Pensiero ossessivo, ansia e sintomi psicosomatici
Buongiorno.
Tutto è iniziato un anno fa.
Ho avuto una rapporto con una ragazza (protetto) e qualche giorno dopo ho cominciato ad accusare dei sintomi strani (dolore al petto, stanchezza pomeridiana). Non è stata la prima volta che ho tirato fuori dal cappello l'hiv. Dopo 40 giorni faccio un test IV generazione= Negativo. Nel frattempo mi schiaccio due vertebre e mi vedo costretto a letto per un mese con punture di eparina (che mi praticava mia madre). Un giorno lei, dopo avermi fatto un'iniezione, si punge con l'ago. Vado nella paranoia più assurda, nel panico più profondo e costante; non attacchi di panico, ma panico costante, notte e giorno per tutto il tempo che sono costretto a letto. Quando comincio a poter alzarmi ne parlo coi miei, riferisco loro anche che l'infettivologa mi aveva rassicurato riguardo il test, ma a me non basta. Faccio un altro test IV generazione a 75 giorni. Negativo. Mi sento più sollevato al momento, ma dopo un po' ricado nella paranoia. Paura costante che quei test siano sbagliati, che abbia un hiv che non si rileva dai test, che non siano stati abbastanza 75 giorni... ok allora ne faccio un altro a 5 mesi e mezzo. Negativo. L'infettivologa dice di smetterla e di andare dallo psicologo. Ma non le do ascolto. Come prima, un po' di sollievo ma puntualmente ricado nella paura. Ora non dovrebbe più esserci motivo per essere allarmati. Ma non è così. Sono costantemente allarmato, teso, ansioso, non mi lascio andare nelle relazioni (non ho più rapporto da un anno), nel lavoro, nelle amicizie. Ho sviluppato una sintomatologia per la quale ho fatto decine di esami clinici e di laboratorio che hanno escluso tutto a parte una gastrite cronica (ti pareva) e che mi fa stare male. Ogni volta che ho male da qualche parte, click, il pensiero va su hiv. Ogni volta che mia madre ha febbre o qualcosa che non va, CLICK, vado in paranoia più estrema, sudo, non riesco a respirare, la testa è ovattata, è come se non vedessi il mondo attorno a me...
Ed è così che vivo da quasi un anno. Sento che mi sto uccidendo piano piano.
E la gente con cui parlo mi dice, ma non è successo niente, volta pagina non ci pensare. Ma io non riesco a non pensarci. Anzi, è il mio pensiero fisso, dalla mattina alla sera. Anche se sono distratto da qualcos'altro, lo sento sempre lì sotto, il dubbio, la fissa, l'ansia...
Come potete vedere dagli altri consulti che ho chiesto, tutto questo mi ha procurato un disordine fisico che alimenta di per sé queste ansie. E' un circolo vizioso, un buco nero. Ci sono cascato dentro ed ho paura di non venirne più fuori. Ero un ragazzo vivo, solare, ottimista, allegro e disponibile. Ora? Non sono più io, ho nostalgia di me, un anno fa.
Grazie dei vostri consigli e perdonatemi lo sfogo..
Tutto è iniziato un anno fa.
Ho avuto una rapporto con una ragazza (protetto) e qualche giorno dopo ho cominciato ad accusare dei sintomi strani (dolore al petto, stanchezza pomeridiana). Non è stata la prima volta che ho tirato fuori dal cappello l'hiv. Dopo 40 giorni faccio un test IV generazione= Negativo. Nel frattempo mi schiaccio due vertebre e mi vedo costretto a letto per un mese con punture di eparina (che mi praticava mia madre). Un giorno lei, dopo avermi fatto un'iniezione, si punge con l'ago. Vado nella paranoia più assurda, nel panico più profondo e costante; non attacchi di panico, ma panico costante, notte e giorno per tutto il tempo che sono costretto a letto. Quando comincio a poter alzarmi ne parlo coi miei, riferisco loro anche che l'infettivologa mi aveva rassicurato riguardo il test, ma a me non basta. Faccio un altro test IV generazione a 75 giorni. Negativo. Mi sento più sollevato al momento, ma dopo un po' ricado nella paranoia. Paura costante che quei test siano sbagliati, che abbia un hiv che non si rileva dai test, che non siano stati abbastanza 75 giorni... ok allora ne faccio un altro a 5 mesi e mezzo. Negativo. L'infettivologa dice di smetterla e di andare dallo psicologo. Ma non le do ascolto. Come prima, un po' di sollievo ma puntualmente ricado nella paura. Ora non dovrebbe più esserci motivo per essere allarmati. Ma non è così. Sono costantemente allarmato, teso, ansioso, non mi lascio andare nelle relazioni (non ho più rapporto da un anno), nel lavoro, nelle amicizie. Ho sviluppato una sintomatologia per la quale ho fatto decine di esami clinici e di laboratorio che hanno escluso tutto a parte una gastrite cronica (ti pareva) e che mi fa stare male. Ogni volta che ho male da qualche parte, click, il pensiero va su hiv. Ogni volta che mia madre ha febbre o qualcosa che non va, CLICK, vado in paranoia più estrema, sudo, non riesco a respirare, la testa è ovattata, è come se non vedessi il mondo attorno a me...
Ed è così che vivo da quasi un anno. Sento che mi sto uccidendo piano piano.
E la gente con cui parlo mi dice, ma non è successo niente, volta pagina non ci pensare. Ma io non riesco a non pensarci. Anzi, è il mio pensiero fisso, dalla mattina alla sera. Anche se sono distratto da qualcos'altro, lo sento sempre lì sotto, il dubbio, la fissa, l'ansia...
Come potete vedere dagli altri consulti che ho chiesto, tutto questo mi ha procurato un disordine fisico che alimenta di per sé queste ansie. E' un circolo vizioso, un buco nero. Ci sono cascato dentro ed ho paura di non venirne più fuori. Ero un ragazzo vivo, solare, ottimista, allegro e disponibile. Ora? Non sono più io, ho nostalgia di me, un anno fa.
Grazie dei vostri consigli e perdonatemi lo sfogo..
[#1]
" L'infettivologa dice di smetterla e di andare dallo psicologo. Ma non le do ascolto. "
Gentile Utente,
sembra proprio che si sia instaurata una dinamica ossessiva che Le fa perdere la lucidità e la serenità.
Direi che è giunto il momento di seguire le indicazioni del medico e di affidarsi allo psicologo psicoterapeuta.
Che cosa La trattiene dal farlo?
Gentile Utente,
sembra proprio che si sia instaurata una dinamica ossessiva che Le fa perdere la lucidità e la serenità.
Direi che è giunto il momento di seguire le indicazioni del medico e di affidarsi allo psicologo psicoterapeuta.
Che cosa La trattiene dal farlo?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentilissimo,
da un rapporto protetto e con tutti quei test fatti credo proprio sia il momento di rivolgersi ad uno psicologo per contenere la sua ansia che ha trasformato la sua fissazione in una vera e proprio ossessione compulsiva da contaminazione.
A volte servono dei farmaci per controllare l'ansia e partire più sereni con la psicoterapia, ma quello glielo dirà il suo medico.
Cordialmente
da un rapporto protetto e con tutti quei test fatti credo proprio sia il momento di rivolgersi ad uno psicologo per contenere la sua ansia che ha trasformato la sua fissazione in una vera e proprio ossessione compulsiva da contaminazione.
A volte servono dei farmaci per controllare l'ansia e partire più sereni con la psicoterapia, ma quello glielo dirà il suo medico.
Cordialmente
Dr. Sara Ronchi
sara71ronchi@gmail.com -3925207768
www.psicologa-mi.it
[#3]
Utente
Dottoressa Pileci e dottoressa Ronchi,
grazie delle vostre risposte.
Per rispondere alle domande, nei primi tempi non ho dato ascolto a ciò perché tutto ciò che sentivo, la preoccupazione e la sintomatologia correlata le credevo lecite; voglio dire non patologiche. In un secondo momento, quando ho cercato di smettere di pensare a hiv non credevo che le mie manifestazioni fisiche fossero di origine psicologica; non arrivavo a credere che uno stato psichico potesse influire così tanto su quello fisico.
Ora, me ne sono convinto e vorrei iniziare; il problema dottoresse è che non vivo in Italia, vivo e lavoro in un paese del terzo mondo e non è facile trovare un professionista qui. Durante le vacanze di Natale in Italia sono stato da un medico psichiatra che mi ha dato una cura di lexotan (5 gocce mattina e sera) e una compressa di mutabon mite ogni sera. Ho finito le compresse ormai e forse è per questo che, se fino a poco tempo fa riuscivo per lo meno a potermi concentrare anche su altre cose, ora è tornato tutto totalizzante. Ma so che comunque una terapia farmacologica di per sé non è sufficiente, almeno nel mio caso. Che ho bisogno di un accompagnamento psicologico. Ma la mia situazione è veramente complicata in tal senso. Provate a pensare ad uno dei paesi più miseri dell'Africa. Ecco, lì io vivo. Non so ancora per quanto tempo effettivamente e comunque sarò a casa per l'estate e avrò modo di incontrare qualcuno. Ma dall'altra parte non posso dire basta a questo lavoro, in Italia non c'è prospettiva e mi ritroverei con un'altra preoccupazione.... anche se a volte penso che per farmi passare la preoccupazione dell'hiv devo trovare un'altra preoccupazione... come se vivessi di preoccupazioni...
grazie delle vostre risposte.
Per rispondere alle domande, nei primi tempi non ho dato ascolto a ciò perché tutto ciò che sentivo, la preoccupazione e la sintomatologia correlata le credevo lecite; voglio dire non patologiche. In un secondo momento, quando ho cercato di smettere di pensare a hiv non credevo che le mie manifestazioni fisiche fossero di origine psicologica; non arrivavo a credere che uno stato psichico potesse influire così tanto su quello fisico.
Ora, me ne sono convinto e vorrei iniziare; il problema dottoresse è che non vivo in Italia, vivo e lavoro in un paese del terzo mondo e non è facile trovare un professionista qui. Durante le vacanze di Natale in Italia sono stato da un medico psichiatra che mi ha dato una cura di lexotan (5 gocce mattina e sera) e una compressa di mutabon mite ogni sera. Ho finito le compresse ormai e forse è per questo che, se fino a poco tempo fa riuscivo per lo meno a potermi concentrare anche su altre cose, ora è tornato tutto totalizzante. Ma so che comunque una terapia farmacologica di per sé non è sufficiente, almeno nel mio caso. Che ho bisogno di un accompagnamento psicologico. Ma la mia situazione è veramente complicata in tal senso. Provate a pensare ad uno dei paesi più miseri dell'Africa. Ecco, lì io vivo. Non so ancora per quanto tempo effettivamente e comunque sarò a casa per l'estate e avrò modo di incontrare qualcuno. Ma dall'altra parte non posso dire basta a questo lavoro, in Italia non c'è prospettiva e mi ritroverei con un'altra preoccupazione.... anche se a volte penso che per farmi passare la preoccupazione dell'hiv devo trovare un'altra preoccupazione... come se vivessi di preoccupazioni...
[#5]
Utente
Dottoressa Ronchi,
grazie per la sua risposta (a quest'ora poi!).
Cercherò di mantenere il più possibile la serenità; ho già fissato con una psicologa psicoterapeuta per il 14 luglio.
Per quanto riguarda il farmaco; non riesco a trovare qui i principi attivi del mutabon (che sono due). Con cosa posso sostituirlo (con un solo principio attivo)? Qui ricetta o non ricetta le farmacie vendono lo stesso i farmaci. Non voglio abusarne ma se avessi trovato il mutabon (o l'equivalente) lo avrei comprato come consigliatomi anche dallo psichiatra. Visto che non lo trovo, esiste un farmaco simile e forse più comune?
Grazie davvero
grazie per la sua risposta (a quest'ora poi!).
Cercherò di mantenere il più possibile la serenità; ho già fissato con una psicologa psicoterapeuta per il 14 luglio.
Per quanto riguarda il farmaco; non riesco a trovare qui i principi attivi del mutabon (che sono due). Con cosa posso sostituirlo (con un solo principio attivo)? Qui ricetta o non ricetta le farmacie vendono lo stesso i farmaci. Non voglio abusarne ma se avessi trovato il mutabon (o l'equivalente) lo avrei comprato come consigliatomi anche dallo psichiatra. Visto che non lo trovo, esiste un farmaco simile e forse più comune?
Grazie davvero
[#8]
Gentile utente,
le scrivo perché la sua storia mi ha particolarmente colpita , il suo è un disagio di forte ansia che trova espressione nella paura di una malattia specifica.
Non conosco la sua storia ma posso ipotizzare che le cause del suo disagio abbiano radici profonde e che trovano appunto espressione in questa sua fobia specifica.
Per liberarsi da questo sintomo invalidante (continui controlli e paranoie) è consigliabile un percorso di sostegno psicologico dove lei possa ritrovare alcune parti di sé e ridare un significato al sintomo. I sintomi spesso hanno poco a che fare il reale significato che vi sta dietro.
Potrebbe anche riflettere sugli eventuali vantaggi che paradossalmente le procura questa ansia.., ad esempio sentirsi preso in cura, attirare attenzione, allontanare altri pensieri..?
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisa Sala
le scrivo perché la sua storia mi ha particolarmente colpita , il suo è un disagio di forte ansia che trova espressione nella paura di una malattia specifica.
Non conosco la sua storia ma posso ipotizzare che le cause del suo disagio abbiano radici profonde e che trovano appunto espressione in questa sua fobia specifica.
Per liberarsi da questo sintomo invalidante (continui controlli e paranoie) è consigliabile un percorso di sostegno psicologico dove lei possa ritrovare alcune parti di sé e ridare un significato al sintomo. I sintomi spesso hanno poco a che fare il reale significato che vi sta dietro.
Potrebbe anche riflettere sugli eventuali vantaggi che paradossalmente le procura questa ansia.., ad esempio sentirsi preso in cura, attirare attenzione, allontanare altri pensieri..?
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisa Sala
Dr.ssa Elisa Sala
www.psicologa.genova.it
Perfezionata in psicopatologia
[#9]
Utente
Dottoressa Sala,
grazie della sua premura.
Riguardo le sue ultime domande... Ogni tanto percepisco un disagio diverso da quello dell'hiv. Non credo sia questione di attirare l'attenzione ma forse di allontanare altri pensieri. O di riempire un vuoto, non so come dire.. A volte ho l'impressione che se non avessi questa fissa, la mia vita sarebbe vuota e mi verrebbe da chiedermi "e ora cosa faccio della mia vita?". Forse senza questa fobia dovrei impegnarmi a fondo in quello che faccio mentre la fissa e lo stare male mi tengono in uno stato del "quando passa vediamo".
Non so bene cosa pensare, so solo che non è la prima volta che la paura dell'hiv diventa così totalizzante nella mia vita; ed anche in altri contesti non ce n'erano i motivi. Ma le altre volte ad un certo punto tutto è passato ed i normali problemi della vita sono diventati il mio passatempo. Non riesco ad individuare il "come" ne sono uscito. Di certo c'erano stati diversi test, diversi colloqui con i medici... Ma non avevo sviluppato la sintomatologia dell'ansia (se non forse un po' di problemi intestinali). Questa volta invece mi ha preso più in profondità. Credo sia dovuto al fatto che mia madre è stata coinvolta nella situazione.. Credo di sentire un forte senso di colpa e sento come se la mia mente non mi vuole far uscire da questo disagio per punirmi; come se mi dicesse "tu non devi stare bene tu devi stare male".
E' tutta una poltiglia di pensieri che non riesco a filtrare...
grazie della sua premura.
Riguardo le sue ultime domande... Ogni tanto percepisco un disagio diverso da quello dell'hiv. Non credo sia questione di attirare l'attenzione ma forse di allontanare altri pensieri. O di riempire un vuoto, non so come dire.. A volte ho l'impressione che se non avessi questa fissa, la mia vita sarebbe vuota e mi verrebbe da chiedermi "e ora cosa faccio della mia vita?". Forse senza questa fobia dovrei impegnarmi a fondo in quello che faccio mentre la fissa e lo stare male mi tengono in uno stato del "quando passa vediamo".
Non so bene cosa pensare, so solo che non è la prima volta che la paura dell'hiv diventa così totalizzante nella mia vita; ed anche in altri contesti non ce n'erano i motivi. Ma le altre volte ad un certo punto tutto è passato ed i normali problemi della vita sono diventati il mio passatempo. Non riesco ad individuare il "come" ne sono uscito. Di certo c'erano stati diversi test, diversi colloqui con i medici... Ma non avevo sviluppato la sintomatologia dell'ansia (se non forse un po' di problemi intestinali). Questa volta invece mi ha preso più in profondità. Credo sia dovuto al fatto che mia madre è stata coinvolta nella situazione.. Credo di sentire un forte senso di colpa e sento come se la mia mente non mi vuole far uscire da questo disagio per punirmi; come se mi dicesse "tu non devi stare bene tu devi stare male".
E' tutta una poltiglia di pensieri che non riesco a filtrare...
[#10]
il fatto che in precedenza ne sia uscito e che ora i sintomi si sono acuiti dipende dal fatto che non vi era stata un effettiva "guarigione"; le consiglio un percorso di psicoterapia per cercare di risolvere e capire l'origine dei suoi sensi di colpa.
cordiali saluti.
cordiali saluti.
[#11]
Utente
Quello che mi chiedevo è: dal momento che andrò da una psicologa psicoterapeuta quando rientro, e non è medico, se avessi bisogno di un supporto farmacologico, la psicologa può consigliare al mio medico di prescrivermi determinati farmaci o devo per forza andare dallo psichiatra?
Grazie mille
Grazie mille
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 3.4k visite dal 12/06/2014.
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Approfondimento su Ansia
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