Crisi di coppia dopo un aborto consigliato dai medici
buongiorno
sto insieme alla mia compagna da 8 anni, io divorziato senza figli, lei divorziata con due figli che ora hanno 15 e 19 anni.
Cinque anni fa abbiamo deciso di concepire un figlio che puntualmente è arrivato.
Con il passare del tempo, la crisi economica, le spese che aumentano, mi sono chiuso sempre di più in me stesso, non avevo voglia di uscire, mi curavo poco dei problemi dei figli, in testa avevo sempre il problema economico che mi tartassava anche di notte.
Aggiungo che avevo pochi stimoli sessuali, quindi piano piano siamo arrivati a farlo si e no una volta al mese.
Qui giustamente la mia compagna (Napoletana DOC) ha cominciato ha farmelo presente, ed io le spiegavo che il problema principale era lo stress di non riuscire ha far quadrare i conti.
Fino a che lei non ha sbroccato dicendomi che così non poteva andare avanti, al che ho cominciato a realizzare che stavo rovinando tutto, mi sono messo nei suoi panni e ho provato un forte dolore al pensiero di come si potesse sentire.
Nel frattempo pero lei aveva cominciato a cambiare atteggiamento nei miei confronti, ha cominciato ad uscire con le amiche, si trucchava spesso con tanto di autoscatti con il cellulare,.
A questo punto ho cominciato a parlare con lei di questa situazione ammettendo le mie colpe e soprattutto mettendo in atto dei cambiamenti nel mio comportamento.
Però ad un certo punto è intervenuto un altro problema, è rimasta in cinta.
Questo in lei a scatenato una reazione forte nei miei confronti, anche perché con la successiva visita ginecologica abbiamo appurato che non potevamo tenerlo per problemi i problemi medici scaturiti dai tre cesari precedenti.
Come se non bastasse il giorno stesso che mi ha comunicato di essere in cinta, ho scoperto che chattava con un uomo tramite il telefonino.
Ho affrontato la cosa chiedendogli subito spiegazioni e lei mi ha risposto che stava solo giocando, stava cercando di sentirsi desiderata, da qui ho cercato un dialogo maggiore cercando di capire quanto le avevo fatto male, e soprattutto facendogli vedere che stavo tornando ad essere quello che aveva conosciuto 8 anni fa.
Tutto mi faceva intendere che fosse cominciato un lungo cammino verso un ritrovata intesa, ma in realtà è rimasta un po' di freddezza da parte sua.
Quattro giorni fa il triste evento l' aborto, che mi ha causato un dolore che non potevo prevedere, naturalmente lei ne soffre di più e si vede.
Arrivando al punto, ieri ho cercato di parlare ancora con lei per capire cosa pensa, a che punto siamo, e lei mi ha spiegato che nonostante non crede che tra noi sia finita in questo momento si sente distante da me, mi chiede di avere pazienza.
Una dote che ho sempre avuto ma in questo caso non ho, l' angoscia mi pervade, cerco di stare tranquillo ma a volte mi viene da piangere, non so più come devo comportarmi.
Ho bisogno di aiuto , forse mi ritiene responsabile dell'aborto che ha dovuto subire?
sto insieme alla mia compagna da 8 anni, io divorziato senza figli, lei divorziata con due figli che ora hanno 15 e 19 anni.
Cinque anni fa abbiamo deciso di concepire un figlio che puntualmente è arrivato.
Con il passare del tempo, la crisi economica, le spese che aumentano, mi sono chiuso sempre di più in me stesso, non avevo voglia di uscire, mi curavo poco dei problemi dei figli, in testa avevo sempre il problema economico che mi tartassava anche di notte.
Aggiungo che avevo pochi stimoli sessuali, quindi piano piano siamo arrivati a farlo si e no una volta al mese.
Qui giustamente la mia compagna (Napoletana DOC) ha cominciato ha farmelo presente, ed io le spiegavo che il problema principale era lo stress di non riuscire ha far quadrare i conti.
Fino a che lei non ha sbroccato dicendomi che così non poteva andare avanti, al che ho cominciato a realizzare che stavo rovinando tutto, mi sono messo nei suoi panni e ho provato un forte dolore al pensiero di come si potesse sentire.
Nel frattempo pero lei aveva cominciato a cambiare atteggiamento nei miei confronti, ha cominciato ad uscire con le amiche, si trucchava spesso con tanto di autoscatti con il cellulare,.
A questo punto ho cominciato a parlare con lei di questa situazione ammettendo le mie colpe e soprattutto mettendo in atto dei cambiamenti nel mio comportamento.
Però ad un certo punto è intervenuto un altro problema, è rimasta in cinta.
Questo in lei a scatenato una reazione forte nei miei confronti, anche perché con la successiva visita ginecologica abbiamo appurato che non potevamo tenerlo per problemi i problemi medici scaturiti dai tre cesari precedenti.
Come se non bastasse il giorno stesso che mi ha comunicato di essere in cinta, ho scoperto che chattava con un uomo tramite il telefonino.
Ho affrontato la cosa chiedendogli subito spiegazioni e lei mi ha risposto che stava solo giocando, stava cercando di sentirsi desiderata, da qui ho cercato un dialogo maggiore cercando di capire quanto le avevo fatto male, e soprattutto facendogli vedere che stavo tornando ad essere quello che aveva conosciuto 8 anni fa.
Tutto mi faceva intendere che fosse cominciato un lungo cammino verso un ritrovata intesa, ma in realtà è rimasta un po' di freddezza da parte sua.
Quattro giorni fa il triste evento l' aborto, che mi ha causato un dolore che non potevo prevedere, naturalmente lei ne soffre di più e si vede.
Arrivando al punto, ieri ho cercato di parlare ancora con lei per capire cosa pensa, a che punto siamo, e lei mi ha spiegato che nonostante non crede che tra noi sia finita in questo momento si sente distante da me, mi chiede di avere pazienza.
Una dote che ho sempre avuto ma in questo caso non ho, l' angoscia mi pervade, cerco di stare tranquillo ma a volte mi viene da piangere, non so più come devo comportarmi.
Ho bisogno di aiuto , forse mi ritiene responsabile dell'aborto che ha dovuto subire?
[#1]
Gent.le Utente,
la situazione che ci descrive è piuttosto complessa, non complicata, ma ricca di implicazioni che meriterebbero di essere adeguatamente approfondite all'interno di un colloquio di coppia con uno Psicologo-Psicoterapeuta.
Il disagio nella relazione di coppia e il dolore per l'interruzione della gravidanza potrebbero rappresentare l'opportunità per innescare un processo di cambiamento necessario a creare le condizioni per un'evoluzione costruttiva nella relazione di coppia.
la situazione che ci descrive è piuttosto complessa, non complicata, ma ricca di implicazioni che meriterebbero di essere adeguatamente approfondite all'interno di un colloquio di coppia con uno Psicologo-Psicoterapeuta.
Il disagio nella relazione di coppia e il dolore per l'interruzione della gravidanza potrebbero rappresentare l'opportunità per innescare un processo di cambiamento necessario a creare le condizioni per un'evoluzione costruttiva nella relazione di coppia.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Utente
grazie mille per avermi risposto cosi velocemente.
In realtà alla mia compagna ho proposto una terapia di coppia, ma come immaginavo non ne vuol sentir parlare ( i panni sporchi si lavano in casa ).
Dato questo avrei bisogno se possibile di qualche consiglio su come agevolare questo percorso che stiamo affrontando.
Io, come le ho già detto sono impaziente di risolvere la cosa, il che credo sia sbagliato, inoltre sono anche un po' confuso.
A volte faccio troppa pressione su di lei e a volte non parlo proprio.
Mi sembra di sbagliare sempre, sicuramente questa situazione ha intaccato la mia autostima e mi sento depresso.
I miei stati d'animo cambiano nel giro di pochi secondi, in più andare da un professionista in questo momento sarebbe un problema economico.
Sicuramente chiedo tanto ma spero in qualche suo piccolo consiglio.
grazie comunque x il tempo che mi dedica.
In realtà alla mia compagna ho proposto una terapia di coppia, ma come immaginavo non ne vuol sentir parlare ( i panni sporchi si lavano in casa ).
Dato questo avrei bisogno se possibile di qualche consiglio su come agevolare questo percorso che stiamo affrontando.
Io, come le ho già detto sono impaziente di risolvere la cosa, il che credo sia sbagliato, inoltre sono anche un po' confuso.
A volte faccio troppa pressione su di lei e a volte non parlo proprio.
Mi sembra di sbagliare sempre, sicuramente questa situazione ha intaccato la mia autostima e mi sento depresso.
I miei stati d'animo cambiano nel giro di pochi secondi, in più andare da un professionista in questo momento sarebbe un problema economico.
Sicuramente chiedo tanto ma spero in qualche suo piccolo consiglio.
grazie comunque x il tempo che mi dedica.
[#3]
"ho proposto una terapia di coppia, ma come immaginavo non ne vuol sentir parlare ( i panni sporchi si lavano in casa )"
Purtroppo è ancora molto diffusa la convinzione che lo Psicologo possa giudicare le persone e i loro comportamenti, nulla di più fuorviante da ciò che accade all'interno dello spazio protetto del colloquio, durante il quale il compito del professionista è quello di instaurare un'alleanza terapeutica attraverso la sospensione del giudizio e l'a considerazione positiva incondizionata del cliente.
E' importante che insieme a sua moglie possiate avere uno spazio d'ascolto dei vostri vissuti per individuare i bisogni affettivi reciproci, si tratta di un processo che andrebbe facilitato da un interlocutore qualificato (psicologo-psicoterapeuta).
Naturalmente non può obbligare a sua moglie a partecipare al colloquio, ma può condividere il suo desiderio di chiedere aiuto ed eventualmente, andare da solo, a volte, uno dei due partner ha bisogno di un tempo maggiore per riuscire a prendere la decisione, ma vedere che l'altro ci è riuscito e ha uno specialista che lo sta aiutando, può essere determinante per trovare il coraggio di fare la scelta.
Purtroppo è ancora molto diffusa la convinzione che lo Psicologo possa giudicare le persone e i loro comportamenti, nulla di più fuorviante da ciò che accade all'interno dello spazio protetto del colloquio, durante il quale il compito del professionista è quello di instaurare un'alleanza terapeutica attraverso la sospensione del giudizio e l'a considerazione positiva incondizionata del cliente.
E' importante che insieme a sua moglie possiate avere uno spazio d'ascolto dei vostri vissuti per individuare i bisogni affettivi reciproci, si tratta di un processo che andrebbe facilitato da un interlocutore qualificato (psicologo-psicoterapeuta).
Naturalmente non può obbligare a sua moglie a partecipare al colloquio, ma può condividere il suo desiderio di chiedere aiuto ed eventualmente, andare da solo, a volte, uno dei due partner ha bisogno di un tempo maggiore per riuscire a prendere la decisione, ma vedere che l'altro ci è riuscito e ha uno specialista che lo sta aiutando, può essere determinante per trovare il coraggio di fare la scelta.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.1k visite dal 28/04/2014.
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