Grande apatia e ansia generalizzata. Come ne esco?

Buonasera cari dottori. Ringrazio anticipatamente chi vorrà dedicarmi un pezzo della sua vita. Il mio inferno è iniziato l'anno scorso nel mese di marzo piu o meno, quando ho accusato il primo spaventoso attacco di panico che mi ha fatto finire al PS. Era un chiaro sintomo che qualcosa nella mia vita non andava, doveva cambiare. Comunque l'attacco è stato sicuramente favorito dall'assunzione di cocaina in quell'occasione. Andando un attimino indietro, è importante farvi sapere che ero un assiduo consumatore di cannabis e occasionalmente ho fatto uso di coca, non più di 20/30 volte in tutto comunque. Classica storia di adolescenza moderna, in cui inizi a fumare per farti accettare, per essere uno come gli altri, solo che poi fumare ti strapiace e le canne diventano tutta la tua vita, tutto ruota intorno a quelle, le tue paure e ansie da adolescente non le affronti, scappi dai problemi del mondo reale rinchiudendoti, anche inconsapevolmente, nel mondo degli spinelli, è lì che trovi la tranquillità. Oggi, però, a 21 anni, a 5 di distanza dalle prime canne, e a 1 e qualche mese dall'ultima, quel mondo reale, con tutti i suoi problemi, mi manca un casino.

Gli attacchi di panico credo siano arrivati proprio per questo, come per avvisarmi che avevo sbagliato strada e vita. Tutte le mie ansie e paure mai affrontate erano venute a chiedermi il conto. E così che decido con molta lucidità di affidarmi a una psicoterapeuta, che mi impara subito come gestire gli attacchi, con ottimi risultati. Ma l'ansia non va via, perchè di fatto nella mia vita non cambia niente. Oggi non ho un lavoro, non ho una ragazza, ho perso il mio migliore amico, un altro è partito e gli altri al massimo sono delle buone compagnie. La mia famiglia sembra non rendersi conto di quanto io stia male, o forse non sanno come aiutarmi. Il fatto è che da un anno a questa parte non riesco più a vivere, tutto ha perso senso e significato, ho passato l'inferno con i vari sintomi dell'ansia fra cui derealizzazione (un vero schifo), dispnea, paura di morire, indigestione e coliti varie, perdita di peso e stanchezza cronica. Ma non mi sono soffermato più di tanto sui sintomi, perchè non è questo il problema, questa è solo la conseguenza di tutto il resto. Il problema è che non ho alcun interesse nei confronti del mondo, la mia vita è vuota, non sono spinto internamente a conoscere persone nuove e a fare esperienze nuove. Sto 24 ore su 24 a rimuginare sulla mia vita, a cercare problemi e soluzioni, penso sempre, pensieri negativi costanti che mi sfiniscono. Ho fatto terapia per 8 mesi ma non ho risolto nulla, la psicologa era al massimo una buona spalla per piangere.

Vorrei chiedervi se c'è speranza di uscire da questo tunnel, se basta svoltare per essere felici o se ormai si è inceppato qualcosa. Ero un piccolo genio, sveglio intelligente e bello, sempre un passo avanti agli altri, ma nella vita non ho concluso mai nulla, sia con le ragazze che professionalmente. Forse è tutto qui il problema.
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

se è già in cura da una psicoterapeuta è opportuno che approfondiate insieme la questione dell'ansia e della mancanza di interessi.

Per quanto riguarda il fatto che <<nella mia vita non cambia niente>>, Lei agisce attivamente per avviare un qualsiasi cambiamento?

Con la Sua famiglia, che <<sembra...>> e <<... forse...>>, ha provato a parlare dicendo chiaramente come si sente?

Rimuginare non serve e peggiora la situazione; piuttosto cerchi qualcosa che Le interessa e cominci da lì per trovare la motivazione a fare le cose.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Ho fatto terapia per 8 mesi ma non ho risolto nulla, la psicologa era al massimo una buona spalla per piangere."

Gentile Utente,

non ho mica capito se attualmente Lei è ancora in terapia.
In ogni caso all'inizio della Sua richiesta sostiene di aver avuto molti miglioramenti e poi conclude la Sua mail asserendo di non essersi trovato così bene.
Tutto ciò mi pare strano, perchè otto mesi di psicoterapia possono essere considerati un periodo notevole per poter produrre dei cambiamenti.

Posso chiederLe che tipo di psicoterapia ha fatto? Con quale cadenza?
La psicoterapia non è un momento in cui ci si sfoga, perchè se così fosse avremmo gli amici, diari, ecc... ma un momento in cui si intercettano le problematiche del pz. e quelle strategie che permettono di modificare i comportamenti e il modo di approcciare il problema.
Inoltre mi pare evidente che ci sia un problema di autostima.
Per questa problematica che cosa ha fatto in terapia?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Utente
Utente
Carissimi dottori grazie della considerazione anzitutto, è una bella cosa aiutare delle persone senza ricevere nulla in cambio. Al dottor Repici dico che nella mia vita nulla é cambiato poichè mi sento come immobilizzato, bloccato dalle mie mille paranoie, come dice la sua collega sarà l'autostima la base del problema. Vede una volta ero brillante, intendo che sapevo sempre cosa dire e cosa fare, ero guidato dall'intuito, dalla spontaneità. Ormai mi si sono radicati così talmente tanti pensieri negativi che mi sembra quasi di avere dei filtri nell'interpretazione della realtà, non ho più spinta interna nel fare le cose, non mi interessa, quasi come mi vergognassi inconsciamente di quello che (ormai) sono, così la mia vita è andata svuotandosi, non mettendomi più in gioco. Penso 24 ore al giorno, è davvero pesante... con mia madre avvolte ne parlo, comunque in generale diciamo che non siamo mai stata una famiglia che parla troppo, per indole proprio. E poi mi hanno mantenuto 8 mesi di terapia, in effetti più di questo..

A proposito non sono più in terapia da qualche mese, poiché, dottoressa Pileci, forse per colpa mia forse per colpa della mia terapeuta, era quasi andato a scemare il rapporto professionale, ormai come dice lei mi sembrava di parlare con un amica, molto competente certo, che mi dava dei consigli. Effettivamente non so che tipo di terapia ho affrontato, non mi è mai stato detto, non abbiamo mai iniziato un percorso in particolare. Per quanto riguarda l'autostima, in effetti il mio sè reale è lontano un eternità da quello che immagino dovrei essere, vede sono sempre stato molto ambizioso, ho sempre pensato che sarei diventato ricco date le mie grandissime capacità di apprendimento, sono sempre stato un passo avanti agli altri, a 4 anni sapevo leggere e scrivere, un piccolo genio insomma. Se non che a 19 anni, a causa della mia pigrizia, della mia presunzione, e sicuramente della cannabis, abbandono subito l'università convinto che mi sarei realizzato comunque. Così mi sono trovato un anno a fare il banconista, una vera strage. Cara dottoressa seppur in 2mila caratteri credo vi siate fatti già un'idea della mia persona. Adesso mi sono iscritto all'università, in economia, mi sono convinto di questo, che la mia bassa autostima sia data dal fatto che sto sprecando un talento, che avrei potuto dare cento e invece ho dato dieci. Ripartirò da qui, sarà il primo mattone nella costruzione di una nuova vita, sperando di aver analizzato bene la situazione e di non perdere ulteriore tempo, perché credo che non mi rialzerei più.

Voi che ne pensate? Può essere la direzione giusta? E soprattutto, dovrò fare per sempre i conti con queste mie paranoie, che non mi permettono di godermi niente più della vita, nemmeno le piccole cose, poiché è come se vivesse sempre all'interno della mia testa e non più nel mondo esterno, o come disse un vecchio saggio, "se accendi la luce, il buio scompare"? Ho ancora possibilità di riscattarmi?

Grazie ancora del vostro tempo, siete grandi.
[#4]
Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Dicono che "volere è potere".

Dato che le qualità non Le mancano, credo che debba riflettere su ciò che _vuole_ (o non vuole) per se stesso e _perché_.
[#5]
Utente
Utente
Grazie dottore, quello che vorrei è semplicemente una vita all'altezza delle mie possibilità.

Dottoressa Pileci, lei mi ha parlato di autostima. Ogni tanto, ad esempio ora che scrivo qui, mi sembra di stare bene, poi succede che stasera sono stato ad una serata in uno di quei posti estivi dove si balla e si incontra gente ed è stato uno schifo, al solito era presente tutta la mia città, abito in una piccola città e praticamente fra noi ragazzi ci conosciamo tutti. Non sa quanta ansia avevo dentro di me, un senso di inadeguatezza enorme, cerco di nascondere tutto per la salvaguardia della mia immagine, ma davvero quasi mi vergognavo a parlare con le persone, a farmi vedere dalle persone. Avrei voluto essere invisibile. Non mi sento più all'altezza in queste situazioni, evito di parlare con le ragazze, e spesso la gente quando mi parla vado sempre alla ricerca di doppi sensi che possano significare prese in giro nei miei confronti, come se avessi il "carbone bagnato". Adesso sono a letto a scrivere queste cose... mi viene da piangere. Sento che la vita mi sta sfuggendo dalle mani, mai avrei pensato di arrivare a un punto simile nella mia vita. Mai. Una volta ero curioso, divertente, felice, me stesso. Adesso... be ha capito la situazione.

Mi piacerebbe sapere da degli esperti come voi come ho fatto a finire così, secondo quale meccanismo una persona si riduce in questo modo, mi sento come se il mondo fosse andato avanti e io sia rimasto indietro. E come ho già detto nei post precedenti, potete immaginare come adesso sia tutto più complicato, non sento più stimoli, come se avessi già perso, sto tutto il giorno a casa.... per il poco che potete, aiutatemi perfavore. Che tipo di terapia dovrei affrontare, e magari, quali accorgimenti posso prendere nella vita di tutti i giorni. Mi piacerebbe anche capire se la bassa autostima (macchè bassa, sotto i piedi proprio) è causa o conseguenza della depressione. Grazie in anticipo di tutto.
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

le cose da appurare sono certamente molte ma il web ha dei limiti che rendono impossibile la discussione approfondita.

E' necessario consultare di persona un/a psicoterapeuta da cui ci si può recare regolarmente e in tempi ragionevolmente brevi, quindi qualcuno a poca distanza da dove vive.
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Utente
Utente
Certo capisco dottore. Dunque, per finire, a chi dovrei rivolgermi? So che la scelta del terapeuta è molto importante perché è il primo passo verso la guarigione. Ma in base alle mie esigenze, qual'è lo specialista che fa al mio caso? In che tipo di terapia deve essere specializzato?

Grazie della collaborazione, buonasera e buone cose.
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Ci sono psicoterapeuti che si occupano nello specifico di ansia e di attacchi di panico, ma la cosa fondamentale in assoluto è il rapporto di _fiducia e collaborazione_ che si instaura tra professionista e utente.

Se si trova bene con un/a certo/a professionista e avverte beneficio col procedere della psicoterapia, allora avrà scelto correttamente.
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