Rapporto finita la terapia
Salve, vorrei un chiarimento riguardo il rapporto che si può mantenere con lo psicoterapeuta finita la terapia. Sono una ragazza di 19 anni, è sto facendo un percorso terapeutico che durerà molto, e in questi giorni mi attanaglia un dubbio: cosa ne sarà del nostro rapporto in seguito? Avró ancora molte sedute, tanto che la psicologa pensa ci vorrà almeno un altro anno di terapia, se non di più. Ho finalmente trovato una psicologa con cui sono riuscita ad aprirmi, a parlare dei miei problemi. In seguito, non ora ovviamente, può nascere un rapporto di quasi amicizia? Avete esperienze al riguardo? Grazie in anticipo della risposta
[#1]
>>può nascere un rapporto di quasi amicizia?<<
come mai si pone questa domanda?
Da quanto tempo tempo ha iniziato la terapia?
E' stata fatta una diagnosi? Disturbo ossessivo?
In genere sarebbe meglio affrontare tale argomento in seduta, fa parte del percorso di cura.
come mai si pone questa domanda?
Da quanto tempo tempo ha iniziato la terapia?
E' stata fatta una diagnosi? Disturbo ossessivo?
In genere sarebbe meglio affrontare tale argomento in seduta, fa parte del percorso di cura.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#2]
Gentile Utente,
con lo psicologo psicoterapeuta è meglio che non ci sia un rapporto d'amicizia.
Il nostro Codice Deontologico lo vieta per la durata del trattamento, ma anche a distanza di tempo dalla conclusione della terapia, a che cosa Le servirebbe?
Uno degli scopi della psicoterapia è rendere il pz. libero, autonomo e indipendente dalla figura del terapeuta. Il pz. in altre parole non deve aver più bisogno del terapeuta, ma anche sarà la buona relazione che si sarà instaurata con il professionista a fare in modo che proprio quel terapeuta sarà interiorizzato dal pz.
Cordiali saluti,
con lo psicologo psicoterapeuta è meglio che non ci sia un rapporto d'amicizia.
Il nostro Codice Deontologico lo vieta per la durata del trattamento, ma anche a distanza di tempo dalla conclusione della terapia, a che cosa Le servirebbe?
Uno degli scopi della psicoterapia è rendere il pz. libero, autonomo e indipendente dalla figura del terapeuta. Il pz. in altre parole non deve aver più bisogno del terapeuta, ma anche sarà la buona relazione che si sarà instaurata con il professionista a fare in modo che proprio quel terapeuta sarà interiorizzato dal pz.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Ho iniziato la terapia ad agosto dell'anno scorso e non ho alcuna diagnosi di disturbo ossessivo; i problemi principali sono depressione e disturbo alimentare
Ho messo la parola amicizia tra virgolette perchè forse non era il termine giusto da usare: intendevo un semplice rapporto di conoscenza, in quanto dopo una terapia così lunga mi sembrerebbe strano tagliare completamente i ponti. Ma se è un ulteriore passo della terapia, ovvero il distacco, credo arriverà da sè.
Grazie della risposta così tempestiva!
Ho messo la parola amicizia tra virgolette perchè forse non era il termine giusto da usare: intendevo un semplice rapporto di conoscenza, in quanto dopo una terapia così lunga mi sembrerebbe strano tagliare completamente i ponti. Ma se è un ulteriore passo della terapia, ovvero il distacco, credo arriverà da sè.
Grazie della risposta così tempestiva!
[#4]
Gentile utente,
quando la terapia dura parecchio, è naturale nascano rapporti e sentimenti di consuetudine tra le due persone, anche intensi, per aver condiviso difficoltà e tematiche personali dell'utente. Che però sono caratterizzati dalla asimmetria (uno aiuta, l'altro è aiutato).
L'obiettivo della terapia è l'autonomia della persona. e dunque quando si riesce a camminare da soli è naturale voler lasciare quella mano che ti ha accompagnato e sorretto lungo il percorso, per camminare e correre gioiosamente da soli.
La propria terapeuta continua ad essere punto di riferimento interiore, per tutto quello che si è costruito insieme. E anche, talvolta, consulente, quando si ha bisogno di un confronto, di un aprere disinteressato da parte di una persona che ci conosce bene.
Anche il/la terapeuta deve affrontare un "lavoro" interiore al termine di una terapia.
quando la terapia dura parecchio, è naturale nascano rapporti e sentimenti di consuetudine tra le due persone, anche intensi, per aver condiviso difficoltà e tematiche personali dell'utente. Che però sono caratterizzati dalla asimmetria (uno aiuta, l'altro è aiutato).
L'obiettivo della terapia è l'autonomia della persona. e dunque quando si riesce a camminare da soli è naturale voler lasciare quella mano che ti ha accompagnato e sorretto lungo il percorso, per camminare e correre gioiosamente da soli.
La propria terapeuta continua ad essere punto di riferimento interiore, per tutto quello che si è costruito insieme. E anche, talvolta, consulente, quando si ha bisogno di un confronto, di un aprere disinteressato da parte di una persona che ci conosce bene.
Anche il/la terapeuta deve affrontare un "lavoro" interiore al termine di una terapia.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#5]
Una relazione terapeutica positiva è fondamentale per il buon andamento del trattamento.
Un anno è un periodo sufficientemente lungo per costruire un rapporto funzionale e la sua richiesta indica probabilmente questo, ossia il timore che possa venire a mancare questa base sicura.
Avrà modo nel corso del tempo di lavorare anche su questo, sulla separazione.
Un anno è un periodo sufficientemente lungo per costruire un rapporto funzionale e la sua richiesta indica probabilmente questo, ossia il timore che possa venire a mancare questa base sicura.
Avrà modo nel corso del tempo di lavorare anche su questo, sulla separazione.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 6k visite dal 26/06/2014.
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