Esaurimento da studio
Egregio Dottore/essa,
Le scrivo perchè credo di aver un disturbo psicologico ( mi auguro di no, ovviamente). Cercherò di essere il più breve possibile nel raccontare la mia vicenda. Tre anni fa ho iniziato l'università. Sola (sia nell'ambiente scolastico che a casa) a 400 km di distanza dagli affetti. Il perchè di questa scelta non la so ad oggi, ma credo sia stata la voglia di compiacere i miei genitori, di non fare come al solito la figlia ribelle. Eppure prima di arrivare in quel che sarebbe stata la mia città ero carichissima, motivata! E poi...buio. Non sopportavo l'idea di essere da sola, di non avere qualcuno che mi capisse davvero lì vicino a me. Le persone che conoscevo le vedevo così distanti da me, dal mio modo di vedere le cose. Inoltre, all'epoca, avevo un fidanzato che in realtà non si comportava come tale e quindi mi crea solo ulteriore malessere. Credo che un anno ho solo pianto. Piangevo a lezione, al supermercato, a casa...dappertutto. Arriva la sessione estiva e piangevo ancora. Se non piangevo studiavo, ma studiavo male, non capivo. Ma alla fine ce l'ho fatta, un esame l'ho dato. Anno successivo, stessa vita, stessi pianti, stessa solitudine con però maggiore malessere con il mio fidanzato. E concludo la sessione invernale con 0 esami. Passa del tempo, i pianti continuano, quel mal di testa continuo non finiva mai, ma tiro fiori la grinta e lascio il mio fidanzato. Sono rinata, forse era quello il problema principale del mio malessere. Conosco un nuovo ragazzo che mi motiva tantissimo, che crede in me, niente più pianti, niente più mal di testa, niente più dolore. Recupero molti esami, 7 in 7 mesi. Finchè a maggio di quest'anno ho avuto di nuovo il crollo. Bocciata all'esame più importante della mia laurea. E non capivo perchè. E così di nuovo pianti, mal di testa...la motivazione che mi avevano dato in precedenza evidentemente si era esaurita. Torno ad uno nuovo appello, "vado nel pallone" e risolvo metà compito. Io non mi sento adeguata, vivo in continua ansia dettata dalla voglia di laurearmi in tempo, non riesco a trovare la concentrazione. Sono a pezzi. Piango perchè non vedo via d'uscita, e non voglio rassegnarmi al fatto di non essere in grado di laurearmi in tempo. Pensavo di non dover più versare lacrime e invece quante ne dovrò versare ancora prima della laurea? Le persone che mi sono vicino mi dicono che sono diventata "esaurita" e che per lo studio sto impazzendo. Allora io mi chiedo se davvero non sia vero. In tre anni ho chiuso molti rapporti d'amicizia senza un motivo, perchè dovevo studiare e non avevo tempo neanche di una chiamata. Appena posso mi chiudo in casa, tra 4 mura e non ho voglia di uscire, voglio stare sola. Io da questa situazione non so come uscirne da sola, come ritrovare come l'anno scorso lo sprint giusto per correre verso la laurea.
La ringrazio.
Le scrivo perchè credo di aver un disturbo psicologico ( mi auguro di no, ovviamente). Cercherò di essere il più breve possibile nel raccontare la mia vicenda. Tre anni fa ho iniziato l'università. Sola (sia nell'ambiente scolastico che a casa) a 400 km di distanza dagli affetti. Il perchè di questa scelta non la so ad oggi, ma credo sia stata la voglia di compiacere i miei genitori, di non fare come al solito la figlia ribelle. Eppure prima di arrivare in quel che sarebbe stata la mia città ero carichissima, motivata! E poi...buio. Non sopportavo l'idea di essere da sola, di non avere qualcuno che mi capisse davvero lì vicino a me. Le persone che conoscevo le vedevo così distanti da me, dal mio modo di vedere le cose. Inoltre, all'epoca, avevo un fidanzato che in realtà non si comportava come tale e quindi mi crea solo ulteriore malessere. Credo che un anno ho solo pianto. Piangevo a lezione, al supermercato, a casa...dappertutto. Arriva la sessione estiva e piangevo ancora. Se non piangevo studiavo, ma studiavo male, non capivo. Ma alla fine ce l'ho fatta, un esame l'ho dato. Anno successivo, stessa vita, stessi pianti, stessa solitudine con però maggiore malessere con il mio fidanzato. E concludo la sessione invernale con 0 esami. Passa del tempo, i pianti continuano, quel mal di testa continuo non finiva mai, ma tiro fiori la grinta e lascio il mio fidanzato. Sono rinata, forse era quello il problema principale del mio malessere. Conosco un nuovo ragazzo che mi motiva tantissimo, che crede in me, niente più pianti, niente più mal di testa, niente più dolore. Recupero molti esami, 7 in 7 mesi. Finchè a maggio di quest'anno ho avuto di nuovo il crollo. Bocciata all'esame più importante della mia laurea. E non capivo perchè. E così di nuovo pianti, mal di testa...la motivazione che mi avevano dato in precedenza evidentemente si era esaurita. Torno ad uno nuovo appello, "vado nel pallone" e risolvo metà compito. Io non mi sento adeguata, vivo in continua ansia dettata dalla voglia di laurearmi in tempo, non riesco a trovare la concentrazione. Sono a pezzi. Piango perchè non vedo via d'uscita, e non voglio rassegnarmi al fatto di non essere in grado di laurearmi in tempo. Pensavo di non dover più versare lacrime e invece quante ne dovrò versare ancora prima della laurea? Le persone che mi sono vicino mi dicono che sono diventata "esaurita" e che per lo studio sto impazzendo. Allora io mi chiedo se davvero non sia vero. In tre anni ho chiuso molti rapporti d'amicizia senza un motivo, perchè dovevo studiare e non avevo tempo neanche di una chiamata. Appena posso mi chiudo in casa, tra 4 mura e non ho voglia di uscire, voglio stare sola. Io da questa situazione non so come uscirne da sola, come ritrovare come l'anno scorso lo sprint giusto per correre verso la laurea.
La ringrazio.
[#1]
Gentile Ragazza,
lei quanto crede in se stessa?
A quanto riporta ha sofferto molto il distacco dai suoi genitori, dal suo consueto ambiente (di certo non è comunque semplice integrarsi in un nuovo contesto senza conoscere nessuno).
Si è sentita forse privata di supporti affettivi importanti nel perseguire una scelta alla quale forse non era ancora pronta, fatta semrerebbe più per compiacere i suoi genitori.
Un tale sentire, unitamente al rapporto difficile con il precedente ragazzo, non le ha permesso di conseguire i risultati sperati. Basti questo per non pensare a incapacità proprie, ma ad uno stato interiore di malessere che non permette sufficiente concentrazione nello studio.
La nuova relazione le ha poi fornito quel supporto emotivo per lei così indispensabile per ottenere esiti brillanti, a prova delle sue capacità.
Tuttavia è bastato un esame non andato a buon fine (evenienza davvero molto comune in un percorso universitario) per far crollare ogni fiducia nelle sue possibilità e farle vedere tutto nero. Tant'è che anche il secondo tentativo non è andato a buon fine.
Da quanto ha esposto sembra che il supporto emotivo e la vicinanza da parte di figure affettive sia per lei determinante, quasi come lei non avesse sufficiente stima di sé. Inoltre forse pretende troppo da se stessa e tende a rimuginare sui propri errori.Per di più la fretta di concludere la mette sotto pressione e aggiunge stress allo stress maturato per le fatiche a cui si è sottoposta.
Dovrebbe darsi pace, considerare i brillanti risultati conseguiti finora non solo quelli negativi...volersi più bene e riflettere su quel voler "correre" verso la laurea che non la aiuta.
<Io da questa situazione non so come uscirne da sola>
Sarebbe utile che si confrontasse direttamente con un nostro collega anche presso la sua facoltà, se presente lo sportello di ascolto o presso il Consultorio Familiare ASL per sentire un parere diretto e magari essere accompagnata a ritrovare un migliore benessere.
Restiamo in ascolto
lei quanto crede in se stessa?
A quanto riporta ha sofferto molto il distacco dai suoi genitori, dal suo consueto ambiente (di certo non è comunque semplice integrarsi in un nuovo contesto senza conoscere nessuno).
Si è sentita forse privata di supporti affettivi importanti nel perseguire una scelta alla quale forse non era ancora pronta, fatta semrerebbe più per compiacere i suoi genitori.
Un tale sentire, unitamente al rapporto difficile con il precedente ragazzo, non le ha permesso di conseguire i risultati sperati. Basti questo per non pensare a incapacità proprie, ma ad uno stato interiore di malessere che non permette sufficiente concentrazione nello studio.
La nuova relazione le ha poi fornito quel supporto emotivo per lei così indispensabile per ottenere esiti brillanti, a prova delle sue capacità.
Tuttavia è bastato un esame non andato a buon fine (evenienza davvero molto comune in un percorso universitario) per far crollare ogni fiducia nelle sue possibilità e farle vedere tutto nero. Tant'è che anche il secondo tentativo non è andato a buon fine.
Da quanto ha esposto sembra che il supporto emotivo e la vicinanza da parte di figure affettive sia per lei determinante, quasi come lei non avesse sufficiente stima di sé. Inoltre forse pretende troppo da se stessa e tende a rimuginare sui propri errori.Per di più la fretta di concludere la mette sotto pressione e aggiunge stress allo stress maturato per le fatiche a cui si è sottoposta.
Dovrebbe darsi pace, considerare i brillanti risultati conseguiti finora non solo quelli negativi...volersi più bene e riflettere su quel voler "correre" verso la laurea che non la aiuta.
<Io da questa situazione non so come uscirne da sola>
Sarebbe utile che si confrontasse direttamente con un nostro collega anche presso la sua facoltà, se presente lo sportello di ascolto o presso il Consultorio Familiare ASL per sentire un parere diretto e magari essere accompagnata a ritrovare un migliore benessere.
Restiamo in ascolto
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 15.9k visite dal 12/06/2014.
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