Ansia. attacchi di panico e fobie
Gentili dottori, da due mesi sto soffrendo di una forte ansia che ha ridotto di molto la qualità della mia vita, confusione mentale, sbandamento e qualche attacco di panico. Da circa 10 giorni sto assumento alprazolam 0,25 prima di dormire (e sta facendo effetto) e da circa una settimana ho aggiunto 10 gocce di xanax al mattino (su prescrizione del medico), a breve dovrei iniziare la psicoterapia presso il centro di salute mentale di zona ma ancora non so la data e nel frattempo mi è stato detto di seguire le indicazioni del medico di base. Tuttavia, da qualche giorno a questa parte ho deciso di provare a reagire da solo perchè non riuscire più a fare le cose di prima è snervante e quindi ho cercato di andare alla ricerca di cosa potrebbe aver scatenato tutti i miei problemi. Il mio primo attacco di panico fu un evento isolato (non ne ebbi un secondo per circa due anni), in pratica da un anno per mia scelta non vedevo e non sentivo più mio padre, se lo intravvedevo per strada cambiavo strada, insomma fuggivo da lui pur di non affrontarlo! Appunto dicevo, prima di quell'attacco di panico passai la serata sul suo profilo facebook e mi presero i sensi di colpa per la scelta che avevo fatto di interrompere tutti i miei rapporti con lui, nella notte mi risvegliai convinto che mi stesse venendo un attacco di cuore ma poi mia madre mi rassicurò dicendomi che era un attacco di panico e nel giro di circa un'ora mi tranquillizzai e mi riaddormentai. Tuttavia prima di addormentarmi dissi a mia madre che avrei voluto rivedere mio padre e il giorno seguente le lo chiamò e glielo comunicò. Il giorno seguente però tutto dentro me tornò come prima e mi rifiutai di vederlo. Così feci per i tre anni seguenti senza tanti problemi. Fino a quando due mesi fa, entro in un negozio e me lo ritrovo davanti, dopo quasi 5 anni di fuga. La mia reazione è stata scappare, ho preso la bici e sono andato a tutta velocità al parco, ho ripreso fiato per circa un quarto d'ora e sono tornato a casa. Neanche una settimana dopo è iniziato un incubo per me con appunto i sintomi che spiegavo all'inizio di tutto. Ieri notte, trovandomi in un momento di solitudine ho iniziato a pensare a cosa potesse essere la causa e quando ho capito che forse era che una parte di me voleva riabbracciare mio padre nonostante tutto sono scoppiato in un pianto quasi liberatorio poi sono andato a dormire anche se questa volta con qualche difficoltà nonostante l'alprazolam. Oggi ho comunicato a mia madre l'intenzione di provare a confrontarmi con mio padre e abbiamo organizzato per stasera di trovarci e discutere, volevo sapere, c'è qualche possibilità che rivedendolo e sfogandomi questi sintomi d'ansia e attacchi di panico svaniscano, tirando fuori tutto quello che per questi anni mi sono tenuto dentro oppure c'è il rischio che si aggravino? Sfogandomi non avrei più questo bisogno di fuggire continuamente di fronte al problema, però passerebbero anche gli attacchi di panico in questo modo? saluti
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Caro Utente,
se la sua ansia è dovuta al conflitto che sta vivendo fra il desiderio di rivedere suo padre e i sentimenti negativi che immagino provi per lui (rabbia, delusione, ecc...) è possibile che, riavvicinandovi e facendo in modo di risolvere i vostri problemi, i sintomi che la stanno colpendo e che ci ha riferito scompaiano.
Ha fatto bene a richiedere un incontro e a non rimandare più il problema, è un primo passo molto importante da compiere.
Tenga presente che, comunque andranno le cose questa sera, se vorrà stare meglio non si tratterà tanto di "sfogarsi" con lui (o meglio contro di lui), ma di impegnarvi entrambi per risolvere i problemi presenti nel vostro rapporto.
Ci vuole raccontare cosa è successo fra di voi in passato e come mai siete arrivati a non vedervi più?
se la sua ansia è dovuta al conflitto che sta vivendo fra il desiderio di rivedere suo padre e i sentimenti negativi che immagino provi per lui (rabbia, delusione, ecc...) è possibile che, riavvicinandovi e facendo in modo di risolvere i vostri problemi, i sintomi che la stanno colpendo e che ci ha riferito scompaiano.
Ha fatto bene a richiedere un incontro e a non rimandare più il problema, è un primo passo molto importante da compiere.
Tenga presente che, comunque andranno le cose questa sera, se vorrà stare meglio non si tratterà tanto di "sfogarsi" con lui (o meglio contro di lui), ma di impegnarvi entrambi per risolvere i problemi presenti nel vostro rapporto.
Ci vuole raccontare cosa è successo fra di voi in passato e come mai siete arrivati a non vedervi più?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
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Utente
La ringrazio per la risposta, certamente, le racconto la storia: parto dal dirle che ho una madre fantastica e la famiglia dalla sua parte altrettanto fantastica. Da parte di mio padre invece ho sempre avuto problemi, quando io e mio fratello eravamo piccoli (lui ha 2 anni in meno di me) lui faceva delle preferenze, io ero il figlio "prediletto" mentre mio fratello poveretto era trattato come un peso, crescendo la situazione non è cambiata, mio fratello ha avuto molte difficoltà negli anni probabilmente per questo ma poi con gli anni se ne sarà fatto una ragione perchè vive serenamente. Io invece crescendo sono diventato ancora di più il suo pupillo, ero molto forte a calcio e potevo ambire a diventare qualcuno, mio padre con orgoglio se ne vantava con tutti e in quel periodo ero molto legato a lui perchè lo vedevo come una figura che mi spronava a dare il massimo e così facevo. All'età di 10 anni i miei genitori si sono separati dopo che mia madre ha scoperto che mio padre la tradiva, da lì è iniziato un brutto periodo, un week end si ed uno no eravamo obbligati ad andare da mio padre che viveva con un'altra donna, a me e mio fratello non piaceva la cosa perchè lo vedevamo come un insulto a nostra madre e ne soffrivamo, all'età di 12 anni mi venne proposto di andare a giocare in una squadra molto forte ma mia madre non poteva permettersi di pagarmi l'iscrizione, il trasporto, ecc... e mio padre perse interesse verso la mia carriera, che appunto per motivi economici terminò lì. Poco tempo dopo mio padre si lasciò con quella donna e si trasferì a vivere da solo, quando andavamo da lui nei week end stavamo chiusi in casa senza mai fare nulla, mangiavamo poco perchè non aveva mai voglia di cucinare, non si usciva perchè non aveva voglia di uscire e poi prima di portarci a casa ci comprava dei pensierini per far vedere a nostra madre che eravamo stati bene con lui, una sera venne a cena una donna con un figlio e tra noi ragazzi si scherzava, mio padre pensando lo stessimo prendendo in giro mi prese dal collo e mi scaraventò sul pavimento. Cambiò di nuovo donna e le cose non migliorarono, quando andavamo nel week end da lui o nei 15 giorni di vacanza obbligatori secondo sentenza del giudice passavamo praticamente tutto il tempo da soli in casa sua, chiusi in macchina ad aspettarlo facesse le commissioni con la ragazza e se si andava al centro commerciale ci dava 5 euro e lasciava me di 13 anni e mio fratello di 11 da soli a vagare a vuoto. Pochi mesi dopo la donna lo lasciò e lui iniziò a stalkerarla e portava nei suoi appostamenti me e mio fratello con lui facendoci giurare ogni volta di non dire niente a nessuno, per anni tenemmo questo segreto poi un giorno raccontai tutto a mia madre per liberarmene. All'età di 15 anni non ne potei più di tutta questa situazione e decisi di non vederlo più, all'inizio saliva a casa per provare a portarmi da lui con la forza, iniziai a chiudermi in bagno finche non se ne andava e col tempo smise di provarci. In quei tempi persi molta fiducia in me stesso e vedevo tutto come un tunnel senza fine, quando poi mi liberai da mio padre fu come tornare a vivere, come quando ero felice e giocavo a calcio senza pensieri. Una sera però mi ritrovai a curiosare sul suo profilo facebook per vedere come se la passava e fui preso dai sensi di colpa (come ho raccontato nel primo intervento), mi ritrovai a 16 anni senza sapere quale strada prendere e iniziai a ispirarmi a un mio cugino per ripartire, iniziai ad ascoltare la musica che ascoltava lui, vestirmi come lui, ecc.. da li ripartii a vivere, conobbi una ragazza di cui mi innamorai ma andò male (un altro problema che mi ha causato il rapporto con mio padre sta nel rapportarmi con le ragazze che mi piacciono, con le amiche nessun problema ma quando decido di provarci con una ragazza ecco il blocco), poi a 18 anni un mio amico iniziò a insegnarmi come comportarmi con le ragazze e su quell'aspetto migliorai molto, arrivai molto vicino ad iniziare una relazione con una ma poi per insicurezza la persi...insomma gli ultimi anni erano un continuo cercare una guida maschile a cui ispirarmi...due anni fa però vidi che non avevo più bisogno di ispirarmi a nessuno e che potevo contare solo su me stesso in quanto persona ormai sicura. Tuttavia non avendo mai avuto una storia con una ragazza dovevo inventarmi delle storielle per far vedere agli amici che comunque avevo esperienza e iniziai a incuriosire anche le ragazze con queste storielle, tuttavia due mesi fa mi è capitato di prendermi nuovamente una cotta e non sapendo cosa fare ho iniziato ad accusare ansia, poi entrando in un negozio pochi giorni dopo mi sono ritrovando davanti mio padre che evitavo da anni e come dicevo nel primo intervento la mia reazione è stata scappare. Pochi giorni dopo ecco iniziare attacchi di panico, senso di svenimento, confusione mentale, ecc.. che ormai mi porto dietro da appunto due mesi, mi sono rivolto per la psicoterapia ma i tempi sono lunghi, ho allora iniziato a confrontarmi con amici e parenti e con un'amica psicologa, quasi tutti mi hanno detto "prova a confrontarti con tuo padre, non può che farti bene"...tuttavia non so come comportarmi questa sera perchè non avendo un supporto psicologico sicuro dovrò improvvisare, non so quindi se devo raccontargli tutto quello che mi porto dietro da anni e che le ho appena raccontato perchè da una parte sarebbe un affrontarlo e liberarmi di questo grande peso ma dall'altra conoscendolo potrebbe negare tutto e li non saprei cosa fare, secondo lei come potrei comportarmi? la ringrazio
saluti
saluti
[#3]
Utente
Aggiungo che ho preso questa decisione di affrontarlo si per provare ad alleviare i sintomi psicofisici che mi stanno letteralmente devastando la vita ma anche perchè l'altro giorno per la prima volta nella mia vita sono riuscito a chiedere un appuntamento ad una ragazza che ha accettato e in queste condizioni sarebbe come andare incontro ad un fallimento certo. Ed inoltre non vorrei finire sotto l'effetto di psicofarmaci, già lo xanax che sto prendendo per fortuna a basse dosi non vorrei prenderlo (sono molto contro i farmaci) ma mi è stato preannunciato che se non dovesse migliorare probabilmente mi toccherà passare agli antidepressivi. Inoltre ho dovuto momentaneamente interrompere gli studi universitari, nel senso che mi sono preso una pausa dagli esami, ho provato a darne un paio qualche settimana fa ma sono stato colto da attacchi di panico
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"mi è stato preannunciato che se non dovesse migliorare probabilmente mi toccherà passare agli antidepressivi"
Se il suo disagio è dovuto a questa situazione irrisolta non penso che la prospettiva di utilizzare dei farmaci servirebbe a risolvere il problema, trattandosi da parte sua di una reazione acuta, ma comprensibile, a fronte di circostanze esterne sulle quali è importante incidere per consentirle di recuperare serenità.
Ha insomma tanti motivi per stare male e di questo è necessario tenere conto nell'impostare qualunque genere di intervento.
In questo momento le sarebbe utile un sostegno psicologico e le consiglio di pensare alla possibilità di farsi affiancare da un esperto nella complessa fase di riavvicinamento a suo padre.
Un riconoscimento da parte sua del fatto che sta male perchè non ha un rapporto con suo padre, oltre che per i "danni" che suo padre le ha cagionato, è un primo passo per modificare lo stato attuale della vostra relazione e quindi della sua condizione psicologica.
Venendo a stasera, vista la descrizione che fa di suo padre e dei fatti accaduti negli ultimi 10 anni penso che un atteggiamento accusatorio nei suoi confronti sarebbe controproducente, dal momento che è più che probabile che negherebbe qualsiasi errore.
Prima di accusarlo e di addebitargli ogni malessere e ogni insuccesso gli faccia capire che le spiace che non abbiate più rapporti: ci sarà tempo in seguito per chiarire tutto quello che deve essere chiarito e per le rimostranze che vuole rivolgergli, che non possono costituire il primo passo di questo nuovo contatto con lui.
In tal caso infatti lo vedrebbe non solo negare, ma anche presumibilmente dileguarsi, nella convinzione di aver fatto bene a non insistere maggiormente perchè vi frequentaste in questi ultimi anni, e non penso che lei voglia questo tipo di esito.
Se il suo disagio è dovuto a questa situazione irrisolta non penso che la prospettiva di utilizzare dei farmaci servirebbe a risolvere il problema, trattandosi da parte sua di una reazione acuta, ma comprensibile, a fronte di circostanze esterne sulle quali è importante incidere per consentirle di recuperare serenità.
Ha insomma tanti motivi per stare male e di questo è necessario tenere conto nell'impostare qualunque genere di intervento.
In questo momento le sarebbe utile un sostegno psicologico e le consiglio di pensare alla possibilità di farsi affiancare da un esperto nella complessa fase di riavvicinamento a suo padre.
Un riconoscimento da parte sua del fatto che sta male perchè non ha un rapporto con suo padre, oltre che per i "danni" che suo padre le ha cagionato, è un primo passo per modificare lo stato attuale della vostra relazione e quindi della sua condizione psicologica.
Venendo a stasera, vista la descrizione che fa di suo padre e dei fatti accaduti negli ultimi 10 anni penso che un atteggiamento accusatorio nei suoi confronti sarebbe controproducente, dal momento che è più che probabile che negherebbe qualsiasi errore.
Prima di accusarlo e di addebitargli ogni malessere e ogni insuccesso gli faccia capire che le spiace che non abbiate più rapporti: ci sarà tempo in seguito per chiarire tutto quello che deve essere chiarito e per le rimostranze che vuole rivolgergli, che non possono costituire il primo passo di questo nuovo contatto con lui.
In tal caso infatti lo vedrebbe non solo negare, ma anche presumibilmente dileguarsi, nella convinzione di aver fatto bene a non insistere maggiormente perchè vi frequentaste in questi ultimi anni, e non penso che lei voglia questo tipo di esito.
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Utente
La ringrazio ancora per la risposta, ho terminato ora un lungo colloquio con mio padre durato più di un'ora, gli ho raccontato tutto dalla mancanza di affett, alla ricerca di figure maschili come guida al suo posto, fino alle brutte azioni da lui compiute, non ha negato nulla, si è scusato, è stato ad ascoltarmi e abbiamo deciso di riprendere un rapporto in modo graduale, ovviamente non è che già da domani passeremo tutta la giornata insieme ma sarà un qualcosa del tipo magari domani un saluto, dopodomani una pizza, ecc... Secondo lei i sintomi di confusione mentale, sbandamento, ecc... verranno sempre meno ora che mi sono sfogato? ci metteranno molto tempo indicativamente? ha qualche consiglio per aiutarmi in questo periodo in cui purtroppo non posso ancora essere seguito da uno psicologo? Le aggiungo che dopo aver pensato per due mesi alle cause dei miei problemi questo era quello principale, il resto è stato scatenato dallo stress per gli esami universitari ma al momento sto solo studiacchiando non riuscendo a contrarmi sui libri.
La ringrazio molto
saluti
La ringrazio molto
saluti
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Utente
Gentile Dottoressa, torno a scriverle in quanto anzichè migliorare i sintomi sono peggiorati, evidentemente non è bastato parlare con mio padre per alleviarli ed anzi è come se una parte di me mi stesse chiedendo da tutto il giorno perchè l'ho fatto, che la mia vita era migliorata da quando me ne ero liberato e ora è come se avessi paura di iniziare ad avere nuovamente un rapporto con lui. E' tutta la giornata che mi tartassa di messaggi e chiamate, probabilmente per lui è una gioia potermi rivedere dopo tutti questi anni ma per me a quanto pare non è lo stesso, infatti poco fa preso dallo sconforto per il peggiorare dei sintomi gli ho scritto di lasciarmi del tempo che ancora non ero pronto e che le sue chiamate e i suoi messaggi mi stavano facendo star peggio anzichè meglio. Purtroppo come le dicevo ieri non so ancora quando mi faranno iniziare la psicoterapia, spero a breve, ma nel frattempo mi sembra di essere in un incubo che non ha fine. Sa se posso rivolgermi a qualcuno per il momento per un supporto? Purtroppo gli ansiolitici non stanno facendo nessun effetto ed anzi, probabilmente nei prossimi giorni di questo ne parlerò con il medico
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"la mia vita era migliorata da quando me ne ero liberato e ora è come se avessi paura di iniziare ad avere nuovamente un rapporto con lui"
La situazione che si è creata negli anni è altamente conflittuale (nel senso sia del conflitto fra le persone coinvolte, sia del conflitto fra ciò che lei desidera e di cui ha bisogno e ciò che teme e che dubita suo padre possa darle), perciò è normale che non basti parlare con lui una sera ed esprimere il desiderio di riallacciare un rapporto perchè tutto sia superato.
Le suggerivo di farsi seguire da uno psicologo in questo momento proprio perchè non è semplice gestire il riavvicinamento, dopo tutto quello che è successo nel tempo.
Il fatto che suo padre sia stato disponibile a riconoscere gli errori compiuti significa probabilmente che è molto ben disposto verso di lei e orientato a colmare davvero la distanza che si è creata fra voi, ma questo non è sufficiente a consentire a lei di dimenticarsi di tutto e di non provare più quei sentimenti che l'hanno portata ad allontanarsi.
I farmaci non possono permetterle di sciogliere questo groviglio di emozioni: come le potrà spiegare il suo dottore, gli ansiolitici sono farmaci sintomatici che abbassano semplicemente il livello di attivazione psicofisica e gli antidepressivi sono sì utilizzati nella cura dei disturbi d'ansia, ma impiegano alcune settimane per fare effetto e a mio avviso bisognerebbe prima di tutto chiarire se il suo è un disturbo d'ansia o se è piuttosto un malessere relazionale che si esprime con sintomi simil-ansiosi, come sembrerebbe.
Questo punto può essere chiarito solo tramite una valutazione diagnostica effettuata di persona e le consiglio di non attendere che la chiamino per avere un primo colloquio, ma, visto lo stato acuto di disagio che descrive, di rivolgersi direttamente a qualcuno che la possa vedere in tempi rapidi.
La situazione che si è creata negli anni è altamente conflittuale (nel senso sia del conflitto fra le persone coinvolte, sia del conflitto fra ciò che lei desidera e di cui ha bisogno e ciò che teme e che dubita suo padre possa darle), perciò è normale che non basti parlare con lui una sera ed esprimere il desiderio di riallacciare un rapporto perchè tutto sia superato.
Le suggerivo di farsi seguire da uno psicologo in questo momento proprio perchè non è semplice gestire il riavvicinamento, dopo tutto quello che è successo nel tempo.
Il fatto che suo padre sia stato disponibile a riconoscere gli errori compiuti significa probabilmente che è molto ben disposto verso di lei e orientato a colmare davvero la distanza che si è creata fra voi, ma questo non è sufficiente a consentire a lei di dimenticarsi di tutto e di non provare più quei sentimenti che l'hanno portata ad allontanarsi.
I farmaci non possono permetterle di sciogliere questo groviglio di emozioni: come le potrà spiegare il suo dottore, gli ansiolitici sono farmaci sintomatici che abbassano semplicemente il livello di attivazione psicofisica e gli antidepressivi sono sì utilizzati nella cura dei disturbi d'ansia, ma impiegano alcune settimane per fare effetto e a mio avviso bisognerebbe prima di tutto chiarire se il suo è un disturbo d'ansia o se è piuttosto un malessere relazionale che si esprime con sintomi simil-ansiosi, come sembrerebbe.
Questo punto può essere chiarito solo tramite una valutazione diagnostica effettuata di persona e le consiglio di non attendere che la chiamino per avere un primo colloquio, ma, visto lo stato acuto di disagio che descrive, di rivolgersi direttamente a qualcuno che la possa vedere in tempi rapidi.
[#8]
Utente
Gentile Dottoressa La ringrazio ancora una volta per la risposta,
parto col dirle che ieri sera ho mandato un messaggio a mio padre dicendogli che l'incontro era stato chiarificatorio ma non ero ancora pronto per iniziare un rapporto e mi ha detto che andava bene e avrebbe aspettato, dopo quella risposta leggermente l'ansia è scesa così come i sintomi ma ovviamente non sono spariti. Per quanto riguarda i farmaci come le dicevo io sarei contrario a meno che non mi dicano che sono fondamentali alla guarigione, tuttavia sto assumendo 10 gocce di xanax al mattino e una pastiglia da 0,25 di alprazolam la sera (le prime da una settimana e la seconda da due settimane) ma con effetti praticamente nulli ed infatti vorrei tornare dal medico per chiedergli di sospenderli anche se la mia paura è che al contrario possa dirmi di aumentare la dose, sono terrorizzato dalle storie sulla dipendenza da queste sostanze! Per quanto riguarda il supporto psicologico forse non mi sono ricordato di dirle che sono seguito una volta ogni due settimane da una psicologa del servizio pubblico, però è stata proprio lei a invitarmi ad andare al centro di salute mentale per la psicoterapia in quanto essendo molto impegnata non riesce a seguirmi quanto ne avrei bisogno, fino ad ora abbiamo avuto tre incontri e ne avrò un altro la prossima settimana dove ovviamente le racconterò le vicende degli ultimi giorni però fino ad ora siamo riusciti solamente a capire che tutti i miei problemi ruotano intorno alla figura di mio padre, da lì la mia decisione di provare ad affrontare il problema sperando potesse servire a migliorare i sintomi. Sempre questa psicologa mi aveva consigliato di farmi prescrivere un ansiolitico ma da prendere al bisogno, poi al centro di salute mentale invece mi hanno detto di farmi prescrivere una vera e propria cura in attesa della psicoterapia e il medico di base anche ha preferito prescrivermi una cura vera e propria anzichè al bisogno come chiesto dalla psicologa. Diciamo che tutti questi pareri discordanti tra medici non hanno fatto altro che aumentare i miei dubbi e per quello sto aspettando impazientemente di iniziare la psicoterapia. Se ha altre osservazioni le sarei grato di farmele pervenire.
Saluti
parto col dirle che ieri sera ho mandato un messaggio a mio padre dicendogli che l'incontro era stato chiarificatorio ma non ero ancora pronto per iniziare un rapporto e mi ha detto che andava bene e avrebbe aspettato, dopo quella risposta leggermente l'ansia è scesa così come i sintomi ma ovviamente non sono spariti. Per quanto riguarda i farmaci come le dicevo io sarei contrario a meno che non mi dicano che sono fondamentali alla guarigione, tuttavia sto assumendo 10 gocce di xanax al mattino e una pastiglia da 0,25 di alprazolam la sera (le prime da una settimana e la seconda da due settimane) ma con effetti praticamente nulli ed infatti vorrei tornare dal medico per chiedergli di sospenderli anche se la mia paura è che al contrario possa dirmi di aumentare la dose, sono terrorizzato dalle storie sulla dipendenza da queste sostanze! Per quanto riguarda il supporto psicologico forse non mi sono ricordato di dirle che sono seguito una volta ogni due settimane da una psicologa del servizio pubblico, però è stata proprio lei a invitarmi ad andare al centro di salute mentale per la psicoterapia in quanto essendo molto impegnata non riesce a seguirmi quanto ne avrei bisogno, fino ad ora abbiamo avuto tre incontri e ne avrò un altro la prossima settimana dove ovviamente le racconterò le vicende degli ultimi giorni però fino ad ora siamo riusciti solamente a capire che tutti i miei problemi ruotano intorno alla figura di mio padre, da lì la mia decisione di provare ad affrontare il problema sperando potesse servire a migliorare i sintomi. Sempre questa psicologa mi aveva consigliato di farmi prescrivere un ansiolitico ma da prendere al bisogno, poi al centro di salute mentale invece mi hanno detto di farmi prescrivere una vera e propria cura in attesa della psicoterapia e il medico di base anche ha preferito prescrivermi una cura vera e propria anzichè al bisogno come chiesto dalla psicologa. Diciamo che tutti questi pareri discordanti tra medici non hanno fatto altro che aumentare i miei dubbi e per quello sto aspettando impazientemente di iniziare la psicoterapia. Se ha altre osservazioni le sarei grato di farmele pervenire.
Saluti
[#9]
Intende dire che è seguito presso il consultorio familiare?
Ha un'idea di quanto tempo dovrà aspettare per avere un appuntamento al CSM?
Per quanto riguarda i farmaci, Xanax e Alprazolam sono la stessa cosa (uno è il nome commerciale, l'altro il nome del principio attivo), quindi sta assumendo lo stesso farmaco mattina e sera.
Può sempre chiedere al suo medico di prescriverle un diverso ansiolitico, perchè la risposta ai farmaci è soggettiva e quindi un diverso principio attivo ansiolitico potrebbe aiutarla di più.
Ha un'idea di quanto tempo dovrà aspettare per avere un appuntamento al CSM?
Per quanto riguarda i farmaci, Xanax e Alprazolam sono la stessa cosa (uno è il nome commerciale, l'altro il nome del principio attivo), quindi sta assumendo lo stesso farmaco mattina e sera.
Può sempre chiedere al suo medico di prescriverle un diverso ansiolitico, perchè la risposta ai farmaci è soggettiva e quindi un diverso principio attivo ansiolitico potrebbe aiutarla di più.
[#10]
Utente
Gentile Dottoressa,
sono seguito da una psicologa che segue i giovani del territorio ma non so di quale programma si tratti, me l'ha indicato mia madre e io ci sono andato, purtroppo però essendo un servizio pubblico e gratuito è piena di pazienti e può dare diciamo un solo aiuto nell'attesa che le persone si rivolgano a qualcuno, come ad esempio nel mio caso mi ha suggerito di rivolgermi al csm.
Al csm ho avuto un primo colloquio due settimane fa, ora entro due settimane dovrebbero chiamarmi per un secondo colloquio e poi mi comunicheranno la data di inizio della psicoterapia, purtroppo di preciso una data non la so ma credo che l'attesa per l'inizio della psicoterapia sia di 3-4 settimane.
Per quanto riguarda gli ansiolitici che Lei sappia eliminano, anche se solo momentaneamente i sintomi legati all'ansia (confusione mentale, sbandamento, ecc..) oppure cosa fanno di preciso? perchè appunto da quando li prendo non ho notato nessuna differenza degna di nota, non ho più avuto attacchi di panico ma gli altri sintomi sono rimasti tutti invariati ed anzi, ora faccio ancora più fatica di prima a studiare o anche solo a leggermi un libro
sono seguito da una psicologa che segue i giovani del territorio ma non so di quale programma si tratti, me l'ha indicato mia madre e io ci sono andato, purtroppo però essendo un servizio pubblico e gratuito è piena di pazienti e può dare diciamo un solo aiuto nell'attesa che le persone si rivolgano a qualcuno, come ad esempio nel mio caso mi ha suggerito di rivolgermi al csm.
Al csm ho avuto un primo colloquio due settimane fa, ora entro due settimane dovrebbero chiamarmi per un secondo colloquio e poi mi comunicheranno la data di inizio della psicoterapia, purtroppo di preciso una data non la so ma credo che l'attesa per l'inizio della psicoterapia sia di 3-4 settimane.
Per quanto riguarda gli ansiolitici che Lei sappia eliminano, anche se solo momentaneamente i sintomi legati all'ansia (confusione mentale, sbandamento, ecc..) oppure cosa fanno di preciso? perchè appunto da quando li prendo non ho notato nessuna differenza degna di nota, non ho più avuto attacchi di panico ma gli altri sintomi sono rimasti tutti invariati ed anzi, ora faccio ancora più fatica di prima a studiare o anche solo a leggermi un libro
[#11]
Utente
Preciso che il primo incontro è stato con un infermiere per capire del tipo di problema che mi stava colpendo mentre il secondo sarà con il direttore del reparto di psicoterapia dell'ospedale della città per indicarmi le date di inizio della terapia, il metodo, ecc.. non sarò infatti seguito dal csm perchè li non effettuano supporto psicologico ma solo psichiatrico e quindi sono stato indirizzato all'ospedale perchè secondo loro è più indicato per il mio caso o almeno così mi è parso di capire
[#12]
E' possibile che non eroghino lo stesso tipo di prestazioni psicologiche in tutte le strutture.
Può provare a farsi vivo per chiedere notizie più precise circa la tempistica: penso che le sappiano dire qualcosa almeno in via approssimativa.
Per completezza d'informazione chieda anche se si tratterà di un percorso a termine, e quindi di un numero limitato di colloqui, oppure di un percorso che potrà durare finchè ne avrà bisogno.
Può provare a farsi vivo per chiedere notizie più precise circa la tempistica: penso che le sappiano dire qualcosa almeno in via approssimativa.
Per completezza d'informazione chieda anche se si tratterà di un percorso a termine, e quindi di un numero limitato di colloqui, oppure di un percorso che potrà durare finchè ne avrà bisogno.
[#13]
Utente
In realtà già questo pomeriggio ho chiamato, solo che l'infermiere che mi aveva fatto il colloquio non era presente e mi è stato comunicato che verrò ricontattato dallo stesso domani, provvederò a fargli tutte le domande in modo da togliermi ogni dubbio. Per quanto riguarda la domanda sugli ansiolitici e i sintomi della mia ansia mi sa dire qualcosa oppure non è materia di sua competenza e la devo porre direttamente al mio medico?
La ringrazio ancora
La ringrazio ancora
[#14]
Alla sua domanda:
"Per quanto riguarda gli ansiolitici che Lei sappia eliminano, anche se solo momentaneamente i sintomi legati all'ansia (confusione mentale, sbandamento, ecc..) oppure cosa fanno di preciso? perchè appunto da quando li prendo non ho notato nessuna differenza degna di nota, non ho più avuto attacchi di panico ma gli altri sintomi sono rimasti tutti invariati ed anzi, ora faccio ancora più fatica di prima a studiare o anche solo a leggermi un libro"
può rispondere sicuramente meglio di me un medico, ma posso dirle che gli ansiolitici sono considerati farmaci sintomatici:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/731-perche-il-dottore-mi-ha-dato-lo-xanax-se-e-un-sintomatico.html
e che abbassano il livello di attivazione psicofisica, ma possono non incidere sui singoli sintomi fisici e psichici dell'ansia.
Probabilmente è per questo che lei non arriva più al panico, ma è colpito comunque da quei sintomi che sono rimasti invariati.
La fatica che sperimenta nel tentare di studiare o anche solo di leggere potrebbe dipendere dall'azione del farmaco, che può generare sonnolenza e altri effetti indesiderati.
Ne parli al suo medico e mi faccia sapere!
"Per quanto riguarda gli ansiolitici che Lei sappia eliminano, anche se solo momentaneamente i sintomi legati all'ansia (confusione mentale, sbandamento, ecc..) oppure cosa fanno di preciso? perchè appunto da quando li prendo non ho notato nessuna differenza degna di nota, non ho più avuto attacchi di panico ma gli altri sintomi sono rimasti tutti invariati ed anzi, ora faccio ancora più fatica di prima a studiare o anche solo a leggermi un libro"
può rispondere sicuramente meglio di me un medico, ma posso dirle che gli ansiolitici sono considerati farmaci sintomatici:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/731-perche-il-dottore-mi-ha-dato-lo-xanax-se-e-un-sintomatico.html
e che abbassano il livello di attivazione psicofisica, ma possono non incidere sui singoli sintomi fisici e psichici dell'ansia.
Probabilmente è per questo che lei non arriva più al panico, ma è colpito comunque da quei sintomi che sono rimasti invariati.
La fatica che sperimenta nel tentare di studiare o anche solo di leggere potrebbe dipendere dall'azione del farmaco, che può generare sonnolenza e altri effetti indesiderati.
Ne parli al suo medico e mi faccia sapere!
[#15]
Utente
Gentile Dottoressa,
rieccomi a distanza di due settimane, ho avuto un incontro con lo psichiatra che mi ha prescritto un antidepressivo ed ho iniziato la cura da 5 giorni, mi è stato detto che però ci vorranno delle settimane prima di vedere degli effetti, nel frattempo però nessuna chiamata per la psicoterapia, sono ancora in attesa...tuttavia ho pensato molto ai problemi che mi riguardano ed ho notato che ogni volta che finisco in questo tunnel è in seguito ad eventi stressanti prolungati nel tempo, soprattutto quando mi ritrovo a fare cose che non vorrei fare per un lungo periodo, in quale modo la psicoterapia potrebbe aiutarmi in futuro a superare questi problemi?
rieccomi a distanza di due settimane, ho avuto un incontro con lo psichiatra che mi ha prescritto un antidepressivo ed ho iniziato la cura da 5 giorni, mi è stato detto che però ci vorranno delle settimane prima di vedere degli effetti, nel frattempo però nessuna chiamata per la psicoterapia, sono ancora in attesa...tuttavia ho pensato molto ai problemi che mi riguardano ed ho notato che ogni volta che finisco in questo tunnel è in seguito ad eventi stressanti prolungati nel tempo, soprattutto quando mi ritrovo a fare cose che non vorrei fare per un lungo periodo, in quale modo la psicoterapia potrebbe aiutarmi in futuro a superare questi problemi?
Questo consulto ha ricevuto 15 risposte e 2k visite dal 09/06/2014.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.