Ansia generalizzata e parafilia
Buongiorno,
sono un ragazzo di 26 anni e da qualche anno (purtroppo) soffro di ansia legata ad alcune situazioni sociali. Sempre da qualche anno ho una parafilia (ho controllato in internet) che mi imbarazza molto e che non ho mai rivelato a nessuno: sono infatti "affetto" da urofilia, una mania che mi ha spinto a navigare in internet in diversi siti pornografici. Già da molto tempo pensavo di chiedere un aiuto per risolvere i miei problemi e da circa un paio di mesi ho effettivamente cominciato una terapia con una psicologa psicoterapeuta, in seguito a un periodo particolarmente stressante in cui ho provato (e tuttora provo) molta ansia "sociale". La psicologa mi suscita fiducia e io sto caricando di molte aspettative i nostri incontri.
Ho però un paio di perplessità. La principale sta nel fatto che non ho ancora menzionato la mia parafilia con la psicoterapeuta. Questa cosa un po' mi preoccupa, perché penso che sia un punto importante da discutere. A tal riguardo però c'è qualcosa che mi trattiene: innanzitutto è difficile discutere di questi argomenti, in secondo luogo ho paura di apparire come un depravato e che questo possa compromettere la terapia, e infine non vorrei "scandalizzare" la psicologa. Credo che debba essere preparata anche ad affrontare questi argomenti, ma non ne sono poi così sicuro... Un paio di sedute fa le ho detto che le avrei parlato di alcune questioni che avevano a che fare con la mia sfera sessuale, restando molto sul generico e chiedendole se fosse il caso di farlo così presto e se non stessi accelerando i tempi. Lei fondamentalmente mi ha risposto di parlargliene quando mi sentirò pronto. Nelle successive sedute ho praticamente fatto finta di niente, parlando d'altro. Spesso alla fine della seduta sento che aver sorvolato su questo aspetto è stata una grave mancanza da parte mia. C'è anche da dire che non mi sento onesto fino in fondo, dato che sto nascondendo questo aspetto importante. Che devo fare? Prendere il coraggio a due mani e impormi di parlarne la prossima volta?
L'altra cosa che mi rende perplesso è che, come ho scritto sopra, carico sempre di molta attesa e di sentimenti generalmente positivi i nostri incontri. In base alla vostra esprerienza di professionisti, è un bene o un male questo? Forse dovrei assumere un atteggiamento più prudente?
Vi ringrazio, saluti
sono un ragazzo di 26 anni e da qualche anno (purtroppo) soffro di ansia legata ad alcune situazioni sociali. Sempre da qualche anno ho una parafilia (ho controllato in internet) che mi imbarazza molto e che non ho mai rivelato a nessuno: sono infatti "affetto" da urofilia, una mania che mi ha spinto a navigare in internet in diversi siti pornografici. Già da molto tempo pensavo di chiedere un aiuto per risolvere i miei problemi e da circa un paio di mesi ho effettivamente cominciato una terapia con una psicologa psicoterapeuta, in seguito a un periodo particolarmente stressante in cui ho provato (e tuttora provo) molta ansia "sociale". La psicologa mi suscita fiducia e io sto caricando di molte aspettative i nostri incontri.
Ho però un paio di perplessità. La principale sta nel fatto che non ho ancora menzionato la mia parafilia con la psicoterapeuta. Questa cosa un po' mi preoccupa, perché penso che sia un punto importante da discutere. A tal riguardo però c'è qualcosa che mi trattiene: innanzitutto è difficile discutere di questi argomenti, in secondo luogo ho paura di apparire come un depravato e che questo possa compromettere la terapia, e infine non vorrei "scandalizzare" la psicologa. Credo che debba essere preparata anche ad affrontare questi argomenti, ma non ne sono poi così sicuro... Un paio di sedute fa le ho detto che le avrei parlato di alcune questioni che avevano a che fare con la mia sfera sessuale, restando molto sul generico e chiedendole se fosse il caso di farlo così presto e se non stessi accelerando i tempi. Lei fondamentalmente mi ha risposto di parlargliene quando mi sentirò pronto. Nelle successive sedute ho praticamente fatto finta di niente, parlando d'altro. Spesso alla fine della seduta sento che aver sorvolato su questo aspetto è stata una grave mancanza da parte mia. C'è anche da dire che non mi sento onesto fino in fondo, dato che sto nascondendo questo aspetto importante. Che devo fare? Prendere il coraggio a due mani e impormi di parlarne la prossima volta?
L'altra cosa che mi rende perplesso è che, come ho scritto sopra, carico sempre di molta attesa e di sentimenti generalmente positivi i nostri incontri. In base alla vostra esprerienza di professionisti, è un bene o un male questo? Forse dovrei assumere un atteggiamento più prudente?
Vi ringrazio, saluti
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(..)he devo fare? Prendere il coraggio a due mani e impormi di parlarne la prossima volta? (..)
assolutamente si, sarebbe come andare dal medico per un mal di pancia ed omettere di aver mangiato un chilo di nutella.
saluti
assolutamente si, sarebbe come andare dal medico per un mal di pancia ed omettere di aver mangiato un chilo di nutella.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.6k visite dal 03/05/2014.
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