Tradimenti, stress, segreti e genitori che usano i figli come psicoterapeuti.
Salve, sono figlia unica, da sempre la "bambolina" della mia famiglia, composta da un padre ed una madre che non mi hanno mai fatto mancare nulla. C'è da dire che son sempre stata una figlia che non ha mai voluto chiedere nulla, che i problemi li capiva e non ha mai avuto la testa per impuntarsi su bisogni inesistenti come vestiti di marca, viaggi, ecc.Ho 21anni e solo ora ho compreso il valore di certe piccolezze che si sa, portano soddisfazione nella propria esistenza. Per questioni economiche e lavorative non ci siamo mai potuti permettere dei viaggi, abbiamo sempre tentato di fare tutto assieme, anche quel poco che potevamo organizzare e nonostante i mille problemi non ho mai avuto il forte sentore che la mia fosse una famiglia di facciata.I miei genitori -ne ho avuto la conferma recentemente- nonostante la giovane età, sono di vecchio stampo, non hanno dialogo, non hanno la pazienza o anche solo il desiderio di parlare di ciò che affligge loro, se non prima che la cosa diventi ingestibile e sia fonte di profondo stress per tutta la famiglia. Dall'esterno siamo la famiglia modello, ma dall'interno so e vedo quanta sofferenza abbia caratterizzato le esistenze dei miei genitori. Una madre malata da sempre e molto religiosa, cose che penso abbiano influito sul suo modo di vivere l'intimità; un padre con una infanzia negativa e difficile, poco propenso a parlare della sua famiglia e di ciò che gli capitava, davvero fin troppo dedito al lavoro. Due persone che però hanno sempre cercato di fare il possibile per me e per darsi una mano, l'uno con l'altro. Ma da che mi ricordi son sempre stata usata da entrambi come antistress, facendomi diventare il piccolo scrigno dei segreti, nel quale ognuno riversava il proprio disagio. Verso gli 11 anni mia madre mi disse che forse mio padre la tradiva, fu un periodo davvero schifoso che sfociò dopo anni, in una lite furiosa fra i miei, dove vidi mio padre avere uno slancio aggressivo nei confronti di mia mamma, che gli aveva fatto venire una crisi isterica, a cui posi fine io. So che gli errori provengono da entrambi, che si possono avere solo reazioni negative se si porta due persone fino al limite, ma a 21anni non posso essere la vittima di tutte queste problematiche. Non so se la loro vita sessuale sia soddisfacente o se sia compromessa dai problemi di salute di mia madre, non so se il tradimento sia una storia vera (nonostante lo sospettassi ho sempre sperato che non fosse vero o che mio padre se ne avvedesse per non sobbarcarmi prematuramente il peso di mantenere mia madre), so solo che la mia vita si è sempre ridotta al fare da psicoterapeuta ai miei genitori che di certo non so come aiutare. Nonostante sia andata a vivere lontana, questo loro comportamento continua ad influire negativamente sulla mia vita, specie sullo studio e non ho la più pallida idea di come reggere -ancora una volta- questa situazione che si è ripresentata.
Grazie per le eventuali risposte.
Grazie per le eventuali risposte.
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gentile utente, quando una ragazza prova il disagio che prova lei per uscire deve passare la consegna ad uno specialista. Esprimere apertamente il suo disagio, evidenziare che lei non è il loro terapeuta e consigliare vivamente di cercarne uno. ma deve essere ferma nella sua posizione altrimenti rientrerà sempre in questo gioco perverso.
poco ha a che fare con lei ma questo articolo le chiarirà cosa può accadere in questi sistemi
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/38-le-perversioni-famigliari.html
saluti
poco ha a che fare con lei ma questo articolo le chiarirà cosa può accadere in questi sistemi
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/38-le-perversioni-famigliari.html
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Ex utente
La ringrazio per la risposta.
Leggendo l'articolo ho potuto constatare quanto, anche se in piccolo, ho avuto anche io la sfortuna di partecipare a questo gioco di parti. Della famiglia sono l'unica che riesce ad avere un buon dialogo ed avendo questa inclinazione, per molto, molto tempo, avevo creduto che fosse caratteristico della mia famiglia. Ovviamente mi sbagliavo, ma sempre per una questione di temperamento sono stata in grado di non farmi turbare fin troppo da tutte queste situazioni, anzi ho sempre avuto modo di superarle senza che influissero più del dovuto sulla mia vita. Da sempre ho creduto di avere a che fare un po' con dei bambini, la perversione familiare di cui lei stesso ha trattato, l'ho sempre vista come un gioco pur sempre anomalo, ma che funzionava nella ricerca di cooperazione da parte dei miei genitori, quindi li ho sempre lasciati fare, essendo conscia di essere più forte di entrambi nel sopportare situazioni stressanti. Insomma, meglio martire che la causa dei litigi. La situazione è diventata più opprimente solo negli ultimi tre anni, con il mio allontanamento dalla casa parentale per via dell'università e per la scelta della facoltà che ha portato i miei a considerarmi una psicoterapeuta a tutti gli effetti (peccato io stia concludendo ancora la triennale). Ho raggiunto il mio distacco e la mia libertà -pur volendo loro un bene dell'anima- dopo enormi sacrifici. Sono riuscita a tirarmi fuori da circoli viziosi come abbuffate in stile NES (fortunatamente prive di sensi di colpa) o l'onicofagia che mi erano servite per abbassare i livelli di ansia quando vivevo a stretto contatto con loro (adesso posso stare anche per mesi a casa, senza avere nessuno di quei problemi). In pratica mi sono ritagliata il mio piccolo spazio nel mondo seguendo le mie convinzioni, senza dar retta ai loro imperativi confusionari, ma niente, non riesco a farli andare da uno specialista. Se facessi loro presente questo disagio -apertamente- finirebbero con il rifugiarsi nel vittimismo e nella soddisfazione di colpevolizzarsi a vicenda, per poi rinfacciarmi la situazione venutasi a creare. Con questi tre anni di "disintossicazione" dalla famiglia, ho maturato una sicurezza che non credevo d'avere e che mi è servita per mitigare più volte i loro litigi. In pratica li tratto ancor più da bambini, come fossi la tutrice di turno, cosa che ovviamente mi infastidisce alquanto, non essendo altro che loro figlia.
Ma se altro non posso fare -a parte parlarne con loro- continuerò sulla stessa linea di adesso, sperando che si decidano a chiedere aiuto a qualcuno nettamente più adatto di me.
La ringrazio ancora,
Saluti.
Leggendo l'articolo ho potuto constatare quanto, anche se in piccolo, ho avuto anche io la sfortuna di partecipare a questo gioco di parti. Della famiglia sono l'unica che riesce ad avere un buon dialogo ed avendo questa inclinazione, per molto, molto tempo, avevo creduto che fosse caratteristico della mia famiglia. Ovviamente mi sbagliavo, ma sempre per una questione di temperamento sono stata in grado di non farmi turbare fin troppo da tutte queste situazioni, anzi ho sempre avuto modo di superarle senza che influissero più del dovuto sulla mia vita. Da sempre ho creduto di avere a che fare un po' con dei bambini, la perversione familiare di cui lei stesso ha trattato, l'ho sempre vista come un gioco pur sempre anomalo, ma che funzionava nella ricerca di cooperazione da parte dei miei genitori, quindi li ho sempre lasciati fare, essendo conscia di essere più forte di entrambi nel sopportare situazioni stressanti. Insomma, meglio martire che la causa dei litigi. La situazione è diventata più opprimente solo negli ultimi tre anni, con il mio allontanamento dalla casa parentale per via dell'università e per la scelta della facoltà che ha portato i miei a considerarmi una psicoterapeuta a tutti gli effetti (peccato io stia concludendo ancora la triennale). Ho raggiunto il mio distacco e la mia libertà -pur volendo loro un bene dell'anima- dopo enormi sacrifici. Sono riuscita a tirarmi fuori da circoli viziosi come abbuffate in stile NES (fortunatamente prive di sensi di colpa) o l'onicofagia che mi erano servite per abbassare i livelli di ansia quando vivevo a stretto contatto con loro (adesso posso stare anche per mesi a casa, senza avere nessuno di quei problemi). In pratica mi sono ritagliata il mio piccolo spazio nel mondo seguendo le mie convinzioni, senza dar retta ai loro imperativi confusionari, ma niente, non riesco a farli andare da uno specialista. Se facessi loro presente questo disagio -apertamente- finirebbero con il rifugiarsi nel vittimismo e nella soddisfazione di colpevolizzarsi a vicenda, per poi rinfacciarmi la situazione venutasi a creare. Con questi tre anni di "disintossicazione" dalla famiglia, ho maturato una sicurezza che non credevo d'avere e che mi è servita per mitigare più volte i loro litigi. In pratica li tratto ancor più da bambini, come fossi la tutrice di turno, cosa che ovviamente mi infastidisce alquanto, non essendo altro che loro figlia.
Ma se altro non posso fare -a parte parlarne con loro- continuerò sulla stessa linea di adesso, sperando che si decidano a chiedere aiuto a qualcuno nettamente più adatto di me.
La ringrazio ancora,
Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.3k visite dal 08/07/2014.
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