Depressione,lunga una vita.
Buona sera a tutti.
Forse la storia che leggerà,chi avrà l'attenzione di farlo,non sarà dissimile da tante altre,o si,ma è solo la storia di una persona che usa le ultime forze per lottare per la sua anima."Il parlare o lo scrivere di se stessi è sempre un modo per amare se stessi",scriveva Alfieri,e magari lo faccio perchè un pò mi amo ancora.
Ho 36 anni e da quando mi ricordi,sono sempre stato depresso.Ma solo dopo mi hanno detto che quella roba si chiamava depressione.Me lo hanno detto 20 anni di psicofarmaci,penso di averli fatti un pò tutti;anni di psicoterapia,almeno 6 o 7,con 4 medici diversi e con diagnosi sempre differenti.Tutte fatte con la predispozisione migliore,spero.Tutte inutili.
Dico che sono depresso da quando mi ricordi perchè la prima volta che venni abusato era poco più che bambino,e francamente non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.La cosa continuò per anni,da parte di un parente,amici più grandi,una persona anziana.A questo seguirono anni di isolamento,o meglio di emarginamento.In effetti non capivo perchè avessi attirato così tanto quelle attenzioni.Non le cercavo,ne le volevo.Ero il bel bambino di buona famiglia,sensibile.Ma nato in una famiglia in cui tutte le manifestazioni di affetto venivano rigettate.Famiglia conflittuale,dicevano.Non ho mai avuto un contatto fisico con i miei genitori.
Dopo un adolescenza senza mai abbandonare definitivamente gli psicofarmaci,ho studiato con profitto fino ai primi anni di università,voti altissimi.Dopo soli 6 esami un professore mi chiese di collaborare alla sua cattedra come assistente volontario.
Mi piaceva,ma sapevo in fondo che era una cosa che non mi apparteneva,non avevo mai sentito mie quelle materie.Ma perchè,dunque,ci ero riuscito?
Una vita forzatamente normale fino ai 26 anni,una ragazza che mi adorava,una famiglia che non vedeva l'ora di mettere una targhetta con il mio nome fuori la porta di casa per vantarsi con gli amici.Una farsa che inconsciamente portavo avanti con il desiderio di essere felice,o per far felici loro.
Dal 2004,più o meno,il mio desiderio per la vita si dimostra per quello che è:zero.
Non sono più riuscito a finire l'università.Non c'è niente che mi piaccia fare o non fare.Lo faccio e basta.Mi rinchiudo nel pensiero di aver fatto scelte sbagliate in momenti sbagliati,in cui non non ho saputo impormi ai miei,o forse nemmeno io sapevo cosa volevo.Ancora cerco di finire gli studi con uno sforzo infinito,come se il mio inconscio ed io mio corpo si ribellassero al futuro.Vivendo storie sentimentali ai limiti dell'assurdo,anche con donne che attraversano continenti per vedermi e poi hanno paura del mio bisogno di affetto.
Con i miei genitori che invecchiano.Con me,senza una prospettiva,con una dipendenza da fumo ed alcool,e con un senso di colpa che mi tormenta tutti i giorni,come se tutto fosse stata colpa mia,e so che in parte lo è stata.
Non mi sono mai tirato indietro a nessuno aiuto e nessuna terapia,ma sto imparando che ci sono cose che non si curano.E certe vite inziate male non possono che finire male.Nessuna delle persone che ho conosciuto ha mai sospettato di cosa avessi dentro:sei hai una gamba rotta ti vengono a trovare,se dici che sei depresso,scappano.E francamente,sono stanco di sorridere alla gente come se nulla fosse.Farmaci e psicoterapia hanno fatto il loro lavoro,e non hanno funzionato,sarà colpa mia anche questo?
Non so cosa mi resta da provare.
Forse la storia che leggerà,chi avrà l'attenzione di farlo,non sarà dissimile da tante altre,o si,ma è solo la storia di una persona che usa le ultime forze per lottare per la sua anima."Il parlare o lo scrivere di se stessi è sempre un modo per amare se stessi",scriveva Alfieri,e magari lo faccio perchè un pò mi amo ancora.
Ho 36 anni e da quando mi ricordi,sono sempre stato depresso.Ma solo dopo mi hanno detto che quella roba si chiamava depressione.Me lo hanno detto 20 anni di psicofarmaci,penso di averli fatti un pò tutti;anni di psicoterapia,almeno 6 o 7,con 4 medici diversi e con diagnosi sempre differenti.Tutte fatte con la predispozisione migliore,spero.Tutte inutili.
Dico che sono depresso da quando mi ricordi perchè la prima volta che venni abusato era poco più che bambino,e francamente non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.La cosa continuò per anni,da parte di un parente,amici più grandi,una persona anziana.A questo seguirono anni di isolamento,o meglio di emarginamento.In effetti non capivo perchè avessi attirato così tanto quelle attenzioni.Non le cercavo,ne le volevo.Ero il bel bambino di buona famiglia,sensibile.Ma nato in una famiglia in cui tutte le manifestazioni di affetto venivano rigettate.Famiglia conflittuale,dicevano.Non ho mai avuto un contatto fisico con i miei genitori.
Dopo un adolescenza senza mai abbandonare definitivamente gli psicofarmaci,ho studiato con profitto fino ai primi anni di università,voti altissimi.Dopo soli 6 esami un professore mi chiese di collaborare alla sua cattedra come assistente volontario.
Mi piaceva,ma sapevo in fondo che era una cosa che non mi apparteneva,non avevo mai sentito mie quelle materie.Ma perchè,dunque,ci ero riuscito?
Una vita forzatamente normale fino ai 26 anni,una ragazza che mi adorava,una famiglia che non vedeva l'ora di mettere una targhetta con il mio nome fuori la porta di casa per vantarsi con gli amici.Una farsa che inconsciamente portavo avanti con il desiderio di essere felice,o per far felici loro.
Dal 2004,più o meno,il mio desiderio per la vita si dimostra per quello che è:zero.
Non sono più riuscito a finire l'università.Non c'è niente che mi piaccia fare o non fare.Lo faccio e basta.Mi rinchiudo nel pensiero di aver fatto scelte sbagliate in momenti sbagliati,in cui non non ho saputo impormi ai miei,o forse nemmeno io sapevo cosa volevo.Ancora cerco di finire gli studi con uno sforzo infinito,come se il mio inconscio ed io mio corpo si ribellassero al futuro.Vivendo storie sentimentali ai limiti dell'assurdo,anche con donne che attraversano continenti per vedermi e poi hanno paura del mio bisogno di affetto.
Con i miei genitori che invecchiano.Con me,senza una prospettiva,con una dipendenza da fumo ed alcool,e con un senso di colpa che mi tormenta tutti i giorni,come se tutto fosse stata colpa mia,e so che in parte lo è stata.
Non mi sono mai tirato indietro a nessuno aiuto e nessuna terapia,ma sto imparando che ci sono cose che non si curano.E certe vite inziate male non possono che finire male.Nessuna delle persone che ho conosciuto ha mai sospettato di cosa avessi dentro:sei hai una gamba rotta ti vengono a trovare,se dici che sei depresso,scappano.E francamente,sono stanco di sorridere alla gente come se nulla fosse.Farmaci e psicoterapia hanno fatto il loro lavoro,e non hanno funzionato,sarà colpa mia anche questo?
Non so cosa mi resta da provare.
[#1]
Gentile Utente,
la soluzione possibile rimane sempre l'associazione di psicoterapia e farmaco terapia
Cosa pensa di avere risolto vin i percorsi precedenti?
Su cosa vorrebbe ancora lavorare?
Ha degli amici, una famiglia?
Ha risolto le dipendenze?
Spesso quando si riscontra una dipendenza si verifica che c' è una "personalità' dipendente", diventa quindi opportuno affrontare la questione in modo complessivo, portando il paziente ad elaborare le ragioni inconsce della sua ricerca di eccitazione....perchè di questo si tratta.
Soltanto un nostro collega potrà aiutarla
la soluzione possibile rimane sempre l'associazione di psicoterapia e farmaco terapia
Cosa pensa di avere risolto vin i percorsi precedenti?
Su cosa vorrebbe ancora lavorare?
Ha degli amici, una famiglia?
Ha risolto le dipendenze?
Spesso quando si riscontra una dipendenza si verifica che c' è una "personalità' dipendente", diventa quindi opportuno affrontare la questione in modo complessivo, portando il paziente ad elaborare le ragioni inconsce della sua ricerca di eccitazione....perchè di questo si tratta.
Soltanto un nostro collega potrà aiutarla
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile Utente,
nella Sua lunga mail racconta chiaramente qual è il Suo modo di relazionarsi con gli altri e sembra emergere un voler dire, fare e dimostrare agli altri ciò che questi vogliono sentirsi dire da Lei.
Infatti Lei scrive: ".E francamente,sono stanco di sorridere alla gente come se nulla fosse." Forse viene dal Suo passato, dagli abusi subiti, che hanno la caratteristica imprescindibile di fare sentire chi lo subisce isolato, solo e in colpa, ma adesso che Lei è adulto e che sa difendersi, che sa che non è colpa Sua, ecc... e che avrebbe dovuto rileggere in una psicoterapia tutta la storia, come mai non ha ancora imparato ad essere assertivo e a chiedere aiuto e vicinanza protettiva quando Le serve?
Posso chiederLe che tipo di percorso psicoterapico ha fatto?
Ha discusso con i vari terapeuti di ciò che probabilmente non ha funzionato?
nella Sua lunga mail racconta chiaramente qual è il Suo modo di relazionarsi con gli altri e sembra emergere un voler dire, fare e dimostrare agli altri ciò che questi vogliono sentirsi dire da Lei.
Infatti Lei scrive: ".E francamente,sono stanco di sorridere alla gente come se nulla fosse." Forse viene dal Suo passato, dagli abusi subiti, che hanno la caratteristica imprescindibile di fare sentire chi lo subisce isolato, solo e in colpa, ma adesso che Lei è adulto e che sa difendersi, che sa che non è colpa Sua, ecc... e che avrebbe dovuto rileggere in una psicoterapia tutta la storia, come mai non ha ancora imparato ad essere assertivo e a chiedere aiuto e vicinanza protettiva quando Le serve?
Posso chiederLe che tipo di percorso psicoterapico ha fatto?
Ha discusso con i vari terapeuti di ciò che probabilmente non ha funzionato?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2k visite dal 29/06/2014.
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