Agitazione psicologica con forte malessere fisico
Gentili medici,
Torno a scrivere su queste pagine per un problema psicologico. In realtà al momento credo di aver più d'uno, per cui forse chiederò un altro parere per spiegare bene anche l'altro.
Quello di cui vorrei parlare ora è un problema che mi passò più di 4 anni, quando fui lasciato dalla mia prima ragazza mentre ero all'estero per qualche mese. Senza entrare nei dettagli di ciò che accadde, più che altro per ragioni di lunghezza, il fatto è che la vissi molto male psicologicamente e che ciò si tradusse anche in un continuo stress e malessere fisico: inappetenza tutto il giorno e disturbi di sonno (io, che normalmente faccio fatica ad alzarmi, mi svegliavo prima che la sveglia sunasse pur dormendo poche ore). Ho vissuto due mesi, anche per come la cosa si è protratta (un continui tira-e-molla da parte di lei e io che come un fesso ci sono rimasto appresso),con il pensiero fisso su questo tema. Non ero praticamente in grado di pensare ad altro. Parlavo con chiunque solo di questo, avevo questo bisogno di sfogarmi tutto il giorno, sperando che qualcuno mi desse una speranza che le cose non andavano così. Mi sentivo anche in colpa con me stesso, non so bene perché, se mi mettevo a pensare ad altre cose. Addirittura una volta, dopo un mese e mezzo con questo stile di vita in cui ero l'ombra di me stesso, sono arrivato per varie ore ad essere totalmente anestetizzato e a non sentire più niente a livello di stato d'animo e sentimenti: qualcuno (non psicologo) mi ha detto che è stata una reazione del mio corpo a tutto lo stress a cui l'avevo sottoposto.
Ora sto con un'altra ragazza e devo partire per un periodo ben più lungo. Sebbene lei sia molto diversa dalla prima e sebbene sia innamorata, sono un po' preoccupato: non tanto per lei e per quello che possa succedere, ma per le mie eventuali reazioni. Infatti, pur rimanendo il periodo di cui sopra il più buio della mia vita, temo di non aver imparato a controllare le mie reazioni. O meglio, penso di aver appreso la lezione razionalmente, per cui se mi ritrovassi in una situazione simile non mi martorierei stando appresso a qualcuno che mi tratta male, ma mi preoccupa il non essere in grado di reagire bene, il saper affrontare la perdita.
Una delle cose che mi succedeva e temo mi possa nuovamente accadere è quella di far perdere di valore e significato quello che devo fare io (in questo caso sarà un volontariato all'estero) e l'esperienza nuova che ho la possibilità di fare, e di mitizzare quello che fa la mia ragazza (in questo caso sarebbe già ex), pensando che la sua vita sia splendida e che la gente che stia con lei sia molto fortunata. Viceversa, la mia vita perde di significato. Razionalmente so che non è così e né allora né ora ho sviluppato una dipendenza dalla mia partner (tanto più che questa relazione è ancora agli inizi), per quanto fosse e sia un punto molto importante nella mia vita, ma è come se ciò si verificasse al momento in cui mi dica "ti mollo".
Che mi suggerite? Grazie!
Torno a scrivere su queste pagine per un problema psicologico. In realtà al momento credo di aver più d'uno, per cui forse chiederò un altro parere per spiegare bene anche l'altro.
Quello di cui vorrei parlare ora è un problema che mi passò più di 4 anni, quando fui lasciato dalla mia prima ragazza mentre ero all'estero per qualche mese. Senza entrare nei dettagli di ciò che accadde, più che altro per ragioni di lunghezza, il fatto è che la vissi molto male psicologicamente e che ciò si tradusse anche in un continuo stress e malessere fisico: inappetenza tutto il giorno e disturbi di sonno (io, che normalmente faccio fatica ad alzarmi, mi svegliavo prima che la sveglia sunasse pur dormendo poche ore). Ho vissuto due mesi, anche per come la cosa si è protratta (un continui tira-e-molla da parte di lei e io che come un fesso ci sono rimasto appresso),con il pensiero fisso su questo tema. Non ero praticamente in grado di pensare ad altro. Parlavo con chiunque solo di questo, avevo questo bisogno di sfogarmi tutto il giorno, sperando che qualcuno mi desse una speranza che le cose non andavano così. Mi sentivo anche in colpa con me stesso, non so bene perché, se mi mettevo a pensare ad altre cose. Addirittura una volta, dopo un mese e mezzo con questo stile di vita in cui ero l'ombra di me stesso, sono arrivato per varie ore ad essere totalmente anestetizzato e a non sentire più niente a livello di stato d'animo e sentimenti: qualcuno (non psicologo) mi ha detto che è stata una reazione del mio corpo a tutto lo stress a cui l'avevo sottoposto.
Ora sto con un'altra ragazza e devo partire per un periodo ben più lungo. Sebbene lei sia molto diversa dalla prima e sebbene sia innamorata, sono un po' preoccupato: non tanto per lei e per quello che possa succedere, ma per le mie eventuali reazioni. Infatti, pur rimanendo il periodo di cui sopra il più buio della mia vita, temo di non aver imparato a controllare le mie reazioni. O meglio, penso di aver appreso la lezione razionalmente, per cui se mi ritrovassi in una situazione simile non mi martorierei stando appresso a qualcuno che mi tratta male, ma mi preoccupa il non essere in grado di reagire bene, il saper affrontare la perdita.
Una delle cose che mi succedeva e temo mi possa nuovamente accadere è quella di far perdere di valore e significato quello che devo fare io (in questo caso sarà un volontariato all'estero) e l'esperienza nuova che ho la possibilità di fare, e di mitizzare quello che fa la mia ragazza (in questo caso sarebbe già ex), pensando che la sua vita sia splendida e che la gente che stia con lei sia molto fortunata. Viceversa, la mia vita perde di significato. Razionalmente so che non è così e né allora né ora ho sviluppato una dipendenza dalla mia partner (tanto più che questa relazione è ancora agli inizi), per quanto fosse e sia un punto molto importante nella mia vita, ma è come se ciò si verificasse al momento in cui mi dica "ti mollo".
Che mi suggerite? Grazie!
[#1]
Gentile Utente,
come lei stesso ci ha detto, la sua attuale fidanzata è molto diversa dall'altra ragazza con la quale stava in passato e dalla quale è stato lasciato con una modalità poco chiara di comunicazione e gestione del distacco.
Per quale motivo quindi dovrebbe accadere di nuovo quello che era successo in circostanze differenti da quelle attuali?
Ha parlato con la ragazza di quello che prova?
Da quanto state assieme?
Come vanno le cose fra voi?
come lei stesso ci ha detto, la sua attuale fidanzata è molto diversa dall'altra ragazza con la quale stava in passato e dalla quale è stato lasciato con una modalità poco chiara di comunicazione e gestione del distacco.
Per quale motivo quindi dovrebbe accadere di nuovo quello che era successo in circostanze differenti da quelle attuali?
Ha parlato con la ragazza di quello che prova?
Da quanto state assieme?
Come vanno le cose fra voi?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
Gentile Dottoressa Massaro,
Innanzitutto grazie per la sua risposta.
Purtroppo volevo concludere con una frase che spiegasse perché ho scritto questo messaggio, ma avevo finito i caratteri disponibili! :)
So bene che, visto che per di più manca un mese alla mia partenza, può sembrare che non abbia molto senso preoccuparsi di questi sintomi: infatti è questa la cosa che più mi preoccupa, il fatto di non essere resiliente, come mi pare si dica, in questa situazione specifica, con i "sintomi" di cui sopra.
Ho scritto questo messaggio perché ieri mi si sono presentati, anche se in forma non forte come 4 anni fa. E non sono ancora partito! Per cui sono preoccupato di ritrovarmi nella stessa situazione e non riuscire a reagire e a trovare input positivi.
Rispondendo alle sue domande:
- Potrebbe accadere perché non riesce a resistere quasi un anno a distanza (devo andare in Indonesia), per esempio.
- Con lei abbiamo parlato e sappiamo i reciproci timori su questa cosa.
- Tra noi le cose vanno molto bene: c'è molta sintonia, rispetto e confidenza, io mi ci trovo molto bene perché abbiamo due caratteri molto diversi che, per qualche fortuna, s'incastrano bene.
- Ci frequentiamo da settembre, anche se solo da pochi mesi stiamo assieme. Fino a febbraio io non volevo una storia seria (in generale, non con questa ragazza nello specifico) per varie motivazioni, poi alla fine ho riflettuto che se ci stavo così bene non valeva la pena correre il rischio di perderla. Questa è la prima storia seria dalla fine della precedente 4 anni fa e tra le ragioni per cui non ne volevo una c'erano il fatto di dover partire, la mia incapacità a gestirmi e riprendermi quando le cose finiscono, e una motivazione a parte, cioè una sorta di frustrazione legata a quella che giudico un’esperienza sessuale insufficiente e la sensazione di aver perso occasioni e tempo, usando come metro di paragone alcuni amici più "navigati". Non perché ne parli con loro, ma perché dentro di me mi sento così.
Innanzitutto grazie per la sua risposta.
Purtroppo volevo concludere con una frase che spiegasse perché ho scritto questo messaggio, ma avevo finito i caratteri disponibili! :)
So bene che, visto che per di più manca un mese alla mia partenza, può sembrare che non abbia molto senso preoccuparsi di questi sintomi: infatti è questa la cosa che più mi preoccupa, il fatto di non essere resiliente, come mi pare si dica, in questa situazione specifica, con i "sintomi" di cui sopra.
Ho scritto questo messaggio perché ieri mi si sono presentati, anche se in forma non forte come 4 anni fa. E non sono ancora partito! Per cui sono preoccupato di ritrovarmi nella stessa situazione e non riuscire a reagire e a trovare input positivi.
Rispondendo alle sue domande:
- Potrebbe accadere perché non riesce a resistere quasi un anno a distanza (devo andare in Indonesia), per esempio.
- Con lei abbiamo parlato e sappiamo i reciproci timori su questa cosa.
- Tra noi le cose vanno molto bene: c'è molta sintonia, rispetto e confidenza, io mi ci trovo molto bene perché abbiamo due caratteri molto diversi che, per qualche fortuna, s'incastrano bene.
- Ci frequentiamo da settembre, anche se solo da pochi mesi stiamo assieme. Fino a febbraio io non volevo una storia seria (in generale, non con questa ragazza nello specifico) per varie motivazioni, poi alla fine ho riflettuto che se ci stavo così bene non valeva la pena correre il rischio di perderla. Questa è la prima storia seria dalla fine della precedente 4 anni fa e tra le ragioni per cui non ne volevo una c'erano il fatto di dover partire, la mia incapacità a gestirmi e riprendermi quando le cose finiscono, e una motivazione a parte, cioè una sorta di frustrazione legata a quella che giudico un’esperienza sessuale insufficiente e la sensazione di aver perso occasioni e tempo, usando come metro di paragone alcuni amici più "navigati". Non perché ne parli con loro, ma perché dentro di me mi sento così.
[#3]
Ex utente
Circa l'ultima cosa, questa specie di frustrazione, era il problema di cui accennavo prima e di cui volevo parlare. Razionalmente so che paragonarsi con gli altri è un’emerita idiozia, e sotto altri aspetti (lavoro, studio, ecc.) sono abbastanza indifferente al confronto e sicuro di me. Ma purtroppo mi accorgo di farlo da questo punto di vista e anche questo, il fatto di fare una cosa idiota come paragonarsi, mi fa sentire pure peggio. Perciò sarebbero ben accetti dei consigli su come evitare di farlo.
A ciò c'è aggiungere che la mia ragazza, di 2 anni più grande di me, ha avuto il triplo delle esperienze (io 7 lei 21). Io non ho nessun problema sul fatto che lei ne abbia avute tante, non sono il tipo di persona che giudica male una ragazza per queste cose. Ha avuto le sue occasioni e ha fatto bene a coglierle. Però vivo male questa cosa di riflesso, cioè su di me, che appunto fino a 20 anni non ho fatto niente e dopo la mia prima ragazza ho scelto praticamente di non avere ragazze per altri due anni, buttando via il tempo. Inoltre so bene che il fattore numerico non ha un valore di per sé e non giudico gli altri sulla base di questo: però applico questo metro di giudizio su di me. Nel mio caso però è come se sentissi di dover dimostrare a me stesso, e forse indirettamente anche agli altri (qualora me lo chiedessero, per esempio) di valere qualcosa usando un parametro che non applico agli altri.
Vorrei concludere specificando che sono passati alcuni mesi da quando è venuto fuori quante esperienze ho avuto io e quante lei. Nonostante all'inizio ne fossi sorpreso per altri fattori (non sembrava una "navigata", anzi), come pure lo era lei (che pensava che con il mio carattere fossi stato con il doppio delle ragazze), la cosa non mi ha disturbato.
Da ieri invece mi disturba sapere che se starò con lei, con cui mi trovo bene come non mi sono trovato con molte ragazze, io sarò sempre a 7 e lei a 21... cioè dal punto di vista sessuale io avrò sempre sprecato il mio tempo, che dentro di me penso di voler recuperare (come se fosse possibile) con altre esperienze, così da "rimettermi in pari con un valore accettabile".
Come ripeto, non mi disturba che lei abbia avute tante esperienze (il che poi rimane sempre relativo), ma solo che io ne abbia avute poche... il problema sono io! Non nego che, nel caso stessi con una con meno esperienza, forse non mi porrei tanto il problema, ma solo perché non avrei il confronto (tra le mie esperienze e le sue) sempre sotto gli occhi.
Non perché tema il confronto con gli altri con cui è stata, affatto! Quel che è strano per me è che il problema sia ben più superficiale: l'aver introiettato in me una stupida equazione (valida solo per me, non per gli altri) "numero di esperienze = il mio valore sociale".
A ciò c'è aggiungere che la mia ragazza, di 2 anni più grande di me, ha avuto il triplo delle esperienze (io 7 lei 21). Io non ho nessun problema sul fatto che lei ne abbia avute tante, non sono il tipo di persona che giudica male una ragazza per queste cose. Ha avuto le sue occasioni e ha fatto bene a coglierle. Però vivo male questa cosa di riflesso, cioè su di me, che appunto fino a 20 anni non ho fatto niente e dopo la mia prima ragazza ho scelto praticamente di non avere ragazze per altri due anni, buttando via il tempo. Inoltre so bene che il fattore numerico non ha un valore di per sé e non giudico gli altri sulla base di questo: però applico questo metro di giudizio su di me. Nel mio caso però è come se sentissi di dover dimostrare a me stesso, e forse indirettamente anche agli altri (qualora me lo chiedessero, per esempio) di valere qualcosa usando un parametro che non applico agli altri.
Vorrei concludere specificando che sono passati alcuni mesi da quando è venuto fuori quante esperienze ho avuto io e quante lei. Nonostante all'inizio ne fossi sorpreso per altri fattori (non sembrava una "navigata", anzi), come pure lo era lei (che pensava che con il mio carattere fossi stato con il doppio delle ragazze), la cosa non mi ha disturbato.
Da ieri invece mi disturba sapere che se starò con lei, con cui mi trovo bene come non mi sono trovato con molte ragazze, io sarò sempre a 7 e lei a 21... cioè dal punto di vista sessuale io avrò sempre sprecato il mio tempo, che dentro di me penso di voler recuperare (come se fosse possibile) con altre esperienze, così da "rimettermi in pari con un valore accettabile".
Come ripeto, non mi disturba che lei abbia avute tante esperienze (il che poi rimane sempre relativo), ma solo che io ne abbia avute poche... il problema sono io! Non nego che, nel caso stessi con una con meno esperienza, forse non mi porrei tanto il problema, ma solo perché non avrei il confronto (tra le mie esperienze e le sue) sempre sotto gli occhi.
Non perché tema il confronto con gli altri con cui è stata, affatto! Quel che è strano per me è che il problema sia ben più superficiale: l'aver introiettato in me una stupida equazione (valida solo per me, non per gli altri) "numero di esperienze = il mio valore sociale".
[#5]
In generale si potrebbe dire che la sua è una forma di ansia anticipatoria:
"Ho scritto questo messaggio perché ieri mi si sono presentati, anche se in forma non forte come 4 anni fa. E non sono ancora partito!"
Non è ancora accaduto nulla, ma l'immagine di ciò che potrebbe succedere è talmente vivida nella sua mente da farla stare male quasi quanto lo è stato quattro anni fa.
Le accade anche in altri ambiti di preoccuparsi eccessivamente per qualcosa che potrebbe accadere?
Per quanto riguarda la situazione attuale ha fatto tutto quello che poteva, condividendo con la sua ragazza lo stato d'animo che prova e i suoi timori, e non le resta che accettare che una quota di rischio è presente in ogni investimento emotivo.
Qualche colloquio psicologico, come le è stato suggerito dai miei colleghi nell'altro consulto che ha richiesto, le sarebbe sicuramente utile, anche se non le rimane molto tempo prima della partenza.
Mi domando comunque che significato possa avere tutta questa preoccupazione di aver perso tempo, di non essere al passo con gli altri, di aver sprecato occasioni che non ritorneranno più: ne parla più volte e sembra che sia un tipo di rimpianto/rilflessione che non riguarda solo la vita sessuale, ma la vita in generale.
E' così?
Quali sono i suoi rimpianti?
Le sembra di avere scarso controllo o comunque un controllo non soddisfacente su quello che accade nella sua vita?
"Ho scritto questo messaggio perché ieri mi si sono presentati, anche se in forma non forte come 4 anni fa. E non sono ancora partito!"
Non è ancora accaduto nulla, ma l'immagine di ciò che potrebbe succedere è talmente vivida nella sua mente da farla stare male quasi quanto lo è stato quattro anni fa.
Le accade anche in altri ambiti di preoccuparsi eccessivamente per qualcosa che potrebbe accadere?
Per quanto riguarda la situazione attuale ha fatto tutto quello che poteva, condividendo con la sua ragazza lo stato d'animo che prova e i suoi timori, e non le resta che accettare che una quota di rischio è presente in ogni investimento emotivo.
Qualche colloquio psicologico, come le è stato suggerito dai miei colleghi nell'altro consulto che ha richiesto, le sarebbe sicuramente utile, anche se non le rimane molto tempo prima della partenza.
Mi domando comunque che significato possa avere tutta questa preoccupazione di aver perso tempo, di non essere al passo con gli altri, di aver sprecato occasioni che non ritorneranno più: ne parla più volte e sembra che sia un tipo di rimpianto/rilflessione che non riguarda solo la vita sessuale, ma la vita in generale.
E' così?
Quali sono i suoi rimpianti?
Le sembra di avere scarso controllo o comunque un controllo non soddisfacente su quello che accade nella sua vita?
[#6]
Ex utente
Gentile Dottoressa Massaro,
La ringrazio molto per la risposta e per aver letto anche il mio altro messaggio.
Proprio perché manca poco alla partenza stavo valutando l'opportunità di fare qualche colloquio con uno psicologo via skype, così da poter eventualmente mantenere il contatto anche in seguito. Che ne pensa?
Per rispondere alle sue domande:
- No, non mi succede di preoccuparmi eccessivamente in nessun altro ambito, non più del normale comunque. Per fare un esempio classico, all'università non mi preoccupavo più del dovuto di fare una brutta figura all'esame. Invece ora che ho stabilito un legame più profondo con una persona con cui mi trovo molto bene mi succede all'idea di perderla. Mi piacerebbe poter vivere più tranquillamente questa cosa, soprattutto se l'evenienza (che come dice lei è sempre possibile) non si è ancora presentata. In questi giorni sono arrivato addirittura a pensare di non partire... mi sto facendo parecchie paranoie, non necessariamente sul fatto che finisca male, ma che in qualche modo finisca e si perda tutto questo: nel luogo dove andrò avrò accesso a internet sporadico e ci sono 6 ore di differenza, per cui sarà anche difficile per me e la mia ragazza tenerci in contatto, tant'è che entrambi abbiamo il timore che il rapporto si raffreddi e non si perda.
- Onestamente ci sono cose che tornando indietro forse farei diversamente, ma credo che valga per varie persone. Comunque in generale non ho grandi rimpianti sulla mia vita al di fuori della mia esperienza sessuale con l'altro sesso. E' come se questa sfera, che comunque è solo una delle varie che compongono la vita, avesse acquisito un'importanza tale da essere preponderante.
- Tra i miei rimpianti, per dirne uno che non è legato alla sfera sessuale, c'è quello di non aver fatto il 4o anno delle superiori all'estero. E' un rimpianto nel senso che tornando indietro forse farei una scelta diversa, ma niente di più... non mi tormenta. L'accetto serenamente come una delle cose della vita, della serie "è andata così". Non è così, mi pare, per quello che vivo come tempo sprecato nell'ambito della mia vita sessuale. E' come se lo vivessi come un fallimento personale e uno stigma sociale, così che negli ultimi anni mi sono illuso di potervi porre rimedio rifacendomi quanto a esperienza. Ora che ho incontrato una ragazza con cui sto davvero bene e che però ha 3 volte la mia esperienza, il tutto è (a scoppio ritardato, visto che lo so da 2 mesi in cui ho accettato la cosa come una qualsiasi del passato di lei) esploso. E il brutto è che ho la sensazione che, pur essendo l'idea che ho di me stesso il problema, stia virando sempre più l'attenzione sul passato della mia ragazza che alla mia età aveva avuto molte più esperienze.
- In effetti non so bene cosa rispondere all'ultima domanda. La prima cosa che mi viene in mente è che più che aver poco controllo della mia vita, intesa nel suo complesso e nella direzione in cui va, ho scarso controllo del mio tempo quotidiano, non riuscendo a volte a fare cose che mi piacerebbe fare. Mi sento poco organizzato a livello di quotidianità. Un'altra cosa è che credo di non essere in grado di superare certi ostacoli interiori. Il miglior esempio è quello per cui ho aperto questo post. Fino a 4 giorni fa ero normalmente sereno e per nulla preso dall'ansia all'idea di partire, mentre ora, in cui questo stato di relativo benessere è venuto meno, vorrei riuscire a riprendere il controllo di me e fare un "percorso interiore" di riflessione (mi passi il termine) che mi porti a superare questa crisi e a tornare a vivere serenamente.
La ringrazio molto per la risposta e per aver letto anche il mio altro messaggio.
Proprio perché manca poco alla partenza stavo valutando l'opportunità di fare qualche colloquio con uno psicologo via skype, così da poter eventualmente mantenere il contatto anche in seguito. Che ne pensa?
Per rispondere alle sue domande:
- No, non mi succede di preoccuparmi eccessivamente in nessun altro ambito, non più del normale comunque. Per fare un esempio classico, all'università non mi preoccupavo più del dovuto di fare una brutta figura all'esame. Invece ora che ho stabilito un legame più profondo con una persona con cui mi trovo molto bene mi succede all'idea di perderla. Mi piacerebbe poter vivere più tranquillamente questa cosa, soprattutto se l'evenienza (che come dice lei è sempre possibile) non si è ancora presentata. In questi giorni sono arrivato addirittura a pensare di non partire... mi sto facendo parecchie paranoie, non necessariamente sul fatto che finisca male, ma che in qualche modo finisca e si perda tutto questo: nel luogo dove andrò avrò accesso a internet sporadico e ci sono 6 ore di differenza, per cui sarà anche difficile per me e la mia ragazza tenerci in contatto, tant'è che entrambi abbiamo il timore che il rapporto si raffreddi e non si perda.
- Onestamente ci sono cose che tornando indietro forse farei diversamente, ma credo che valga per varie persone. Comunque in generale non ho grandi rimpianti sulla mia vita al di fuori della mia esperienza sessuale con l'altro sesso. E' come se questa sfera, che comunque è solo una delle varie che compongono la vita, avesse acquisito un'importanza tale da essere preponderante.
- Tra i miei rimpianti, per dirne uno che non è legato alla sfera sessuale, c'è quello di non aver fatto il 4o anno delle superiori all'estero. E' un rimpianto nel senso che tornando indietro forse farei una scelta diversa, ma niente di più... non mi tormenta. L'accetto serenamente come una delle cose della vita, della serie "è andata così". Non è così, mi pare, per quello che vivo come tempo sprecato nell'ambito della mia vita sessuale. E' come se lo vivessi come un fallimento personale e uno stigma sociale, così che negli ultimi anni mi sono illuso di potervi porre rimedio rifacendomi quanto a esperienza. Ora che ho incontrato una ragazza con cui sto davvero bene e che però ha 3 volte la mia esperienza, il tutto è (a scoppio ritardato, visto che lo so da 2 mesi in cui ho accettato la cosa come una qualsiasi del passato di lei) esploso. E il brutto è che ho la sensazione che, pur essendo l'idea che ho di me stesso il problema, stia virando sempre più l'attenzione sul passato della mia ragazza che alla mia età aveva avuto molte più esperienze.
- In effetti non so bene cosa rispondere all'ultima domanda. La prima cosa che mi viene in mente è che più che aver poco controllo della mia vita, intesa nel suo complesso e nella direzione in cui va, ho scarso controllo del mio tempo quotidiano, non riuscendo a volte a fare cose che mi piacerebbe fare. Mi sento poco organizzato a livello di quotidianità. Un'altra cosa è che credo di non essere in grado di superare certi ostacoli interiori. Il miglior esempio è quello per cui ho aperto questo post. Fino a 4 giorni fa ero normalmente sereno e per nulla preso dall'ansia all'idea di partire, mentre ora, in cui questo stato di relativo benessere è venuto meno, vorrei riuscire a riprendere il controllo di me e fare un "percorso interiore" di riflessione (mi passi il termine) che mi porti a superare questa crisi e a tornare a vivere serenamente.
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Penso che l'idea di rivolgersi ad uno psicologo con il quale rimanere in contatto via skype dall'estero sia buona e le possa consentire di sentirsi seguito e sostenuto anche se a distanza.
Nel suo passato ci sono episodi di distacco che ha vissuto in maniera drammatica?
Mi riferisco soprattutto a fatti avvenuti nella sua infanzia, come ad esempio l'eventuale rientro di sua madre al lavoro dopo la maternità, il suo ingresso all'asilo o a scuola, la nascita di un fratellino che le ha sottratto l'attenzione dei genitori o la loro separazione.
Glielo chiedo perchè quando una persona adulta vive in maniera drammatica un evento, come è successo a lei:
"Ho vissuto due mesi, anche per come la cosa si è protratta (un continui tira-e-molla da parte di lei e io che come un fesso ci sono rimasto appresso),con il pensiero fisso su questo tema. Non ero praticamente in grado di pensare ad altro. Parlavo con chiunque solo di questo, avevo questo bisogno di sfogarmi tutto il giorno, sperando che qualcuno mi desse una speranza che le cose non andavano così. Mi sentivo anche in colpa con me stesso, non so bene perché, se mi mettevo a pensare ad altre cose. Addirittura una volta, dopo un mese e mezzo con questo stile di vita in cui ero l'ombra di me stesso, sono arrivato per varie ore ad essere totalmente anestetizzato e a non sentire più niente a livello di stato d'animo e sentimenti"
è possibile che la concausa della reazione emotiva sia la riattivazione di sentimenti e stati d'animo provati in passato, che riemergono in blocco a fronte della nuova situazione.
Nel suo passato ci sono episodi di distacco che ha vissuto in maniera drammatica?
Mi riferisco soprattutto a fatti avvenuti nella sua infanzia, come ad esempio l'eventuale rientro di sua madre al lavoro dopo la maternità, il suo ingresso all'asilo o a scuola, la nascita di un fratellino che le ha sottratto l'attenzione dei genitori o la loro separazione.
Glielo chiedo perchè quando una persona adulta vive in maniera drammatica un evento, come è successo a lei:
"Ho vissuto due mesi, anche per come la cosa si è protratta (un continui tira-e-molla da parte di lei e io che come un fesso ci sono rimasto appresso),con il pensiero fisso su questo tema. Non ero praticamente in grado di pensare ad altro. Parlavo con chiunque solo di questo, avevo questo bisogno di sfogarmi tutto il giorno, sperando che qualcuno mi desse una speranza che le cose non andavano così. Mi sentivo anche in colpa con me stesso, non so bene perché, se mi mettevo a pensare ad altre cose. Addirittura una volta, dopo un mese e mezzo con questo stile di vita in cui ero l'ombra di me stesso, sono arrivato per varie ore ad essere totalmente anestetizzato e a non sentire più niente a livello di stato d'animo e sentimenti"
è possibile che la concausa della reazione emotiva sia la riattivazione di sentimenti e stati d'animo provati in passato, che riemergono in blocco a fronte della nuova situazione.
[#8]
Ex utente
Gent.ma Dott.ssa Massaro,
La ringrazio ancora per la cortese attenzione.
In realtà non ci sono episodi che considero particolarmente drammatici nella mia infanzia, che anzi ritengo il periodo più sereno della mia vita, più dell'adolescenza.
Le uniche cose che mi vengono in mente sono le seguenti.
1. Andando indietro nel tempo, una cosa che io penso (magari sbaglio) possa essere collegata con l'aver iniziato tardi ad approcciare le ragazze è il fatto che, quando avevo circa 9 anni, venni pubblicamente schernito a scuola perché mi piaceva un'altra bambina. Fino alle elementari in realtà ero molto più sereno da questo punto di vista, per cui se mi piaceva una bambina lo sapeva lei, lo sapevano i compagni di classe, lo sapevano anche i miei genitori e la cosa non mi ha mai disturbato. Dalle medie in poi non fu più così. Nell'episodio a cui faccio riferimento la scena fu pressapoco la seguente, se ricordo bene. Con la mia famiglia avevamo traslocato da poco e nel mio nuovo condominio abitava una bella bambina che scoprì andava a scuola con me e che era amica di alcuni miei compagni di classe. Un giorno dissi a questi ultimi (tra cui c'era una bambina che mi era piaciuta molto ancora prima) che mi piaceva questa bambina. Quel che fecero fu trascinarmi a forza davanti a questa, in gruppo, dopo averle detto che mi piaceva, e mentre mi tenevano lì a forza questa bambina mi chiese se fosse vero e mi tirò un calcio o qualcosa di simile. Credo di ricordare piuttosto bene la scena perché mi è rimasta impressa.
2. Un episodio che ricordo mi scosse fu quando già avevo 11 anni, e cioè la morte di un compagno di mio fratello (4 anni in meno di me) in un incidente. Per non essere qualcuno che conosci se non vagamente di vista, ricordo che ci rimasi male al punto che il giorno seguente i miei genitori mi lasciarono a casa da scuola. Non so se questo rientra tra il tipo di episodi a cui si riferiva, però ricordo che questo mi toccò molto, almeno nei giorni successivi, perché non riuscivo a capire come fosse possibile e che senso avesse la vita... Credo che questa morte mi abbia colpito più di quella dei miei nonni.
Ciò detto, non so se questi due fatti siano causa dei miei attuali problemi. In particolare, come ho scritto, il primo penso mi abbia portato in qualche modo ad essere più riservato finanche a vergognarmi di far vedere agli altri (compagni di classe e famiglia) che avessi una ragazza. Mi ricordo di aver realizzato razionalmente questa vergogna per la prima volta a 19 anni - fino ad allora credo di averla solo percepita, diciamo, ma non "astratta" come un qualcosa che mi limitasse.
La ringrazio ancora per la cortese attenzione.
In realtà non ci sono episodi che considero particolarmente drammatici nella mia infanzia, che anzi ritengo il periodo più sereno della mia vita, più dell'adolescenza.
Le uniche cose che mi vengono in mente sono le seguenti.
1. Andando indietro nel tempo, una cosa che io penso (magari sbaglio) possa essere collegata con l'aver iniziato tardi ad approcciare le ragazze è il fatto che, quando avevo circa 9 anni, venni pubblicamente schernito a scuola perché mi piaceva un'altra bambina. Fino alle elementari in realtà ero molto più sereno da questo punto di vista, per cui se mi piaceva una bambina lo sapeva lei, lo sapevano i compagni di classe, lo sapevano anche i miei genitori e la cosa non mi ha mai disturbato. Dalle medie in poi non fu più così. Nell'episodio a cui faccio riferimento la scena fu pressapoco la seguente, se ricordo bene. Con la mia famiglia avevamo traslocato da poco e nel mio nuovo condominio abitava una bella bambina che scoprì andava a scuola con me e che era amica di alcuni miei compagni di classe. Un giorno dissi a questi ultimi (tra cui c'era una bambina che mi era piaciuta molto ancora prima) che mi piaceva questa bambina. Quel che fecero fu trascinarmi a forza davanti a questa, in gruppo, dopo averle detto che mi piaceva, e mentre mi tenevano lì a forza questa bambina mi chiese se fosse vero e mi tirò un calcio o qualcosa di simile. Credo di ricordare piuttosto bene la scena perché mi è rimasta impressa.
2. Un episodio che ricordo mi scosse fu quando già avevo 11 anni, e cioè la morte di un compagno di mio fratello (4 anni in meno di me) in un incidente. Per non essere qualcuno che conosci se non vagamente di vista, ricordo che ci rimasi male al punto che il giorno seguente i miei genitori mi lasciarono a casa da scuola. Non so se questo rientra tra il tipo di episodi a cui si riferiva, però ricordo che questo mi toccò molto, almeno nei giorni successivi, perché non riuscivo a capire come fosse possibile e che senso avesse la vita... Credo che questa morte mi abbia colpito più di quella dei miei nonni.
Ciò detto, non so se questi due fatti siano causa dei miei attuali problemi. In particolare, come ho scritto, il primo penso mi abbia portato in qualche modo ad essere più riservato finanche a vergognarmi di far vedere agli altri (compagni di classe e famiglia) che avessi una ragazza. Mi ricordo di aver realizzato razionalmente questa vergogna per la prima volta a 19 anni - fino ad allora credo di averla solo percepita, diciamo, ma non "astratta" come un qualcosa che mi limitasse.
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