Ansia, depressione
Compirò 28 anni fra poco e la mia vita è a un vicolo cieco, in seguito ad anni di reclusione e isolamento volontari. Il fatto è che non riesco a relazionarmi con le persone, tutto quello che riesco a fare e creare muri e allontanare gli altri, che siano estranei o quei pochi amici che ho (che si sono rassegnati a questi miei lunghi periodi di isolamento totale) Ho costantemente paura, di tutto e di tutti. Mi sento un incapace. Ogni volta che provo a fare qualcosa mi sento schiacciato dall'idea di fallire e allora finisco per non fare nulla, o lasciare a metà quello che stavo facendo. Ho sempre il terrore di quello che gli altri potrebbero pensare di me. La cosa è insopportabile per me e per la mia famiglia che ormai pare rassegnata alla mia situazione, soprattutto per il fatto che non sto lavorando. Lavoravo fino a 2 anni fa (dopo soli 1 anno e 2 mesi di impiego) ma, dopo essermi licenziato perchè mi sentivo soffocare in un lavoro senza sbocchi, non ho più cercato niente, per paura di non andare bene o la paura di trovare colleghi e datori di lavoro ostili nei miei confronti. Vorrei uscire da questa situazione ma non ci riesco, non riesco a reagire, non riesco a fare nulla se non odiarmi con ogni fibra di me stesso, perchè vedo tutti gli altri riuscire in qualsiasi cosa mentre io non riesco a far nulla. Ho quasi 28 anni e sono paralizzato dalla paura del mondo.
[#1]
Gentile Utente,
la situazione che descrive è sicuramente fonte di grande disagio sia per lei che per i suoi familiari e per le persone amiche, che immagino non sappiano più come aiutarla.
E' possibile che le sue profonde paure del fallimento e del contatto con gli altri dipendano da un disturbo psicologico che è fondamentale individuare e trattare adeguatamente: da qui e senza un contatto diretto non è possibile porre una diagnosi, perciò le consiglio sentitamente di rivolgersi di persona ad uno psicologo psicoterapeuta che possa valutare nel dettaglio la sua situazione e impostare un piano d'intervento
E' molto importante che lei abbia il desiderio di cambiare e di uscire da questo stato di profonda difficoltà: il cambiamento potrà arrivare se deciderà di rivolgersi ad un professionista con il quale lavorare al conseguimento del suo obiettivo.
Tanti cari auguri,
la situazione che descrive è sicuramente fonte di grande disagio sia per lei che per i suoi familiari e per le persone amiche, che immagino non sappiano più come aiutarla.
E' possibile che le sue profonde paure del fallimento e del contatto con gli altri dipendano da un disturbo psicologico che è fondamentale individuare e trattare adeguatamente: da qui e senza un contatto diretto non è possibile porre una diagnosi, perciò le consiglio sentitamente di rivolgersi di persona ad uno psicologo psicoterapeuta che possa valutare nel dettaglio la sua situazione e impostare un piano d'intervento
E' molto importante che lei abbia il desiderio di cambiare e di uscire da questo stato di profonda difficoltà: il cambiamento potrà arrivare se deciderà di rivolgersi ad un professionista con il quale lavorare al conseguimento del suo obiettivo.
Tanti cari auguri,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Credo sia importante iniziare un percorso le possa permettere di lavorare sulle sue insicurezze e sul timore del confronto, probabilmente legato ad un scarsa autostima.
L'isolamento è la diretta conseguenza di questo timore, ma non fa altro che alimentare la sua condizione di disagio.
L'isolamento è la diretta conseguenza di questo timore, ma non fa altro che alimentare la sua condizione di disagio.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#3]
un cane che si morde la coda, non è vero? vorrebbe uscire fuori a cercare qualcosa che le permetta di sentirsi (o ri-sentirsi, non dice molto dell'inizio di questa sua sofferenza, ma credo possa essere precedente, anche se magari aveva altre forme, al suo licenziamento) normale, avere una vita lavorativa, amicale, sentimentale.. ma per poterlo fare deve potere stare meglio dentro di sé; deve potersi dire che una speranza c'è (altrimenti come dice lei, rimane solo la rassegnazione.. e chissà che rabbia!) e deve potersi concedere di provare a capire da cosa si difende e di cosa ha davvero paura. è una cosa faticosa, ma sono certa che troverà un equilibrio,se avrà accanto un professionista che saprà aiutarla a ascoltarsi e a togliere un po' di forza a quel giudice interno che con l'indice alzato le grida: "Tu no vali niente, non ce la farai mai!".
coraggio e buona strada
coraggio e buona strada
Dr.ssa Giovanna Tatti
psicologa-psicoterapeuta-terapeuta EMDR-milano
giovannatatti@gmail.com
www.psicologamilano.net
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 28/05/2014.
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