Università: mi baso troppo sugli altri
Cari dottori,
sono una studentessa universitaria. Frequento una facoltà molto impegnativa e l'ultimo anno l'ho passato brillantemente con voti molto alti, superiori alla media. Quest'anno invece ho avuto un tremendo calo! Ho una mente un po' contorta, nel senso che mi confronto molto con gli altri e quando vedo che c'è qualcuno un po' più bravo di me, inizio a deprimermi e a lungo andare non sono più efficiente! Sembra strano ma è così. È brutto da dire ma l'anno scorso mi sentivo proprio tra i "migliori" e così sono riuscita ad avere ottimi risultati. Quest'anno invece ho cambiato gruppo, a causa di corsi differenti, ed è andata male; questo semestre non sono riuscita a preparare nemmeno un esame! Un calo drastico insomma, non ho avuto proprio la voglia di studiare e mi sento una stupida. Non riesco a capire questa mia debolezza. Appena capisco che una persona è più preparata di me, parto dal presupposto che possa prendere un voto più alto del mio e già inizio a stare male. Succede anche quando prendo un basso voto, mi rattristo e non riesco ad impegnarmi per fare meglio; mentre se prendo un voto già tendenzialmente alto, riesco a preparare anche tutti gli altri esami in pochi giorni dando ottimi risultati perché mi si alza moltissimo l'autostima e mi sento soddisfatta.
Il problema maggiore è proprio come mi sento con gli altri, è una cosa più forte di me e non riesco a non confrontarmi. Ogni volta che ultimamente ho parlato col mio ragazzo mi sono sempre uscite queste parole di bocca: "eh lui è più bravo di me, lei sa già tutto, loro passeranno gli esami e io no,..". Al contrario l'anno scorso che dicevo: "lei non ha ancora studiato niente, penso di essere l'unica che riuscirà a passare quell'esame,..".
Rileggendo quello che vi ho appena scritto, mi rendo conto anch'io di quanta debolezza c'è nelle mie parole ma non so cosa fare e come sconfiggere questo mio modo di essere. Voglio vivere serena e senza troppe paranoie. Oltretutto mi sento anche molto in colpa per non aver studiato sufficientemente in quest'ultimo periodo, così ho deciso di trovare un lavoretto per l'estate. In questo modo riuscirei a compensare questo mio dolore psicologico e potrei dire di non essere riuscita a dare esame ma di essere almeno andata a lavorare. Sento che potrei riuscire a dare quello che finora non ho dato e questo alzerebbe la mia autostima.
Ah dimenticavo, tutto quello che ho detto finora, purtroppo vale anche in ambito lavorativo! Non posso sentirmi inferiore ai colleghi altrimenti non riesco a rendere! Lo so, è molto grave.
Spero, con il vostro aiuto, di riuscire a capirmi ancora meglio e combattere questa situazione che a lungo andare ho paura mi porti ad una lieve depressione.
Vi ringrazio moltissimo.
sono una studentessa universitaria. Frequento una facoltà molto impegnativa e l'ultimo anno l'ho passato brillantemente con voti molto alti, superiori alla media. Quest'anno invece ho avuto un tremendo calo! Ho una mente un po' contorta, nel senso che mi confronto molto con gli altri e quando vedo che c'è qualcuno un po' più bravo di me, inizio a deprimermi e a lungo andare non sono più efficiente! Sembra strano ma è così. È brutto da dire ma l'anno scorso mi sentivo proprio tra i "migliori" e così sono riuscita ad avere ottimi risultati. Quest'anno invece ho cambiato gruppo, a causa di corsi differenti, ed è andata male; questo semestre non sono riuscita a preparare nemmeno un esame! Un calo drastico insomma, non ho avuto proprio la voglia di studiare e mi sento una stupida. Non riesco a capire questa mia debolezza. Appena capisco che una persona è più preparata di me, parto dal presupposto che possa prendere un voto più alto del mio e già inizio a stare male. Succede anche quando prendo un basso voto, mi rattristo e non riesco ad impegnarmi per fare meglio; mentre se prendo un voto già tendenzialmente alto, riesco a preparare anche tutti gli altri esami in pochi giorni dando ottimi risultati perché mi si alza moltissimo l'autostima e mi sento soddisfatta.
Il problema maggiore è proprio come mi sento con gli altri, è una cosa più forte di me e non riesco a non confrontarmi. Ogni volta che ultimamente ho parlato col mio ragazzo mi sono sempre uscite queste parole di bocca: "eh lui è più bravo di me, lei sa già tutto, loro passeranno gli esami e io no,..". Al contrario l'anno scorso che dicevo: "lei non ha ancora studiato niente, penso di essere l'unica che riuscirà a passare quell'esame,..".
Rileggendo quello che vi ho appena scritto, mi rendo conto anch'io di quanta debolezza c'è nelle mie parole ma non so cosa fare e come sconfiggere questo mio modo di essere. Voglio vivere serena e senza troppe paranoie. Oltretutto mi sento anche molto in colpa per non aver studiato sufficientemente in quest'ultimo periodo, così ho deciso di trovare un lavoretto per l'estate. In questo modo riuscirei a compensare questo mio dolore psicologico e potrei dire di non essere riuscita a dare esame ma di essere almeno andata a lavorare. Sento che potrei riuscire a dare quello che finora non ho dato e questo alzerebbe la mia autostima.
Ah dimenticavo, tutto quello che ho detto finora, purtroppo vale anche in ambito lavorativo! Non posso sentirmi inferiore ai colleghi altrimenti non riesco a rendere! Lo so, è molto grave.
Spero, con il vostro aiuto, di riuscire a capirmi ancora meglio e combattere questa situazione che a lungo andare ho paura mi porti ad una lieve depressione.
Vi ringrazio moltissimo.
[#1]
Cara Utente,
da quanto ci dice sembra che per lei sia più importante "vincere" e prevalere sugli altri che imparare bene quello che sta studiando.
L'eccessiva concentrazione sulla performance può dipendere da una scarsa autostima, ancorata al risultato contingente più che al senso di valore di Sè che dovrebbe essere costante, e/o dalle modalità educative alle quali è stata sottoposta in famiglia.
I suoi genitori come si comportano con lei?
Danno molta importanza ai suoi risultati? Fanno confronti con gli altri?
E' figlia unica?
Si considera una perfezionista?
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2900-l-imperfezione-del-perfezionismo.html
da quanto ci dice sembra che per lei sia più importante "vincere" e prevalere sugli altri che imparare bene quello che sta studiando.
L'eccessiva concentrazione sulla performance può dipendere da una scarsa autostima, ancorata al risultato contingente più che al senso di valore di Sè che dovrebbe essere costante, e/o dalle modalità educative alle quali è stata sottoposta in famiglia.
I suoi genitori come si comportano con lei?
Danno molta importanza ai suoi risultati? Fanno confronti con gli altri?
E' figlia unica?
Si considera una perfezionista?
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2900-l-imperfezione-del-perfezionismo.html
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
la ringrazio molto per la sua tempestiva risposta. In famiglia non sono mai stata bene. I miei genitori non hanno mai dato importanza ai miei risultati e "valorizzavano" soltanto i risultati negativi e non quelli positivi. I primi anni delle superiori sono stati molto brutti, studiavo poco e i miei mi criticavano facendo confronti con tutte le mie altre compagne. Dalla terza superiore, ho iniziato a non parlare più molto con loro e ogni volta che prendevo un voto, bello o brutto, non glielo dicevo (e loro nemmeno me lo chiedevano!). C'è da dire che proprio in quell'anno di superiori, ho iniziato ad avere buoni risultati mai visti prima! L'anno successivo, ho avuto la media del 9 ed ero tra le migliori della classe.
Ho un fratello e anche con lui i miei genitori si sono comportati così, tanto che è stato bocciato più di una volta finché si è ritirato e non ha proseguito nemmeno per prendere il diploma. Io ho sempre voluto, invece, andare avanti con gli studi (andando sempre contro il pensiero dei miei genitori) così sono andata a lavorare ed ora i risparmi gli sto investendo nello studio. I miei genitori non condividono il mio pensiero e non gli interessa sapere nemmeno i miei risultati tuttora, infatti non sanno neanche quanti e quali esami ho dato finora!
la ringrazio molto per la sua tempestiva risposta. In famiglia non sono mai stata bene. I miei genitori non hanno mai dato importanza ai miei risultati e "valorizzavano" soltanto i risultati negativi e non quelli positivi. I primi anni delle superiori sono stati molto brutti, studiavo poco e i miei mi criticavano facendo confronti con tutte le mie altre compagne. Dalla terza superiore, ho iniziato a non parlare più molto con loro e ogni volta che prendevo un voto, bello o brutto, non glielo dicevo (e loro nemmeno me lo chiedevano!). C'è da dire che proprio in quell'anno di superiori, ho iniziato ad avere buoni risultati mai visti prima! L'anno successivo, ho avuto la media del 9 ed ero tra le migliori della classe.
Ho un fratello e anche con lui i miei genitori si sono comportati così, tanto che è stato bocciato più di una volta finché si è ritirato e non ha proseguito nemmeno per prendere il diploma. Io ho sempre voluto, invece, andare avanti con gli studi (andando sempre contro il pensiero dei miei genitori) così sono andata a lavorare ed ora i risparmi gli sto investendo nello studio. I miei genitori non condividono il mio pensiero e non gli interessa sapere nemmeno i miei risultati tuttora, infatti non sanno neanche quanti e quali esami ho dato finora!
[#4]
Utente
Non avevo mai associato questa mia situazione al comportamento che i miei genitori hanno avuto con me, però si, la risposta alla sua domanda non può che essere affermativa. Oltretutto, ai colloqui con i professori, i miei genitori a casa riportavano soltanto gli aspetti negativi mentre di quelli positivi ne venivo a conoscenza il giorno dopo in classe.
[#5]
Gentile Ragazza,
quanto ci descrive sulle dinamiche familiari ha certamente un risvolto sul suo modo di percepire se stessa, sugli standard elevati che si impone, sui paragoni costanti che fa tra sé e gli altri, sulla sua autostima.
Lei ha imparato a misurare il valore si sé solo relativamente alle sue performance, non sulla sua persona.
Il suo valore è basato esclusivamente su ciò che lei ottiene e non anche su ciò che lei è. Non si può permettere di sbagliare, né di ottenere risultati inferiori agli altri. Bisogna essere i migliori , altrimenti non valiamo.
Convinzioni erronee che non la aiutano a proseguire serenamente i suoi studi, né a consolidare la fiducia in sé.
Il metro di giudizio su se stessa è un continuo paragone con gli altri, da cui non riesce a prescindere. E quando secondo i suoi parametri rigidi i conti non tornano a suo favore, riemerge quella profonda insicurezza che le impedisce di credere nelle sue capacità.
Per quanto detto le suggerirei di incontrare direttamente un nostro collega per venire a capo delle sue difficoltà, essere accomapagnata a consolidare la sua autostima, ritrovare la sua serenità come lei stessa auspica.
Potrebbe rivolgersi in prima istanza allo sportello di ascolto della sua facoltà o meglio ancora al Consultoprio Familiare ASL del suo territorio.
Che ne pensa?
quanto ci descrive sulle dinamiche familiari ha certamente un risvolto sul suo modo di percepire se stessa, sugli standard elevati che si impone, sui paragoni costanti che fa tra sé e gli altri, sulla sua autostima.
Lei ha imparato a misurare il valore si sé solo relativamente alle sue performance, non sulla sua persona.
Il suo valore è basato esclusivamente su ciò che lei ottiene e non anche su ciò che lei è. Non si può permettere di sbagliare, né di ottenere risultati inferiori agli altri. Bisogna essere i migliori , altrimenti non valiamo.
Convinzioni erronee che non la aiutano a proseguire serenamente i suoi studi, né a consolidare la fiducia in sé.
Il metro di giudizio su se stessa è un continuo paragone con gli altri, da cui non riesce a prescindere. E quando secondo i suoi parametri rigidi i conti non tornano a suo favore, riemerge quella profonda insicurezza che le impedisce di credere nelle sue capacità.
Per quanto detto le suggerirei di incontrare direttamente un nostro collega per venire a capo delle sue difficoltà, essere accomapagnata a consolidare la sua autostima, ritrovare la sua serenità come lei stessa auspica.
Potrebbe rivolgersi in prima istanza allo sportello di ascolto della sua facoltà o meglio ancora al Consultoprio Familiare ASL del suo territorio.
Che ne pensa?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#6]
Non so per quale motivo i suoi genitori abbiano tenuto questo atteggiamento svalutante nei suoi confronti, del quale magari non si rendono nemmeno conto, ma probabilmente il motivo della sua competitività è proprio questo: sta cercando in tutti i modi di dimostrare che si sbagliano e che lei è brava anche più degli altri.
Poichè questo obiettivo è collegato alla disconferma di tutto ciò che i suoi genitori le hanno insegnato e trasmesso sul suo conto il suo conseguimento non può che essere accompagnato da intensa ansia e da crolli motivazionali in concomitanza con i fisiologici cali prestazionali.
Poichè questo obiettivo è collegato alla disconferma di tutto ciò che i suoi genitori le hanno insegnato e trasmesso sul suo conto il suo conseguimento non può che essere accompagnato da intensa ansia e da crolli motivazionali in concomitanza con i fisiologici cali prestazionali.
[#7]
Utente
Vi ringrazio molto per le risposte.
Picerebbe sapere anche a me il motivo per il quale i miei genitori, in particolare mia madre, si sono comportati così (e non solo con me visto che, come già accennato, con mio fratello la situazione è stata la medesima). Forse è un problema che parte già da loro, non lo so.
Comunque si, il punto è che voglio dimostrare che non sono come loro pensano! Io continuo a fare confronti con gli altri e mi deprimo moltissimo quando vedo che le cose non vanno come mi sono prefissata debbano andare. Tutto questo mi capitava anche in ambito lavorativo! Come posso credere di più in me stessa e riuscire ad andare avanti serenamente? Io ci sto provando e anche il mio ragazzo sta cercando di aiutarmi. Lui crede molto in me e mi dice che non devo preoccuparmi e farmi prendere dalle ansie vedendo l'andamento gli altri, ma guardare soltanto me stessa. In realtà, nemmeno le sue parole riescono a prevalere sul mio fisso pensiero verso gli altri.
Picerebbe sapere anche a me il motivo per il quale i miei genitori, in particolare mia madre, si sono comportati così (e non solo con me visto che, come già accennato, con mio fratello la situazione è stata la medesima). Forse è un problema che parte già da loro, non lo so.
Comunque si, il punto è che voglio dimostrare che non sono come loro pensano! Io continuo a fare confronti con gli altri e mi deprimo moltissimo quando vedo che le cose non vanno come mi sono prefissata debbano andare. Tutto questo mi capitava anche in ambito lavorativo! Come posso credere di più in me stessa e riuscire ad andare avanti serenamente? Io ci sto provando e anche il mio ragazzo sta cercando di aiutarmi. Lui crede molto in me e mi dice che non devo preoccuparmi e farmi prendere dalle ansie vedendo l'andamento gli altri, ma guardare soltanto me stessa. In realtà, nemmeno le sue parole riescono a prevalere sul mio fisso pensiero verso gli altri.
[#8]
Sicuramente è un problema che parte da loro o da prima di loro e non è nulla di "personale", se hanno trattato allo stesso modo anche suo fratello.
Trattandosi di atteggiamenti che hanno presumibilmente sempre avuto verso voi figli, e quindi di qualcosa di radicato, è necessario un lavoro psicologico per modificarne gli effetti e neutralizzarli.
Sono ammirevoli la sua tenacia e il suo impegno nello studio e nel trovare il modo di finanziarsi da sola l'università, non è una cosa da tutti ed è un peccato che lei risenta della svalutazione che ha subito e che sta ancora subendo: penso che quando ne avrà tempo, modo e desiderio potrà farsi aiutare da uno psicologo a lavorare sui vissuti che quel trattamento ha suscitato in lei e che la stanno ostacolando nell'utilizzo del suo potenziale.
Trattandosi di atteggiamenti che hanno presumibilmente sempre avuto verso voi figli, e quindi di qualcosa di radicato, è necessario un lavoro psicologico per modificarne gli effetti e neutralizzarli.
Sono ammirevoli la sua tenacia e il suo impegno nello studio e nel trovare il modo di finanziarsi da sola l'università, non è una cosa da tutti ed è un peccato che lei risenta della svalutazione che ha subito e che sta ancora subendo: penso che quando ne avrà tempo, modo e desiderio potrà farsi aiutare da uno psicologo a lavorare sui vissuti che quel trattamento ha suscitato in lei e che la stanno ostacolando nell'utilizzo del suo potenziale.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 14.9k visite dal 28/05/2014.
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