Ma sto chiedendo un'eresia che non esiste più?

Buona sera, ho 42 anni ad un passo dal divorzio e vorrei però chiedervi un punto di vista. In 13 anni mia moglie non è mai stata capace di esternare le sue emozioni, anche semplicemente parlare di un suo problema al lavoro, discuterne e affrontarlo con il compagno ma a quanto vedo non è mai stata capace di farlo con nessuno. Quello che a me ha lacerato terribilmente con il passare dei mesi e degli anni è stata anche la mancanza di gesti di affetto nei miei confronti e non sto parlando degli ultimi tempi, ma di una situazione che si è protratta sin dai tempi del fidanzamento e poi nella convivenza e successivamente nel matrimonio. Non parliamo poi del sesso! Ora direte, ma che te la sei sposata a fare? A parte che è la stessa domanda che mi sono posto io molte volte. Ma forse sotterravo tutto perchè l'amavo, al di la di questa freddezza di rapporti alla fine non è che ci scannavamo o litigavamo furiosamente, pensavo, "beh vabbè, è il suo carattere".Ma intanto stavo male e solo oggi me ne sono reso conto sul serio, e poi è arrivato il mio splendido bambino.
Recentemente mi ha confessato che 8 mesi prima di conoscermi stava con un ragazzo (avevano entrambi più o meno 30 anni). Dopo 6 anni di convivenza e praticamente pronti al matrimonio ha scoperto che la tradiva con la sua migliore amica. E per questo mi ha detto (e riconosciuto) che con me non è mai riuscita ad aprirsi totalmente e dimostrare i suoi sentimenti a causa dello shock subito proprio pochissimo prima di conoscermi.

Io volevo solo una donna che sapeva incontrare e condividere con me le piccole gioie e dolori della vita. Volevo con piccoli gesti comuni rinnovare l'amore giorno dopo giorno. Sono consapevole di non essere più un adolescente che si bacia appassionatamente sul muretto sotto casa, ma al tempo stesso mi piacerebbe quotidianamente dare e ricevere piccoli gesti che siano un bacio, un abbraccio improvviso, passeggiare e prendere la mano dellaltro/a, e perché no? Guardare ancora un tramonto abbracciati sulla spiaggia insieme. Non credo che per queste cose ci sia un'età. L'amore, così come la gelosia, NON deve essere soffocante, non vuol dire baciarsi o abbracciarsi ogni minuto della giornata, ma al tempo stesso anche un solo piccolo gesto ritengo possa fare tanto.
Ora la domanda nasce spontanea, e mi scuso se mi sono dilungato:
MA IO STO CHIEDENDO UN'ERESIA? QUALCOSA DI ASSURDO?
Eppure non sto chiedendo che si licenzi dal lavoro e si chiuda dentro casa, non sto dicendo che deve fare la casalinga e la madre, chiedo solo un gesto ogni tanto da parte sua che possa far bene alla coppia. Chiedo solo un dialogo con cui avremmo affrontato tutte le piccole e grandi difficoltà.... Eppure io ci ho provato in tutti i modi, spiegandogli e parlandogli non so più quante volte, arrabbiandomi (lo so non è il modo migliore...), provando io stesso un'infinità di volte a fare i primi passi, eppure trovavo solo un muro di gomma.
E allora vi richiedo:
MA IO STO CHIEDENDO QUALCOSA CHE NON ESISTE PIU'?
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Dr. Michele Spalletti Psicoterapeuta, Psicologo 210 6
G.le utente, a uanto pare e da come descrive l'iter del vostro rapporto sembrarebbe che ciò che lei vorrebbe più che non esistere più non sia mai esistito a causa di un'inibiziaone relazionele e comunicative di sua moglie, sfiduciata dal suo ex.
Il vostro rapporto appare asimmetrico nei desideri nei bisogni reciproci, ovvero, lei vorrebbe una maggiore intimità ed effusioni, mentre lei appare coartata e come se volesse essere lasciata in pace.
Inoltre, come lei dice, più o meno, la situazione è stata sempre questa quindi cosa vi ha uniti all'inizio della vostra relazione?

Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta

[#2]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
"cosa vi ha uniti all'inizio della vostra relazione?"
Me lo sono chiesto tante volte anche io. E mi sono risposto che questo mio malessere ha radici profonde. All'inizio uno pensa "beh magari cambia" oppure "beh ma se questo è il suo carattere".
Alla fine non abbiamo avuto nella lunga storia litigi fuoriosi o particolari dissapori, ma questa cosa ha pesato come un macigno per me ed oggi mi rendo conto che alla fine ho ceduto e anche io mi sono allontanato.

Non credo che con mia moglie ci sia anche uno spiraglio minimo di ripresa. Visto che mi ha anche tradito per diversi mesi con un altro uomo (questo accadeva fino al mese scorso e non 10 anni fa però).

Chiedevo solamente se sono io che esagero a chiedere e dare piccole attenzioni di affetto (come quelle descritte nel mio primo lungo post). Lo chiedevo perchè in questo momento sono estremamente confuso e così come lo è lei (a sua detta), abbiamo prenotato un terapista per dopodomani, ma mi domando:
- Se non è mai stata così, lo potrà mai diventare un domani?
- Vale veramente la pena riprovare a "ricostruire" un qualcosa che non c'è mai stato?
- E sarò io in grado di superare il tradimento. Al solo pensiero di mia moglie tra le braccia (e non solo!) di un altro mi viene il vomito!
[#3]
Dr. Michele Spalletti Psicoterapeuta, Psicologo 210 6
G.le utente, sembrerebbe quindi che la vostra relazione sia nata in una sorta di "anestesia" emozionale.
È più che ovvio che lei si merita ciò che chiede, ci mancherebbe.
Tuttavia attribuire la causa di ciò che accade nelle relazioni al solo "carattere" dell'uno o dell'altra, è un errore "fatale" in cui, ahime, purtroppo cadiamo inconsapevolmente più o meno tutti.
Senza scendere in dettagli teorici prolissi, le consiglio, se mi permette, di pensare per un attimo alla relazione come ad una "ruota" in movimento di causa-effetto in cui nella realtà oggettiva sarebbe impossibile reperire un inizio (causa) ed una fine (effetto) essendo un moto circolare in cui tutto scorre senza sosta e senza capo né coda, in cui la causa è l’effetto e viceversa.
Noi essere umani dotati di intelletto ed immersi nel linguaggio che ci spinge a significare la realtà tendiamo, invece, a bloccare lo scorrimento degli eventi, compiendo in modo fuorviante ma con vantaggi egosintonici la cosiddetta "interpunzione", per cui quando nelle interazioni accade qualcosa che non ci piace o che non va diciamo: "è colpa tua se...", "tu sei fatto male...", “Fai sempre così e lo fai apposta…” e così via. Con tale modalità soggettiviamo la realtà a nostro piacimento, designiamo (etichettiamo) l'altro in un certo modo e ci facciamo designare dagli altri in un certo modo, senza renderci minimamente conto della nostra implicazione personale nel disordine che lamentiamo. In altri termini, soggettivizzando le relazioni, ponendo l'altro come causa ed identificando noi stessi come l'effetto scotomizziamo completamente il fatto che anche noi siamo delle cause efficienti all'interno di un sistema circolare, com'è la relazione.
Ora le ho fatto tutto questo excursus solo per farle capire che andare da un terapeuta è cosa "buona e giusta" proprio perché un esperto (magari della scuola relazionale-sistemica specializzata nel trattamento delle coppie e delle famiglie) potrebbe far emergere tantissime cose di voi come coppia, che trascuravate, davate per scontate, ignoravate, non sapevate e che tuttavia agivano in modo inconscio definendo ed alterando la vostra vita di tutti i giorni a vostra insaputa, lasciando lei “sconsolato” e sua moglie “schiva” e disinteressata fino al tradimento.
Se è vero che nulla accade per caso altresì nella relazione non c’è un inizio ed una fine ma due soggetti impegnati “illusoriamente” a definirsi a vicenda fino al punto che ci credono veramente e le cose accadono.
Con questo non voglio essere io ad illuderla rispetto ad un percorso terapeutico, nessuno può garantirle la felicità coniugale o il raggiungimento di quanto da lei agognato, ma certamente se sarete entrambi motivati al cambiamento qualcosa di imprevisto sicuramente accadrà.
Infine, per quanto riguarda il tradimento di sua moglie e se potrà mai riaccoglierla, chi può rispondere?
Solo lei può farlo. Il perdono del tradimento è una delle cose più difficili da raggiungere, perché il tradimento stesso è una delle cose più difficili da sopportare, è dell’ordine della perdita e del lutto dell’oggetto d’amore.
Magari la terapia potrà darvi gli strumenti per affrontare tale lacerazione, offrendovi gli spunti non per giudicare l’altro ponendolo come causa del proprio male ma cercando di capire e comprendere come mai l’altro vi è giunto e cosa gli mancasse…
Come lei è mancante (le mancano le effusioni, l’affetto, il dialogo…) forse anche sua moglie è mancante e lei non lo sa, proprio per il tipo di relazione “anestetica” che si è venuta a determinare in cui ognuno è rimasto al posto suo in attesa che nell’altro si smuovesse qualcosa.
Una psicoterapia serve anche a questo: a smuovere qualcosa dell’ordine del cambiamento.
Un augurio…

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,
Le domande che Lei si fa "Io volevo solo una donna che sapeva incontrare e condividere con me le piccole gioie e dolori della vita. Volevo con piccoli gesti comuni rinnovare l'amore giorno dopo giorno" sono "normali" aspettative nei confronti di una relazione amorosa. Ma se la risposta non era positiva ben 13 anni fa, all'inizio di una relazione, nel momento cioè più caldo e appassionato, come fa a pensare che possa esserci ora?
Da quanto Lei ci racconta, dal suo punto di vista, Sua moglie ha un problema con l'espressione delle emozioni: ma "dentro" come sarà? Lei marito avrà facilitato il superamento o almeno l'evoluzione della situazione? e perchè attendere di giungere "quasi al divorzio" per rivolgersi all'esterno (cioè a noi)?

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Prima di tutto grazie per le risposte.
Il luogo comune che dice "quando una relazione va male è colpa di tutti e due" in questo caso calza a pennello. Se avete percepito una situazione in cui io do tutta la colpa a mia moglie perchè non è stata in grado di esternare le sue emozioni, mi dispiace, ma non è quello che intendevo. Negli anni io ho provato a reagire ad una situazione in cui stavo male, ma trovando un muro di gomma probabilmente perchè non abbiamo affrontato subito la cosa con un terapista e mi sono illuso di poter risolvere da solo, sono entrato in uno stato di apatia (drepressione? non so) per cui anche io mi sono distaccato dal rapporto. Tanto da rimanere chiuso dentro casa piuttosto che partecipare alla vita di famiglia o di coppia. Di tanto in tanto mi svegliavo come da un grande incubo e mi rendevo conto che in questo stato ero io in primis che stavo male e allora provavo a reagire, ma poi ripiombavo nella stessa situazione quando trovavo esattamente gli stessi elementi per cui ci ero entrato. Eppure ci ho provato, parlando o facendo io stesso quello che volevo facesse mia moglie, anche con piccoli gesti, ma il muro di gomma tornava inesorabile.

"Ma se la risposta non era positiva ben 13 anni fa, all'inizio di una relazione, nel momento cioè più caldo e appassionato, come fa a pensare che possa esserci ora?"
Questa frase mi ha colpito molto, infatti è una delle domande che mi faccio quotidianamente. A parte la confusione che ho in questo momento, forse mi illudo che con la terapia mia moglie si sblocchi? Che ritrovi il normale modo di essere?
Forse il fatto che mi ha detto "sono estremamente confusa" e dapprima ha accettato la mia richiesta di divorzio, poi dicendo NI ad una riconcilliazione in nome del rapporto, della famiglia, del progetto di vita costruito insieme (anche se un pò malandato), e del figlio, ha scatenato in me ancora più confusione?
Forse mi illudo che la terapia, anche per me, possa fare miracoli? Mi sto attaccando all'ultima boa prima del mare aperto?
Ho tante domande in questo momento, ma nessuna risposta, e sono fermo in un limbo per cui ho davanti diverse strade, ma non so quale prendere, e come faccio ad affrontare il tutto se non riesco a capire neanche che strada prendere?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
1.>Forse mi illudo che con la terapia mia moglie si sblocchi?
1.>Forse mi illudo che la terapia, anche per me, possa fare miracoli?

1.Pensare che con una terapia l'ALTRO si sblocchi è ritenere implicitamente che sia di lei la responsabilità e che dunque il SUO cambiamento risolverà la situazione.
2.Altrettanto per Lei; miracoli? quasi mai. Lavoro sì. Buoni esiti sì.
La presenza di un figlio può essere una motivazione per non "fare colpi di testa", ma non è Attack della coppia.

Concludendo: Sì a una terapia; inizierei da quella di coppia - se la moglie è convinta - per verificare assieme alla terapeuta se è l'attacco più efficace. Se poi risulterà una problematica individuale importante, ne parlerete assieme a tre.
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Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Sono consapevole che la colpa NON è al 100% di mia moglie, ma al tempo stesso NON posso fossilizzarmi sul passato. Sono stati commessi degli errori? Bene, oggi la mia priorità è capire se questi errori possono essere corretti AMBO I LATI nel modo giusto. Al di la del "lutto" è impensabile per me ripartire e accettare una situazione identica a prima, sarei un pazzo a pensare di ricominciare sotterrando i dissapori che uscirebbero fuori a fronte di una situazione che non cambierebbe, e vorrebbe dire non aver imparato nulla dagli errori commessi. Invece sono consapevole di aver metabolizzato i miei errori, il problema è, mia moglie ha capito i suoi? Se da una parte penso che il 100% della colpa non è di mia moglie, allo stesso modo penso che il 100% non sia mia. Quindi sbaglio a pensare che l'impegno e la convinzione debba essere al 100% di entrambi? Cosa iniziare a fare un percorso (di coppia non con la terapeuta) dove anche solo uno dei due è al 90%?

Per ora domani abbiamo un appuntamento separato con la terapeuta, sarà lei che valuterà credo la necessità di unire la terapia o semplicemente continuare momentaneamente in separata sede per inquadrare la situazione. Anche perchè se mia moglie è chiusa, e mi ha detto che non saprà neanche se riuscirà ad aprirsi con la psicologa, figuriamoci se ci sono io presente (almeno all'inizio).
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Auguri sinceri per domani. Può essere un inizio!