Lasciarsi per colpa di un tumore.
Gentili Dottori,
sono una ragazza di 23 anni che per circa sei è stata felicemente fidanzata con un suo coetaneo.Nonostante gli alti e bassi della relazione e alcuni periodi vissuti separatamente, nell'ultimo anno e mezzo ci è sembrato, finalmente, di trovare il nostro equilibrio; questo fino a circa sette mesi fa, quando a lui è stato diagnosticato un linfoma.
La reazione iniziale è stata quella di sentirsi spiazzati, di non comprendere a pieno cosa realmente stesse accadendo. Fra le mille emozioni negative, ha iniziato il primo ciclo di chemio che ha previsto quattro sedute.
Gli effetti collaterali più evidenti sono stati quelli "invisibil" come il vomito, la stanchezza, l'irritabilità. Al di fuori sembrava non essere cambiato nulla, forse grazie al fatto che peli e capelli non cadevano!
La terapia si è conclusa tre settimane fa e a breve si avrà l'esito finale.
In questi mesi ho cercato di essere presente il più possibile, di trasmettergli quanto più amore e positività; anche se passavamo la giornata in ospedale insieme, una volta usciti cercavo di sdrammatizzare le situazioni, di strappargli un sorriso, cercavo di non lasciarlo solo pur sapendo quando era il momento di lasciargli i suoi spazi. Gli amici non sono stati molto presenti purtroppo, quindi ci siamo ritrovati a passare tanto tempo assieme. Un tempo che è andato a ridursi una volta terminata la terapia: si è allontanato di punto in bianco, preferendo la compagnia di quelle persone che mentre stava male non hanno trovato il tempo(?) di coinvolgerlo come facevano prima. Mi sono sentita dire che in me non è riuscito a trovare un 'qualcosa a cui aggrapparsi' ma che a parte questo, mi è riconoscente di tutto quello che io abbia fatto per lui. Non stiamo più insieme da una settimana.
Credevo non mi amasse più e l'ho supplicato di ammetterlo qualora fosse stato così perchè mi avrebbe aiutata ad allontanarmi, ma invece ha risposto di essere sicuro di essere innamorato di me, di provare un sentimento che va oltre l'amore e che nonostante una parte di lui voglia stare con me, non ci riesce.
Che deve vivere per sè, egoisticamente, e non ce la farebbe a prendersi cura di me, come fidanzato; che 'noi' ci saremmo meritati di meglio.
Il mio dolore e la mia frustrazione sono immensi, così come la confusione generale. Ogni giorno non faccio altro che pormi domande su domande, vagliando mille ipotesi del "perchè" e "per come" e sono consapevole di come le storie finiscano, di come arrivino ad un termine anche i matrimoni e che "c'è di peggio nella vita". L'ho visto con i miei occhi sulla persona che amo che esiste il peggio e, proprio per questo, l'idea di perderlo adesso, dopo che è riuscito a sconfiggere un tumore infame, non riesco a sopportarla. Non riesco a farmene una ragione.
Aiutatemi voi a comprendere questa sua confusione, a capire come affrontarla.
Pensate possa essere paura legata all'esito delle prossime analisi? Che devo pazientare e che si farà vivo dopo?
Grazie in anticipo.
sono una ragazza di 23 anni che per circa sei è stata felicemente fidanzata con un suo coetaneo.Nonostante gli alti e bassi della relazione e alcuni periodi vissuti separatamente, nell'ultimo anno e mezzo ci è sembrato, finalmente, di trovare il nostro equilibrio; questo fino a circa sette mesi fa, quando a lui è stato diagnosticato un linfoma.
La reazione iniziale è stata quella di sentirsi spiazzati, di non comprendere a pieno cosa realmente stesse accadendo. Fra le mille emozioni negative, ha iniziato il primo ciclo di chemio che ha previsto quattro sedute.
Gli effetti collaterali più evidenti sono stati quelli "invisibil" come il vomito, la stanchezza, l'irritabilità. Al di fuori sembrava non essere cambiato nulla, forse grazie al fatto che peli e capelli non cadevano!
La terapia si è conclusa tre settimane fa e a breve si avrà l'esito finale.
In questi mesi ho cercato di essere presente il più possibile, di trasmettergli quanto più amore e positività; anche se passavamo la giornata in ospedale insieme, una volta usciti cercavo di sdrammatizzare le situazioni, di strappargli un sorriso, cercavo di non lasciarlo solo pur sapendo quando era il momento di lasciargli i suoi spazi. Gli amici non sono stati molto presenti purtroppo, quindi ci siamo ritrovati a passare tanto tempo assieme. Un tempo che è andato a ridursi una volta terminata la terapia: si è allontanato di punto in bianco, preferendo la compagnia di quelle persone che mentre stava male non hanno trovato il tempo(?) di coinvolgerlo come facevano prima. Mi sono sentita dire che in me non è riuscito a trovare un 'qualcosa a cui aggrapparsi' ma che a parte questo, mi è riconoscente di tutto quello che io abbia fatto per lui. Non stiamo più insieme da una settimana.
Credevo non mi amasse più e l'ho supplicato di ammetterlo qualora fosse stato così perchè mi avrebbe aiutata ad allontanarmi, ma invece ha risposto di essere sicuro di essere innamorato di me, di provare un sentimento che va oltre l'amore e che nonostante una parte di lui voglia stare con me, non ci riesce.
Che deve vivere per sè, egoisticamente, e non ce la farebbe a prendersi cura di me, come fidanzato; che 'noi' ci saremmo meritati di meglio.
Il mio dolore e la mia frustrazione sono immensi, così come la confusione generale. Ogni giorno non faccio altro che pormi domande su domande, vagliando mille ipotesi del "perchè" e "per come" e sono consapevole di come le storie finiscano, di come arrivino ad un termine anche i matrimoni e che "c'è di peggio nella vita". L'ho visto con i miei occhi sulla persona che amo che esiste il peggio e, proprio per questo, l'idea di perderlo adesso, dopo che è riuscito a sconfiggere un tumore infame, non riesco a sopportarla. Non riesco a farmene una ragione.
Aiutatemi voi a comprendere questa sua confusione, a capire come affrontarla.
Pensate possa essere paura legata all'esito delle prossime analisi? Che devo pazientare e che si farà vivo dopo?
Grazie in anticipo.
[#1]
Gentile Utente,
Un tumore destabilizza anche il più saldo degli apparati psichici, obbliga a riflettere sul proprio futuro e su quello delle persone care.
Forse in questo momento di grande dolore, il suo ragazzo necessita di quel " sano e funzionale egoismo" per pensare solo a lui ed alla sua cura.
Gli dia tempo ....
Un tumore destabilizza anche il più saldo degli apparati psichici, obbliga a riflettere sul proprio futuro e su quello delle persone care.
Forse in questo momento di grande dolore, il suo ragazzo necessita di quel " sano e funzionale egoismo" per pensare solo a lui ed alla sua cura.
Gli dia tempo ....
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Cara Ragazza,
concordo con quanto detto dalla dott.ssa Randone.
Il suo ragazzo sta affrontando in questo momento una prova molto dura, vi trovate in un momento davvero delicatissimo, lei ci dice: "La terapia si è conclusa tre settimane fa e a breve si avrà l'esito finale". Ci racconta anche che in questo momento il ragazzo preferisce "la compagnia di quelle persone che mentre stava male non hanno trovato il tempo(?) di coinvolgerlo come facevano prima". Possiamo ipotizzare che circondarsi di persone che non hanno vissuto passo passo le terapie e gli effetti collaterali lo aiuti a reggere il carico dell'angoscia dell'attesa.
Lo comprenda, gli dia tempo, non lo appesantisca con discussioni riguardo la vostra relazione d'amore. Provi, almeno fino a quando la situazione medica non sarà completamente chiarita, a farsi bastare le parole del suo ragazzo che la rassicurano sul sentimento che prova.
In questo momento lui ha bisogno di ricostruire spazi e confini che una diagnosi oncologica, a maggior ragione in così giovane età, fanno come minimo vacillare.
Cerchi di essere forte, di non aggrapparsi alla vostra relazione, ma di sostenere lui come persona, anche dalla distanza che lui ha messo tra voi.
Faccio a entrambi i miei più cari auguri
concordo con quanto detto dalla dott.ssa Randone.
Il suo ragazzo sta affrontando in questo momento una prova molto dura, vi trovate in un momento davvero delicatissimo, lei ci dice: "La terapia si è conclusa tre settimane fa e a breve si avrà l'esito finale". Ci racconta anche che in questo momento il ragazzo preferisce "la compagnia di quelle persone che mentre stava male non hanno trovato il tempo(?) di coinvolgerlo come facevano prima". Possiamo ipotizzare che circondarsi di persone che non hanno vissuto passo passo le terapie e gli effetti collaterali lo aiuti a reggere il carico dell'angoscia dell'attesa.
Lo comprenda, gli dia tempo, non lo appesantisca con discussioni riguardo la vostra relazione d'amore. Provi, almeno fino a quando la situazione medica non sarà completamente chiarita, a farsi bastare le parole del suo ragazzo che la rassicurano sul sentimento che prova.
In questo momento lui ha bisogno di ricostruire spazi e confini che una diagnosi oncologica, a maggior ragione in così giovane età, fanno come minimo vacillare.
Cerchi di essere forte, di non aggrapparsi alla vostra relazione, ma di sostenere lui come persona, anche dalla distanza che lui ha messo tra voi.
Faccio a entrambi i miei più cari auguri
Dr.ssa Chiara Aiello
www.chiaraaiello.it
[#3]
Capisco che quanto sta succedendo non Le sembra proprio giusto!
Ma quando una malattia gravissima colpisce il corpo, anche la psiche non è proprio più la stessa. Si aggrappa alla vita, si attacca a chi non era presente alla sofferenza, come se in questo modo fosse più facile dimenticarsene.
Sottoscrivo le indicazioni - anche operative - delle Colleghe; stia al momento sullo sfondo, gli permetta di "godere" di questa fine cura, o di pausa nella cura.
Tenga conto che una alta percentuale di giovani oggi guarisce definitivamente da questa patologia e dunque, per quanto abbia ricevuto uno scossone non da poco, la vita riprende; e forse anche l'amore.
Ma quando una malattia gravissima colpisce il corpo, anche la psiche non è proprio più la stessa. Si aggrappa alla vita, si attacca a chi non era presente alla sofferenza, come se in questo modo fosse più facile dimenticarsene.
Sottoscrivo le indicazioni - anche operative - delle Colleghe; stia al momento sullo sfondo, gli permetta di "godere" di questa fine cura, o di pausa nella cura.
Tenga conto che una alta percentuale di giovani oggi guarisce definitivamente da questa patologia e dunque, per quanto abbia ricevuto uno scossone non da poco, la vita riprende; e forse anche l'amore.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#4]
Ex utente
Vi ringrazio per le risposte tempestive.
Temevo che l'unica soluzione sarebbe stata quella di prendere le distanze, anche se non ci sentiamo già da cinque giorni nè tramite messaggi nè tramite chiamate, anche perchè il momento della separazione è stato un pò irruento, confusionario. Non c'è stato un ultimo abbraccio, un ultimo bacio, un ultimo saluto.
In merito a ciò, Voi credete sia stato e sia giusto tagliare completamente i ponti o sarebbe meglio mantenere un piccolo collegamento?
Io sto tentando in tutti i modi di vivere delle giornate regolari, di fare le cose 'normalmente' e di occupare più tempo possibile per non pensare alla situazione, ma il non poter sapere come sta, il non potergli parlare è la cosa più ardua.
E' come se avessi messo il conto alla rovescia fino al giorno in cui dovrà fare gli esami (fra nove giorni), come se dopo si risolverà tutto.
Amici e parenti mi consigliano di chiudere definitivamente il capitolo e andare avanti con la mia vita, ma è da parte mia un atteggiamento involontario quello di dare un termine ben preciso a questa separazione, nonostante sia cosciente che le cose potrebbero anche non sistemarsi. Indipendentemente da quale sarà l'esito degli esami.
L'aver fatto dei progetti comuni, l'aver programmato il periodo successivo alla malattia insieme, mi impedisce ancora più di accettare il distacco e questo suo cambio repentino di visuale(anche se ne comprendo le cause); io oramai avevo, ed ho, la certezza di aver trovato l'uomo della mia vita! E, allontanandomi da lui, invece, dovrò anche rinunciare all'affetto della sua famiglia alla quale sono davvero molto legata.
Proverò comunque a cogliere i Vostri consigli ed aspetterò, quantomeno il verdetto clinico. Anche perchè non credo di poter fare altro..
Temevo che l'unica soluzione sarebbe stata quella di prendere le distanze, anche se non ci sentiamo già da cinque giorni nè tramite messaggi nè tramite chiamate, anche perchè il momento della separazione è stato un pò irruento, confusionario. Non c'è stato un ultimo abbraccio, un ultimo bacio, un ultimo saluto.
In merito a ciò, Voi credete sia stato e sia giusto tagliare completamente i ponti o sarebbe meglio mantenere un piccolo collegamento?
Io sto tentando in tutti i modi di vivere delle giornate regolari, di fare le cose 'normalmente' e di occupare più tempo possibile per non pensare alla situazione, ma il non poter sapere come sta, il non potergli parlare è la cosa più ardua.
E' come se avessi messo il conto alla rovescia fino al giorno in cui dovrà fare gli esami (fra nove giorni), come se dopo si risolverà tutto.
Amici e parenti mi consigliano di chiudere definitivamente il capitolo e andare avanti con la mia vita, ma è da parte mia un atteggiamento involontario quello di dare un termine ben preciso a questa separazione, nonostante sia cosciente che le cose potrebbero anche non sistemarsi. Indipendentemente da quale sarà l'esito degli esami.
L'aver fatto dei progetti comuni, l'aver programmato il periodo successivo alla malattia insieme, mi impedisce ancora più di accettare il distacco e questo suo cambio repentino di visuale(anche se ne comprendo le cause); io oramai avevo, ed ho, la certezza di aver trovato l'uomo della mia vita! E, allontanandomi da lui, invece, dovrò anche rinunciare all'affetto della sua famiglia alla quale sono davvero molto legata.
Proverò comunque a cogliere i Vostri consigli ed aspetterò, quantomeno il verdetto clinico. Anche perchè non credo di poter fare altro..
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 5.6k visite dal 20/05/2014.
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