Venir guardata
Buonasera,
questa volta scrivo qui non perchè sento di non poterne parlare con il mio terapeuta, ma piuttosto perchè sento di non poter aspettare il giorno dell'incontro e vorrei per i giorni a seguire sentirmi un pochino più leggera su questa questione.
Oggi ho pensato (con un pò di terrore) testualmente "oddio sto diventando sociopatica?" e l'ho pensato perchè è un anno abbondante che sto come coltivando questa sensazione di disagio che provo nel venir guardata ed oggi, nello specifico, mi stavo quasi sentendo male nell'accorgermi che una persona (che ho incrociato anche la settimana scorsa-frequentando lo stesso ambiente lavorativo- ed il cui sguardo ho evitato) mi ha riguardato; stavolta mi era accanto,vicino (stavo aspettando di poter fare una cosa) e mi sono accorta che il suo viso era rivolto verso il mio e mi guardava; ho rapidamente sbrigato ciò che dovevo fare (tra l'altro a metà, andando dentro di me in pallone, percependo anche il rischio di star diventando rossa e sono diventata rossa appena fuori dalla porta).
Con il mio medico, nelle volte precedenti, ho iniziato a "parlare" (e adopero le virgolette, perchè, purtroppo fatico tantissimo ad aprirmi e parlare) di questo disagio che provo nel venir guardata/disagio che provo però anche se non vengo guardata e sicuramente l'essere stata trasparente quando ero bambina ha favorito tale disagio; vero anche che se però io -oggi- evito, favorisco la ripetizione di quel brutto meccanismo. Forse mi sto cominciando ad accorgere che non sono trasparente per tutti, ma c'è che non so come affrontare anche solo uno sguardo e ho paura di trasmettere sensazioni negative nel non guardare o nel guardare in una maniera "strana/impacciata" e vorrei evitare di fare "danni" ulteriori proprio verso chi sto incrociando ultimamente. Non è che con tutti io patisca questo disagio, ho capito che accade soprattutto con gli uomini che trovo piacenti e verso cui mi sento inferiore, non all'altezza. Ho paura che pensino che non sono degna di salutarli o anche paura che la situazione di confronto, anche lavorativo, faccia venir fuori i miei personali disagi, nei quali ho trascinato in primis la questione universitaria/lavorativa e quindi, mi trovo oggi indietro rispetto a ciò che sarebbe stato opportuno e giusto e normale. Non voglio più rendermi trasparente,cosa che ho fatto in tutta la mia vita..però, non so proprio gestire questa cosa del guardare/essere guardata/riguardare..
Ecco la mia domanda: come posso cominciare a superare questo disagio?
Grazie sin da ora, un cordiale saluto
questa volta scrivo qui non perchè sento di non poterne parlare con il mio terapeuta, ma piuttosto perchè sento di non poter aspettare il giorno dell'incontro e vorrei per i giorni a seguire sentirmi un pochino più leggera su questa questione.
Oggi ho pensato (con un pò di terrore) testualmente "oddio sto diventando sociopatica?" e l'ho pensato perchè è un anno abbondante che sto come coltivando questa sensazione di disagio che provo nel venir guardata ed oggi, nello specifico, mi stavo quasi sentendo male nell'accorgermi che una persona (che ho incrociato anche la settimana scorsa-frequentando lo stesso ambiente lavorativo- ed il cui sguardo ho evitato) mi ha riguardato; stavolta mi era accanto,vicino (stavo aspettando di poter fare una cosa) e mi sono accorta che il suo viso era rivolto verso il mio e mi guardava; ho rapidamente sbrigato ciò che dovevo fare (tra l'altro a metà, andando dentro di me in pallone, percependo anche il rischio di star diventando rossa e sono diventata rossa appena fuori dalla porta).
Con il mio medico, nelle volte precedenti, ho iniziato a "parlare" (e adopero le virgolette, perchè, purtroppo fatico tantissimo ad aprirmi e parlare) di questo disagio che provo nel venir guardata/disagio che provo però anche se non vengo guardata e sicuramente l'essere stata trasparente quando ero bambina ha favorito tale disagio; vero anche che se però io -oggi- evito, favorisco la ripetizione di quel brutto meccanismo. Forse mi sto cominciando ad accorgere che non sono trasparente per tutti, ma c'è che non so come affrontare anche solo uno sguardo e ho paura di trasmettere sensazioni negative nel non guardare o nel guardare in una maniera "strana/impacciata" e vorrei evitare di fare "danni" ulteriori proprio verso chi sto incrociando ultimamente. Non è che con tutti io patisca questo disagio, ho capito che accade soprattutto con gli uomini che trovo piacenti e verso cui mi sento inferiore, non all'altezza. Ho paura che pensino che non sono degna di salutarli o anche paura che la situazione di confronto, anche lavorativo, faccia venir fuori i miei personali disagi, nei quali ho trascinato in primis la questione universitaria/lavorativa e quindi, mi trovo oggi indietro rispetto a ciò che sarebbe stato opportuno e giusto e normale. Non voglio più rendermi trasparente,cosa che ho fatto in tutta la mia vita..però, non so proprio gestire questa cosa del guardare/essere guardata/riguardare..
Ecco la mia domanda: come posso cominciare a superare questo disagio?
Grazie sin da ora, un cordiale saluto
[#1]
Il tema dello 'sguardo dell'altro' e' immenso.
Cosa significhi. Cosa rappresenti. Non lo interpreti solo come un 'non essere trasparente; ma in modo piu' profondo.
E' una valutazione di se rispecchiata dall;altro.
'va nel pallone' lei dice.. Riesce a sentire cosa la manda in confusione??
E' un tema ampio come puo' capire
Cosa significhi. Cosa rappresenti. Non lo interpreti solo come un 'non essere trasparente; ma in modo piu' profondo.
E' una valutazione di se rispecchiata dall;altro.
'va nel pallone' lei dice.. Riesce a sentire cosa la manda in confusione??
E' un tema ampio come puo' capire
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Ex utente
La ringrazio intanto per la celerità della Sua risposta.
Cosa mi ha mandato oggi in confusione? La possibilità che potesse emergere la mia inferiorità lavorativa per i motivi indicati sopra e poi il disagio verso una persona che trovo nell'aspetto piacente.
E poi, se iniziassi a uscire dal mio guscio dovrei poi magari cominciare a mettemi in gioco, relazionarmi, dire cose.. confrontarmi.. e se immagino tutto questo, mi vedo comunque in difficoltà, non interessante come persona.
In generale il disagio lo provo per un senso di inferiorità che mi emerge da dentro
Sicuramente è ampio il tema, ma in qualche modo vorrei sentirmi più a mio agio.
Che nel guardare ci vedo un "riconoscersi", sia perchè ci si è effettivamente già visti, sia perchè per qualche modo ci si somiglia. Non so se impoverisco l'argomento, però -io penso- che le persone si avvicinino tra loro perchè "si riconoscono". Come dire? Difficile che una persona che presta attenzione alla propria igiene si accompagni ad una persona trasandata, per fare un esempio.
Ora, cosa mi sta come accadendo negli ultimi mesi? Che noto di venir guardata da persone che, in passato, secondo me non mi avrebbero mai notato. Non so se mi spiego. In vita mia mi sono sentita sempre più vicina ai "disadattati" che a quelli che riuscivano a gestire meglio la loro vita, con maggior naturalezza e maggior integrazione..
Cosa mi ha mandato oggi in confusione? La possibilità che potesse emergere la mia inferiorità lavorativa per i motivi indicati sopra e poi il disagio verso una persona che trovo nell'aspetto piacente.
E poi, se iniziassi a uscire dal mio guscio dovrei poi magari cominciare a mettemi in gioco, relazionarmi, dire cose.. confrontarmi.. e se immagino tutto questo, mi vedo comunque in difficoltà, non interessante come persona.
In generale il disagio lo provo per un senso di inferiorità che mi emerge da dentro
Sicuramente è ampio il tema, ma in qualche modo vorrei sentirmi più a mio agio.
Che nel guardare ci vedo un "riconoscersi", sia perchè ci si è effettivamente già visti, sia perchè per qualche modo ci si somiglia. Non so se impoverisco l'argomento, però -io penso- che le persone si avvicinino tra loro perchè "si riconoscono". Come dire? Difficile che una persona che presta attenzione alla propria igiene si accompagni ad una persona trasandata, per fare un esempio.
Ora, cosa mi sta come accadendo negli ultimi mesi? Che noto di venir guardata da persone che, in passato, secondo me non mi avrebbero mai notato. Non so se mi spiego. In vita mia mi sono sentita sempre più vicina ai "disadattati" che a quelli che riuscivano a gestire meglio la loro vita, con maggior naturalezza e maggior integrazione..
[#3]
Forse sta meglio.
Facciamo un esempio. Se lei fosse una inbarcazione e fosse stata sempre ancorata in porto per mancanza di energia, ora si potrebbe dire che sta iniziando ad uscire dal porto. Li' fuori c'e il mare aperto e puo' provare timore, ma ci sta provando. Ha tolto l'ancora..
Che ne dice?
Facciamo un esempio. Se lei fosse una inbarcazione e fosse stata sempre ancorata in porto per mancanza di energia, ora si potrebbe dire che sta iniziando ad uscire dal porto. Li' fuori c'e il mare aperto e puo' provare timore, ma ci sta provando. Ha tolto l'ancora..
Che ne dice?
[#4]
Cara ragazza,
la sua lettera io la trovo molto tenera e mi associo alla collega nel sottolineare l'ampiezza e la complessità del tema "sguardo dell'altro" e, aggiungo, rispecchiarsi.
Vede, qualcuno ha scritto che il primo sguardo in cui noi ci perdiamo è quello di nostra madre e, le sintetizzo in poche parole, rispecchiarci in esso significa che ci dovremmo trovare esattamente quello che ci necessita trovare perchè, in modo empatico, nostra madre ha perfettamente compreso cosa avevamo bisogno di trovarci. Sembra un gioco di parole complicato ma cerca di raccontare il primo semino della fiducia nell'altro deposto dentro di noi. Tema antico, ancestrale. Difficile in un consulto on line esaudire l'ampiezza , e direi la bellezza, dello stesso ma sia fiduciosa che, con il suo psicoterapeuta, riuscirà a trattarlo, se non in questi termini, di sicuro in altri.
Scrive "nel guardare ci vedo un "riconoscersi"sia perchè ci si è effettivamente già visti, sia perchè per qualche modo ci si somiglia. Trovo che abbia ragione.
Ne parli con tranquillità col suo terapeuta.
Le faccio tanti auguri.
la sua lettera io la trovo molto tenera e mi associo alla collega nel sottolineare l'ampiezza e la complessità del tema "sguardo dell'altro" e, aggiungo, rispecchiarsi.
Vede, qualcuno ha scritto che il primo sguardo in cui noi ci perdiamo è quello di nostra madre e, le sintetizzo in poche parole, rispecchiarci in esso significa che ci dovremmo trovare esattamente quello che ci necessita trovare perchè, in modo empatico, nostra madre ha perfettamente compreso cosa avevamo bisogno di trovarci. Sembra un gioco di parole complicato ma cerca di raccontare il primo semino della fiducia nell'altro deposto dentro di noi. Tema antico, ancestrale. Difficile in un consulto on line esaudire l'ampiezza , e direi la bellezza, dello stesso ma sia fiduciosa che, con il suo psicoterapeuta, riuscirà a trattarlo, se non in questi termini, di sicuro in altri.
Scrive "nel guardare ci vedo un "riconoscersi"sia perchè ci si è effettivamente già visti, sia perchè per qualche modo ci si somiglia. Trovo che abbia ragione.
Ne parli con tranquillità col suo terapeuta.
Le faccio tanti auguri.
Dr.ssa Nunzia Spiezio
Psicologa
Avellino
[#5]
Ex utente
Nel senso che io sto meglio o l'esempio a seguire è più appropriato?! Non ho capito. Se riferito a me, sono cambiata nel senso che ora si, sto provando ad "entrare" nel mondo.
E si, la metefora da Lei utilizzata quindi descrive proprio come mi sento.
Però resta che non so come devo comportarmi.. in questo momento questa faccenda del relazionarmi con le persone che vedo ripetutamente mi sta tediando un pochino.
E si, la metefora da Lei utilizzata quindi descrive proprio come mi sento.
Però resta che non so come devo comportarmi.. in questo momento questa faccenda del relazionarmi con le persone che vedo ripetutamente mi sta tediando un pochino.
[#7]
Ex utente
Grazie Dottoressa Spiezio del Suo intervento e delle Sue parole.
E' molto interessante il riferimento "al primo sguardo" tra la madre ed il proprio figlio e grazie nuovamente per le Sue parole; questo della comunicazione -nel suo complesso- è un argomento molto interessante su cui sicuramente ho molto da migliorare.
Sarà argomento con il mio terapeuta.
E grazie per gli auguri, un Saluto
E' molto interessante il riferimento "al primo sguardo" tra la madre ed il proprio figlio e grazie nuovamente per le Sue parole; questo della comunicazione -nel suo complesso- è un argomento molto interessante su cui sicuramente ho molto da migliorare.
Sarà argomento con il mio terapeuta.
E grazie per gli auguri, un Saluto
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 2.5k visite dal 29/05/2014.
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