Crisi coppia giovane, come uscirne?

Sono una ragazza alle soglie dei 30 anni, davvero disperata. Convivo con lui che ne ha 5 in più di me da tre anni. Siamo andati a convivere dopo pochi mesi di fidanzamento, con la prospettiva che se la convivenza fosse andata bene, ci saremmo sposati in quanto desiderio comune.
Specifico che abbiamo una situazione 'normale': lui lavora a tempo indeterminato, io lavoro anche se a progetto e viviamo in affitto in una casa scelta da entrambi e in cui ci troviamo bene (siamo di 2 città diverse e viviamo in una terza).
Per una serie di motivi e giustificazioni addotti principalmente da lui, il matrimonio non è arrivato: prima dovevamo cambiare casa e trovarne una migliore, poi aspettare che io mi stabilizzassi lavorativamente, poi dovevamo far passare un altro pò di tempo a causa di un periodo più burrascoso del solito.
Premetto che il primo anno di convivenza è stato meraviglioso, molto innamorati e con progetti comuni, insomma tutto perfetto.
Questo continuo rimandare però ha generato in me del rancore che è cresciuto di anno in anno: mi sono sentita presa in giro e automaticamente raffreddata nei suoi confronti, chiedendogli più di una volta se avesse dubbi su me o sui suoi sentimenti (risposta: no, perennemente).
A gennaio di quest'anno, quando sembrava fossimo arrivati a riparlare per iniziare a organizzare le cose concretamente, alla madre viene diagnosticato l'Alzheimer che si presenta da subito con sintomi abbastanza gravi.
La situazione precipita e lui cambia completamente. Non pensa ad altro che non a lei, non sorride più, mi trascura, non mi parla di nulla e sembra che non riesca a godersi neanche più una passeggiata in mia compagnia. Tutti i week end sono ovviamente dedicati al ritorno nella sua città per stare vicino alla famiglia.
Inutile a dirsi, il discorso matrimonio viene nuovamente accantonato: non se la sente di pensarci, vorrebbe che la madre si stabilizzasse o fosse comunque al suo 'meglio' quindi per ora (il che vuol dire almeno per un altro anno) non se ne parla.
I miei piani di futuro e famiglia sono nuovamente rimandati non si sa fino a quando; vedo tutti i miei sacrifici (lavoro, lontananza dalla mia famiglia ecc.) del tutto vani e inoltre, oltre al mio malessere interiore per questo argomento, si aggiunge la perdita totale di serenità e complicità nel quotidiano perchè lui è del tutto assente e non 'reagisce' positivamente a nulla che io faccia per ritrovare un'intesa (una cena, una sorpresa..). Ho minacciato mille volte di andarmene, non vedo più soluzioni, sono mesi di inferno, ma poi non ci riesco mai perché sono molto innamorata e lui continua a ribadire che mi ama e vuole solo me ma è un momento in cui non 'riesce' ad essere la persona che ho conosciuto.
Io mi sto logorando dentro e ci stiamo autodistruggendo a vicenda con liti continue (tra l'altro le affrontiamo diversamente, io rimugino per giorni, lui fa finta di nulla e questo mi esaspera ancora di più). Sono davvero disperata e ho bisogno di un consiglio.. Grazie
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14
Gentile ragazza,
La situazione che vive è abbastanza frequente. Si è innescato un circolo vizioso attorno ad una questione apparentemente semplice: perché non sposarsi se siamo una coppia affiatata, innamorata, che ha sperimentato positivamente l'esperienza della convivenza?

Perché il matrimonio è un vincolo con profondi significati psicologici, diversi per l'uomo e per la donna, ma soprattutto legati alla propria storia personale.
Cosa significa per lei il matrimonio? Qual è l'esperienza dei suoi genitori? E delle persone a lei care?
Queste ed altre domande dovrebbe porsi lei, e si dovrebbero porre al suo compagno.

Da ciò che descrive, la situazione si è irrigidita sulle posizioni di ognuno di voi, temo che un consiglio qui non sia sufficiente. Tanto più che il suo fidanzato sta vivendo una situazione personale drammatica: la diagnosi di alzahimer ad un genitore è devastante.
Consulti un nostro Collega di persona, o in coppia, o anche da sola e valuti bene tutte le variabili in gioco. Se già sta minacciando di andarsene, non aspetti oltre, affronti la situazione in modo diverso da come fatto fin'ora.

Un caro saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa Ferretti, innanzitutto grazie per la Sua cortese risposta.
In effetti avevo contattato una psicoterapeuta, ma, al di là dei costi un pò proibitivi per me al momento, mi è mancato il coraggio in ultimo.
Cercherò di rispondere alle Sue domande: i miei genitori sono stati sposati per 20 anni e non potrei propriamente definirlo un matrimonio d'amore, c'erano liti e discussioni (anche se nei limiti del civile) ma era tutto piuttosto 'freddo'. Lui, invece, ha una coppia di genitori innamoratissimi ancora oggi dopo trent'anni di matrimonio, anche in questa difficile situazione il padre si dedica alla madre con totale devozione, sono rimasti insieme ed hanno affrontato difficoltà e momenti piacevoli rimanendo uniti.
Per cui sarei io a dover avere più dubbi e paure di lui, e non il contrario come invece accade.
E'perfettamente giusto quello che dice: ci siamo irrigiditi sulle reciproche posizioni eppure non riusciamo ad allontanarci, anche oggi c'è stato il solito scenario per l'ennesima volta, io che dico che forse dovrei andarmene perchè è l'unica soluzione (non desiderandolo né pensandolo fino in fondo), lui che mi chiede di restare e stargli vicino in questo momento difficile perché è fiducioso che tutto possa risolversi se lo vogliamo davvero.
Il 'problema' è questo, sono certa dei nostri sentimenti reciproci, sono davvero forti: ma la spirale in cui siamo caduti rende tutto inaffrontabile e logorante.
La ringrazio per il consiglio di rivolgerci ad uno specialista e tenterò di seguirlo, tuttavia Le sarei grata se mi desse un altro parere su cosa fare praticamente per gestire la situazione fintanto che venga iniziato un percorso (di coppia o meno ancora non so, perché non capisco se il problema è mio, suo o di entrambi): resto, provo a lottare? Oppure mio malgrado devo gettare la spugna?
Tra l'altro da quando la madre ha ricevuto questa diagnosi lui parla di un possibile ritrasferimento nella sua città natale, pur sapendo (da molti discorsi precedenti) che non lo seguirei da 'convivente', perchè per stravolgermi la vita ed accettare di ricominciare tutto dall'inizio in un posto per me totalmente nuovo vorrei concretezze nel nostro rapporto ed iniziare a costruire una famiglia vera e propria, cosa che inizia, nella mia visione, dalla decisione di sposarsi.
Grazie ancora per il Suo aiuto
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14
L'indicazione è semplice: ognuno di voi due dovrebbe rinunciare alla propria "rigidità" senza aspettare che sia l'altro a cedere per primo.
Come fare questo? Mettendo da parte se stessi ed ascoltando sinceramente ed apertamente, senza preconcetti, l'altro.
Dubito che il suo fidanzato riesca a farlo ora, ma posso sbagliare...
Se non riuscite da soli, sentite un altro psicoterapeuta.

Se ci sono amore e rispetto reciproco, non logorate la vostra relazione perché siete arroccati sulle vostre posizioni ed incomprensioni.

Tanti cari auguri,
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