Blocco studio, ansia anticipatrice, depressione, disagio esistenziale

Buongiorno.Da circa 2 anni e mezzo,quasi 3,un disagio si sta inghiottendo la mia esistenza.Mi sono sempre occupato (solo) dello studio fin da piccolo a scuola.Dai 16 anni sono andato avanti come un treno in corsa, sempre ansioso, preoccupato, sempre sui libri dal primo pomeriggio a sera tardi anche perchè ho sempre fatto una fatica enorme nel processo di memorizzazione mettendoci davvero tanto tempo.Da che io ricordi,il mio metodo si è sempre o quasi basato su un processo di lettura e memorizzazione passetto dopo passetto (leggo un paragrafo, ripeto a memoria, vado avanti, ripeto, poi magari ripeto un blocco ecc con un metodo a gambero, credo si chiami).Quasi mai fatto schemi, riassunti o altro,anche perchè ritenuti inutile perdita di tempo che potevo dedicare alla memorizzazione diretta dal testo. Non riesco a stare seduto al tavolo a leggere e ripetere a mente: devo alzarmi e camminare come un pazzo nevrotico avanti e indietro in camera mia ripetendo a memoria e a voce alta (ho bisogno di "sentirmi ripetere") usando le parole del libro/quaderno.E' un processo lunghissimo e snervante:da sempre,ho visto per esperienza tantissime altre persone riescono a memorizzare quello che studio anche io in un tempo anche di 1/8 o 1/10 rispetto a me.Tutto cio' mi ha spesso provocato pensieri di inferiorita', inadeguatezza, ansia,perchè tutti intorno a me sono molto piu' veloci nella assimilazione di contenuti; inoltre io mi sono sempre concentrato solo sullo studio e disinteressato di qualsiasi altra cosa,mentre gli altri sono in grado di giostrarsi molto bene spesso in tanti ambiti (amore, sessualita', amicizie, vita sociale, sport ecc) da me sempre ignorati perche' considerati fonte di distrazione/perdita di tempo.Io sono chiuso,introverso,apatico,egoista,diffidente,soliltario,bastian contrario.Molto lungo a decidere su tantissimi aspetti e poi finisco per non decidere,rimandare, rimuginare.Lo studio è piu' "per rabbia" che per vera convinzione personale.Ho quasi un bisogno interiore di odiare,invidiare,stare male,essere malinconico:trovo grinta ed impegno nel tirare avanti grazie "al lato oscuro della forza".Ma ora sono fuoricorso di molto,demotivato e ho paura atroce del futuro.In universita',vecchi colleghi sono andavi via lisci (chi piu' chi meno), io sono rimasto bloccato dalle mie paure rimestando nel passato.Complici anche degli esami non difficilissimi ma vasti come programma, da agosto 2011 ho speso 2 anni a casa soffocando le mie ansie e paure nell' ipersonno,nell'inerzia, pigrizia piu' totale,continuando a rimandare la preparazione (ho passato un "esamone" a gennaio 2014, pensavo di essermi sbloccato ma ne restano 2-3 e sono ri-bloccato dall'ansia).Cerco qualsiasi modo per non impegnarmi nello studio,sono internet-dipendente,non provo nemmeno piu' sensi di colpa con me stesso o la famiglia e quando li provo li soffoco nel sonno;mi sento 'vecchio' per una laurea triennale in ingegneria,ho milioni di pensieri parassiti,non riesco piu' a reagire!!
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

Lei ha provato a chiedere aiuto a qualche collega di studi e studiare insieme a qualcun altro? Se sì, come si è trovato?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<.Mi sono sempre occupato (solo) dello studio fin da piccolo a scuola>

Gentile Utente,
da troppo tempo sembra transitare in preoccupazioni per lo studio, sua principale attività fin da piccolo.

Scarsa fuducia in sé, standard elevati, aspettative altrui, confronti, paragoni e altro potrebbero essere correlati alla fatica e alle difficoltà che ha incontrato e incontra nello studio.

Probabilmente le pressioni che si sentiva addosso e la scarsa fiducia nelle sue capacità (ipotesi) l'hanno spinta a uno studio troppo intenso poiché basato esclusivamente sulla memorizzazione e sul ripetere pedissequamente i contenuti...un metodo di studio davvero faticoso ed estenuante.

Avere lo studio come unica (a quanto sembra attività), affacciarsi ad esso con determinate convinzioni e preoccupazioni e con l'ansia conseguente, non facilita certo l'apprendimento, nè di conseguenza la stima di sé.

Da troppo tempo transita in una condizione insalubre in cui la preoccupazione per lo studio, il suo impegno a oltranza , la mancanza di tempo da dedicare ad altro, la pressione del tempo che passa e che si potrebbe perdere in attiività di svago,generano frustrazioni, rabbia, aumento del malessere che come un boomerang si ripercuotono sui risultati che vorrebbe ottenere.
Anziché avvicinarsi ad essi, in questo modo se ne allontana....<complici anche degli esami non difficilissimi ma vasti come programma, da agosto 2011 ho speso 2 anni a casa soffocando le mie ansie e paure nell' ipersonno,nell'inerzia, pigrizia piu' totale,continuando a rimandare la preparazione >

Per Il blocco che sperimenta ora sarebbe opportuno, a mio avviso, un aiuto psicologico diretto affinché lei possa sbloccarsi, vivere e affrontare i suoi studi in modo diverso e più efficace, smontare le convinzioni che l'hanno finora tenuto prigioniero in una vita fatta solo di studio e privato di una qualità di vita più appagante.

In prima istanza si potrebbe anche rivolgere allo sportello di ascolto della sua facoltà se presente

Intanto le segnalo questa guida allo studio efficace
http://www.polimi.it/fileadmin/user_upload/Studenti/Spazio_ascolto/studiare_bene.pdf

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#3]
Dr.ssa Nunzia Spiezio Psicologo 531 20
Caro ragazzo,
"... da me sempre ignorati perche' considerati fonte di distrazione/perdita di tempo"
Perchè ha sempre pensato ai suoi pari negativamente e non come opportunità per confrontarsi, crescere, conoscere cose e persone nuove?da dove le è venuta questa convinzione?
"Io sono chiuso,introverso,apatico,egoista,diffidente,soliltario,bastian contrario"
L'idea che noi abbiamo di noi stessi è, nella nostra storia evolutiva, frutto anche di quello che gli altri ci rispecchiano. Come mai è così duro con sè stesso?
"Molto lungo a decidere su tantissimi aspetti e poi finisco per non decidere,rimandare, rimuginare"
Credo che , al di là del blocco negli studi che adesso a lei appare prioritario e che pure va risolto, lei avrebbe beneficio da un confronto vis a vis con uno specialista per mettere ordine in quelli che lei chiama "pensieri parassiti". Segua le indicazioni del collega.
Le faccio tantissimi auguri.

Dr.ssa Nunzia Spiezio
Psicologa
Avellino

[#4]
Utente
Utente
Ringrazio molto per le risposte, purtroppo nei caratteri messi a disposizione non ero riuscito a scrivere tutto quello che avrei voluto.Spero di non essere pedante nel voler scrivere parecchio in questo secondo post, la sintesi non è uno dei miei doni.Per la Dott Pileci: no, non ho mai chiesto o provato a studiare con qualche collega.Non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello una modalita' di studio simile, per me lo studio è individuale, inorridisco al pensiero di come la gente possa-riesca a studiare in gruppo o in una sala con altri presenti..per me al massimo ci si confronta successivamente se alcune cose non sono chiare,se sorgono dubbi o cose simili (modalita' "delphi": per me è fondamentale confrontarmi a posteriori sul risultato e vedere cosa e dove ho sbagliato o capito male,al limite arrivare ad una soluzione condivisa).Io studio solo e soltanto in camera mia a casa mia, dove mi sento comodo, al sicuro, in un ambiente che conosco bene, famigliare, dove posso controllare l'intensita' luminosa per le mie dannate miodesopsie, dove ho tutto a disposizione e portata di mano, dove ho la mia routine. Studiare con altre persone in un ambiente esterno-estraneo, non solo sarebbe fonte di distrazione ma non ci riuscirei proprio, come detto io devo alzarmi, camminare avanti e indietro, ripetere a voce alta (per curiosita', non sono sintomi da adhd? Come si diagnostica l'adhd?).
x dottoressa Spiezio: quando dice che noi ci facciamo un'idea di noi spesso in base a cio' che gli altri ci rispecchiano è un'osservazione erudita, ho colto il senso di quello che dice, ci ho pensato a volte gia' di mio. Non saprei dirle, da quando avevo 16 anni circa ho cominciato ad essere molto duro con me stesso. Perchè non volevo mostrare debolezze, perchè non volevo dire nulla in casa, per autoregolarmi a fondo,per distinguermi dagli altri intorno a me, per non cadere in dipendenze, per non farmi travolgere da sentimenti o passioni, sregolatezze,per stare concentrato, per non seguire comportamenti altrui deviati, per mantenere un rendimento alto, per costruirmi in modo solido e non sentirmi debole,per ragionare con la mia testa, perchè ero segnato da una patologia che ritenevo incurabile ma non volevo dirlo a nessuno (ancora oggi è difficilmente risolvibile specie in pazienti giovani cui è fortemente sconsigliato-rifiutata l'operazione chirurgica semmai si riuscisse a trovare un oculista capace di capire il disagio delle miodesopsie,diversi finiscono in cura per nevrosi mentale solo per quello).Tanti fattori insomma, l'elenco è lungo. Negli ultimi 10 anni un bel numero di persone mi ha detto varie volte 3 cose: la prima è che sono spesso troppo serio, il mio viso non è mai solcato da sorriso, sono apatico e con aria che incute magari anche timore. La seconda, diversi i docenti hanno evidenziato la mia disgrafia nelle prove o elaborati scritti. La terza, che mi faccio troppe questioni e problemi su tutto.
x dottoressa Rinella: ha centrato il problema, ma con una precisazione, io teoricamente avrei anche molto piu' tempo libero di tanti altri colleghi per fare sport o altre attività, dedicarmi a passioni e interessi personali. Non è questione di mancanza di tempo, è questione che ho sempre teso a dilatare lo studio lungo tutto il tempo a mia disposizione, finendo per occuparlo tutto e dicendomi "non ho tempo per fare altro". In realtà non ho scadenze temporali, non ho altri impegni o richieste che mi costringano ad uscire (si noti il verbo costringere, per me sarebbe fondamentale la costrizione magari a causa di forza maggiore, perchè da solo non trovo motivazione autonoma per fare qualcosa che non sia contingente alle mie necessità, è un comportamento immaturo lo so ma non riesco a farci niente, per questo svaghi hobby sport ecc sono tutti visti come attività distraenti o inutili o perdite di tempo...niente o nessuno mi costringe a farli per un motivo o necessità particolarmente rilevante o imposizione indiscutibile, per decidere di farli l'autoconvincimento dovrebbe essere fortissimo per un soggetto come me) quindi essendo tutto il tempo in casa in camera mia mi sono sempre dedicato solo cio ' che concerneva la scuola superiore fondamentalmente e poi l'università, impigrendomi tantissimo,preda dell inerzia, apatia, distacco sociale, invidia verso chi ha delle passioni e le coltiva o insegue i suoi obiettivi-svaghi traendovi forza o energia per tirare avanti. Oppure passavo e passo il tempo a girarmi i pollici, a viaggiare con la mente, a farmi sogni, a rimembrare tempi passati, a fare elucubrazioni, a dilazionare a dismisura i tempi decisionali. Per la serie: "non ho altro da fare per passare il tempo, quindi occupo il tempo e faccio andare il cervello". Un po' riduttiva come frase ma il senso ci puo' stare. Il discorso è che comunque sono spaventato dalla psicoterapia per un motivo di base. Sottoporsi a psicoterapia non vuol dire vedersi una volta, risolvere il problema e tanti saluti (grazie & arrivederci), come per un dentista o un altro professionista in ambito sanitario. Fare psicoterapia vuol dire fare un viaggio introspettivo, ripercorrere e tornare a scavare nella propria testa, memoria, inconscio tirando fuori fatti, problemi ecc che sono alla base del disagio esistenziale attuale. Ma non è semplice. Non vuol dire "vivere" ma fare "un discorso" sul vivere, se non addirittura re-imparare a vivere, rimettere in discussione prassi consolidate, demolire, distruggere, ripensare, rimodellare una costruzione messa in piedi per tanti anni. E tutto questo con sedute settimanali o quindicinali: con cadenza periodica dovrei ritornare a pensare e rimettermi-stare in discussione continua. Purtroppo o per fortuna io mi conosco molto molto bene e so che carattere ho. Io potrei benissimo essere il soggetto che da un giorno all'altro dice "adesso chiudo tutto, mi sono rotto, smetto di pensare a psicologi e psicoterapia, mi do allo studio e a quello che devo fare davvero e smetto di lamentarmi che ho gia' buttato via fin troppo tempo". Mi terrei tutte le mie turbe e disagi esistenziali, chiuderei sul nascere il discorso anche solo per pigrizia ed inerzia ed un fattore economico. Alla mia età il carattere e il modo di vivere dovrebbe essere un edificio dalla stabilità piu' che buona, il fatto di rimetterla completamente in discussione dalle fondamenta mi crea grosso timore se non anche un po' di angoscia.Insomma, non andrei chiedere un consulto perchè mi è morto il gatto il mese scorso: qui c'è in discussione un periodo di circa metà della mia esistenza,se non di piu'.Credo di avere moltissime problematiche da affrontare, ho paura di venire messo in cura per tanto tanto tempo (soprattutto con l'approccio psicanalitico) senza sapere quando mai potrei finire (ho letto di pazienti sottoposti per anni a terapia, mi vengono i brividi), con un dispendio di capitale incalcolabile a priori e senza conoscere a priori possibilità o meno di successo o insuccesso.Non c'è una medicina da prendere che mi cambi la testa. C'è la mia forza di volontà. Sono partito senza sapere nulla di psicologia, da circa un mese mi sono documentato per cercare di capire in cosa consistano e si articolino i vari approcci psicoterapici, ognuno con le sue particolarità e modalità di trattamento. Cerco di vagliare in zona l'esperto piu' idoneo con la specializzazione piu' idonea a me ma le peculiarità, la varietà e l'ignoranza mia di base, nonchè i timori espressi in precedenza, mi trattengono molto dal fare anche solo una visita conoscitiva. Temo che l'essere portato a parlare e tirare fuori i miei disagi esistenziali con cadenza regolare non solo mi porti benefici discutibili-visibili solo nel lungo periodo, ma mi costringa soprattutto a ritornare in preda alle mie paturnie con cadenza sistematica (ad ogni seduta devo rimettere in discussione la mia esistenza,modo di fare e di essere e pensare e agire, anzichè smettere di pensare alle mie paturnie e concentrarmi su quello che dovrei fare realmente). Avevo le mie sofferenze, complessi e disagi esistenziali, ma fintanto che li ho tenuti nascosti, soppressi e non mi sono dato modo di lamentarmi apertamente, non stavo bene pero' i risultati che volevo ottenere li ottenevo e tanto mi bastava (nello studio). Era proprio il peso del disagio esistenziale tenuto segretamente soffocato dentro di me per anni che mi dava una certa carica e spinta ad andare avanti. Da qualche tempo mi sono aperto in famiglia e sono crollato: è come se non avessi piu' niente da nascondere quindi non sento piu' il dovere di essere efficace: ormai è pubblica la mia situazione di malessere e disagio esistenziale in famiglia e quindi mi sento quasi giustificato a continuare a deludere,procrastinare, rinviare perchè "tanto sto male, lo si sa, non mi devo piu' nascondere". So che possono sembrare sciocchezze, banalità dette da un paziente ignorante e diffidente che non ha mai messo piede da uno specialista e che se l'approccio è questo è davvero dura, per la serie "bisognerebbe andare dallo psicologo per decidersi ad andare dallo psicologo": un paradosso tautologico-metapsicologico! Esprimo questi dubbi anche perchè io sono un tipo della serie "non chiedo aiuto o non parlo finchè non tocco veramente il fondo o sono nei guai serissimi" per un mix esagerato di orgoglio, testardaggine, lentezza decisionale, diffidenza, arroganza, falso senso di superiorità, pigrizia, ignoranza, autodiagnosi e autocura. Certo, poi risalire a galla è tanto piu' dura quanto a fondo si è sprofondati, me ne rendo conto. Forse è che sono solo consapevole di essere gia' sprofondato fin troppo, forse gia' annegato, e quindi un annegato lo si riporta a riva e ci si limita a constatarne il decesso. Potrei aggiungere ulteriori precisazioni sul mio caso clinico, sui molti problemi e disagi nella mia vita che percepisco e mi attanagliano. Se si preferisce e si fosse interessate a prenderne visione, li precisero' in un post successivo ad una eventuale risposta a questo messaggio. Ringrazio davvero tutte le specialiste intervenute finora.
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