Psicoterapia manipolatoria e dipendente
Buongiorno.
Scrivo principalmente per avere delle delucidazioni circa una psicoterapia che dura ormai da un paio di anni e di cui mi sono resa conto, essere dipendente.
Ho scritto già in precedenza su questo sito, sempre relativamente ai miei dubbi circa la psicoterapia in atto ma all'epoca forse non mi rendevo neanche conto di quanto potessi essere influenzabile dalla psicoterapeuta stessa.
Il mio è un problema di dipendenza, al punto che annullo la mia vita in funzione dell'altro. Al momento mi chiedo: il fatto che le mie dinamiche personali si sono ricreate proprio all'interno del setting terapeutico, quanto possa avermi danneggiata ulteriormente?
All'interno del setting ormai ero diventata sempre più tollerante al dolore emozionale e l'unico motivo per cui mi sono resa conto di ciò che stava accadendo è stato perché sono state coinvolte altre persone esterne alla relazione paziente/terapeuta, che mi hanno fatto capire quanto mi stessi colpevolizzando e quanto stessi permettendo alla psicoterapeut di trattarmi male.
Quando ho manifestato alla psico, circa un mese fa, che ero diventata dipendente da lei, per tutta risposta mi sono sentita dire che in effetti c'era una dinamica in atto. Da questo punto in poi è tutta una confusione ed onestamente non so cosa fare o come comportarmi. Persone con cui ne ho parlto, mi hanno riferito di mollarla il più presto possibile ma al momento la confusione è tale che non riesco a prendere decisioni senza lei.
Grazie per l'attenzione
Scrivo principalmente per avere delle delucidazioni circa una psicoterapia che dura ormai da un paio di anni e di cui mi sono resa conto, essere dipendente.
Ho scritto già in precedenza su questo sito, sempre relativamente ai miei dubbi circa la psicoterapia in atto ma all'epoca forse non mi rendevo neanche conto di quanto potessi essere influenzabile dalla psicoterapeuta stessa.
Il mio è un problema di dipendenza, al punto che annullo la mia vita in funzione dell'altro. Al momento mi chiedo: il fatto che le mie dinamiche personali si sono ricreate proprio all'interno del setting terapeutico, quanto possa avermi danneggiata ulteriormente?
All'interno del setting ormai ero diventata sempre più tollerante al dolore emozionale e l'unico motivo per cui mi sono resa conto di ciò che stava accadendo è stato perché sono state coinvolte altre persone esterne alla relazione paziente/terapeuta, che mi hanno fatto capire quanto mi stessi colpevolizzando e quanto stessi permettendo alla psicoterapeut di trattarmi male.
Quando ho manifestato alla psico, circa un mese fa, che ero diventata dipendente da lei, per tutta risposta mi sono sentita dire che in effetti c'era una dinamica in atto. Da questo punto in poi è tutta una confusione ed onestamente non so cosa fare o come comportarmi. Persone con cui ne ho parlto, mi hanno riferito di mollarla il più presto possibile ma al momento la confusione è tale che non riesco a prendere decisioni senza lei.
Grazie per l'attenzione
[#1]
Gentile Utente,
Non è' facile darle una risposta univoca, in quanto non conosciamo il tipo di rapporto che lei ha con la sua terapeuta, e nemmeno quali obiettivi vi siete date all'inizio. Qual era il problema che l'aveva portata in terapia? In questi due anni, la sua vita e' migliorata? Ha qualche altro obiettivo che vuole raggiungere( per es. Superare la dipendenza dal terapeuta)?
Quello che mi colpisce e' che non stiate lavorando proprio su questo punto e che lei si affidi al parere di altre persone che le consigliano di 'mollarla il più presto possibile'. In base a che cosa le dicono questo?
Un cordiale saluto
Non è' facile darle una risposta univoca, in quanto non conosciamo il tipo di rapporto che lei ha con la sua terapeuta, e nemmeno quali obiettivi vi siete date all'inizio. Qual era il problema che l'aveva portata in terapia? In questi due anni, la sua vita e' migliorata? Ha qualche altro obiettivo che vuole raggiungere( per es. Superare la dipendenza dal terapeuta)?
Quello che mi colpisce e' che non stiate lavorando proprio su questo punto e che lei si affidi al parere di altre persone che le consigliano di 'mollarla il più presto possibile'. In base a che cosa le dicono questo?
Un cordiale saluto
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#2]
Ex utente
Le motivazioni per cui sono andata in terapia, le ho scritte, ovvero il mio problema di dipendenza affettiva. L'obiettivo era il raggiungimento di un'autonomia e padronanza di me.
Ho scritto "era" perché evidentemente è andato perso per strada.
La mia vita non è migliorata, tutt'altro, ha subìto un peggiormento da un punto di vista relazionale: peggioramento dell'autostima e insicurezza generalizzata.
Avere l'obiettivo di superare la dipendenza dal terapeuta?!
Bell'affare, un problema in più, rispetto a quelli che già avevo.
Comunque, lei non ha risposta a nulla di ciò che ho chiesto; mi ha solo posto altre domande.
Ho scritto "era" perché evidentemente è andato perso per strada.
La mia vita non è migliorata, tutt'altro, ha subìto un peggiormento da un punto di vista relazionale: peggioramento dell'autostima e insicurezza generalizzata.
Avere l'obiettivo di superare la dipendenza dal terapeuta?!
Bell'affare, un problema in più, rispetto a quelli che già avevo.
Comunque, lei non ha risposta a nulla di ciò che ho chiesto; mi ha solo posto altre domande.
[#3]
Gentile Utente,
le dinamiche che si ricreano all'interno della relazione terapeutica sono inevitabilmente quelle che il pz. ha anche fuori dalla terapia, in quanto egli ha imparato nel tempo a relazionarsi in quel modo.
Se quindi Lei ha un problema di dipendenza e annulla la Sua vita per gli altri (sarebbe utile capire che cosa intende Lei con queste affermazioni), allora può accadere che le stesse dinamiche Lei tenderà a metterle in atto inconsapevolmente anche con il terapeuta.
Lei scrive: " il fatto che le mie dinamiche personali si sono ricreate proprio all'interno del setting terapeutico, quanto possa avermi danneggiata ulteriormente?
Crede che questo sia un danno? Si sbaglia, anzi è un vantaggio perché offre la possibilità al terapeuta di vederle in atto e di poter lavorare con Lei per mostrarle e modificarle.
Per il resto non ho ben capito che cosa sia accaduto: che cosa intende col dire che era diventata sempre più tollerante al dolore emozionale? Cioè, se stava male, non si sentiva libera di parlarne con lo psicoterapeuta?
Potrebbe spiegare meglio questa parte, magari con qualche esempio?
Cordiali saluti,
le dinamiche che si ricreano all'interno della relazione terapeutica sono inevitabilmente quelle che il pz. ha anche fuori dalla terapia, in quanto egli ha imparato nel tempo a relazionarsi in quel modo.
Se quindi Lei ha un problema di dipendenza e annulla la Sua vita per gli altri (sarebbe utile capire che cosa intende Lei con queste affermazioni), allora può accadere che le stesse dinamiche Lei tenderà a metterle in atto inconsapevolmente anche con il terapeuta.
Lei scrive: " il fatto che le mie dinamiche personali si sono ricreate proprio all'interno del setting terapeutico, quanto possa avermi danneggiata ulteriormente?
Crede che questo sia un danno? Si sbaglia, anzi è un vantaggio perché offre la possibilità al terapeuta di vederle in atto e di poter lavorare con Lei per mostrarle e modificarle.
Per il resto non ho ben capito che cosa sia accaduto: che cosa intende col dire che era diventata sempre più tollerante al dolore emozionale? Cioè, se stava male, non si sentiva libera di parlarne con lo psicoterapeuta?
Potrebbe spiegare meglio questa parte, magari con qualche esempio?
Cordiali saluti,
[#4]
Ex utente
Annullo la mia vita, o meglio l’azzero. Entro pienamente nella relazione con l’altro (in simbiosi) e tutte le mie scelte sono finalizzate a mantenere la relazione in essere, anche se non sto bene all’interno della relazione stessa.
Sono d’accordo quando scrive che vedere le mie dinamiche per lavorarci e modificarle sia un bene; smette però di esserlo nel momento in cui, chi ha posto l’attenzione sul fatto che ero caduta in dipendenza proprio con il terapeuta, sono stata io. E questo si riallaccia alla domanda che lei mi pone, circa il rialzo della mia soglia di sopportazione. Non mi sento, né mi sentivo libera, di esprimere i miei malesseri emotivi nei confronti del terapeuta perché la risposta è univoca: se stai male, la porta è aperta.
Quando mi sono esasperata ed ho tentato di capire cosa stesse succedendo nel setting, mi sono sentita rispondere che nei casi come il mio, la soluzione è trattare male il paziente, ma ciò di cui lo psicoterapeuta forse non vuole rendersi conto, perché convinto di sé, nonostante io glielo abbia detto, è che il mio schema è proprio questo: arrivo al punto massimo di sopportazione, mollo tutto e ricomincio da capo, in un'altra relazione che si trasforma in maniera deleteria per me.
Non posso ogni volta uscire dallo studio con l'ansia e l'angoscia che mi paralizzano, onestamente non ce la faccio più.
Sono d’accordo quando scrive che vedere le mie dinamiche per lavorarci e modificarle sia un bene; smette però di esserlo nel momento in cui, chi ha posto l’attenzione sul fatto che ero caduta in dipendenza proprio con il terapeuta, sono stata io. E questo si riallaccia alla domanda che lei mi pone, circa il rialzo della mia soglia di sopportazione. Non mi sento, né mi sentivo libera, di esprimere i miei malesseri emotivi nei confronti del terapeuta perché la risposta è univoca: se stai male, la porta è aperta.
Quando mi sono esasperata ed ho tentato di capire cosa stesse succedendo nel setting, mi sono sentita rispondere che nei casi come il mio, la soluzione è trattare male il paziente, ma ciò di cui lo psicoterapeuta forse non vuole rendersi conto, perché convinto di sé, nonostante io glielo abbia detto, è che il mio schema è proprio questo: arrivo al punto massimo di sopportazione, mollo tutto e ricomincio da capo, in un'altra relazione che si trasforma in maniera deleteria per me.
Non posso ogni volta uscire dallo studio con l'ansia e l'angoscia che mi paralizzano, onestamente non ce la faccio più.
[#5]
Gentile Utente,
se Lei si trova male con il terapeuta, come mai non ne sceglie un altro?
Comprendo che potrebbe non essere facile, perché il pz ha in questi casi la percezione di dover ricominciare tutto dall'inizio, ma non è così perché Lei ha già acquisito la consapevolezza necessaria, ora ha bisogno di modificare lo schema disfunzionale, anziché rompere una relazione e inziarne un'altra con le stesse modalità autodistruttive.
"mi sono sentita rispondere che nei casi come il mio, la soluzione è trattare male il paziente...."
Che cosa intende?
se Lei si trova male con il terapeuta, come mai non ne sceglie un altro?
Comprendo che potrebbe non essere facile, perché il pz ha in questi casi la percezione di dover ricominciare tutto dall'inizio, ma non è così perché Lei ha già acquisito la consapevolezza necessaria, ora ha bisogno di modificare lo schema disfunzionale, anziché rompere una relazione e inziarne un'altra con le stesse modalità autodistruttive.
"mi sono sentita rispondere che nei casi come il mio, la soluzione è trattare male il paziente...."
Che cosa intende?
[#6]
Ex utente
se Lei si trova male con il terapeuta, come mai non ne sceglie un altro?
- Perché sono dipendente, e per me è tutto molto più difficile senza un'altra persona di supporto. Senza considerare il fatto che quest'esperienza ha acuito la mia diffidenza nei confronti degli psicoterapeuti.
Lei ha già acquisito la consapevolezza necessaria, ora ha bisogno di modificare lo schema disfunzionale,
- La consapevolezza della mia dinamica l'avevo anche prima di iniziare la terapia.
"mi sono sentita rispondere che nei casi come il mio, la soluzione è trattare male il paziente...."
Che cosa intende?
- Questo andrebbe chiesto allo psicoterapeuta, non a me. Io so solo che nel momento in cui ho detto che mi sentivo trattata male, che percepivo durezza e freddezza; la risposta è stata quella su menzionata.
Di contro, smaltita l'ansia post colloquio, ciò che resta è solo tantissima rabbia che implode.
- Perché sono dipendente, e per me è tutto molto più difficile senza un'altra persona di supporto. Senza considerare il fatto che quest'esperienza ha acuito la mia diffidenza nei confronti degli psicoterapeuti.
Lei ha già acquisito la consapevolezza necessaria, ora ha bisogno di modificare lo schema disfunzionale,
- La consapevolezza della mia dinamica l'avevo anche prima di iniziare la terapia.
"mi sono sentita rispondere che nei casi come il mio, la soluzione è trattare male il paziente...."
Che cosa intende?
- Questo andrebbe chiesto allo psicoterapeuta, non a me. Io so solo che nel momento in cui ho detto che mi sentivo trattata male, che percepivo durezza e freddezza; la risposta è stata quella su menzionata.
Di contro, smaltita l'ansia post colloquio, ciò che resta è solo tantissima rabbia che implode.
[#7]
Gentile Utente,
a me pare che Lei stia utilizzando malissimo la psicoterapia, che a dire la verità non è un percorso passivo ma un percorso in cui il pz. ha un ruolo molto attivo.
Davanti ad affermazioni come quelle che Lei riporta, certamente va domandato al terapeuta che cosa significa e non accogliere passivamente tutto ciò che viene proposto.
Mi pare inoltre evidente la fatica da parte Sua, ma se è consapevole di non essere più a proprio agio, come mai non cambia terapeuta?
In altri termini, che cosa intende Lei per "dipendenza" da questo terapeuta? Che cosa teme potrebbe accadere se riuscisse a comunicare al terapeuta di voler chiudere questo percorso?
a me pare che Lei stia utilizzando malissimo la psicoterapia, che a dire la verità non è un percorso passivo ma un percorso in cui il pz. ha un ruolo molto attivo.
Davanti ad affermazioni come quelle che Lei riporta, certamente va domandato al terapeuta che cosa significa e non accogliere passivamente tutto ciò che viene proposto.
Mi pare inoltre evidente la fatica da parte Sua, ma se è consapevole di non essere più a proprio agio, come mai non cambia terapeuta?
In altri termini, che cosa intende Lei per "dipendenza" da questo terapeuta? Che cosa teme potrebbe accadere se riuscisse a comunicare al terapeuta di voler chiudere questo percorso?
[#8]
>>Al momento mi chiedo: il fatto che le mie dinamiche personali si sono ricreate proprio all'interno del setting terapeutico..<<
questo succede sempre ed è proprio in questo modo che agisce la psicoterapia. Spesso la relazione terapeuta-paziente è il prototipo della modalità che il paziente usa per costruire le sue relazioni affettive.
>>l'unico motivo per cui mi sono resa conto di ciò che stava accadendo è stato perché sono state coinvolte altre persone esterne alla relazione paziente/terapeuta, che mi hanno fatto capire quanto mi stessi colpevolizzando e quanto stessi permettendo alla psicoterapeuta di trattarmi male.<<
Chi sono queste persone amici, parenti con i quali si è confidata?
Quindi lei si è resa conto della sua dipendenza dal terapeuta perché qualcun'altro le ha fatto notare questa cosa?
Come mai è stata attribuita una valenza negativa a questa dinamica?
La dinamica che descrive è simile ad una relazione sado-masochista, ossia lei asseconda determinati comportamenti anche se le creano disagio e sofferenza perché in quel momento è meglio "stare in relazione" piuttosto che affrontare il timore della perdita.
Questa modalità di creare relazioni è antica da un punto di vista dello sviluppo e riguarda le prime relazioni affettive importanti, quelle genitoriali.
Nella psicoterapia non c'è mai "manipolazione", ne dipendenza; se questa emerge è per il semplice fatto che fa parte del funzionamento della persona e si attiva nel processo di cura.
questo succede sempre ed è proprio in questo modo che agisce la psicoterapia. Spesso la relazione terapeuta-paziente è il prototipo della modalità che il paziente usa per costruire le sue relazioni affettive.
>>l'unico motivo per cui mi sono resa conto di ciò che stava accadendo è stato perché sono state coinvolte altre persone esterne alla relazione paziente/terapeuta, che mi hanno fatto capire quanto mi stessi colpevolizzando e quanto stessi permettendo alla psicoterapeuta di trattarmi male.<<
Chi sono queste persone amici, parenti con i quali si è confidata?
Quindi lei si è resa conto della sua dipendenza dal terapeuta perché qualcun'altro le ha fatto notare questa cosa?
Come mai è stata attribuita una valenza negativa a questa dinamica?
La dinamica che descrive è simile ad una relazione sado-masochista, ossia lei asseconda determinati comportamenti anche se le creano disagio e sofferenza perché in quel momento è meglio "stare in relazione" piuttosto che affrontare il timore della perdita.
Questa modalità di creare relazioni è antica da un punto di vista dello sviluppo e riguarda le prime relazioni affettive importanti, quelle genitoriali.
Nella psicoterapia non c'è mai "manipolazione", ne dipendenza; se questa emerge è per il semplice fatto che fa parte del funzionamento della persona e si attiva nel processo di cura.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#9]
Ex utente
a me pare che Lei stia utilizzando malissimo la psicoterapia,
- concordo pienamente.
Davanti ad affermazioni come quelle che Lei riporta, certamente va domandato al terapeuta che cosa significa e non accogliere passivamente tutto ciò che viene proposto.
- sicuramente ha ragione ma il problema delle persone come me, è proprio questo. In ogni caso, inizialmente al processo terapeutico, ero molto più forte da questo punto di vista, in quanto avevo già fatto un altro percorso che mi aveva dato una maggiore sicurezza, quindi una funzione attiva nelle relazioni intime. Dopo circa una anno di terapia, ho perso tutta la sicurezza interiore fino a quel momento conquistata faticosamente.
Mi pare inoltre evidente la fatica da parte Sua, ma se è consapevole di non essere più a proprio agio, come mai non cambia terapeuta? Che cosa teme potrebbe accadere se riuscisse a comunicare al terapeuta di voler chiudere questo percorso?
- mi rendo conto di essere una cellula impazzita e non mi sento in grado di stare d sola; anche perché questo ultimo aspetto mi è stato più volte detto dal terapeuta stesso. Di contro, ho troppa sfiducia al momento per affrontare la nuova ricerca di un terapeuta.
____
Quindi lei si è resa conto della sua dipendenza dal terapeuta perché qualcun'altro le ha fatto notare questa cosa?
- no, è una cosa di cui mi sono resa conto da sola. Ho rivisto in me delle vecchie modalità. Il terapeuta si è trovato di fronte a qualcosa che non si aspettava, me lo ha confessato poi.
Come mai è stata attribuita una valenza negativa a questa dinamica?
Laddove c'è una vittima, esiste un carnefice. La reputo negativa perché, a mio avviso, chi non sa pescare per procurarsi il cibo da solo, ha bisogno di qualcuno che gli insegni come fare. ha bisogno di qualcuno che gli dia gli strumenti adatti e si gli metta al fianco per insegnargli a pescare. Non gli si può soltanto dire "hai due gmbe e due braccia, alzati da terra e vai a pescare".
Questa è la mia opinione e la mia esperienza, perché se così non fosse, arriverà sempre qualcun altro che concederà un pesciolino ogni tanto ma non gli insegnerà a pescare.
Questa modalità di creare relazioni è antica da un punto di vista dello sviluppo e riguarda le prime relazioni affettive importanti, quelle genitoriali.
- potrebbe essere più specifico ed approfondire questi punti?
Nella psicoterapia non c'è mai "manipolazione", ne dipendenza; se questa emerge è per il semplice fatto che fa parte del funzionamento della persona e si attiva nel processo di cura.
- come si attiva il processo di cura? Quali sono i passaggi?
- concordo pienamente.
Davanti ad affermazioni come quelle che Lei riporta, certamente va domandato al terapeuta che cosa significa e non accogliere passivamente tutto ciò che viene proposto.
- sicuramente ha ragione ma il problema delle persone come me, è proprio questo. In ogni caso, inizialmente al processo terapeutico, ero molto più forte da questo punto di vista, in quanto avevo già fatto un altro percorso che mi aveva dato una maggiore sicurezza, quindi una funzione attiva nelle relazioni intime. Dopo circa una anno di terapia, ho perso tutta la sicurezza interiore fino a quel momento conquistata faticosamente.
Mi pare inoltre evidente la fatica da parte Sua, ma se è consapevole di non essere più a proprio agio, come mai non cambia terapeuta? Che cosa teme potrebbe accadere se riuscisse a comunicare al terapeuta di voler chiudere questo percorso?
- mi rendo conto di essere una cellula impazzita e non mi sento in grado di stare d sola; anche perché questo ultimo aspetto mi è stato più volte detto dal terapeuta stesso. Di contro, ho troppa sfiducia al momento per affrontare la nuova ricerca di un terapeuta.
____
Quindi lei si è resa conto della sua dipendenza dal terapeuta perché qualcun'altro le ha fatto notare questa cosa?
- no, è una cosa di cui mi sono resa conto da sola. Ho rivisto in me delle vecchie modalità. Il terapeuta si è trovato di fronte a qualcosa che non si aspettava, me lo ha confessato poi.
Come mai è stata attribuita una valenza negativa a questa dinamica?
Laddove c'è una vittima, esiste un carnefice. La reputo negativa perché, a mio avviso, chi non sa pescare per procurarsi il cibo da solo, ha bisogno di qualcuno che gli insegni come fare. ha bisogno di qualcuno che gli dia gli strumenti adatti e si gli metta al fianco per insegnargli a pescare. Non gli si può soltanto dire "hai due gmbe e due braccia, alzati da terra e vai a pescare".
Questa è la mia opinione e la mia esperienza, perché se così non fosse, arriverà sempre qualcun altro che concederà un pesciolino ogni tanto ma non gli insegnerà a pescare.
Questa modalità di creare relazioni è antica da un punto di vista dello sviluppo e riguarda le prime relazioni affettive importanti, quelle genitoriali.
- potrebbe essere più specifico ed approfondire questi punti?
Nella psicoterapia non c'è mai "manipolazione", ne dipendenza; se questa emerge è per il semplice fatto che fa parte del funzionamento della persona e si attiva nel processo di cura.
- come si attiva il processo di cura? Quali sono i passaggi?
[#10]
Gentile Utente,
se Lei è d'accordo sull'utilizzo sbagliato che sta facendo della terapia, sarebbe il caso di cambiare atteggiamento e di fare più domande, utilizzando la terapia a proprio vantaggio.
Non si nasconda dietro l'etichetta di dipendenza: ora la buona notizia è che Lei è già più consapevole e quindi può fare lo sforzo di fermarsi e scegliere.
Chieda bene al terapeuta come fare per attivare questo processo.
Se ha già fatto una prima terapia, come mai l'ha interrotta e ne ha iniziata un'altra?
se Lei è d'accordo sull'utilizzo sbagliato che sta facendo della terapia, sarebbe il caso di cambiare atteggiamento e di fare più domande, utilizzando la terapia a proprio vantaggio.
Non si nasconda dietro l'etichetta di dipendenza: ora la buona notizia è che Lei è già più consapevole e quindi può fare lo sforzo di fermarsi e scegliere.
Chieda bene al terapeuta come fare per attivare questo processo.
Se ha già fatto una prima terapia, come mai l'ha interrotta e ne ha iniziata un'altra?
[#11]
>>come si attiva il processo di cura? Quali sono i passaggi?<<
dipende da diverse variabili: personalità del paziente, modalità del terapeuta, il percorso che si decide di fare ecc.
>>- potrebbe essere più specifico ed approfondire questi punti?<<
significa semplicemente che le sue modalità relazionali disfunzionali sono legate alle prime relazioni affettive e sono le stesse modalità che non le permettono di affrontare un trattamento psicoterapico in maniera adeguata.
dipende da diverse variabili: personalità del paziente, modalità del terapeuta, il percorso che si decide di fare ecc.
>>- potrebbe essere più specifico ed approfondire questi punti?<<
significa semplicemente che le sue modalità relazionali disfunzionali sono legate alle prime relazioni affettive e sono le stesse modalità che non le permettono di affrontare un trattamento psicoterapico in maniera adeguata.
[#12]
Ex utente
Non si nasconda dietro l'etichetta di dipendenza: ora la buona notizia è che Lei è già più consapevole e quindi può fare lo sforzo di fermarsi e scegliere.
Chieda bene al terapeuta come fare per attivare questo processo.
- ci ho provato. Ho provato a pormi dei nuovi obiettivi, che ho esplicitato al terapeuta ma il risultato di stare male e non trovare nel terapeuta un vero alleato per questo, mi ha spinta a scrivere su quest form. Purtroppo, come ho già spiegato sopra, non è sufficiente dire ad un cliente/paziente: "Alzati e cammina, se non lo fai è perché non lo vuoi fare".
Se ha già fatto una prima terapia, come mai l'ha interrotta e ne ha iniziata un'altra?
- non si trattava di psicoterapia. E cmq non avevo più mezzi economici per portare avanti quel percorso, inoltre ero diventata più forte da un punto di vista relazionale ma fisicamente cominciavo ad accusare dei problemi; evidentemente stavo somatizzando.
________
>>- potrebbe essere più specifico ed approfondire questi punti?<<
significa semplicemente che le sue modalità relazionali disfunzionali sono legate alle prime relazioni affettive e...
- avrei preferito che nel rispondermi, fosse stato più specifico, non so, magari indicandomi qualche articolo da leggere in merito.
>> sono le stesse modalità che non le permettono di affrontare un trattamento psicoterapico in maniera adeguata<<
- troppo comodo dare la responsabilità unicamente al paziente, o meglio, a chi si trova nella condizione di dover chiedere aiuto.
Chieda bene al terapeuta come fare per attivare questo processo.
- ci ho provato. Ho provato a pormi dei nuovi obiettivi, che ho esplicitato al terapeuta ma il risultato di stare male e non trovare nel terapeuta un vero alleato per questo, mi ha spinta a scrivere su quest form. Purtroppo, come ho già spiegato sopra, non è sufficiente dire ad un cliente/paziente: "Alzati e cammina, se non lo fai è perché non lo vuoi fare".
Se ha già fatto una prima terapia, come mai l'ha interrotta e ne ha iniziata un'altra?
- non si trattava di psicoterapia. E cmq non avevo più mezzi economici per portare avanti quel percorso, inoltre ero diventata più forte da un punto di vista relazionale ma fisicamente cominciavo ad accusare dei problemi; evidentemente stavo somatizzando.
________
>>- potrebbe essere più specifico ed approfondire questi punti?<<
significa semplicemente che le sue modalità relazionali disfunzionali sono legate alle prime relazioni affettive e...
- avrei preferito che nel rispondermi, fosse stato più specifico, non so, magari indicandomi qualche articolo da leggere in merito.
>> sono le stesse modalità che non le permettono di affrontare un trattamento psicoterapico in maniera adeguata<<
- troppo comodo dare la responsabilità unicamente al paziente, o meglio, a chi si trova nella condizione di dover chiedere aiuto.
[#13]
>>avrei preferito che nel rispondermi, fosse stato più specifico, non so, magari indicandomi qualche articolo da leggere in merito.<<
la psicoterapia non è informazione, è un percorso con specifiche modalità. In questi casi non si può essere più precisi perché questo significherebbe entrare nel sul suo caso particolare e da qui non possiamo farlo.
>>troppo comodo dare la responsabilità unicamente al paziente, o meglio, a chi si trova nella condizione di dover chiedere aiuto.<<
secondo lei quali sarebbero le responsabilità del suo terapeuta? Noi non possiamo sapere se sta lavorando bene oppure no, ci basiamo unicamente su ciò che lei riporta e con i limiti del consulto on-line.
>>..ma il risultato di stare male e non trovare nel terapeuta un vero alleato per questo, mi ha spinta a scrivere su quest form.<<
l'alleanza terapeutica è un punto fondamentale senza la quale diventa tutto più difficile.
E' seguita presso uno studio privato oppure alla AUSL?
la psicoterapia non è informazione, è un percorso con specifiche modalità. In questi casi non si può essere più precisi perché questo significherebbe entrare nel sul suo caso particolare e da qui non possiamo farlo.
>>troppo comodo dare la responsabilità unicamente al paziente, o meglio, a chi si trova nella condizione di dover chiedere aiuto.<<
secondo lei quali sarebbero le responsabilità del suo terapeuta? Noi non possiamo sapere se sta lavorando bene oppure no, ci basiamo unicamente su ciò che lei riporta e con i limiti del consulto on-line.
>>..ma il risultato di stare male e non trovare nel terapeuta un vero alleato per questo, mi ha spinta a scrivere su quest form.<<
l'alleanza terapeutica è un punto fondamentale senza la quale diventa tutto più difficile.
E' seguita presso uno studio privato oppure alla AUSL?
[#14]
Ex utente
secondo lei quali sarebbero le responsabilità del suo terapeuta?
- In un percorso terapeutico si vanno a toccare delle sfere personali che potrebbero compromettere per sempre il futuro del paziente stesso. A mio parere, la responsabilità dev'essere comunque reciproca ma chi detiene una fetta maggiore, perché più forte, per la formazione specifica, per la competenza che dovrebbe esserci, è colui chi decide di prendere in carico una persona.
E' seguita presso uno studio privato oppure alla AUSL?
- rispondere a questa domanda è piuttosto difficile. Credo di poter dire che non si tratta di nessuna delle due formule.
- In un percorso terapeutico si vanno a toccare delle sfere personali che potrebbero compromettere per sempre il futuro del paziente stesso. A mio parere, la responsabilità dev'essere comunque reciproca ma chi detiene una fetta maggiore, perché più forte, per la formazione specifica, per la competenza che dovrebbe esserci, è colui chi decide di prendere in carico una persona.
E' seguita presso uno studio privato oppure alla AUSL?
- rispondere a questa domanda è piuttosto difficile. Credo di poter dire che non si tratta di nessuna delle due formule.
[#15]
La mia domanda sulle responsabilità del terapeuta non era generica, ma specifica al suo caso. E' chiaro che dal momento che uno psicoterapeuta prende in carico un paziente ha delle responsabilità morali, etiche e deontologiche sullo stesso così come viene ampiamente riportato sul consenso al trattamento.
La relazione terapeuta-paziente non può essere sullo stesso piano.
Il paziente non ha "responsabilità", se escludiamo una giusta motivazione al trattamento, l'impegno a cercare cambiare atteggiamenti e comportamenti disfunzionali e un po' di buon senso.
>>Credo di poter dire che non si tratta di nessuna delle due formule.<<
di quale forma si tratta allora?
Le chiedo questo perché è importante sapere il contesto dove si svolge un intervento psicologico.
La relazione terapeuta-paziente non può essere sullo stesso piano.
Il paziente non ha "responsabilità", se escludiamo una giusta motivazione al trattamento, l'impegno a cercare cambiare atteggiamenti e comportamenti disfunzionali e un po' di buon senso.
>>Credo di poter dire che non si tratta di nessuna delle due formule.<<
di quale forma si tratta allora?
Le chiedo questo perché è importante sapere il contesto dove si svolge un intervento psicologico.
[#16]
Ex utente
La mia domanda sulle responsabilità del terapeuta non era generica, ma specifica al suo caso.
- ok, ora la domanda mi è più chiara.
Credo che la responsabilità del terapeuta sia riconducibile alla sua formazione psicologica (quindi non accademica) ed al suo "mondo lavorativo" e culturale.
Non mi ha mai posto delle domande che mi spingessero alla riflessione oggettiva. Le domande invece postemi sono sempre state riferibili alle mie emozioni ed ai miei sentimenti, che alla fine erano sempre e solo rabbia, tristezza e paura.
Magari questo inizialmente mi ha aiutata, nel senso che mi ha concesso la possibilità di trovare un maggiore contatto con me stessa ma una volta "presa visione di questo" credo bisognasse andare avanti, non crede?
Ripensandoci in questo momento, è come se in effetti non mi avesse mai trattata come un'adulta ma pretendesse da me un comportamento, in azioni, da adulta. E questa è una contraddizione in termini; no?
Anche rileggendo ciò che ho scritto in questa discussione c'è una contraddizione. Esempio: mi dice che non sono in grado di stare da sola ma allo stesso tempo mi dice che devo provvedere a me stessa da sola.
Cosa pensa di questo poc'anzi scritto?
Avrei comunque una domanda: quanto sono conciliabili - ed a che livelli - la psicologia e le religioni?
>>Credo di poter dire che non si tratta di nessuna delle due formule.<<
di quale forma si tratta allora?
- non me la sento di rispondere a questa domanda.
C'è un'altra cosa che mi sovviene: ci sono stati momenti in cui mi sono resa conto che il terapeuta aveva delle difficoltà nel mascherare il suo disagio...
- ok, ora la domanda mi è più chiara.
Credo che la responsabilità del terapeuta sia riconducibile alla sua formazione psicologica (quindi non accademica) ed al suo "mondo lavorativo" e culturale.
Non mi ha mai posto delle domande che mi spingessero alla riflessione oggettiva. Le domande invece postemi sono sempre state riferibili alle mie emozioni ed ai miei sentimenti, che alla fine erano sempre e solo rabbia, tristezza e paura.
Magari questo inizialmente mi ha aiutata, nel senso che mi ha concesso la possibilità di trovare un maggiore contatto con me stessa ma una volta "presa visione di questo" credo bisognasse andare avanti, non crede?
Ripensandoci in questo momento, è come se in effetti non mi avesse mai trattata come un'adulta ma pretendesse da me un comportamento, in azioni, da adulta. E questa è una contraddizione in termini; no?
Anche rileggendo ciò che ho scritto in questa discussione c'è una contraddizione. Esempio: mi dice che non sono in grado di stare da sola ma allo stesso tempo mi dice che devo provvedere a me stessa da sola.
Cosa pensa di questo poc'anzi scritto?
Avrei comunque una domanda: quanto sono conciliabili - ed a che livelli - la psicologia e le religioni?
>>Credo di poter dire che non si tratta di nessuna delle due formule.<<
di quale forma si tratta allora?
- non me la sento di rispondere a questa domanda.
C'è un'altra cosa che mi sovviene: ci sono stati momenti in cui mi sono resa conto che il terapeuta aveva delle difficoltà nel mascherare il suo disagio...
[#17]
>>Cosa pensa di questo poc'anzi scritto?<<
bisognerebbe chiederlo al Collega.
Ha chiesto chiarimenti?
>>è come se in effetti non mi avesse mai trattata come un'adulta ma pretendesse da me un comportamento, in azioni, da adulta. E questa è una contraddizione in termini; no?<<
questo dipende dalla relazione terapeutica. Lei la vive come una contraddizione, bisogna vedere cosa intendeva il terapeuta. Se nota questa discrepanza è utile riflettere insieme al Collega. Discutere sulla relazione terapeuta-paziente è parte integrante del trattamento, questo le eviterà in futuro di alimentare le sue fantasie e i suoi dubbi.
>>quanto sono conciliabili - ed a che livelli - la psicologia e le religioni?<<
questa domanda è molto generica bisognerebbe entrare nello specifico.
A cosa si riferisce nel particolare?
Questa domanda è legata al contesto di cura del quale non si sente di rispondere, nonostante il completo anonimato?
>>ci sono stati momenti in cui mi sono resa conto che il terapeuta aveva delle difficoltà nel mascherare il suo disagio..<<
il terapeuta non è un soggetto neutro esente dal manifestare emozioni. Il disagio, ammesso che sia tale, e quindi non la proiezione del paziente, rientra nell'espressione affettiva.
bisognerebbe chiederlo al Collega.
Ha chiesto chiarimenti?
>>è come se in effetti non mi avesse mai trattata come un'adulta ma pretendesse da me un comportamento, in azioni, da adulta. E questa è una contraddizione in termini; no?<<
questo dipende dalla relazione terapeutica. Lei la vive come una contraddizione, bisogna vedere cosa intendeva il terapeuta. Se nota questa discrepanza è utile riflettere insieme al Collega. Discutere sulla relazione terapeuta-paziente è parte integrante del trattamento, questo le eviterà in futuro di alimentare le sue fantasie e i suoi dubbi.
>>quanto sono conciliabili - ed a che livelli - la psicologia e le religioni?<<
questa domanda è molto generica bisognerebbe entrare nello specifico.
A cosa si riferisce nel particolare?
Questa domanda è legata al contesto di cura del quale non si sente di rispondere, nonostante il completo anonimato?
>>ci sono stati momenti in cui mi sono resa conto che il terapeuta aveva delle difficoltà nel mascherare il suo disagio..<<
il terapeuta non è un soggetto neutro esente dal manifestare emozioni. Il disagio, ammesso che sia tale, e quindi non la proiezione del paziente, rientra nell'espressione affettiva.
[#18]
Ex utente
>> Esempio: mi dice che non sono in grado di stare da sola ma allo stesso tempo mi dice che devo provvedere a me stessa da sola.
Cosa pensa di questo poc'anzi scritto? <<
---bisognerebbe chiederlo al Collega.
Ha chiesto chiarimenti?
- io ho chiesto il suo parere; se a lei - in termini oggettivi - appare una contraddizione.
In ogni caso, ho provato a chiedere chiarimenti ma le risposte sono sempre molto vaghe. O mi risponde facendomi altre domande oppure mi chiede cosa ne penso. Alla fine diventa un giro di parole che non mi porta a nessuna conclusione. Altre volte invece non mi risponde neanche, il più delle volte; questo mi mette a disagio e finisco con il cambiare discorso.
Alla fine ne esco sempre frustrata.
>>è come se in effetti non mi avesse mai trattata come un'adulta ma pretendesse da me un comportamento, in azioni, da adulta. E questa è una contraddizione in termini; no? <<
----questo dipende dalla relazione terapeutica. Lei la vive come una contraddizione, bisogna vedere cosa intendeva il terapeuta. Se nota questa discrepanza è utile riflettere insieme al Collega.
- se facessi la domanda specificatamente a questo concetto ovvero che non mi mi tratta da adulta, mi risponderebbe (già lo so) "cosa vuoi che faccia perché tu ti senta trattata da adulta?"
E qui torniamo al punto di partenza, cioè, la mia risposta sarebbe che non mi sento valorizzata, né presa in considerazione, né aiutata, etc etc. Risposta: "se non stai bene, la porta è dietro di te".
Sono stata sufficientemente chiara?
>>quanto sono conciliabili - ed a che livelli - la psicologia e le religioni?<<
questa domanda è molto generica bisognerebbe entrare nello specifico.
A cosa si riferisce nel particolare?
- una risposta anche in termini generali, mi andava bene. Ad ogni modo: la psicologia è una scienza mentre la religione si può definire una disciplina. Quindi quanto si conciliano le due cose?
Mi rendo conto che una risposta specifica sia impossibile ma la mia domanda è: quanto un credo religioso possa influenzare il modus operandi del terapeuta?
Sta alla competenza del terapeuta separare le due cose?
Può un terpeuta lavorare per "stanare" eventuali discrepanze con il suo credo? Ma forse quest'ultima domanda è piuttosto insensata.. perché contiene in se stessa già la risposta.
Questa domanda è legata al contesto di cura del quale non si sente di rispondere, nonostante il completo anonimato?
- In un certo senso, sì.
>>ci sono stati momenti in cui mi sono resa conto che il terapeuta aveva delle difficoltà nel mascherare il suo disagio..<<
il terapeuta non è un soggetto neutro esente dal manifestare emozioni. Il disagio, ammesso che sia tale, e quindi non la proiezione del paziente, rientra nell'espressione affettiva.
- nessuna proiezione. Non sono io quella che incrocia braccia e gambe (oppure esprime disgusto nell'espressione del viso), e appena se ne accorge cambia posizione.
Cosa pensa di questo poc'anzi scritto? <<
---bisognerebbe chiederlo al Collega.
Ha chiesto chiarimenti?
- io ho chiesto il suo parere; se a lei - in termini oggettivi - appare una contraddizione.
In ogni caso, ho provato a chiedere chiarimenti ma le risposte sono sempre molto vaghe. O mi risponde facendomi altre domande oppure mi chiede cosa ne penso. Alla fine diventa un giro di parole che non mi porta a nessuna conclusione. Altre volte invece non mi risponde neanche, il più delle volte; questo mi mette a disagio e finisco con il cambiare discorso.
Alla fine ne esco sempre frustrata.
>>è come se in effetti non mi avesse mai trattata come un'adulta ma pretendesse da me un comportamento, in azioni, da adulta. E questa è una contraddizione in termini; no? <<
----questo dipende dalla relazione terapeutica. Lei la vive come una contraddizione, bisogna vedere cosa intendeva il terapeuta. Se nota questa discrepanza è utile riflettere insieme al Collega.
- se facessi la domanda specificatamente a questo concetto ovvero che non mi mi tratta da adulta, mi risponderebbe (già lo so) "cosa vuoi che faccia perché tu ti senta trattata da adulta?"
E qui torniamo al punto di partenza, cioè, la mia risposta sarebbe che non mi sento valorizzata, né presa in considerazione, né aiutata, etc etc. Risposta: "se non stai bene, la porta è dietro di te".
Sono stata sufficientemente chiara?
>>quanto sono conciliabili - ed a che livelli - la psicologia e le religioni?<<
questa domanda è molto generica bisognerebbe entrare nello specifico.
A cosa si riferisce nel particolare?
- una risposta anche in termini generali, mi andava bene. Ad ogni modo: la psicologia è una scienza mentre la religione si può definire una disciplina. Quindi quanto si conciliano le due cose?
Mi rendo conto che una risposta specifica sia impossibile ma la mia domanda è: quanto un credo religioso possa influenzare il modus operandi del terapeuta?
Sta alla competenza del terapeuta separare le due cose?
Può un terpeuta lavorare per "stanare" eventuali discrepanze con il suo credo? Ma forse quest'ultima domanda è piuttosto insensata.. perché contiene in se stessa già la risposta.
Questa domanda è legata al contesto di cura del quale non si sente di rispondere, nonostante il completo anonimato?
- In un certo senso, sì.
>>ci sono stati momenti in cui mi sono resa conto che il terapeuta aveva delle difficoltà nel mascherare il suo disagio..<<
il terapeuta non è un soggetto neutro esente dal manifestare emozioni. Il disagio, ammesso che sia tale, e quindi non la proiezione del paziente, rientra nell'espressione affettiva.
- nessuna proiezione. Non sono io quella che incrocia braccia e gambe (oppure esprime disgusto nell'espressione del viso), e appena se ne accorge cambia posizione.
[#19]
>>nessuna proiezione. Non sono io quella che incrocia braccia e gambe (oppure esprime disgusto nell'espressione del viso), e appena se ne accorge cambia posizione.<<
questa se non è una proiezione è comunque una difesa (di lei che scrive e non del terapeuta). Lei probabilmente sente il bisogno non solo di controllare se stessa, ma anche l'atteggiamento e il comportamento del suo terapeuta, facendo inferenze arbitrarie e "proiettive".
>>Sta alla competenza del terapeuta separare le due cose?<<
esatto. La religione è un insieme di credenze che non hanno bisogno di essere confermate empiricamente. Un terapeuta può essere credente (nella sua accezione più ampia), questo in genere non influisce sul buon andamento della psicoterapia, così come non influiscono le credenze e i giudizi personali del terapeuta. Qualora questo dovesse accadere è compito del terapeuta cambiare prospettiva, interrompere il trattamento o fare l'invio verso un altro Collega.
Tenga presente che il suo atteggiamento critico nei confronti della terapia e del Collega che la segue, rendono difficile il buon andamento del trattamento. Le sue critiche assomigliano a delle "difese" che andrebbero affrontate all'interno della seduta.
Le ripeto però che se non si trova bene con il Collega dovrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di cambiare professionista, mettendo da parte la "dipendenza" (sempre ammesso che sia questa la dinamica dominante).
Ci sono stati aspetti positivi nella terapia che sta facendo?
La sua psicoterapia è gratuita o a pagamento?
questa se non è una proiezione è comunque una difesa (di lei che scrive e non del terapeuta). Lei probabilmente sente il bisogno non solo di controllare se stessa, ma anche l'atteggiamento e il comportamento del suo terapeuta, facendo inferenze arbitrarie e "proiettive".
>>Sta alla competenza del terapeuta separare le due cose?<<
esatto. La religione è un insieme di credenze che non hanno bisogno di essere confermate empiricamente. Un terapeuta può essere credente (nella sua accezione più ampia), questo in genere non influisce sul buon andamento della psicoterapia, così come non influiscono le credenze e i giudizi personali del terapeuta. Qualora questo dovesse accadere è compito del terapeuta cambiare prospettiva, interrompere il trattamento o fare l'invio verso un altro Collega.
Tenga presente che il suo atteggiamento critico nei confronti della terapia e del Collega che la segue, rendono difficile il buon andamento del trattamento. Le sue critiche assomigliano a delle "difese" che andrebbero affrontate all'interno della seduta.
Le ripeto però che se non si trova bene con il Collega dovrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di cambiare professionista, mettendo da parte la "dipendenza" (sempre ammesso che sia questa la dinamica dominante).
Ci sono stati aspetti positivi nella terapia che sta facendo?
La sua psicoterapia è gratuita o a pagamento?
[#20]
Ex utente
>> questa se non è una proiezione è comunque una difesa (di lei che scrive e non del terapeuta). Lei probabilmente sente il bisogno non solo di controllare se stessa, ma anche l'atteggiamento e il comportamento del suo terapeuta, facendo inferenze arbitrarie e "proiettive". <<
- onestamente mi sfugge il senso di questo scritto.
Io trovo che la descrizione che ho fatto, sia una semplice osservazione di alcuni atteggiamenti del terapeuta; come può questo c'entrare con una proiezione o un meccanismo di difesa? E' naturale osservare il terapeuta nei suoi atteggiamenti nei miei confronti.
Osservare, non giudicare.
Il contrario non sarebbe un atteggiamento totalmente passivo? Difesa, da cosa? Intende difese inconsce? Intende che sono io ad assumere atteggiamenti di chiusura (o atteggiamenti difensivi) nei confronti del terapeuta e proietto questa cosa su di lui?
Questo aspetto l'ho già affrontato.
>> Tenga presente che il suo atteggiamento critico nei confronti della terapia e del Collega che la segue, rendono difficile il buon andamento del trattamento. Le sue critiche assomigliano a delle "difese" che andrebbero affrontate all'interno della seduta. <<
- Le mie critiche sono frutto di un malessere generalizzato che trova origine nel fatto che dopo due anni sono ancora al punto di partenza e onestamente mi sono stufata di stare a parlare "di niente".
Come ho già riportato sopra, ho provato ad affrontare gli argomenti in seduta ma alla fine per non porre fine al rapporto, "accetto le condizioni", anche se le trovo frustranti ma così - evidentemente - non sto andando da nessuna parte. Né io, né il terapeuta.
>> mettendo da parte la "dipendenza" (sempre ammesso che sia questa la dinamica dominante)<<
- se possibile, potrebbe essere più specifico?
>> Ci sono stati aspetti positivi nella terapia che sta facendo? <<
- Come ho già scritto precedentemente, con un altro percorso avevo raggiunto dei discreti risultati in termini di autostima; in questa terapia sono regredita.
Ultimamente siamo arrivati ins alla conclusione che c'è uno stallo ma io non me la sono sentita di lasciarlo.
- onestamente mi sfugge il senso di questo scritto.
Io trovo che la descrizione che ho fatto, sia una semplice osservazione di alcuni atteggiamenti del terapeuta; come può questo c'entrare con una proiezione o un meccanismo di difesa? E' naturale osservare il terapeuta nei suoi atteggiamenti nei miei confronti.
Osservare, non giudicare.
Il contrario non sarebbe un atteggiamento totalmente passivo? Difesa, da cosa? Intende difese inconsce? Intende che sono io ad assumere atteggiamenti di chiusura (o atteggiamenti difensivi) nei confronti del terapeuta e proietto questa cosa su di lui?
Questo aspetto l'ho già affrontato.
>> Tenga presente che il suo atteggiamento critico nei confronti della terapia e del Collega che la segue, rendono difficile il buon andamento del trattamento. Le sue critiche assomigliano a delle "difese" che andrebbero affrontate all'interno della seduta. <<
- Le mie critiche sono frutto di un malessere generalizzato che trova origine nel fatto che dopo due anni sono ancora al punto di partenza e onestamente mi sono stufata di stare a parlare "di niente".
Come ho già riportato sopra, ho provato ad affrontare gli argomenti in seduta ma alla fine per non porre fine al rapporto, "accetto le condizioni", anche se le trovo frustranti ma così - evidentemente - non sto andando da nessuna parte. Né io, né il terapeuta.
>> mettendo da parte la "dipendenza" (sempre ammesso che sia questa la dinamica dominante)<<
- se possibile, potrebbe essere più specifico?
>> Ci sono stati aspetti positivi nella terapia che sta facendo? <<
- Come ho già scritto precedentemente, con un altro percorso avevo raggiunto dei discreti risultati in termini di autostima; in questa terapia sono regredita.
Ultimamente siamo arrivati ins alla conclusione che c'è uno stallo ma io non me la sono sentita di lasciarlo.
[#21]
>>E' naturale osservare il terapeuta nei suoi atteggiamenti nei miei confronti.<<
questo è vero, ma non in maniera analitica come sta facendo e onestamente credo stia dando troppa importanza alla cosa.
>>Questo aspetto l'ho già affrontato..<<
probabilmente non è stato risolto, visto che sente il bisogno di ricevere chiarimenti da altri professionisti.
>>se possibile, potrebbe essere più specifico?<<
se non risponde alle mie domande non posso essere più specifico.
Sta pagando il suo terapeuta o riceve un servizio gratuito?
Se ha interrotto la precedente psicoterapia per questioni economiche come mai ora si può permettere questa di terapia? Voglio dire quali sono le differenze?
>>in questa terapia sono regredita<<
se ha la sensazione di essere regredita significa che neanche prima aveva "risolto" determinate questioni. Quando si raggiunge un determinato obiettivo non avvengono regressioni.
questo è vero, ma non in maniera analitica come sta facendo e onestamente credo stia dando troppa importanza alla cosa.
>>Questo aspetto l'ho già affrontato..<<
probabilmente non è stato risolto, visto che sente il bisogno di ricevere chiarimenti da altri professionisti.
>>se possibile, potrebbe essere più specifico?<<
se non risponde alle mie domande non posso essere più specifico.
Sta pagando il suo terapeuta o riceve un servizio gratuito?
Se ha interrotto la precedente psicoterapia per questioni economiche come mai ora si può permettere questa di terapia? Voglio dire quali sono le differenze?
>>in questa terapia sono regredita<<
se ha la sensazione di essere regredita significa che neanche prima aveva "risolto" determinate questioni. Quando si raggiunge un determinato obiettivo non avvengono regressioni.
[#22]
Ex utente
>>E' naturale osservare il terapeuta nei suoi atteggiamenti nei miei confronti.<<
questo è vero, ma non in maniera analitica come sta facendo e onestamente credo stia dando troppa importanza alla cosa.
- a questo punto, troppa importanza la sta dando lei.
>>Questo aspetto l'ho già affrontato..<<
probabilmente non è stato risolto, visto che sente il bisogno di ricevere chiarimenti da altri professionisti.
- non ho chiesto chiarimenti su probabili "proiezioni" bensì su una mia specifica dinamica ricreatasi all'interno del setting.
Il mio è un problema di attaccamento
>>se possibile, potrebbe essere più specifico?<<
se non risponde alle mie domande non posso essere più specifico.
Sta pagando il suo terapeuta o riceve un servizio gratuito?
- visto che lei ritiene così importante questa risposta, posso dirle che si tratta della seconda condizione.
Perché ritiene sia tanto importante questo aspetto?
<< Se ha interrotto la precedente psicoterapia per questioni economiche come mai ora si può permettere questa di terapia? Voglio dire quali sono le differenze? <<
- non si trattava di una vera e propria psicoterapia. Le motivazioni (come riportato sopra) non erano soltanto economiche.
>>in questa terapia sono regredita<<
se ha la sensazione di essere regredita significa che neanche prima aveva "risolto" determinate questioni. Quando si raggiunge un determinato obiettivo non avvengono regressioni.
- avrei gradito questa risposta dallo psicoterapeuta che mi segue.
Anche per questo mi sento manipolata: ogni volta, non ricevere delle risposte chiare, fa crescere la mia frustrazione e la mia sensazione d'impotenza, aumenta.
questo è vero, ma non in maniera analitica come sta facendo e onestamente credo stia dando troppa importanza alla cosa.
- a questo punto, troppa importanza la sta dando lei.
>>Questo aspetto l'ho già affrontato..<<
probabilmente non è stato risolto, visto che sente il bisogno di ricevere chiarimenti da altri professionisti.
- non ho chiesto chiarimenti su probabili "proiezioni" bensì su una mia specifica dinamica ricreatasi all'interno del setting.
Il mio è un problema di attaccamento
>>se possibile, potrebbe essere più specifico?<<
se non risponde alle mie domande non posso essere più specifico.
Sta pagando il suo terapeuta o riceve un servizio gratuito?
- visto che lei ritiene così importante questa risposta, posso dirle che si tratta della seconda condizione.
Perché ritiene sia tanto importante questo aspetto?
<< Se ha interrotto la precedente psicoterapia per questioni economiche come mai ora si può permettere questa di terapia? Voglio dire quali sono le differenze? <<
- non si trattava di una vera e propria psicoterapia. Le motivazioni (come riportato sopra) non erano soltanto economiche.
>>in questa terapia sono regredita<<
se ha la sensazione di essere regredita significa che neanche prima aveva "risolto" determinate questioni. Quando si raggiunge un determinato obiettivo non avvengono regressioni.
- avrei gradito questa risposta dallo psicoterapeuta che mi segue.
Anche per questo mi sento manipolata: ogni volta, non ricevere delle risposte chiare, fa crescere la mia frustrazione e la mia sensazione d'impotenza, aumenta.
[#23]
>>Perché ritiene sia tanto importante questo aspetto?<<
perché le psicoterapie gratuite non funzionano e alimentano proprio le dinamiche di dipendenza (il pagamento delle sedute fa parte del trattamento stesso), in più non si comprende neanche il contesto in cui questa psicoterapia viene messa in atto.
Perché un Collega dovrebbe fare una psicoterapia gratuita?
In quale contesto viene erogata?
Si tratta di uno psicologo iscritto all'ordine?
E' specializzato in psicoterapia?
Con questo link può verificare:
https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi
perché le psicoterapie gratuite non funzionano e alimentano proprio le dinamiche di dipendenza (il pagamento delle sedute fa parte del trattamento stesso), in più non si comprende neanche il contesto in cui questa psicoterapia viene messa in atto.
Perché un Collega dovrebbe fare una psicoterapia gratuita?
In quale contesto viene erogata?
Si tratta di uno psicologo iscritto all'ordine?
E' specializzato in psicoterapia?
Con questo link può verificare:
https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi
[#24]
Ex utente
Di sicuro la mia situazione è molto difficile e complicata. In ogni caso, il titolo del mio consulto è stato ben chiaro e lei non mi sta certamente fornendo un aiuto o dando delle risposte a ciò che ho chiesto ma pare essere interessato solo a tutelare la "professione". Io sono ben consapevole, e sottolineo ben consapevole, che il contesto (e le condizioni) in cui è nato il mio percorso psicoterapeutico non era (e probabilmente non lo è neanche ora) completamente "sano"; il problema è che quando si è completamente soli e si è coscienti di aver bisogno di un aiuto - che in un momento e occasione particolari della propria vita possa essere apparso esperto e disinteressato - ci si aggrappa a qualsiasi cosa.
Al momento, in tutta questa faccenda mi sento messa con le spalle al muro, per usare un termine "gestaltico".
Ora, se volesse essere così gentile da fornirmi qualche consiglio o un suo parere in merito, anche in base a quanto da me chiesto inizialmente, gliene sarei grata, altrimenti grazie lo stesso per il tempo perso.
Si tratta di uno psicologo-psicoterapeuta iscritto all'ordine e abilitato.
Al momento, in tutta questa faccenda mi sento messa con le spalle al muro, per usare un termine "gestaltico".
Ora, se volesse essere così gentile da fornirmi qualche consiglio o un suo parere in merito, anche in base a quanto da me chiesto inizialmente, gliene sarei grata, altrimenti grazie lo stesso per il tempo perso.
Si tratta di uno psicologo-psicoterapeuta iscritto all'ordine e abilitato.
[#25]
>>Io sono ben consapevole, e sottolineo ben consapevole, che il contesto (e le condizioni) in cui è nato il mio percorso psicoterapeutico non era (e probabilmente non lo è neanche ora) completamente "sano"<<
se lei è già consapevole di questo non credo sia utile continuare oltre con il consulto on-line.
se lei è già consapevole di questo non credo sia utile continuare oltre con il consulto on-line.
Questo consulto ha ricevuto 32 risposte e 5.8k visite dal 03/06/2014.
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