Ansia: mi devo preoccupare?

Gentili dottori,

vi scrivo per sottoporvi un dubbio di carattere psicologico. Vi domando di perdonare la lunghezza del testo che segue, ma presumo che in questo tipo di questioni, "più si sa" e meglio è.

Quadro generale della mia vita: vado per i 30 anni, convivo con la mia ragazza da ottobre/novembre 2012 (praticamente da un anno e mezzo circa). Il nostro rapporto è bello e solido, non abbiamo problemi né lavorativi, né finanziari, né di coppia. Oltre alla mia fidanzata ho la mia famiglia, a cui voglio molto bene e con la quale non sussistono problemi. Non pratico sport (ci provo ogni tanto ma sono pigro di nascita) ma coltivo diversi interessi, raramente mi annoio. Insomma ho una vita un po' ritirata e frugale, ma tranquilla e a suo modo piena, con persone che amo, e d'altra parte è così che l'ho voluta ed è così che – finora - mi piace. Come persona mi reputo intelligente, sensibile, pragmatico, un po' chiuso e timido ma affettuoso "coi cari".

Ora, il succo del problema di cui vorrei domandarvi pareri sulla "gravità" è, sostanzialmente, questo: complice lo stress lavorativo che a periodi si fa sentire, e specie ultimamente da almeno 3-4 mesi con picchi di iper-lavoro, e un generale senso di fatica ad adattarmi "alla nuova vita" (più che fatica concreta, una sorta di nostalgia per la vecchia vita, i vecchi luoghi etc.), avverto da qualche giorno un malessere leggero, qualcosa che mi inquieta, che non so come collocare. Spesso riconosco i "normali" stati di nervosismo o di stress, o di stanchezza e così via, mentre da qualche giorno è come se mi sentissi un po' angosciato, confuso, preoccupato, leggermente "distaccato" senza una causa precisa, o perlomeno non contestuale o ravvicinata nel tempo. In un modo leggermente "ingovernabile", che mi spaventa un po'. Mi sono semplicemente svegliato l'altra mattina così, e basta. Preciso, non per minimizzare, che per ora "quel nuovo malessere" è lieve e sfumato, è come se fossero leggeri "flash" di brutte sensazioni, qualcosa di sottile e passeggero, che passa facilmente appena mi impegno in qualcosa (per assurdo, ora che ne parlo non mi sento così). E' come se appena fossi da solo e senza cose da fare, pensassi "eccoci, vediamo un po' se "spunta" ancora "quella cosa li". E chiaramente, mettendomi quasi ad "aspettarla", finisce che arriva. Fisicamente, a parte la lieve fiacchezza, in generale sto bene, dormo bene e con piacere, mangio quello che mi va, tutto funziona come si deve. Fumo (poco, una sigaretta al giorno), bevo un paio di caffè al giorno, non bevo alcolici, non ho vizi. L'unico episodio "spiacevole" a livello di salute è occorso all'inizio dell'anno scorso, sempre secondo me legato al cambio di vita/dieta, cioè un po' di colon irritabile, assai lieve e rientrato del tutto.

Tirando le somme: a giudicare dalle mie parole, ravvisate motivi di preoccupazione, o sembra più un periodo passeggero che passa con una vacanza e un po' di riposo?

Grazie per l'attenzione.
[#1]
Psicologo attivo dal 2014 al 2024
Psicologo
Gentile signore,

Lo stress può nascere dalla difficoltà a far fronte alle richieste della vita, per cui è normale che nei periodi di lavoro intenso possa aumentare. Nonostante il resoconto preciso e dettagliato delle problematiche da lei riscontrate sarebebbe necessario affrontare la questione presso lo studio di uno psicologo al fine di valutare, dopo un'adeguata consulenza, la necessità di un eventuale intervento di supporto. Da ciò che scrive non è infatti chiara la data di esordio dei sintomi e, di conseguenza, non è possibile capire se si tratti effettivamente di un problema transitorio, o se sia qualcosa che valga la pena approfondire. Lei scrive che il carico lavorativo è aumentato negli ultimi 3-4 mesi e che in seguito sono comparsi i sintomi da lei riportati. Se tali sintomi sono presenti da meno di due settimane può provare a dedicarsi ad attività piacevoli e vedere se così facendo spariscono spontaneamente, ma qualora tali sintomi fossero presenti da più tempo, le consiglio di consultare il prima possibile uno psicologo in modo da poter tornare a sentirsi sereno nel più breve tempo possibile.


Cordialità
[#2]
Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33 31
Gentile utente,
difficile valutare da qua di cosa si tratti. Certamente, la sua valutazione del meccanismo alla base del problema la trovo probabile. Il fatto che lei si soffermi ad attendere il suo stato di malessere domandandosi perché non arriva, non fa altro che "attivarlo". Trappole come queste sono molto comuni nelle problematiche ansiose.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
Gentile Utente,

mi sorprende un po' la Sua richiesta, perché chiede a noi se deve preoccuparsi o meno. Facciamo un passo indietro. Lei come sta?
Se questo lieve malessere dura da qualche giorno, non è possibile dire nulla, perché i criteri diagnostici prevedono che la sintomatologia sia più duratura.
Ciò che a me invece incuriosisce è la Sua preoccupazione per tale attivazione fisica: questo costante monitoraggio è tipico delle persone un po' ansiose...
E' anche vero che ultimamente Lei si sente sotto pressione per il carico di lavoro.
Quindi potrebbe essere utile imparare a rilassarsi, a prendere gli accadimenti con maggior distacco e a non creare problemi laddove non ce ne sono :-)

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
Utente
Utente
Gentili medici,

grazie per le vostre risposte, un po' mi "tranquillizzano" (anzi, assai). Effettivamente è vero: stare a "monitorarsi" è da persona un po' ansiosa. Io non so se lo sono, ho sempre ritenuto di no perché in realtà la mia più che ansia è precisamente semplicemente desiderio di capire - e quindi se non capisco, e specie qualcosa dentro di me, drizzo le antenne, e a volte finisco per ostinarmi. E' vero che non si può capire tutto, però se una sensazione è sgradevolmente nuova, il fatto di non "capirla" non aiuta - per questo mi viene da domandare "posso "non capirla" e lasciare correre, oppure è bene indagarla? Oppure ancora, "capisco giusto" a pensare che sia un po' un mezzo esaurimento?". E la mia indole da formica ragioniera mi fa fasciare la testa prima del tempo e spingermi a valutare se e come intervenire in tempo prima di avere danni più grossi da riparare.

Per il dott. Sposato: sì, detti sintomi - questo disagio misto - sono apparsi sostanzialmente l'altro ieri, credo giovedì o venerdì. Da qualche mese sono appunto un po' sotto stress, che ho sempre cercato di gestire e "sopportare", ho quindi pensato di aver semplicemente "tirato troppo" la corda. Da settimane ad esempio penso spesso a quanto vorrei fare una vacanza (non vi dico a quando risale l'ultima!), o alle tante attività rinviate (gite, uscite etc.). Complice la bella stagione la cosa pesa ancora di più (d'inverno sono solo felice di stare al caldo e spernacchiare chi va a/torna dal lavoro nel gelo, ma con la bella stagione, la frittata si capovolge e vedere "sprecato" quel bel tempo dispiace assai).

Comunque mi sembra di capire che è in ogni caso troppo presto per capire alcunché e quindi devo solo cercare di riposare, divertirmi, e vedere un po' se la "nube" passa o meno.

Vi ringrazio di nuovo per le gentilissime risposte finora ricevute (e con ciò non volendo chiudere la discussione, anzi!).

A.
[#5]
Utente
Utente
Ah, ho dimenticato di precisare che il lavoro che faccio è autonomo e si svolge a casa quindi spesso (troppo spesso, forse) mi trovo travolto da un continuum di lavoro praticamente ininterrotto - che mi porta sia appunto a impegnarmi 24h/24 (per modo di dire) in quello, sia a stare molto a casa senza occasioni di svago all'aperto.

(l'avevo scritto nel testo lunghissimo che avevo preparato come domanda di consulto, salvo scorciarlo barbaramente quando ho notato il limite di parole per pubblicarlo)
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
Gentile Utente,

non siamo medici, ma psicologi! ;-)

Da una parte, per quanto riguarda la comprensione dei segnali del corpo, ci sta tutto il Suo ragionamento, perché più i segnali sono leggibili e codificati, meno ci spaventiamo, anzi li prendiamo per ciò che sono: un segnale che indica la via.
Ad esempio la stanchezza potrebbe semplicemente indicare di fermarci.
Ma anche le emozioni (che si esprimono sul corpo) sono segnali: ansia, rabbia, tristezza, gioia, ecc... devono essere lette e modulate, perché servono alla sopravvivenza e a costruire relazioni.
Tuttavia non si fasci la testa, se da due giorni si sente un po' a disagio; vediamo che succede e, nel caso, il primo referente resta il medico di base.

Cordiali saluti,

[#7]
Utente
Utente
Vi ringrazio di cuore per le risposte! E pardon per la gaffe sul titolo professionale.

Comunque sì, stiamo a vedere. E' una "sensazione" sottile che va e viene, in generale sono un po' stanco e un pochino "assente", ma non appena faccio qualcosa, sostanzialmente la faccenda passa. E' come se in generale mi sentissi un po' "svuotato" e distaccato, ma appunto, credo sia come se abbia semplicemente ecceduto con l'impegno un po' stakanovista, e prima o poi immagino che senza pause, senza svaghi, senza vacanze di nemmeno mezza giornata, qualcosa per così dire "si rompa".

Per la dott.ssa Pileci: senza questa sensazione che mi fa un po' spaventare, io starei anche bene! Non sono triste, non ho preoccupazioni, non ho brutti pensieri o altro, non ho problemi a "fare/pensare cose" (in questi giorni mi sono riposato ma ho comunque lavoricchiato un po')... se proprio devo dire, l'unica variazione rispetto al solito è appunto questa sensazione un po' di distacco leggero e di "svuotamento" che quindi mi fa essere magari meno entusiasta di certe cose (passatempi, ad esempio). Non al punto di non trovarvi più piacere, semplicemente essendo un po' stanco è come se abbia meno voglia e meno "freschezza" (mentale) per farle. Che credo capiti a tutti quando si è stanchi.
[#8]
Utente
Utente
Ah, ecco, forse il termine per il senso di "distacco" è "depersonalizzazione", anche se in me è semplicemente un po' come quando ci si sveglia tardi e si è un po' lenti di comprendonio - in sostanza, non per farmi le diagnosi da solo, una sorta di forma "lieve". Faccio tutto, semplicemente a tratti mi devo concentrare di più del solito (ma riconosco di avere, come dire, pretese "alte" nei miei confronti, nel stesso che nei mesi scorsi è stata la norma "spremermi" sul lavoro probabilmente eccessivamente... lavorando da autonomo mi è difficile spesso rifiutare incarichi, e questo mi porta poi a combattere con scadenze e così via! E quindi a diventare una macchinetta, che come tutte le macchine, forse dopo un po' perde colpi).
[#9]
Utente
Utente
Salve,

torno ad aggiornarvi visto il gentile interesse che avete mostrato per la mia domanda. Effettivamente, a distanza di poco più di una settimana, la faccenda (non so come chiamarla: malessere?) si è nettamente ridimensionata, i primi "giorni" tale nube di sensazioni era sparsa un po' per tutto il giorno, o sarà che quasi me la andavo a cercare. Nel corso della scorsa settimana invece ho avuto tanti momenti di tranquillità, purtroppo non riesco a non "fare caso" a "come sto" (e d'accordo, so che è un po' da ansioso, ma anche un po' umano...). Insomma sto meglio, le sensazioni di cui sopra non sono proprio sparite del tutto, a tratti mi sento ancora un po' così, ma con meno forza e meno "sintomi" a contorno. Prima mi sentivo anche "depersonalizzato", generalmente "strano" e stranito, ora sono tornato più vivace e "presente" e vigile di prima. Non nascondo di sentire sorgere un indefinito malessere tutt'ora, a tratti molto brevi, più lieve e passeggero, ma come si diceva, magari è solo una sorta di illusione data dallo stare eccessivamente in ascolto, anche se mi sforzo di non farlo (e in effetti funziona).

Vi scrivo anche per segnalare una nota, che magari non c'entra nulla, o magari si scopre possa aver avuto un ruolo in questa situazione: dopo circa 2-3 giorni dall'insorgere "del malessere", mi si è gonfiata - e molto! - una gengiva, quella intorno al dente del giudizio sx. Ho parlato col medico e probabilmente si trattava di pericoronite, ho assunto un colluttorio potente ed è andata a posto. Mi ha spiegato che era probabilmente quello il motivo del mio senso di "stordimento", leggero affaticamento, irritabilità etc., perché c'era in atto una bella infiammazione batterica che in un certo senso "mette alla prova" il corpo (infatti credo di aver avuto anche qualche linea di febbre), e quindi va a rassomigliare a uno stato di malattia, sebbene in scala ridotta. Non gli ho accennato a questo generale e sottilissimo malessere, ma che dite, magari c'entra?
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