Rabbia e frustrazione

Salve, sono un ragazzo di 21 anni, studente universitario. Ho richiesto questo consulto principalmente per poter parlare di un problema (se così lo si vuol chiamare) che mi affligge da parecchio tempo. In particolare sono colto da forti attacchi di rabbia circostanziali, i quali si verificano prevalentemente durante attività competitive o che richiedono una misura delle abilità personali. Questi miei attacchi incontrollati e (parzialmente) incontrollabili sono più simili a un forte sentimento di frustrazione, non essendo rivolti verso persone o cose in particolare. Semplicemente è come se avessi bisogno di dimostrare a me stesso che sono bravo nel fare qualcosa, che riesco a mettermi alla prova uscendone vincitore, e quando non ci riesco, consepevole della mia potenziale forza, mi adiro in modo spropositato. Ora, ciò non si verifica in tutti i contesti: per esempio quando non riesco a comprendere argomenti di studio semplicemente vengo assalito da forte frustrazione che a volte sfocia in crisi di pianto, mentre nelle competizioni su videogames online si manifesta più come rabbia smodata, questa saltuariamente persino autolesiva. Per aiutare a comprendere la mia situazione descriverò brevemente il mio quadro personale. Sono una persona tendente all'asocialità, causata da eventi passati e da una timidezza che mi ha sempre contraddistinto. Questa mia presunta asocialità mi porta a non essere minimamente interessato nell'avere nuovi rapporti con le persone e perciò a una generale pigrizia sociale. Trascorro gran parte della giornata, oltre che a studiare (anche se ultimamente con molta più fatica proprio per il problema per cui chiedo consulto), su internet o videogiocando, quindi costantemente a rischio di manifestare gli attacchi. Quest'ultimi, ho mancato di dire, si manifestano anche quando apparecchi (o generali situazioni) casalinghi non funzionano come dovrebbero. Esempio: cade la connessione a internet -> attacco di rabbia. In generale sono una persona mite ed educata, perciò questi attacchi spaventano i miei familiari che non si spiegano come io possa comportarmi in tal modo. Se i miei genitori provano a reprimere la mia rabbia io regisco semplicemente scagliandogli contro tutta la mia frustrazione con linguaggio scurrile e affermazioni che non farei mai all'infuori di quel contesto. Ciò, finito l'attacco, mi provoca consapevolezza e vergogna, causandomi depressione (se così la si può definire) e crisi di autostima. Perdo completamente la voglia di fare e dormo per molto tempo. Ho identificato la soluzione più probabile a questo problema nel cercermi una ragazza. Sì perché, per quanto possa non centrare alcunché, a 21 anni non ho mai avuto qualcuno con cui confidarmi e vivere serenamente il mio essere, senza timore di giudizi e ritorsioni. Sono solo (oltre che a essere ancora sessualmente vergine). Questo mi porta a deviare la mia ricerca di soddisfazioni in attività collaterali che mi provocano ira. Concludo, pur volendo approfondire. Grazie
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<non ho mai avuto qualcuno con cui confidarmi e vivere serenamente il mio essere, senza timore di giudizi e ritorsioni. >

Gentile Ragazzo,
penso che questo sua affermazione potrebbe essere un punto importante del suo problema.
Probabilmente nelle attività competitive (e nello studio) cerca una conferma rispetto alle sue capacità, conferme rispetto alla sua persona di cui forse ha sentito la mancanza (ma qui non ci dice molto per comprendere di più) nel corso della sua vita ...quando fallisce esplode la rabbia, o il pianto come nel caso dello studio.Problemi che affondano le proprie radici nella sua storia di vita personale e familiare

Insicurezza e scarsa stima di sé, timore del giudizio, sembrano inficiare la sua vita sociale dalla quale rifugge per dedicarsi ad attività solitarie e competitive (ricerca di conferme) che nulla risolvono, anzi peggiorano...

Meglio non ci illustra rispetto agli eventi passati che cita velocemente, tuttavia sembra evidente il suo senso di solitudine e di non sentirsi compreso e stimato, addirittura spaventato da eventuali giudizi e ritorsioni...vivo comunque il suo bisogno di trovare una soluzione<Ho identificato la soluzione più probabile a questo problema nel cercarmi una ragazza.>
Cosa ha fatto finora in merito? Ci ha mai provato?

Penso che incontrare un nostro collega sarebbe utile per essere ascoltato con competenza e accompagnato a ritrovare piena fiducia in sé, ad attivare risorse e potenzialità, a comprendere e gestire le sue emozioni, ad affacciarsi al mondo senza quei timori che le fanno compagnia forse da troppo tempo, anche per condividere più serenamente un rapporto con una ragazza.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
La ringrazio sentitamente per l'interesse e la disponibilità. Vedrò di approfondire i punti da lei considerati. Gli eventi passati, uno in particolare, riguardano la mia sfera sociale e sono stati per me abbastanza traumatici, dato che essi hanno modificato il mio modo di essere con le persone. Inizialmente ero sì un ragazzo timido, ma non mi facevo problemi a imbastire nuovi rapporti con altri miei coetanei, conscio di avere altri amici che mi erano vicino e che mi supportavano. In seguito a una serie di litigi (direi fisiologici, considerando che avevo solo 15/16 anni) con i miei allora migliori amici sono stato/mi sono isolato per un lungo tempo, senza frequentare nessuno (o poche persone) e soprattutto senza costruirmi solidi rapporti di amicizia. Ovviamente in questo periodo non ho mai avuto una ragazza, benché prima i miei rapporti con il gentil sesso fossero più che normali. L'isolamento è stato quasi totale per un anno. Soffrivo di depressione e ho pensato più volte al suicidio, soprattutto perché vedevo tutto il mondo crollarmi addosso all'improvviso: alle superiori andavo male e miei non lo accettavano perché fino ad allora ero stato un ottimo studente, in più non riuscivano a capire perché non frequentassi più miei coeatanei, e questo li spaventava (ovviamente sapevano ciò che mi era successo, ma non sapvevano perché mi fossi bloccato in tal modo nelle relazioni sociali). Dopo qualche anno tuttavia ho ricominciato a frequentare altri ragazzi e la mia vita ha ripreso decisamente bene: i voti a scuola sono migliorati, avevo una piccola compagnia con cui uscire e alla fine mi sono diplomato con ottimi risultati. Ciononostante penso che quell'anno o poco più di isolamento abbia in qualche modo compromesso il corretto sviluppo della mia intelligenza sociale, rendendomi più restio nei rapporti con le persone e meno propenso ad aprirmi completamente (cosa che invece facevo prima). Questo veniva (e viene) percepito dagli altri, che infatti non mi hanno mai considerato un vero amico, ma più un compagno momentaneo. Ovviamente a tutto ciò ha contribuito parzialmente lo status di "asociale sfigato" che mi ero costruito nel mio ambiente scolastico, il quale mi rendeva poco attraente per le ragazze e una persona trascurabile per i ragazzi.

Per quanto riguarda i tentativi di approccio con le ragazze posso dire che fino a oggi sono stati pressoché vani. Non sono una persona che ci prova con chiunque sia chiaro, al contrario cerco di selezionare attentamente la mia possibile partner tramite caratteristiche fisiche che mi trasmettano una certa serenità interiore, per poi tentare l'approccio. Questo metodo finora è risultato fallace più volte, dato che spesso le ragazze che approciavo si sono rivelavate molto peggiori dell'immagine che mi ero costruito di loro nella mia testa e mi hanno rifiutato abbastanza seccatamente. Sono stato anche preso in giro da una ragazza, la quale mi ha chiesto favori su favori, consapevole del mio interesse nei suoi confronti, per poi respingermi brutalmente quando le cose si sono rese più palesi. Neanche a dirlo, questi rifiuti causano in me crisi di autostima profonde e completo disinteresse sociale (e sessuale) per il periodo appena successivo. L'ultimo in ordine cronologico (pochi mesi orsono) è stato quello più duro per me da digerire. Non ho sbagliato assoluatamente nulla nell'approccio, non ho fatto pressioni di alcun tipo, eppure la ragazza mi ha respinto. Non sono un tipo aggressivo o impulsivo in questo tipo di cose, anzi: sono molto gentile e affabile, spesso cerco di instaurare un rapporto di amicizia con la ragazza che mi interessa. Tuttavia questo atteggiamento fallisce. Di aspetto mi considero un ragazzo carino, non bello ma abbastanza appetibile. Ovviamente qualche ragazza ha manifestato i suoi interessi nei miei confronti, ma queste non rispondevano ai canoni fisici/estetici che richiedevo (che assicuro essere per niente pretenziosi).

Spero di essere stato sufficientemente esuariente. Grazie.
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