Come interrompere una terapia?
Come posso interrompere la terapia con il terapeuta? non riesco a trovarmi più a mio agio dopo un anno. piuttosto che non presentarmi alla seduta successiva(che mi sembra irrispettoso e poi mancherebbe il pagamento delle sedute precedenti)cosa posso fare?è già parecchie volte che vorrei farlo ma ogni volta che vado li il terapeuta mi fa sempre cambiare idea.il motivo per interrompere la terapia è che al momento sento di non aver raggiunto determinati obiettivi che mi ero prefissata e determinate richieste fatte al terapeuta (una diagnosi e dei semplici esercizi di training autogeno)non sono state esaudite. come posso fare per limitare il fatto che alla seduta possa farmi cambiare idea?
[#1]
Gentile utente,
Lei vorrebbe concludere la terapia per
"non aver raggiunto determinati obiettivi che mi ero prefissata e determinate richieste fatte al terapeuta (una diagnosi e dei semplici esercizi di training autogeno) non sono state esaudite".
In realtà una psicoterapia non consiste in richieste del paziente e in un terapeuta che si adegua, bensi della "lettura" della domanda del paziente e in un "contratto" terapeutico che vede coinvolti ambedue.
Non ci dice nulla dei motivi con i quali il Suo terapeuta riesce a convincerLa a continuare: come mai? forse non lo ascolta? oppure non li ritiene importanti?
L'interruzione unilaterale della terapia (cioè non concordata) porta a svalutaretutto il lavoro fatto e ad annullarne i passi avanti.
Lei vorrebbe concludere la terapia per
"non aver raggiunto determinati obiettivi che mi ero prefissata e determinate richieste fatte al terapeuta (una diagnosi e dei semplici esercizi di training autogeno) non sono state esaudite".
In realtà una psicoterapia non consiste in richieste del paziente e in un terapeuta che si adegua, bensi della "lettura" della domanda del paziente e in un "contratto" terapeutico che vede coinvolti ambedue.
Non ci dice nulla dei motivi con i quali il Suo terapeuta riesce a convincerLa a continuare: come mai? forse non lo ascolta? oppure non li ritiene importanti?
L'interruzione unilaterale della terapia (cioè non concordata) porta a svalutaretutto il lavoro fatto e ad annullarne i passi avanti.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
L'interruzione di una terapia presenta in molti casi dei non detti tra paziente e terapeuta. Se lei non è soddisfatta di come la sta andando il vostro percorso, la cosa migliore è parlarne con il diretto interessato con cui ha trascorso un anno di sedute. Probabilmente rimettere in gioco le sue aspettative iniziali assieme alla situazione attuale la può aiutare a fare un bilancio più obiettivo della terapia; questo però deve farlo necessariamente in seduta con la persona che l'ha seguita fin qui in modo che assieme possiate, se ne è ancora convinta, trasformare l'interruzione in una conclusione concordata con dei tempi e dei modi che possiate decidere insieme.
Dr. Gianluigi Basile - Psicologo - Roma
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica Integrata
www.psicologobasile.it
[#3]
Ex utente
con la terapeuta ne abbiamo già parlato. mi continua a dire di fare un passo alla volta, ma francamente io, a parte qualche misero risultato, non sento di stare andando avanti, anzi la mia condizione (psicologica e fisica)è peggiorata drasticamente. più di una volta ho chiesto una possibile diagnosi, ma mi è stato risposto un semplice sintomo(dipendenza)e di andare da uno psichiatra per riceverla, ma in realtà uno psicologo deve dare una diagnosi al paziente, almeno per capire se è necessaria una cura psichiatrica o meno. avevo richiesto inoltre, visti gli effetti collaterali dell'ansia, se esisteva un modo per arginare temporaneamente l'ansia così da affrontare con più lucidità determinati problemi. il terapeuta mi ha detto che avrebbe fatto un corso di training autogeno a settembre, ma che avremmo potuto fare alcuni degli esercizi insieme durante le sedute: sono più di due mesi che aspetto, ma nonostante io a ogni seduta gli dico che sto sempre peggio, mi sento rispondere che è normale sentirsi male durante questo percorso. scusatemi ma mi sento presa letteralmente per i fondelli.
[#5]
Ex utente
diciamo che non è il primo terapeuta che cambio, e speravo che questa volta potesse funzionare finalmente. è vero che da una parte ho i miei genitori che non mi sostengono, ma ho sempre cercato fino a ora di andare loro contro, portando avanti l'idea che la psicoterapia mi stesse aiutando. ha funzionato ma gli ultimi mesi mi sento sempre peggio e la terapia servirebbe invece a far sentire meglio le persone no? sentirmi dire che è normale sentirsi così è brutto ed è brutto non ricevere il sostegno necessario e le risposte che cerco(lecite mi sembra).
[#6]
Ex utente
la cosa che mi faceva andare avanti è la voglia di cambiamento, di cambaire la mia vita e la possibilità di risolvere le cause dei disturbi fisici che mi porto dietro, che sono di origine neuropatica a psicosomatica. ma a quanto pare anche questo è sttao un fallimento. forse ritornerò tra un bel pò, quando avrò la completa autonomia economica ma anche delle mie scelte e una vita "normale"se così si può chiamare.
[#7]
>>ma in realtà uno psicologo deve dare una diagnosi al paziente..<<
dipende se sussiste o meno una psicopatologia. Se lei non ha una psicopatologia conclamata (disturbi d'ansia, dell'umore ecc.), lo psicologo ovviamente non può diagnosticare nulla e si limiterà quindi ad una valutazione di personalità, come probabilmente ha fatto il Collega definendo la sua condizione di "dipendenza". Non c'è bisogno di andare da uno psichiatra per riceverne una, lo psicologo può fare diagnosi alla stesso modo dello psichiatra.
Pensa di avere una psicopatologia?
>>diciamo che non è il primo terapeuta che cambio..<<
questo è un punto importante sul quale riflettere, altrimenti continuerà a mettere in atto le stesse dinamiche fallimentari.
Come mai si sono interrotte le precedenti esperienze?
dipende se sussiste o meno una psicopatologia. Se lei non ha una psicopatologia conclamata (disturbi d'ansia, dell'umore ecc.), lo psicologo ovviamente non può diagnosticare nulla e si limiterà quindi ad una valutazione di personalità, come probabilmente ha fatto il Collega definendo la sua condizione di "dipendenza". Non c'è bisogno di andare da uno psichiatra per riceverne una, lo psicologo può fare diagnosi alla stesso modo dello psichiatra.
Pensa di avere una psicopatologia?
>>diciamo che non è il primo terapeuta che cambio..<<
questo è un punto importante sul quale riflettere, altrimenti continuerà a mettere in atto le stesse dinamiche fallimentari.
Come mai si sono interrotte le precedenti esperienze?
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#8]
Ex utente
il primo psicoterapeuta l'ho abbandonato dopo due sedute, un pò perché non mi piaceva, ma poi perché era lontano da casa e i miei dovevano accompagnarmi ogni volta. con il secondo è durata un annetto, poi i miei mi ci hanno tolto a forza perché non avevo ottenuto nessun risultato(non avevo proprio capito come funzionava). dopo 3 anni in cui la mia situazione non ha fatto che peggiorare i miei deciso di contattare la psicoterapeuta si una conoscente, ma si vedeva che mi sentivo a disagio proprio perché sapevo che questa persona era ancora in cura e quindi venni passata a quest'altra psicoterapeuta da cui sono in cura ora.con lei mi sono trovata bene ma ho dovuto affrontare la riluttanza dei miei genitori, che speravano che il problema si risolvesse in fretta.ora come ora io non mi sento più in grado di continuare, perché la psicoterapia ha i suoi tempi e purtroppo il mondo che mi circonda mi obbliga ad accelerare quei tempi.
quindi dipendenza è una diagnosi? non ci sto capendo più nulla. allora perché mi è stato detto di andare da uno psichiatra se volevo una diagnosi?
quindi dipendenza è una diagnosi? non ci sto capendo più nulla. allora perché mi è stato detto di andare da uno psichiatra se volevo una diagnosi?
[#9]
Capisco che se sono i suoi genitori a sovvenzionre la terapia ritengano di avere voce in capitolo, se nn altro per limitare la spesa.
Noi diciamo che la terapia se la dovrebbe pagare l'interessato quando ha l'età (come nel caso Suo), assumendisi così anche "in solido" la responsabilità della scelta e la motivazione al cambiamento. Come? trovandosi un lavoretto, usando i propri risparmi o regalie ricevute.
Perchè tanta enfatizzazione della diagnosi? La diagnosi è una casella dove collocarla.
La terapeuta Le ha segnalato la dipendenza come area di Vostro lavoro, mi sembra di capire. Ma i "tempi del mondo" non coincidono purtroppo con quelli del lavoro psicologico e psicoterapico.
Noi da qui più concreti di così non non riusciamo ad essere, anche perchè la terapeuta avrà la propria campana.
Noi diciamo che la terapia se la dovrebbe pagare l'interessato quando ha l'età (come nel caso Suo), assumendisi così anche "in solido" la responsabilità della scelta e la motivazione al cambiamento. Come? trovandosi un lavoretto, usando i propri risparmi o regalie ricevute.
Perchè tanta enfatizzazione della diagnosi? La diagnosi è una casella dove collocarla.
La terapeuta Le ha segnalato la dipendenza come area di Vostro lavoro, mi sembra di capire. Ma i "tempi del mondo" non coincidono purtroppo con quelli del lavoro psicologico e psicoterapico.
Noi da qui più concreti di così non non riusciamo ad essere, anche perchè la terapeuta avrà la propria campana.
[#10]
>>quindi dipendenza è una diagnosi?<<
non è una diagnosi, ma una valutazione di personalità, ossia un tratto del suo carattere o stile di personalità, non necessariamente "patologico" (bisognerebbe comprendere quanto è invalidate per poterlo definire tale), forse meritevole di un intervento.
>>..allora perché mi è stato detto di andare da uno psichiatra se volevo una diagnosi?<<
bisognerebbe chiederlo al Collega.
>>la psicoterapia ha i suoi tempi e purtroppo il mondo che mi circonda mi obbliga ad accelerare quei tempi.<<
forse sarebbe meglio dire che è Lei ad avere i suoi tempi e non la psicoterapia o il mondo esterno. Credo sia importante spostare il focus su se stessa evitando condizionamenti esterni, soprattutto dai suoi genitori che tentando a mio avviso di essere "troppo presenti", in maniera peraltro ambivalente.
Questo modo di fare è alquanto paradossale: perché da una parte acconsentono alla psicoterapia (quando in realtà dovrebbe essere lei a prendere l'iniziativa in maniera indipendente) dall'altra cercano di "sabotala" con il loro modo di cercare dei risultati "tutto e subito".
non è una diagnosi, ma una valutazione di personalità, ossia un tratto del suo carattere o stile di personalità, non necessariamente "patologico" (bisognerebbe comprendere quanto è invalidate per poterlo definire tale), forse meritevole di un intervento.
>>..allora perché mi è stato detto di andare da uno psichiatra se volevo una diagnosi?<<
bisognerebbe chiederlo al Collega.
>>la psicoterapia ha i suoi tempi e purtroppo il mondo che mi circonda mi obbliga ad accelerare quei tempi.<<
forse sarebbe meglio dire che è Lei ad avere i suoi tempi e non la psicoterapia o il mondo esterno. Credo sia importante spostare il focus su se stessa evitando condizionamenti esterni, soprattutto dai suoi genitori che tentando a mio avviso di essere "troppo presenti", in maniera peraltro ambivalente.
Questo modo di fare è alquanto paradossale: perché da una parte acconsentono alla psicoterapia (quando in realtà dovrebbe essere lei a prendere l'iniziativa in maniera indipendente) dall'altra cercano di "sabotala" con il loro modo di cercare dei risultati "tutto e subito".
[#11]
Ex utente
gent. dott. brunialti il mio problema è proprio questo. sono totalmente dipendente dai miei e dagli altri che mi ha portato a chiudermi al mondo. non sto a raccontare le cause del mio disagio ma lavorare o trovare un lavoretto è una parte del mio problema di dipendenza. da quello che ho capito con al terapia è come se dovessi attraversare l'adolescenza che non ho mai vissuto e questo mi invalida parecchio, facendomi sentire inutile, demotivata e non portata a rischiare. se dovessi buttarmi adesso in un lavoretto, volontariato ecc la mia è quella di fallire e di reagire come la mia ansia mi impone: piangendo e scappando dai problemi. ho sempre agito come volevano gli altri e ora è il momento che inizi a ragionare con la mia testa anche se è impossibile, visto che ogni apsso mi riesce difficile senza consiglio del ragazzo, delle amiche dei genitori psicoterapeuta(rischia di diventare dipendenza anche con lei e non voglio che questo accada,. )se non fosse proprio l'indipendenza in ritardo(che i miei non accettano e non accetto sotto sotto anche io a causa delle pressioni che ricevo da loro, sia l'imbarazzo e la vergogna che provo ogni volta che qualcuno mi chiede cosa faccio nella vita)di sicuro mi sarei pagata io la terapia e di sicuro avrei avuto la possibilità di gestirla meglio.
[#12]
Ex utente
detto questo al momento mi sa che la situazione è irrisolvibile, e francamente non mi va più di far spendere soldi ai miei se non sto avendo miglioramenti effettivi che il resto del mondo(e anche io)desidero tanto. i miei tempi non verranno mai rispettati, in qualche modo dovrò sempre e comunque correre per restare al passo degli altri(tanto resterò comunque sempre indietro)però almeno non dovrò portarmi il peso della solitudine e dell'odio che gli altri provano verso di me addosso.
[#13]
>>..al momento mi sa che la situazione è irrisolvibile..<<
non esistono situazioni irrisolvibili specialmente se si tratta di dipendenza, affrancamento, insicurezza e autonomia; sono condizioni sulle quali si può intervenire, basta trovare strategie valide.
Ha mai considerato l'ipotesi di fare una psicoterapia presso un servizio AUSL?
Questo potrebbe far sentire i suoi genitori meno "sotto pressione" sul lato economico e lei magari inizierà a gestire la Sua psicoterapia con più autonomia.
non esistono situazioni irrisolvibili specialmente se si tratta di dipendenza, affrancamento, insicurezza e autonomia; sono condizioni sulle quali si può intervenire, basta trovare strategie valide.
Ha mai considerato l'ipotesi di fare una psicoterapia presso un servizio AUSL?
Questo potrebbe far sentire i suoi genitori meno "sotto pressione" sul lato economico e lei magari inizierà a gestire la Sua psicoterapia con più autonomia.
[#14]
Ex utente
le dico però che davvero ormai io non reggo più questa situazione. sicuramente ci sarà una soluzione, ma al momento il mio stato d'animo è sempre peggiore, anche perché le persone care a me invece di incoraggiarmi si sono stufate e mi stanno abbandonando. sono stata costretta a lasciare il mio ragazzo, perhcè la mia dipendenza ha disgregato la relazione. gli amici ci sono pochissimo e passo tutto il tempo in casa, anche il week end ormai. anche i miei si sono allontanati, mi hanno detto che rispetteranno i miei tempi, ma nel frattempo loro non ci saranno più per me e non ci saranno più in futuro.ora come ora non mi parlano più e non so neanche se saranno disposti a pagarmi ancora la psicoterapia. come vede giocano l'arma del ricatto.
intende tipo consultorio? avevo già accennato la questione ai miei, però hanno preferito mandarmi da uno privato, per essere seguita meglio. parlando i miei hanno già fatto abbassare il prezzo della prestazione alla psicoterapeuta, ma anche se andassi gratis non cambierebbe nulla. non si fiderebbero della terapia e dei miei tempi.
intende tipo consultorio? avevo già accennato la questione ai miei, però hanno preferito mandarmi da uno privato, per essere seguita meglio. parlando i miei hanno già fatto abbassare il prezzo della prestazione alla psicoterapeuta, ma anche se andassi gratis non cambierebbe nulla. non si fiderebbero della terapia e dei miei tempi.
[#15]
"avevo già accennato la questione ai miei, però hanno preferito mandarmi da uno privato, ma anche se andassi gratis non cambierebbe nulla. non si fiderebbero della terapia e dei miei tempi."
Se non si affranca minimamente dal giudizio dei Suoi, non potrà fare nulla.
Delle volte stare veramente male è più produttivo che vivacchiare nel malessere cronico: obbliga a trovare risorse inimmaginate.
Ritengo di averLe espresso il mio pensiero sulla situazione.
Cordialità
Se non si affranca minimamente dal giudizio dei Suoi, non potrà fare nulla.
Delle volte stare veramente male è più produttivo che vivacchiare nel malessere cronico: obbliga a trovare risorse inimmaginate.
Ritengo di averLe espresso il mio pensiero sulla situazione.
Cordialità
[#16]
Ex utente
è molto difficile, proprio perchè io non mi sento in grado di prendere nessuna decisione che a me vada bene. ogni cosa a cui penso "potrebbe essere una buona idea"(per es il volontariato)poi alla fine non la applico, perché io non la voglio veramente, ma è solo un modo per tenere a bada il senso di vergogna che i miei e io portiamo avanti da anni ormai. ho promesso tante cose che poi non ho mai mantenuto, o ogni attività che inizio, non la porto mai a termine. sono una delusione.
detto questo, la ringrazio per i consigli, ma non c'è alcuna speranza per me.
detto questo, la ringrazio per i consigli, ma non c'è alcuna speranza per me.
[#18]
Ex utente
la voglia c'è, ma è tutta la pressione che mi porto dietro da anni, la non fiducia nei miei confronti da parte delle altre persone, il passato che mi tormenta a schiacciarmi. e anche la paura di fallire. come può capire sono tante cose che mi influenzano, la psicoterapia dovrebbe servirmi a sbrogliare questa matassa, ma più passa il tempo, più mi rendo conto che oltre al senso di colpa per far spendere tanti soldi ai miei, di mio non si sta risolvendo nulla e invece di avere sempre più fiducia in me, ne ho sempre meno.
[#20]
Gentile Utente,
intanto ben ritrovata!
Ci sono diversi modi di fare psicoterapia, ma non mi riferisco ai professionisti, quanto ai pazienti: ci sono pazienti che non vogliono (per ragioni inconsapevoli) o che non sono capaci di sfruttare bene la psicoterapia a proprio vantaggio.
E forse Lei rientra in una di questa tipologia di pazienti, perchè cambia spesso terapeuta (come ci diceva in passato) e perchè è vero che la matassa dovrebbe essere sbrogliata in terapia, ma se Lei non lo dice direttamente alla terapeuta (invece di cambiare ogni volta) non mette il professionista nelle condizioni di poterLa aiutare.
E così facendo non ci sarà nessun terapeuta in grado di aiutarLa.
Se vuole, perchè non stampa questa richiesta e la porta alla prossima seduta, in modo da essere facilitata nella conversazione con la terapeuta?
perchè non prova a fare una scaletta di tutto ciò che non ha ancora ottenuto in terapia e lo ridiscute con il curante, in modo tale da fissare degli obiettivi terapeutici?
Cordiali saluti,
intanto ben ritrovata!
Ci sono diversi modi di fare psicoterapia, ma non mi riferisco ai professionisti, quanto ai pazienti: ci sono pazienti che non vogliono (per ragioni inconsapevoli) o che non sono capaci di sfruttare bene la psicoterapia a proprio vantaggio.
E forse Lei rientra in una di questa tipologia di pazienti, perchè cambia spesso terapeuta (come ci diceva in passato) e perchè è vero che la matassa dovrebbe essere sbrogliata in terapia, ma se Lei non lo dice direttamente alla terapeuta (invece di cambiare ogni volta) non mette il professionista nelle condizioni di poterLa aiutare.
E così facendo non ci sarà nessun terapeuta in grado di aiutarLa.
Se vuole, perchè non stampa questa richiesta e la porta alla prossima seduta, in modo da essere facilitata nella conversazione con la terapeuta?
perchè non prova a fare una scaletta di tutto ciò che non ha ancora ottenuto in terapia e lo ridiscute con il curante, in modo tale da fissare degli obiettivi terapeutici?
Cordiali saluti,
[#21]
Ex utente
la ringrazio,
la cosa che mi ha fatto perdere fiducia nella psicoterapia è l'avversione dei miei che dopo vari colloqui con al terapeuta, mi avevano promesso che mi avrebbero appoggiato. inoltre ho deciso seguire l'idea del ci vuole il tempo che ci vuole(anche se non ero molo convinta prò volevo provare un punto di vista diverso)ma mi sono ritrovata sola(se ero riuscita a uscire di casa per qualche ora, ora mi sono di nuovo rinchiusa e non mi fido più di nessuno perchè le altre persone non vogliono più stare a sentirmi e non si fidano più di me. e questo è tutta colpa della terapeuta che mi ha convinto a seguire questa strada.
la cosa che mi ha fatto perdere fiducia nella psicoterapia è l'avversione dei miei che dopo vari colloqui con al terapeuta, mi avevano promesso che mi avrebbero appoggiato. inoltre ho deciso seguire l'idea del ci vuole il tempo che ci vuole(anche se non ero molo convinta prò volevo provare un punto di vista diverso)ma mi sono ritrovata sola(se ero riuscita a uscire di casa per qualche ora, ora mi sono di nuovo rinchiusa e non mi fido più di nessuno perchè le altre persone non vogliono più stare a sentirmi e non si fidano più di me. e questo è tutta colpa della terapeuta che mi ha convinto a seguire questa strada.
[#22]
Ex utente
come ho già spiegato in precedenza(in uno dei messaggi precedenti di questa discussione), il cambio di terapeuta non è dipeso da me(a parte quello con cui sono andata un anno tanti anni fa). e non è vero che non parlo con il terapeuta(mi spiace ma non ha capito proprio la situazione)anzi dall'inizio alla fine della seduta ho sempre qualcosa da dire, un argomento o un fatto da riferire da affrontare(che ci penso durante la settimana)ma ultimamente più che ripetere le stesse cose,più che sentirmi dire che è colpa dei miei, non ho nessuno stimolo da parte del terapeuta(perché se aspetto i miei tempi non ne esco più) a provare cose nuove, anzi, come dicevo, la salute è peggiorata e chi mi stava vicino mi ha lasciato da sola. e più chiedo al terapeuta di aiutarmi(e non dico materialmente, ma trovare uno stimolo insieme per andare avanti)sento tanta indifferenza da parte sua. cerchiamo di analizzare la rabbia che provo ora, i miei problemi, ma tutto ricade sempre su i miei genitori, e sono un pò stufa di affrontare questo argomento; tanto più che quando riferisco ai miei o al ragazzo o agli amici ciò che mi viene detto dalla terapeuta facendolo diventare parole mie, mi ritrovo sempre all'angolo e mi dico "che cavolo allora utilizzo queste parole se nessuno mi crede?". io sono arrivata a non crederci più, mi sembrano frottole, parole che valgono per un mondo immaginario, non per il mondo reale dove ho già perso tanti anni e mi impone di darmi una mossa.
chiedo consulto anche qui (perchè eviterei tranquillamente di farlo)per capire un pò di più i meccanismi della terapia, che sembra che la collega non voglia spiegarmi.
gli obiettivi sono già stati fissati, ma in un anno facendo un bilancio ho risolto il 5 % di quello che mi ero prefissata. secondo il terapeuta sono sulla buona strada, ma io non ci credo(dato il peggioramento degli ultimi mesi).
chiedo consulto anche qui (perchè eviterei tranquillamente di farlo)per capire un pò di più i meccanismi della terapia, che sembra che la collega non voglia spiegarmi.
gli obiettivi sono già stati fissati, ma in un anno facendo un bilancio ho risolto il 5 % di quello che mi ero prefissata. secondo il terapeuta sono sulla buona strada, ma io non ci credo(dato il peggioramento degli ultimi mesi).
[#23]
Gentile Utente,
la Sua richiesta (e quelle precedenti) sono chiare: Lei scrive qui che vuole concludere la terapia, mentre Le stiamo suggerendo di affrontare e superare le difficoltà che sta incontrando nella terapia.
Può capitare di arenarsi in una psicoterapia, ma quello che accade e soprattutto il modo in cui il pz. affronta il problema è rivelatore del modo in cui il pz. affronta le problematiche. Allora a questo punto conviene comprenderlo meglio, se non Le è chiaro.
Se Lei ha problemi nel NON essere indipendente, come ci diceva nel precedente consulto, allora ciò che fa la terapeuta ha senso, perchè non può compiere scelte per Lei: può facilitare, mostrare, ma non fare qualcosa al posto Suo.
Potete ragionare insieme in terapia sull'opportunità di fare o meno qualcosa, ma la scelta finale è certamente la Sua, che da sempre si è sentita iperprotetta a causa dei problemi che ha avuto da bambina.
A mio avviso, con tutti i limiti del consulto on line, la Collega con la quale è in terapia sta procedendo bene.
Quindi il mio suggerimento è di non mollare, ma di cercare -come già consigliato dalla Collega Brunialti- delle soluzioni per poter diventare più indipendente.
Se dovesse mollare adesso, quali soluzioni vede nel Suo futuro?
la Sua richiesta (e quelle precedenti) sono chiare: Lei scrive qui che vuole concludere la terapia, mentre Le stiamo suggerendo di affrontare e superare le difficoltà che sta incontrando nella terapia.
Può capitare di arenarsi in una psicoterapia, ma quello che accade e soprattutto il modo in cui il pz. affronta il problema è rivelatore del modo in cui il pz. affronta le problematiche. Allora a questo punto conviene comprenderlo meglio, se non Le è chiaro.
Se Lei ha problemi nel NON essere indipendente, come ci diceva nel precedente consulto, allora ciò che fa la terapeuta ha senso, perchè non può compiere scelte per Lei: può facilitare, mostrare, ma non fare qualcosa al posto Suo.
Potete ragionare insieme in terapia sull'opportunità di fare o meno qualcosa, ma la scelta finale è certamente la Sua, che da sempre si è sentita iperprotetta a causa dei problemi che ha avuto da bambina.
A mio avviso, con tutti i limiti del consulto on line, la Collega con la quale è in terapia sta procedendo bene.
Quindi il mio suggerimento è di non mollare, ma di cercare -come già consigliato dalla Collega Brunialti- delle soluzioni per poter diventare più indipendente.
Se dovesse mollare adesso, quali soluzioni vede nel Suo futuro?
[#24]
Ex utente
non ne vedo di soluzioni , ma non ne vedo neanche ora. come già spiegato una soluzione autonoma non riesco a crearmela, e quando ho preso la soluzione suggerita dal terapeuta non ho ottenuto ciò che speravo.
io non mi aspetto che compia scelte per me, ma mi aspetto che i consigli che mi da siano sensati per una ragazza di 22 anni che ha anche dei problemi a livello fisico derivanti d auna causa psicologica. mi aspetto non che mi curi il amle fisico, ma il male psicologicco si!non avrò attraversato l'adolescenza, ma ho 22 anni, e a 22 anni non si può sperare ne che il mondo di oggi, ne una persona "normale", accetti che io possa passare dai 16 ai 22 con i miei tempi. resterò sempre indietro rispetto ai coetanei, che lavorano e pensano a far famiglia. io penso solo che la gente mi noti, alle uscite e alle relazioni superficiali, proprio come fa una 16 enne. posso fare tutto il percorso che voglio, andare contro tutti, ma comunque saranno sempre tutti una spanna davanti a me.
io non mi aspetto che compia scelte per me, ma mi aspetto che i consigli che mi da siano sensati per una ragazza di 22 anni che ha anche dei problemi a livello fisico derivanti d auna causa psicologica. mi aspetto non che mi curi il amle fisico, ma il male psicologicco si!non avrò attraversato l'adolescenza, ma ho 22 anni, e a 22 anni non si può sperare ne che il mondo di oggi, ne una persona "normale", accetti che io possa passare dai 16 ai 22 con i miei tempi. resterò sempre indietro rispetto ai coetanei, che lavorano e pensano a far famiglia. io penso solo che la gente mi noti, alle uscite e alle relazioni superficiali, proprio come fa una 16 enne. posso fare tutto il percorso che voglio, andare contro tutti, ma comunque saranno sempre tutti una spanna davanti a me.
[#25]
Gentile Utente,
un inghippo e un grave torto che fa a se stessa intanto è generalizzare: "sempre" è categorico e mi pare che nessuno qui possa dire che Lei sarà sempre in un certo modo. Magari possiamo dire che Lei adesso fa fatica a fare alcune cose e che prova un senso di disagio, magari nel confronto con i coetanei.
Ma le soluzioni ci sono. E soprattutto non è detto che lo sviluppo sia identico per tutti: Lei da bambina ha sofferto a causa di una malattia e questo magari ha inciso, ma deve imparare a guardarsi con maggiore gentilezza e tenerezza.
E poi ciascuno di noi arriva ai propri traguardi nella vita secondo i propri tempi, quindi conviene abbandonare l'idea del confronto con gli altri, perchè serve solo a farLa sentire a disagio. Fissi lo sguardo sui Suoi obiettivi, altrimenti rischia davvero di non uscirne più.
Quindi tutto ciò può essere rielaborato in una psicoterapia.
Forse la Sua terapeuta sta procedendo lentamente perchè questi sono i ritmi indicati per il Suo bene: ci pensi, se i ritmi fossero più sostenuti, magari Lei non riuscirebbe a reggerli. I tempi, invece, sono sempre quelli del pz. in una psicoterapia.
"quando ho preso la soluzione suggerita dal terapeuta non ho ottenuto ciò che speravo."
Mi può fare un esempio per capire meglio?
un inghippo e un grave torto che fa a se stessa intanto è generalizzare: "sempre" è categorico e mi pare che nessuno qui possa dire che Lei sarà sempre in un certo modo. Magari possiamo dire che Lei adesso fa fatica a fare alcune cose e che prova un senso di disagio, magari nel confronto con i coetanei.
Ma le soluzioni ci sono. E soprattutto non è detto che lo sviluppo sia identico per tutti: Lei da bambina ha sofferto a causa di una malattia e questo magari ha inciso, ma deve imparare a guardarsi con maggiore gentilezza e tenerezza.
E poi ciascuno di noi arriva ai propri traguardi nella vita secondo i propri tempi, quindi conviene abbandonare l'idea del confronto con gli altri, perchè serve solo a farLa sentire a disagio. Fissi lo sguardo sui Suoi obiettivi, altrimenti rischia davvero di non uscirne più.
Quindi tutto ciò può essere rielaborato in una psicoterapia.
Forse la Sua terapeuta sta procedendo lentamente perchè questi sono i ritmi indicati per il Suo bene: ci pensi, se i ritmi fossero più sostenuti, magari Lei non riuscirebbe a reggerli. I tempi, invece, sono sempre quelli del pz. in una psicoterapia.
"quando ho preso la soluzione suggerita dal terapeuta non ho ottenuto ciò che speravo."
Mi può fare un esempio per capire meglio?
[#26]
Ex utente
ho deciso di prendere e fare mia il suggerimento del ci vuole tempo, senza pormi dei limiti e affrettare le cose, cercando anche se con fatica mettere da parte il confronto con gli altri.in questi mesi ho fatto pochissimi progressi, che la momento mi han reso felice, ma che poi mi hanno rigettato nello sconforto.
quando ho esposto questo pensiero ai miei, alle amiche e al mio ragazzo, mi sono tutti venuti contro, dicendo che comunque qualcosa di concreto oltre che lavorare sul mio io lo posso fare(il mio ragazzo e i miei amici), o bisogna fare solo qualcosa di concreto per uscirne(i miei).
la cosa ha generato in me forti dubbi ma anche un forte senso di colpa. da una parte mi sento giù perché quello che mi dice la terapeuta non rispecchia la realtà, perchè se devo seguire i miei tempi e i miei desideri, starò sempre indietro e forse la vita non è fatta per rispettare i tempi delle persone.inoltre non saprei cosa fare.
dall'altra mi sento in colpa perchè hanno ragione le altre persone, perché sicuramente un'attività mi può aiutare a socializzare, ma mi chiedo costantemente se lo faccio per me o per loro e non saprei neanche cosa fare.
mi ritrovo tra due fuochi e non so cosa scegliere: in entrambi i casi sono comunque infelice.
quando ho esposto questo pensiero ai miei, alle amiche e al mio ragazzo, mi sono tutti venuti contro, dicendo che comunque qualcosa di concreto oltre che lavorare sul mio io lo posso fare(il mio ragazzo e i miei amici), o bisogna fare solo qualcosa di concreto per uscirne(i miei).
la cosa ha generato in me forti dubbi ma anche un forte senso di colpa. da una parte mi sento giù perché quello che mi dice la terapeuta non rispecchia la realtà, perchè se devo seguire i miei tempi e i miei desideri, starò sempre indietro e forse la vita non è fatta per rispettare i tempi delle persone.inoltre non saprei cosa fare.
dall'altra mi sento in colpa perchè hanno ragione le altre persone, perché sicuramente un'attività mi può aiutare a socializzare, ma mi chiedo costantemente se lo faccio per me o per loro e non saprei neanche cosa fare.
mi ritrovo tra due fuochi e non so cosa scegliere: in entrambi i casi sono comunque infelice.
[#27]
Gentile Utente,
sembra che Lei stia entrando in un meccanismo ansioso che non Le permette di avere lucidità e che La fa dubitare su tutto.
E' questo è il primo aspetto da trattare, perchè se Lei non fosse ansiosa, qualunque errore o "ritardo" riuscirebbe a vederlo e gestirlo in maniera diversa.
Cordiali saluti,
sembra che Lei stia entrando in un meccanismo ansioso che non Le permette di avere lucidità e che La fa dubitare su tutto.
E' questo è il primo aspetto da trattare, perchè se Lei non fosse ansiosa, qualunque errore o "ritardo" riuscirebbe a vederlo e gestirlo in maniera diversa.
Cordiali saluti,
[#28]
Ex utente
come le ho già detto so bene che il mio è un meccanismo ansioso, che invece di migliorare in quest'anno è peggiorato. ho chiesto chiaramente un aiuto alla mia terapeuta per imparare a gestire questo meccanismo(esercizi di rilassamento training autogeno che avremmo fatto insieme durante )ma come sempre sono promesse vane. come già detto io vado da uno psicologo non solo per raccontare i fatti miei ma anche per imparare a gestire i problemi. ma se l'altra persona oltre che farmi promesse non mantenute, a dare colpa al mio passato e ripetere le stesse cose io non so proprio come fidarmi.
[#29]
Gentile Utente,
il training autogeno non è la panacea di tutti i mali e forse non è neppure indicato nel Suo caso. La Collega probabilmente ha valutato tutto ciò.
In altre parole se Lei si sottoponesse a sessioni di training autogeno, non è detto che non si sentirebbe più indietro rispetto ai coetanei, nè che riuscirebbe a sentirsi più sicura.
E' probabile allora che la Collega stia utilizzando un metodo relazionale per aiutarLa.
In ogni caso Lei riporta che la Collega attribuisce la causa del Suo attuale disagio al passato e ai Suoi, ma è certa che questa non sia una Sua rielaborazione?
Mi spiego meglio: le ragioni di un disagio possono essere comprese (e non si tratta di COLPA, come invece Lei scrive). Non è colpa di nessuno se le cose sono andate così e non ha senso accanirsi per cercare dei colpevoli.
Ha decisamente più senso cercare le SOLUZIONI.
Le ripropongo un'idea, però: perchè non stampa questa conversazione e la legge alla terapeuta?
il training autogeno non è la panacea di tutti i mali e forse non è neppure indicato nel Suo caso. La Collega probabilmente ha valutato tutto ciò.
In altre parole se Lei si sottoponesse a sessioni di training autogeno, non è detto che non si sentirebbe più indietro rispetto ai coetanei, nè che riuscirebbe a sentirsi più sicura.
E' probabile allora che la Collega stia utilizzando un metodo relazionale per aiutarLa.
In ogni caso Lei riporta che la Collega attribuisce la causa del Suo attuale disagio al passato e ai Suoi, ma è certa che questa non sia una Sua rielaborazione?
Mi spiego meglio: le ragioni di un disagio possono essere comprese (e non si tratta di COLPA, come invece Lei scrive). Non è colpa di nessuno se le cose sono andate così e non ha senso accanirsi per cercare dei colpevoli.
Ha decisamente più senso cercare le SOLUZIONI.
Le ripropongo un'idea, però: perchè non stampa questa conversazione e la legge alla terapeuta?
[#30]
Ex utente
il training autogeno come ho già detto non serve come panacea ma come ho spiegato prima e anche alla terapeuta è un metodo temporaneo, per calmare l'ansia nelle situazioni difficili(limitando l'aggressività o il pianto), poi certo che si riporta tutto in seduta cercano di affrontare le vere cause del disagio. quella di scoppiare a pianger è una cosa che faccio spesso(o mi arrabbio)quando mi viene rimproverato qualcosa e mi limita ogni uscita o ogni cosa che mi viene in mente di fare.se già avessi uno strumento per limitare la paura di fallire sicuramente sarei più propensa a provare cose nuove.
rielaborazione non credo proprio, visto che ogni volta si riferisce a come mi hanno educata i miei, al modo protettivo/ambivalente che attuano ancora ora. io vorrei staccarmi da questa visione, ma si tede sempre ad arrivare a quel punto.
non credo di poter riportare tutta conversazione, però posso estrapolare alcuni punti da poter ridiscutere. è un lavoro che avrei comunque fatto e che faccio ogni volta che chiedo un aiuto collaterale al di la della terapia o mi trovo in una situazione difficile.
rielaborazione non credo proprio, visto che ogni volta si riferisce a come mi hanno educata i miei, al modo protettivo/ambivalente che attuano ancora ora. io vorrei staccarmi da questa visione, ma si tede sempre ad arrivare a quel punto.
non credo di poter riportare tutta conversazione, però posso estrapolare alcuni punti da poter ridiscutere. è un lavoro che avrei comunque fatto e che faccio ogni volta che chiedo un aiuto collaterale al di la della terapia o mi trovo in una situazione difficile.
[#31]
Gentile Utente,
quando Lei dice: "...se già avessi uno strumento per limitare la paura di fallire sicuramente sarei più propensa a provare cose nuove..."
posso risponderLe dal punto di vista della psicoterapia cognitivo-comportamentale.
In genere si intercettano con l'aiuto dello psicoterapeuta le paure del pz. (es paura di fallire e in quali situazioni concrete) e si procede, attraverso precise prescrizioni comportamentali per poter superare queste paure.
E' solo facendo ciò che ci fa paura e attraversando queste paure che si riesce poi a superare la paura. Se il pz. fa fatica ad eseguire le prescrizioni, se ne parla in seduta.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
In questo caso si trascorre meno tempo a ridiscutere le cause del problema: in altre parole se Lei in passato ha incontrato difficoltà, ha più senso superarle operativamente, piuttosto che lavorare sulle cause. Il passato non possiamo modificarlo e insistere sul passato e su ciò che è accaduto non permette di spostarsi dal problema nè di superarlo.
Nello stesso modo però è importante comprendere anche un altro aspetto della questione e della Sua richiesta: "...quella di scoppiare a pianger è una cosa che faccio spesso(o mi arrabbio)quando mi viene rimproverato qualcosa e mi limita ogni uscita o ogni cosa che mi viene in mente di fare...."
Ok, ma in genere in una psicoterapia si intercettano i significati che hanno quel pianto e quella rabbia. Nella psicoterapia cognitivo-comportamentale ad es. piangere o arrabbiarsi è la strategia che Lei mette in atto quando probabilmente si sente ferita, non compresa, o limitata o trattata da bambina o altro....
Allora è qui che forse ci sono pensieri di sfiducia verso se stessa e verso gli altri...
Ed è per questa ragione che -con tutti i limiti del consulto on line- il training autogeno, che potrebbe solo affiancare una terapia, non sembra indicato per Lei e Le spiego perchè. Perchè non riesce ad intercettare questi schemi cognitivi e comportamentali che invece sono proprio il cuore del problema e che La rendono "dipendente" dai Suoi. Vorrei però specificare che quando alcuni genitori si comportano così lo fanno con le migliori intenzioni. Ma qui Lei dovrebbe imparare a decentrare e a riconoscere l'ansia dei Suoi genitori (di cui ci aveva parlato in una precedente consulto in quanto Lei da bambina aveva avuto problemi di salute e loro si erano mostrati iperprotettivi come conseguenza) che è roba loro. Comprendo che Lei invece possa sentirsi insicura se il messaggio che probabilmente passa è "non sei capace". Invece qui è necessario essere consapevoli e vivere una realtà diversa: separare la loro ansia che non c'entra più con Lei e iniziare a rischiare. Più esperienze fa, anche sbagliando, più velocemente ha modo di diventare competente e...recuperare gli anni.
Lei si vede senza via d'uscita adesso, ma l'unica cosa che può fare è iniziare a provare senza preoccuparsi di sbagliare. Questa può diventare la metodologia per raggiungere i Suoi obiettivi.
Cordiali saluti,
quando Lei dice: "...se già avessi uno strumento per limitare la paura di fallire sicuramente sarei più propensa a provare cose nuove..."
posso risponderLe dal punto di vista della psicoterapia cognitivo-comportamentale.
In genere si intercettano con l'aiuto dello psicoterapeuta le paure del pz. (es paura di fallire e in quali situazioni concrete) e si procede, attraverso precise prescrizioni comportamentali per poter superare queste paure.
E' solo facendo ciò che ci fa paura e attraversando queste paure che si riesce poi a superare la paura. Se il pz. fa fatica ad eseguire le prescrizioni, se ne parla in seduta.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
In questo caso si trascorre meno tempo a ridiscutere le cause del problema: in altre parole se Lei in passato ha incontrato difficoltà, ha più senso superarle operativamente, piuttosto che lavorare sulle cause. Il passato non possiamo modificarlo e insistere sul passato e su ciò che è accaduto non permette di spostarsi dal problema nè di superarlo.
Nello stesso modo però è importante comprendere anche un altro aspetto della questione e della Sua richiesta: "...quella di scoppiare a pianger è una cosa che faccio spesso(o mi arrabbio)quando mi viene rimproverato qualcosa e mi limita ogni uscita o ogni cosa che mi viene in mente di fare...."
Ok, ma in genere in una psicoterapia si intercettano i significati che hanno quel pianto e quella rabbia. Nella psicoterapia cognitivo-comportamentale ad es. piangere o arrabbiarsi è la strategia che Lei mette in atto quando probabilmente si sente ferita, non compresa, o limitata o trattata da bambina o altro....
Allora è qui che forse ci sono pensieri di sfiducia verso se stessa e verso gli altri...
Ed è per questa ragione che -con tutti i limiti del consulto on line- il training autogeno, che potrebbe solo affiancare una terapia, non sembra indicato per Lei e Le spiego perchè. Perchè non riesce ad intercettare questi schemi cognitivi e comportamentali che invece sono proprio il cuore del problema e che La rendono "dipendente" dai Suoi. Vorrei però specificare che quando alcuni genitori si comportano così lo fanno con le migliori intenzioni. Ma qui Lei dovrebbe imparare a decentrare e a riconoscere l'ansia dei Suoi genitori (di cui ci aveva parlato in una precedente consulto in quanto Lei da bambina aveva avuto problemi di salute e loro si erano mostrati iperprotettivi come conseguenza) che è roba loro. Comprendo che Lei invece possa sentirsi insicura se il messaggio che probabilmente passa è "non sei capace". Invece qui è necessario essere consapevoli e vivere una realtà diversa: separare la loro ansia che non c'entra più con Lei e iniziare a rischiare. Più esperienze fa, anche sbagliando, più velocemente ha modo di diventare competente e...recuperare gli anni.
Lei si vede senza via d'uscita adesso, ma l'unica cosa che può fare è iniziare a provare senza preoccuparsi di sbagliare. Questa può diventare la metodologia per raggiungere i Suoi obiettivi.
Cordiali saluti,
[#32]
Ex utente
"piangere o arrabbiarsi è la strategia che Lei mette in atto quando probabilmente si sente ferita, non compresa, o limitata o trattata da bambina o altro.... " e "decentrare e a riconoscere l'ansia dei Suoi genitori...che è roba loro", sono gli l'argomenti che ho affrontato le ultime sedute. parole lo capisco benissimo, anzi durante le sedute sono proprio io a dire queste cose, a sentirmi dire cose che impressionano la stessa terapeuta(perlomeno a me sembra così poi magari mi sbgalio).
il problema si pone dopo un ora. ritornata a casa, è sempre tutto uguale, non riesco proprio a trovare una via d'uscita. se solo sapessi cosa mi piace o potrebbe interessarmi, mi ci butterei, ma non so ne cosa fare, ne gli effetti(tento ad avere aspettative elevate, senza sbagli). so di sbagliare, ma è un meccanismo da cui non riesco a staccarmi.
il problema si pone dopo un ora. ritornata a casa, è sempre tutto uguale, non riesco proprio a trovare una via d'uscita. se solo sapessi cosa mi piace o potrebbe interessarmi, mi ci butterei, ma non so ne cosa fare, ne gli effetti(tento ad avere aspettative elevate, senza sbagli). so di sbagliare, ma è un meccanismo da cui non riesco a staccarmi.
[#33]
Ok, allora dica chiaramente alla terapeuta che è consapevole di questi aspetti e che ha bisogno di un aiuto per modificare concretamente questo meccanismo.
Dica alla terapeuta che è tutto chiarissimo sul passato e sul modo in cui Lei funziona, ma che avrebbe bisogno di conoscere un metodo per raggiungere i Suoi obiettivi.
Non è raro che il pz. dica "Come posso fare per...?"
Compito dello psicoterapeuta è aiutare il pz. operativamente anche in questo.
Cordiali saluti,
Dica alla terapeuta che è tutto chiarissimo sul passato e sul modo in cui Lei funziona, ma che avrebbe bisogno di conoscere un metodo per raggiungere i Suoi obiettivi.
Non è raro che il pz. dica "Come posso fare per...?"
Compito dello psicoterapeuta è aiutare il pz. operativamente anche in questo.
Cordiali saluti,
[#35]
Gentile Utente,
dica bene alla terapeuta che cosa Le serve, senza nessuna paura.
Cioè dica che Le serve capire che cosa sono operativamente questi passettini per raggiungere la finalità dell'intervento terapeutico.
Sia molto ferma con la terapeuta, soprattutto se sente di essere portata fuori tema.
E' vero che in una psicoterapia si possono aprire molti temi, ma di solito è buona prassi aprirne uno alla volta e procedere con una logica.
Se Le serve, chieda la condivisione di ciò che non Le è chiaro (es: "Perchè mi dice ....?") .
Cordiali saluti,
dica bene alla terapeuta che cosa Le serve, senza nessuna paura.
Cioè dica che Le serve capire che cosa sono operativamente questi passettini per raggiungere la finalità dell'intervento terapeutico.
Sia molto ferma con la terapeuta, soprattutto se sente di essere portata fuori tema.
E' vero che in una psicoterapia si possono aprire molti temi, ma di solito è buona prassi aprirne uno alla volta e procedere con una logica.
Se Le serve, chieda la condivisione di ciò che non Le è chiaro (es: "Perchè mi dice ....?") .
Cordiali saluti,
[#36]
Ex utente
la ringrazio per la risposta. vedrò se riuscirò a farmi capire.
ho un'idea che spero di riuscire ad attuare con i miei genitori(sperando che non la prendano come una stupidata). vorrei dire loro, partendo dal fatto che non ho mai invitato ne gli amici ne il ragazzo a casa mia, che vorrei incominciare ad avere la mia privacy in camera mia. in parte ce l'ho già(ho sempre accesso al pc(che uso anche per aiutare mio papà con il suo lavoro), però mi piacerebbe avere la camera tutta per me, senza le loro cianfrusaglie e vestiti e magari più avanti poter comprare dei mobili nuovi. in cambio(nonostante io già faccia le pulizie di casa e le faccio male secondo lei)mia mamma può prendersi la libertà di non dirmi più nulla sulla mia camera. nel senso: apre i cassetti e vede tutto in disordine, invece di rimproverarmi o sotterrare tutto e rifare le cose al mio posto, di lasciare tutto così com'è. se alla fine vivo nel disordine, nella polvere e le cose non saranno piegate bene sarò solo io la responsabile, e sarò io a doverle sistemare. così dall'altra parte forse avrò più iniziativa nel chiedere come si stirano determinate cose come si puliscono le cose. l'unico problema è che mia mamma non accetta il fatto che io faccia davvero fatica a apprendere le cose manuali, devo imparare a non farmi prendere dal panico e ripeterle più volte che anche se me le ripete 50000 volte prima o poi imparerò.
i miei da quando ho finito la scuola, mi caricano dei soldi su un conto definito "paghetta"per gli adolescenti, solo che io non riesco davvero a capire il valore delle cose, proprio perché quei soldi non li uso mai, non sono una sprecona, anzi sono molto parsimoniosa. ho provato chiedere loro di darmi meno soldi ma proprio non sopportano che io vada in giro come una senza soldi, anzi ogni volta che esco mi chiedono se ce li ho, anche se sanno benissimo che il giorno prima ho prelevato i soldi dal conto. quindi per capire realmente il valore del darsi da fare volevo chiedere ai miei di istituire un premio, che potrebbe consistere in una caramella, un centesimo, o anche un foglietto con su scritto premio, niente di dispendioso, giusto un simbolo per capire quando le cose le faccio realmente bene. quando ero a scuola ho sempre avuto voti altissimi ma uscivo raramente, quindi di conseguenza i miei volevano premiarmi con cellulari pc ecc, ma erano cose che comunque mi arrivano di default, perché tanto andavo comunque bene a scuola e i miei pur di tirarmi fuori di casa avrebbero fatto qualsiasi cosa(quindi nanche la paghetta funzionava) e non me le sono mai dovute sudare(che poi manco chiedessi rosa firmata cambiassi cellulare ogni anno, ne cambio uno ogni 5/6 anni, forse, l'han cambiato più i miei di me).
a leggerle sembrano anche buone idee, ma so già che nella realtà non faranno presa, proprio perché non ho 15 anni...
ho un'idea che spero di riuscire ad attuare con i miei genitori(sperando che non la prendano come una stupidata). vorrei dire loro, partendo dal fatto che non ho mai invitato ne gli amici ne il ragazzo a casa mia, che vorrei incominciare ad avere la mia privacy in camera mia. in parte ce l'ho già(ho sempre accesso al pc(che uso anche per aiutare mio papà con il suo lavoro), però mi piacerebbe avere la camera tutta per me, senza le loro cianfrusaglie e vestiti e magari più avanti poter comprare dei mobili nuovi. in cambio(nonostante io già faccia le pulizie di casa e le faccio male secondo lei)mia mamma può prendersi la libertà di non dirmi più nulla sulla mia camera. nel senso: apre i cassetti e vede tutto in disordine, invece di rimproverarmi o sotterrare tutto e rifare le cose al mio posto, di lasciare tutto così com'è. se alla fine vivo nel disordine, nella polvere e le cose non saranno piegate bene sarò solo io la responsabile, e sarò io a doverle sistemare. così dall'altra parte forse avrò più iniziativa nel chiedere come si stirano determinate cose come si puliscono le cose. l'unico problema è che mia mamma non accetta il fatto che io faccia davvero fatica a apprendere le cose manuali, devo imparare a non farmi prendere dal panico e ripeterle più volte che anche se me le ripete 50000 volte prima o poi imparerò.
i miei da quando ho finito la scuola, mi caricano dei soldi su un conto definito "paghetta"per gli adolescenti, solo che io non riesco davvero a capire il valore delle cose, proprio perché quei soldi non li uso mai, non sono una sprecona, anzi sono molto parsimoniosa. ho provato chiedere loro di darmi meno soldi ma proprio non sopportano che io vada in giro come una senza soldi, anzi ogni volta che esco mi chiedono se ce li ho, anche se sanno benissimo che il giorno prima ho prelevato i soldi dal conto. quindi per capire realmente il valore del darsi da fare volevo chiedere ai miei di istituire un premio, che potrebbe consistere in una caramella, un centesimo, o anche un foglietto con su scritto premio, niente di dispendioso, giusto un simbolo per capire quando le cose le faccio realmente bene. quando ero a scuola ho sempre avuto voti altissimi ma uscivo raramente, quindi di conseguenza i miei volevano premiarmi con cellulari pc ecc, ma erano cose che comunque mi arrivano di default, perché tanto andavo comunque bene a scuola e i miei pur di tirarmi fuori di casa avrebbero fatto qualsiasi cosa(quindi nanche la paghetta funzionava) e non me le sono mai dovute sudare(che poi manco chiedessi rosa firmata cambiassi cellulare ogni anno, ne cambio uno ogni 5/6 anni, forse, l'han cambiato più i miei di me).
a leggerle sembrano anche buone idee, ma so già che nella realtà non faranno presa, proprio perché non ho 15 anni...
[#37]
La prima parte della Sua proposta qui sopra agisce verso l'autonomia, la seconda verso la dipendenza...
Mi spiego: avere autonomia di azione nella propria stanza alla Sua età è una corretta richiesta. Apprenderà a gestirla pian piano al meglio.
La seconda, il premio (caramella, voucher o qualsivoglia), la fa so-stare nella dipendenza dal giudizio dei Suoi, dal quale invece gradualmente dovrebbe svincolarsi.
Quindi appplicate assieme saranno in grado di annullare a vicenda l'ìeffetto.
Va detto anche che il fatto che Lei abbia deciso di fare delle proprie proposte, cioè di agire sulla realtà anzichè soffermarsi unicamente sulla propria interiorità, fa intravvedere proprio l'aprirsi di un Suo personale sentiero di cui Le accennavo in #19.
Lo difenda al meglio! Ne parli anche con la Sua terapeuta.
Saluti cordiali.
Mi spiego: avere autonomia di azione nella propria stanza alla Sua età è una corretta richiesta. Apprenderà a gestirla pian piano al meglio.
La seconda, il premio (caramella, voucher o qualsivoglia), la fa so-stare nella dipendenza dal giudizio dei Suoi, dal quale invece gradualmente dovrebbe svincolarsi.
Quindi appplicate assieme saranno in grado di annullare a vicenda l'ìeffetto.
Va detto anche che il fatto che Lei abbia deciso di fare delle proprie proposte, cioè di agire sulla realtà anzichè soffermarsi unicamente sulla propria interiorità, fa intravvedere proprio l'aprirsi di un Suo personale sentiero di cui Le accennavo in #19.
Lo difenda al meglio! Ne parli anche con la Sua terapeuta.
Saluti cordiali.
[#38]
Ex utente
Alla fine ne ho discusso con la terapeuta ma le cose sembrano non essere cambiate. Ne riparleremo a settembre. Mi sembra tante volte che la psicoterapia sia un universo parallelo, che non centra nulla con la realtà di tutti i giorni. La gente si alza e va a lavorare, mentre io mi ritrovo ad aver fatto solo dei passi talmente piccoli e insignificanti per gli altri in questo anno, non ho un'occupazione, ne interessi ne volgia di uscire di casa. Ci sono rimasta molto male quando la terapeuta mi ha detto che un anno è troppo poco per concludere, perchè io mi aspettavo dei passi diversi in questo anno, di concludere di più e di avere più forza; invece sono sempre di più chiusa in casa, non riesco più a comunicare e a relazionarmi con nessuno, sono sempre più scontrosa e acida. parlo con la psicologa e mi dice che è tutto ok, ma vedo che al resto delle persone questo mio atteggiamento non va bene. Io cerco anche di difendermi dicendo che da sola sto e bene, ma in realtà sto malissimo a stare da sola, ancora di più ora che i miei partono per le vacanze(non sono voluta andare con loro) e io passerò due settimane in casa da sola.
alla fine con i miei non sono riuscita ad ottenere la privacy sperata perchè non c'è spazio. forse in futuro potrò cambiare il letto, solo se guadagno qualcosa, cosa che accadrà fra 10000 anni forse...
alla fine con i miei non sono riuscita ad ottenere la privacy sperata perchè non c'è spazio. forse in futuro potrò cambiare il letto, solo se guadagno qualcosa, cosa che accadrà fra 10000 anni forse...
[#40]
Ex utente
non l'ho scelto io e che avevo in programma di andare in vacanza con il mio ormai ex ragazzol, però ora non stiamo più insieme(e anche se fossimo stati insieme lui non ha soldi). le amiche(che già ci vediamo 4 volte l'anno) vanno via tutte con il ragazzo o con i genitori e di andare via con i miei non avevo proprio voglia(perchè poi litigheremmo sempre e non sarei neanche in grado di allontanarmi da loro e trovarmi nuove persone con cui passare il tempo). credo che questa sarà la prima di molte estati così...vabbè ci farò l'abitudine...
Questo consulto ha ricevuto 40 risposte e 31.2k visite dal 15/07/2014.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.