Dismorfofobia e depressione
salve a tutti, come vi avevo detto da un anno ho iniziato a soffrire di ossessioni e compulsioni legate ad una parte del mio aspetto fisico, che mi causava moltissima vergogna ed imbarazzo e volevo a tutti i costi eliminare. Ho sviluppo ansia sociale e le ossessioni hanno condizionato il mio rendimento scolastico, la mia stabilità psichica, il mio sonno e via dicendo. Ho sviluppato queste ossessioni in un periodo molto stressante della mia vita, dopo aver subito episodi di bullismo e prese in giro dai mie coetanei a scuola, e aver sperimentato un grave disagio in famiglia a causa della mia omosessualità e dell'idea di non essere accettato. Con il tempo l'ansia è diventata cronica e da un mese a questa parte non mi permette di uscire. Sono bloccato a letto, il mio cuore batte forte e i muscoli delle gambe sono tutti rigidi. NOn ho voglia di uscire, ho perso l'appetito, il mio sonno è disturbato (sta notte sono sempre stato sveglio). Piango spesso senza motivo e ho enormi difficoltà a concentrarmi, non riesco per esempio a leggere un libro o guardare un film, ho perso interesse in ciò che facevo prima, ho rinunciato allo sport ed evito in tutti i modi di uscire. Sono talmente triste che mi chiedo spesso che valore ha la mia vita. Ho chiesto a mia madre di andare da un psicologo lei ha detto sì, ma non la prende seriamente perché crede che sia una cosa da niente e che siano tutti miei condizionamenti mentali. Inoltre ho paura che andando da uno psicologo non risolverei niente perché molte persone che vanno dallo psicologo continuano ad avere problemi. Inoltre la dismorfofobia, che non mi è stata ancora diagnosticata, è una condizione molto sconosciuta e per la quale non esiste ancora una cura efficace, ma semmai un trattamento che tiene a bada i sintomi e le compulsioni. Quindi ho paura che non servirà a niente e intanto mi chiudo in camera . Che faccio ?
[#1]
Psicologo
Gentile ragazzo,
La situazione da lei descritta sembra denotare uno stato di malessere psicologico intenso che oltre a causarle sofferenza, sembra influenzare la sua vita sociale e affettiva. La dismorfofobia (meglio nota come Disturbo da dismorfismo corporeo) indica una preoccupazione eccessiva per difetti o imperfezioni nell'aspetto fisico che non sono osservabili o che appaiono agli altri in modo lieve. L'eventuale diagnosi di tale condizione richiede però un'accurata valutazione da parte di un professionista della salute mentale. Contrariamente a ciò che lei scrive, si tratta di una sindrome abbastanza conosciuta tra gli psicologi, in particolar modo tra quelli che lavorano con gli adolescenti, per la quale esistono oggi specifiche metodologie d'intervento, in grado di garantire in alcuni casi miglioramenti sostanziali. La sua scelta di consultare uno psicologo mi sembra dunque molto valida. Attraverso una valutazione accurata dei suoi problemi potrebbe infatti aiutarla a comprenderne le cause e a trovare le modalità d'intervento più adeguate. Tenga conto che il bullismo, l'idea di non essere accettati in casa e le preoccupazioni legate all'aspetto fisico contribuiscono ad alimentare reciprocamente le sue problematiche di natura ansiosa le quali, nel corso del tempo, possono peggiorare se non sono adeguatamente trattate. Le consiglio pertanto, anche alla luce delle sue attuali difficoltà, di consultare quanto prima uno psicologo. Non aspetti che siano i suoi genitori a cercarlo per lei. Purtroppo a volte i genitori tendono a pensare che i problemi dei figli siano passeggeri e a non prenderli troppo sul serio, per cui se lei ritiene che sua madre non abbia intenzione di contattare uno psicologo, lo faccia lei. Potrebbe anche decidere di rivolgersi a un servizio di consulenza psicologica fornito da una struttura pubblica o da associazioni che si occupano dei diritti degli omosessuali. Solitamente, presso queste strutture è disponibile gratuitamente l'aiuto di uno psicologo. Consideri che restare a letto ad aspettare di stare meglio non l'aiuta, anzi potrebbe addirittura peggiorare il problema. Dovrebbe invece cercare di affrontare l'ansia, uscire di casa e provare a conoscere persone omosessuali potrebbe aiutarla infatti a trovare persone che condividono esperienze simili alla sua, le quali oltre ad agevolarla nel suo percorso di accettazione, potrebbero farle capire che lei è meno diverso di quanto crede e che le imperfezioni fisiche si cui parla non sono poi così rilevanti per la sua vita sociale e relazionale.
Cordialità
La situazione da lei descritta sembra denotare uno stato di malessere psicologico intenso che oltre a causarle sofferenza, sembra influenzare la sua vita sociale e affettiva. La dismorfofobia (meglio nota come Disturbo da dismorfismo corporeo) indica una preoccupazione eccessiva per difetti o imperfezioni nell'aspetto fisico che non sono osservabili o che appaiono agli altri in modo lieve. L'eventuale diagnosi di tale condizione richiede però un'accurata valutazione da parte di un professionista della salute mentale. Contrariamente a ciò che lei scrive, si tratta di una sindrome abbastanza conosciuta tra gli psicologi, in particolar modo tra quelli che lavorano con gli adolescenti, per la quale esistono oggi specifiche metodologie d'intervento, in grado di garantire in alcuni casi miglioramenti sostanziali. La sua scelta di consultare uno psicologo mi sembra dunque molto valida. Attraverso una valutazione accurata dei suoi problemi potrebbe infatti aiutarla a comprenderne le cause e a trovare le modalità d'intervento più adeguate. Tenga conto che il bullismo, l'idea di non essere accettati in casa e le preoccupazioni legate all'aspetto fisico contribuiscono ad alimentare reciprocamente le sue problematiche di natura ansiosa le quali, nel corso del tempo, possono peggiorare se non sono adeguatamente trattate. Le consiglio pertanto, anche alla luce delle sue attuali difficoltà, di consultare quanto prima uno psicologo. Non aspetti che siano i suoi genitori a cercarlo per lei. Purtroppo a volte i genitori tendono a pensare che i problemi dei figli siano passeggeri e a non prenderli troppo sul serio, per cui se lei ritiene che sua madre non abbia intenzione di contattare uno psicologo, lo faccia lei. Potrebbe anche decidere di rivolgersi a un servizio di consulenza psicologica fornito da una struttura pubblica o da associazioni che si occupano dei diritti degli omosessuali. Solitamente, presso queste strutture è disponibile gratuitamente l'aiuto di uno psicologo. Consideri che restare a letto ad aspettare di stare meglio non l'aiuta, anzi potrebbe addirittura peggiorare il problema. Dovrebbe invece cercare di affrontare l'ansia, uscire di casa e provare a conoscere persone omosessuali potrebbe aiutarla infatti a trovare persone che condividono esperienze simili alla sua, le quali oltre ad agevolarla nel suo percorso di accettazione, potrebbero farle capire che lei è meno diverso di quanto crede e che le imperfezioni fisiche si cui parla non sono poi così rilevanti per la sua vita sociale e relazionale.
Cordialità
[#2]
Gentile ragazzo,
alla sua età il disturbo che Lei lamenta non è così raro!
Il corpo è cambiato da poco. Non lo si è visto ancora sufficientemente in azione (sessuale) da poter essere certi del funzionamento...
Prima che questa preoccupazione diventi cronica, sì, è opportuno sentire uno psicologo.
Si attivi LEI per cercarlo, manifestando così il suo senso di responsabilità e la sua determinazione.
Può trattarsi di un disturbo evolutivo, e dunque di risoluzione non troppo lunga.
alla sua età il disturbo che Lei lamenta non è così raro!
Il corpo è cambiato da poco. Non lo si è visto ancora sufficientemente in azione (sessuale) da poter essere certi del funzionamento...
Prima che questa preoccupazione diventi cronica, sì, è opportuno sentire uno psicologo.
Si attivi LEI per cercarlo, manifestando così il suo senso di responsabilità e la sua determinazione.
Può trattarsi di un disturbo evolutivo, e dunque di risoluzione non troppo lunga.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Utente
Oggi andrò da uno psicologo probabilmente, ma non so se questi è specializzato nel trattamento dei disturbi ossessivi.
Ad ogni modo, dovrei parlargli dei miei sintomi oppure dirgli anche le auto-diagnosi che mi sono fatto? La diagnosi non spetta a me, ma non vorrei che lo psicologo si dimenticasse di considerare la mia ansietà-ossessività e pensasse che sono semplicemente ''depresso''. Ritengo molto importante mettere in chiaro questo fatto della dismorfobia, che mi condiziona in modo particolare e che ha causato anche il mio isolamento sociale e depressione, insieme agli episodi di bullismo e all'ansia in famiglia.
Ad ogni modo, dovrei parlargli dei miei sintomi oppure dirgli anche le auto-diagnosi che mi sono fatto? La diagnosi non spetta a me, ma non vorrei che lo psicologo si dimenticasse di considerare la mia ansietà-ossessività e pensasse che sono semplicemente ''depresso''. Ritengo molto importante mettere in chiaro questo fatto della dismorfobia, che mi condiziona in modo particolare e che ha causato anche il mio isolamento sociale e depressione, insieme agli episodi di bullismo e all'ansia in famiglia.
[#4]
Psicologo
Gentile ragazzo,
Le sue parole sembrano nascondere una forte sfiducia nei confronti degli psicologi. A mio avviso dovrebbe provare ad avere un po' più di fiducia negli altri, altrimenti rischia d'inficiare il processo di trattamento. Se lei non si fida delle capacità cliniche dello psicologo potrebbe infatti arrivare a mettere in discussione le indicazioni terapeutiche che riceverà o a non seguirle, limitando l'esito dell'intervento. Non cerchi di programmare la seduta. Si limiti ad andare dallo psicologo e a raccontare le sue difficoltà e il suo malessere, piuttosto che proporre diagnosi frutto delle sue interpretazioni. Vedrà che in tal modo lo psicologo potrà esserle d'aiuto per il superamento delle problematiche da lei descritte.
Cordialità
Le sue parole sembrano nascondere una forte sfiducia nei confronti degli psicologi. A mio avviso dovrebbe provare ad avere un po' più di fiducia negli altri, altrimenti rischia d'inficiare il processo di trattamento. Se lei non si fida delle capacità cliniche dello psicologo potrebbe infatti arrivare a mettere in discussione le indicazioni terapeutiche che riceverà o a non seguirle, limitando l'esito dell'intervento. Non cerchi di programmare la seduta. Si limiti ad andare dallo psicologo e a raccontare le sue difficoltà e il suo malessere, piuttosto che proporre diagnosi frutto delle sue interpretazioni. Vedrà che in tal modo lo psicologo potrà esserle d'aiuto per il superamento delle problematiche da lei descritte.
Cordialità
[#6]
Utente
Avete ragione sul fatto che non devo essere sfiduciato e devo sentire ciò che mi dice lo psicologo. Il fatto è che ho accumulato talmente tanto stress e pensieri negativi in questo periodo che non riesco più a vedere una soluzione. Ho paura che le ossessioni mi rovineranno la vita e mi impediranno di essere felice.
Ho ricevuto tante delusioni in famiglia e fra amici. Gli amici (o almeno quelli che credevo tali) mi hanno abbandonato e hanno iniziato a prendermi in giro quando hanno capito che non ero interessato al sesso opposto. Adesso mi escludono completamente.
La mia famiglia mi ha tradito e mi ha voltato la faccia. Alle medie subivo bullismo e non mi sono mai confidato con nessuno, ma quest'anno mi sono illuso di poterlo fare con i miei visto che non ce la facevo più a nascondermi. Mi sono dichiarato ma loro mi hanno imposto il silenzio. Mia madre sembrava accettare o tollerare la cosa nella misura in cui non se ne parlava. Ieri mi ha urlato quando ha visto che leggevo un libro su cosa significa essere omosessuali ''Ma come fai a leggere un libro del genere? Sei completamente impazzito?''. Questo mi fa capire che non mi devo fidare di lei, la odio e appena posso le darò le spalle come lei ha fatto con me.
Mia sorella pensa che l'omosessualità sia una devianza dovuta ad un trauma familiare o a un rapporto conflittuale con il genitore di sesso opposto, rifacendosi alle teorie di Freud. Io non mi azzardo a dirle che sono omosessuale, anche se ci ho provato in passato, perché non mi va di essere considerato un malato. Non sono un malato o un deviato e non sopporto di essere giudicato così. L'omosessualità per me non è un problema, il problema è dover vivere in questa famiglia.
Di amici omosessuali non ne ho, e nella mia città non ci sono centri di raduno o cose del genere. Mi vergogno ad uscire e ho sempre paura di essere giudicato male, così mi rinchiudo in me stesso. Sono stato invitato dall'unica amica che ho al mare, ma provo un'ansia fortissima al solo pensiero di mettere piede fuori casa. Non sopporto l'idea di essere visto, giudicato (brutto, sfigato, gay, tre aggettivi che mi hanno ''scolpito'') Non riesco neanche a vedere le persone in faccia e non mi fido assolutamente degli sconoscuto ecco perché non so farmi nuovi amici. Mi emoziono e sto in ansia se devo avere una conversazione con una persona che non conosco, perché ho paura di farle una brutta impressione. E ora capite perché sono così sfiduciato nei confronti dello psicologo.
Ho ricevuto tante delusioni in famiglia e fra amici. Gli amici (o almeno quelli che credevo tali) mi hanno abbandonato e hanno iniziato a prendermi in giro quando hanno capito che non ero interessato al sesso opposto. Adesso mi escludono completamente.
La mia famiglia mi ha tradito e mi ha voltato la faccia. Alle medie subivo bullismo e non mi sono mai confidato con nessuno, ma quest'anno mi sono illuso di poterlo fare con i miei visto che non ce la facevo più a nascondermi. Mi sono dichiarato ma loro mi hanno imposto il silenzio. Mia madre sembrava accettare o tollerare la cosa nella misura in cui non se ne parlava. Ieri mi ha urlato quando ha visto che leggevo un libro su cosa significa essere omosessuali ''Ma come fai a leggere un libro del genere? Sei completamente impazzito?''. Questo mi fa capire che non mi devo fidare di lei, la odio e appena posso le darò le spalle come lei ha fatto con me.
Mia sorella pensa che l'omosessualità sia una devianza dovuta ad un trauma familiare o a un rapporto conflittuale con il genitore di sesso opposto, rifacendosi alle teorie di Freud. Io non mi azzardo a dirle che sono omosessuale, anche se ci ho provato in passato, perché non mi va di essere considerato un malato. Non sono un malato o un deviato e non sopporto di essere giudicato così. L'omosessualità per me non è un problema, il problema è dover vivere in questa famiglia.
Di amici omosessuali non ne ho, e nella mia città non ci sono centri di raduno o cose del genere. Mi vergogno ad uscire e ho sempre paura di essere giudicato male, così mi rinchiudo in me stesso. Sono stato invitato dall'unica amica che ho al mare, ma provo un'ansia fortissima al solo pensiero di mettere piede fuori casa. Non sopporto l'idea di essere visto, giudicato (brutto, sfigato, gay, tre aggettivi che mi hanno ''scolpito'') Non riesco neanche a vedere le persone in faccia e non mi fido assolutamente degli sconoscuto ecco perché non so farmi nuovi amici. Mi emoziono e sto in ansia se devo avere una conversazione con una persona che non conosco, perché ho paura di farle una brutta impressione. E ora capite perché sono così sfiduciato nei confronti dello psicologo.
[#7]
Psicologo
Gentile ragazzo,
Il fatto che lei abbia avuto esperienze negative e delusioni non deve necessariamente portarla a generalizzare. D'altronde, se non si è mai rivolto a uno psicologo, come fa a sapere che sarà deluso anche da lui/lei? Provi a considerare la consulenza psicologica come un tentativo di stare bene: se funziona, meglio per lei, altrimenti potrà dire di averci almeno provato. Capisco che l'ansia possa spingerla ad avere aspettative negative riguardo gli altri, ma è solo attraverso l'esperienza diretta che si può avere un giudizio sulle persone. Per cui abbia fiducia e si confidi col suo psicologo. Vedrà che col tempo le cose miglioreranno. Le auguro di tornare presto a stare bene.
Cordialità
Il fatto che lei abbia avuto esperienze negative e delusioni non deve necessariamente portarla a generalizzare. D'altronde, se non si è mai rivolto a uno psicologo, come fa a sapere che sarà deluso anche da lui/lei? Provi a considerare la consulenza psicologica come un tentativo di stare bene: se funziona, meglio per lei, altrimenti potrà dire di averci almeno provato. Capisco che l'ansia possa spingerla ad avere aspettative negative riguardo gli altri, ma è solo attraverso l'esperienza diretta che si può avere un giudizio sulle persone. Per cui abbia fiducia e si confidi col suo psicologo. Vedrà che col tempo le cose miglioreranno. Le auguro di tornare presto a stare bene.
Cordialità
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 8.8k visite dal 30/06/2014.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.