utente,
Le dico il mio personale pensiero: assolutamente no.
L' orientamento sessuale non è un abito che si cambia in funzione dei desideri altrui, ma è un caposaldo della sua psiche e personalità .
Se la problematica é dei suoi genitori e lei è sereno, suggerisca ai suoi, di andare loro in consultazione al fine di trovare serenità, consapevolezza e lenire i sensi di colpa per non essere stati dei " buoni genitori"
Spesso i genitori dei figli omosessuali si sentono così
Cari auguri
Le dico il mio personale pensiero: assolutamente no.
L' orientamento sessuale non è un abito che si cambia in funzione dei desideri altrui, ma è un caposaldo della sua psiche e personalità .
Se la problematica é dei suoi genitori e lei è sereno, suggerisca ai suoi, di andare loro in consultazione al fine di trovare serenità, consapevolezza e lenire i sensi di colpa per non essere stati dei " buoni genitori"
Spesso i genitori dei figli omosessuali si sentono così
Cari auguri
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile Utente,
l'orientamento non si cambia, ma si può decidere di attuare un comportamento diverso. E pur rispettando il proprio orientamento, si può anche valutare quale può essere il comportamento più adatto da tenere, specialmente se è compromessa la propria *vita*.
Se da una parte è teoricamente auspicabile che l'altro ci accetti come siamo, nella realtà questa cosa non è detto che avvenga.
E così come non è corretto che uno debba modificare il proprio orientamento, non è neanche corretto che uno debba imporre un comportamento di accettazione nell'altro, il che è equivalente al fatto che se lei è libero di essere omosessuale, anche loro sono liberi di essere *omofobi*, sempre che vi sia reciproco rispetto ed ognuno abbia il proprio spazio.
Sa, è un pò come fumare: puoi manifestare il tuo desiderio di fumare, ma lo fai in zona fumatori, laddove se io non voglio fumatori intorno devo poter essere libero di non averne, senza che questo impedisca al fumatore di fumare.
I suoi amici non omosessuali non accettano la sua omosessualità: è un loro orientamento che va rispettato.
I suoi genitori non accettano le sue frequentazioni omosessuali? Se ha più di 18 anni è libero di andare a vivere da solo e di essere autonomo.
Bisogna stare attenti a porre aspettative irrealistiche sugli altri... sia la sua pretesa di essere accettato globalmente, sia la loro pretesa di *guarirla*.
Non si può piacere a tutti, ma ci si può impegnare nel trovare persone a cui piacciamo per come siamo.
Esistono terapeuti omofobi? In un mondo perfetto non dovrebbero. Nella realtà è un problema per le situazioni del SSN laddove lo psicologo è obbligato a prestare servizio a tutti, indistintamente. Nel privato si è più liberi dato che si può rifiutare esplicitamente o rendere impossibile la cosa, magari stabilendo un compenso di 100.000 euro l'ora.
Nella pratica basta chiedere l'orientamento al terapeuta in merito alla questione: si rispetta l'orientamento di ciascuno e si evita di perdere tempo lottando contro orientamenti non modificabili!
O no?
l'orientamento non si cambia, ma si può decidere di attuare un comportamento diverso. E pur rispettando il proprio orientamento, si può anche valutare quale può essere il comportamento più adatto da tenere, specialmente se è compromessa la propria *vita*.
Se da una parte è teoricamente auspicabile che l'altro ci accetti come siamo, nella realtà questa cosa non è detto che avvenga.
E così come non è corretto che uno debba modificare il proprio orientamento, non è neanche corretto che uno debba imporre un comportamento di accettazione nell'altro, il che è equivalente al fatto che se lei è libero di essere omosessuale, anche loro sono liberi di essere *omofobi*, sempre che vi sia reciproco rispetto ed ognuno abbia il proprio spazio.
Sa, è un pò come fumare: puoi manifestare il tuo desiderio di fumare, ma lo fai in zona fumatori, laddove se io non voglio fumatori intorno devo poter essere libero di non averne, senza che questo impedisca al fumatore di fumare.
I suoi amici non omosessuali non accettano la sua omosessualità: è un loro orientamento che va rispettato.
I suoi genitori non accettano le sue frequentazioni omosessuali? Se ha più di 18 anni è libero di andare a vivere da solo e di essere autonomo.
Bisogna stare attenti a porre aspettative irrealistiche sugli altri... sia la sua pretesa di essere accettato globalmente, sia la loro pretesa di *guarirla*.
Non si può piacere a tutti, ma ci si può impegnare nel trovare persone a cui piacciamo per come siamo.
Esistono terapeuti omofobi? In un mondo perfetto non dovrebbero. Nella realtà è un problema per le situazioni del SSN laddove lo psicologo è obbligato a prestare servizio a tutti, indistintamente. Nel privato si è più liberi dato che si può rifiutare esplicitamente o rendere impossibile la cosa, magari stabilendo un compenso di 100.000 euro l'ora.
Nella pratica basta chiedere l'orientamento al terapeuta in merito alla questione: si rispetta l'orientamento di ciascuno e si evita di perdere tempo lottando contro orientamenti non modificabili!
O no?
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#3]
Utente
Gentili terapeuti, vi ringrazio molto per le risposte, innanzitutto.
Dr. Bellizzi volevo solo precisare che i miei amici mi hanno accettato piuttosto bene, forse mi sono espresso male sopra...
Quanto ai miei genitori, essi tengono comunque a precisare che desiderano la mia felicità, per cui già sono disposti ad impegnarsi a rispettare il mio orientamento, così come io mi impegnerò sempre di più a comprendere questi loro "dubbi".
Comunque, la mia è solo una semplice curiosità, dal momento che mi sono ben accettato per il mio orientamento.
Quindi, anche se un paziente lo volesse, non potrebbe trovare aiuto per capire quali possano essere state le dinamiche che potrebbero aver determinato il suo orientamento?
(tengo a precisare nuovamente che la mia è solo una semplice curiosità in quanto non sento la necessità di fare questo tipo di terapia, ma leggendo su internet o avendo sentito da altre persone che in alcuni casi sono state efficaci le cosiddette "teorie riparative", è sorta in me la volontà di saperne qualcosa di più).
Cosa ne pernsate, ad esempio, di quei terapeuti che fanno riferimento a questo tipo di terapie?
Grazie ancora per la disponibilità
Dr. Bellizzi volevo solo precisare che i miei amici mi hanno accettato piuttosto bene, forse mi sono espresso male sopra...
Quanto ai miei genitori, essi tengono comunque a precisare che desiderano la mia felicità, per cui già sono disposti ad impegnarsi a rispettare il mio orientamento, così come io mi impegnerò sempre di più a comprendere questi loro "dubbi".
Comunque, la mia è solo una semplice curiosità, dal momento che mi sono ben accettato per il mio orientamento.
Quindi, anche se un paziente lo volesse, non potrebbe trovare aiuto per capire quali possano essere state le dinamiche che potrebbero aver determinato il suo orientamento?
(tengo a precisare nuovamente che la mia è solo una semplice curiosità in quanto non sento la necessità di fare questo tipo di terapia, ma leggendo su internet o avendo sentito da altre persone che in alcuni casi sono state efficaci le cosiddette "teorie riparative", è sorta in me la volontà di saperne qualcosa di più).
Cosa ne pernsate, ad esempio, di quei terapeuti che fanno riferimento a questo tipo di terapie?
Grazie ancora per la disponibilità
[#4]
" Quindi, anche se un paziente lo volesse, non potrebbe trovare aiuto per capire quali possano essere state le dinamiche che potrebbero aver determinato il suo orientamento?"
Questa è una domanda differente dalla precedente, certo che puó capire, mediante la psicoterapia
Questa è una domanda differente dalla precedente, certo che puó capire, mediante la psicoterapia
[#5]
Gentile Utente,
precisiamo un pò il senso delle parole, con l'ausilio di http://www.garzantilinguistica.it/
Se parliamo di *terapia* (quindi di un metodo di cura di una malattia) allora è necessario avere una diagnosi, e quindi, essendo malati si è *pazienti*, nel senso che si soffre perché affetto da malattia e sottoposto alle cure di un medico.
In questo caso l'omosessualità sarebbe una patologia (e così è stata considerata per lungo tempo da alcuni) e quindi richiederebbe una cura e quindi una psicoterapia.
L'orientamento invece è qualcosa di innato, ed in certo senso non del tutto sotto il controllo della persona: il mancino ha una predominanza dell'emisfero destro rispetto all'emisfero sinistro. E' una differenza strutturale, della meccanica cerebrale.
Il daltonico non vede determinati colori, non per scelta comportamentale, ma per una configurazione cerebrale. Ha, per così dire, una calibrazione diversa nella percezione dei colori rispetto ad altri.
La mia risposta alla sua domanda:
> Quindi, anche se un paziente lo volesse, non potrebbe trovare aiuto per capire quali possano essere state le dinamiche che potrebbero aver determinato il suo orientamento?
è
Si, se questo comportamento di soddisfare il proprio orientamento è originato da dinamiche, ma senza che questo presupponga che abbiano un'origine patologica.
Nel qual caso si va dallo psicologo in qualità di cliente per fare del coaching e del counseling alla scoperta e conoscenza di sé stessi; non per capire quali dinamiche provocano l'essere omosessuali, ma per capire quali dinamiche attiva l'essere omosessuali. E ribadisco senza patologizzare l'omosessualità.
Esiste un'omosessualità egosintonica (cioè non patologica) ed una omosessualità egodistonica (patologica, o vissuta male).
E' la stessa differenza che c'è tra digiunare ed essere anoressici: non mangiano entrambi, ma con grandi differenze ed esiti. E se un giorno non mangio, non sono anoressico. E se sono magro, non sono anoressico automaticamente.
precisiamo un pò il senso delle parole, con l'ausilio di http://www.garzantilinguistica.it/
Se parliamo di *terapia* (quindi di un metodo di cura di una malattia) allora è necessario avere una diagnosi, e quindi, essendo malati si è *pazienti*, nel senso che si soffre perché affetto da malattia e sottoposto alle cure di un medico.
In questo caso l'omosessualità sarebbe una patologia (e così è stata considerata per lungo tempo da alcuni) e quindi richiederebbe una cura e quindi una psicoterapia.
L'orientamento invece è qualcosa di innato, ed in certo senso non del tutto sotto il controllo della persona: il mancino ha una predominanza dell'emisfero destro rispetto all'emisfero sinistro. E' una differenza strutturale, della meccanica cerebrale.
Il daltonico non vede determinati colori, non per scelta comportamentale, ma per una configurazione cerebrale. Ha, per così dire, una calibrazione diversa nella percezione dei colori rispetto ad altri.
La mia risposta alla sua domanda:
> Quindi, anche se un paziente lo volesse, non potrebbe trovare aiuto per capire quali possano essere state le dinamiche che potrebbero aver determinato il suo orientamento?
è
Si, se questo comportamento di soddisfare il proprio orientamento è originato da dinamiche, ma senza che questo presupponga che abbiano un'origine patologica.
Nel qual caso si va dallo psicologo in qualità di cliente per fare del coaching e del counseling alla scoperta e conoscenza di sé stessi; non per capire quali dinamiche provocano l'essere omosessuali, ma per capire quali dinamiche attiva l'essere omosessuali. E ribadisco senza patologizzare l'omosessualità.
Esiste un'omosessualità egosintonica (cioè non patologica) ed una omosessualità egodistonica (patologica, o vissuta male).
E' la stessa differenza che c'è tra digiunare ed essere anoressici: non mangiano entrambi, ma con grandi differenze ed esiti. E se un giorno non mangio, non sono anoressico. E se sono magro, non sono anoressico automaticamente.
[#6]
"Quindi, anche se un paziente lo volesse, non potrebbe trovare aiuto per capire quali possano essere state le dinamiche che potrebbero aver determinato il suo orientamento?"
Gentile Utente,
attualmente non ne sappiamo abbastanza per rispondere a domande del genere ed è anche probabile che non ci siano spiegazioni a riguardo.
E' anche vero che una persona omosessuale serena vive bene la propria sessualità NON arriva nei nostri studi per capire come mai è omosessuale, così come una persona eterosessuale, se serena e felice, non si pone tali interrogativi e non giunge alla nostra osservazione.
Quindi ritengo che la Sua domanda sia mal posta o debba essere ridefinita: per Lei è un problema l'omosessualità? Se sì, allora può affrontare il problema con uno psicologo e farsi aiutare, ma se non lo è, che senso ha creare un problema dove non c'è?
E se sono i Suoi genitori ad avere un problema con l'omosessualità, allora è il caso siano loro a rivolgersi ad uno psicologo. Può visitare questo sito: www.agedonazionale.it
Quanto alla Sua CURIOSITA' su terapie riparative e dintorni, il sito non offre consulenze su curiosità ma su quesiti relativi alla propria salute.
Cordiali saluti,
Gentile Utente,
attualmente non ne sappiamo abbastanza per rispondere a domande del genere ed è anche probabile che non ci siano spiegazioni a riguardo.
E' anche vero che una persona omosessuale serena vive bene la propria sessualità NON arriva nei nostri studi per capire come mai è omosessuale, così come una persona eterosessuale, se serena e felice, non si pone tali interrogativi e non giunge alla nostra osservazione.
Quindi ritengo che la Sua domanda sia mal posta o debba essere ridefinita: per Lei è un problema l'omosessualità? Se sì, allora può affrontare il problema con uno psicologo e farsi aiutare, ma se non lo è, che senso ha creare un problema dove non c'è?
E se sono i Suoi genitori ad avere un problema con l'omosessualità, allora è il caso siano loro a rivolgersi ad uno psicologo. Può visitare questo sito: www.agedonazionale.it
Quanto alla Sua CURIOSITA' su terapie riparative e dintorni, il sito non offre consulenze su curiosità ma su quesiti relativi alla propria salute.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#7]
Gentile Utente,
la Sua è una domanda complessa perchè sono moltissime "le" omosessualità.
L'ordine degli Psicologi si è dichiarato contro la "terapia riparativa", considerate anche le possibili violazioni che può contrabbandare.
Ma potrà leggere di più nella News che ho postato, specifica su questa problematica:
"Gay e lesbiche: curarli per normalizzarli?".
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3480-gay-e-lesbiche-curarli-per-normalizzarli.html
Saluti cordiali.
la Sua è una domanda complessa perchè sono moltissime "le" omosessualità.
L'ordine degli Psicologi si è dichiarato contro la "terapia riparativa", considerate anche le possibili violazioni che può contrabbandare.
Ma potrà leggere di più nella News che ho postato, specifica su questa problematica:
"Gay e lesbiche: curarli per normalizzarli?".
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3480-gay-e-lesbiche-curarli-per-normalizzarli.html
Saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#8]
Utente
Vi rigrazio gentili dottori per le risposte che mi avete dato.
Vorrei, però, avere ancora qualche consiglio circa la mia situazione familiare. I miei genitori hanno molta difficoltà ad accettare questo mio orientamento. E' proprio per questo che poco tempo fa si sono rivolti al centro AGAPO (Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali), a Roma, di ispirazione cattolica. Questa associazione, da quel che ho compreso, si propone anche di fare delle terapie per capire quali siano state le dinamiche che abbiano portato all'omosessualità e, credo, cercare anche di "correggere" il proprio orientamento.
Ovviamente quando parlo con i miei genitori su questo argomento litighiamo sempre, o meglio, io mi arrabbio di più. Ritengo infatti che se ho raggiunto un equilibrio con me stesso e non ho problemi ad accettare la mia omosessualità, non vedo il motivo per cui questa deve essere cambiata. Loro non sono d'accordo su questa mia chiusura in quanto ritengono che, siccome siamo una famiglia, dobbiamo capire insieme quali possano essere state le dinamiche che abbiano determinato il mio orientamento.
I questa associazione, i miei genitori sono stati accolti da una persona che ha dato loro poi la possibilità di iniziare un percorso psicoterapico da settembre con un terapeuta che si propone di "correggere" l'orientamento.
Io, invece, vorrei che i miei genitori si rivolgessero a uno psicoterapeuta, pubblico o privato, che sia iscritto all'ordine italiano degli psicologi e che pertanto li aiuti nel percorso di accettazione.
A mio avviso, è come se i miei genitori cercassero di non farsi sfuggire questa possibilità di "correzione" dell'orientamento, motivati appunto da esperienze positive di persone che sono "cambiate" e dalla fiducia che hanno trovato in questa associazione.
Forse il rendersi conto dell' impossibilità di cambiare orientamento li aiuterà poi ad accettare quel che sono... Non saprei...
Cosa potete dirmi a riguardo?
Grazie molte, ancora, per la Vostra grande disponibilità.
Vorrei, però, avere ancora qualche consiglio circa la mia situazione familiare. I miei genitori hanno molta difficoltà ad accettare questo mio orientamento. E' proprio per questo che poco tempo fa si sono rivolti al centro AGAPO (Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali), a Roma, di ispirazione cattolica. Questa associazione, da quel che ho compreso, si propone anche di fare delle terapie per capire quali siano state le dinamiche che abbiano portato all'omosessualità e, credo, cercare anche di "correggere" il proprio orientamento.
Ovviamente quando parlo con i miei genitori su questo argomento litighiamo sempre, o meglio, io mi arrabbio di più. Ritengo infatti che se ho raggiunto un equilibrio con me stesso e non ho problemi ad accettare la mia omosessualità, non vedo il motivo per cui questa deve essere cambiata. Loro non sono d'accordo su questa mia chiusura in quanto ritengono che, siccome siamo una famiglia, dobbiamo capire insieme quali possano essere state le dinamiche che abbiano determinato il mio orientamento.
I questa associazione, i miei genitori sono stati accolti da una persona che ha dato loro poi la possibilità di iniziare un percorso psicoterapico da settembre con un terapeuta che si propone di "correggere" l'orientamento.
Io, invece, vorrei che i miei genitori si rivolgessero a uno psicoterapeuta, pubblico o privato, che sia iscritto all'ordine italiano degli psicologi e che pertanto li aiuti nel percorso di accettazione.
A mio avviso, è come se i miei genitori cercassero di non farsi sfuggire questa possibilità di "correzione" dell'orientamento, motivati appunto da esperienze positive di persone che sono "cambiate" e dalla fiducia che hanno trovato in questa associazione.
Forse il rendersi conto dell' impossibilità di cambiare orientamento li aiuterà poi ad accettare quel che sono... Non saprei...
Cosa potete dirmi a riguardo?
Grazie molte, ancora, per la Vostra grande disponibilità.
[#9]
I Suoi genitori hanno cercato qualcosa di contiguo alle loro idee sulla cosa.
"A settembre inizieranno un percorso psicoterapico". Con uno psicoterapeuta "vero", cioè iscritto all'Albo Psicologi e autorizzato alla psicoterapia?? Se così NON fosse, avrei qualche legittimo dubbio sia sulla competenza, sia sull'adesione alle norme etiche della nostra professione.
Ho provato a vedere il sito che Lei ci segnala.
Se solamente i Suoi genitori si attenessero a quanto loro consigliato nel link
"Consigli ai Genitori: amore nella verità"...
Saluti cordiali.
"A settembre inizieranno un percorso psicoterapico". Con uno psicoterapeuta "vero", cioè iscritto all'Albo Psicologi e autorizzato alla psicoterapia?? Se così NON fosse, avrei qualche legittimo dubbio sia sulla competenza, sia sull'adesione alle norme etiche della nostra professione.
Ho provato a vedere il sito che Lei ci segnala.
Se solamente i Suoi genitori si attenessero a quanto loro consigliato nel link
"Consigli ai Genitori: amore nella verità"...
Saluti cordiali.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 15.9k visite dal 17/07/2014.
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