Trauma ricovero

Gentili dottori,

mia sorella è stata ricoverata qualche tempo fa in psichiatria a causa di una psicosi acuta. Ora è sotto osservazione per capire se sia una cosa benigna o ci sia qualche radice più profonda. Tuttavia scrivo a voi per un parere riguardo l'instaurare una relazione il più possibile onesta e sincera con lei. Mi spiego: purtroppo alla situazione già complicata, si aggiunge che mia sorella (18 anni, ottima salute, mai precedenti in ospedali e affini, sempre coccolata come la piccola di casa) ha subito un forte trauma da ricovero. I miei genitori avevano notato che era taciturna da giorni, aveva atteggiamenti diciamo poco attinenti con la realtà e dopo aver provato a farle avere un colloquio con uno psicologo (che ha consigliato la visita psichiatrica) l'hanno portata in ospedale per un consulto psichiatrico come consigliato.
Qui i dottori hanno optato per un ricovero al quale nessuno di noi era pronto, sorpattutto mia sorella. Ora, dopo 3 settimane di ricovero e diagnosi ancora aperta, lei sta poco a poco riacquistando il contatto con la realtà e la cosa che sembra le pesi di più è proprio il trauma del ricovero.
Ogni giorno cerca di uscire, ci ripete che non ha fatto niente di male, e oggi , per la prima volta, ha comunicato a noi familiari che durante la prima notte visto che era troppo agitata è stata legata al letto con delle polsiere.
Questa cosa la sta destabilizzando molto e catalizza ora tutta la sua attenzione, senza farci neanche capire bene quale possa essere (se c'è) il motivo della sua psicosi iniziale.
I medici cercano di parlare con lei, ma lei non si fida di loro, degli infermieri e neanche di noi fino in fondo. Non riesce ancora a dormire la notte perchè ogni volta che chiude gli occhi ripensa al ricovero.
Ovviamente, essendo in ospedale, so che è al sicuro (a parte il primo approccio 'violento', tutti sono sempre molto gentili e cordiali con lei), ma io non so come posso relazionarmi al meglio con lei, per farle capire che non le vogliamo male ma lo stiamo facendo per il suo bene.

Lei sembra non ascoltare e nascondere quella che può essere la vera causa della psicosi iniziale. Parla molto della sua (nostra) infanzia, a volte dice di aver paura e terrore della vita vera (era questo che aveva cominciato a dire prima della psicosi acuta), ma non riesco a farla aprire con me, a fare in modo che lei si fidi di nuovo.
Sa che le voglio bene e so che mi vuole bene ma è come se avesse innalzato un muro che non riesco ad abbattere.
Come posso aiutarla?
Grazie mille
[#1]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
non è detto che sua sorella sappia cosa le sia successo e quali possono essere le cause che l'hanno spinta fin lì….

Soltanto i medici e gli psicologi, una volta rientrata la fase acuta, potranno aiutarla nell'introspezione e nel percorso di cura che riterranno più idoneo.

Per quanto riguarda lei, noni credo esistano metodi giusti o sbagliati, ma solo amore, sincerità ed empatia, anche chi è in fase delirante sente l'amore.

Cari auguri

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

nel reparto di psichiatria in cui è ricoverata Sua sorella non c'è la possibilità per voi parenti di poter parlare con lo psichiatra che segue Sua sorella e domandare specificamente al medico che cosa fare?

Mi pare infatti che Sua sorella abbia un vissuto persecutorio (es. i medici non capiscono e le sono ostili, ecc...). In tali circostanze non è mai una buona idea fare un esame della realtà, perchè sennò anche Lei che ci scrive potrebbe -nella mente di Sua sorella- far parte del complotto ai suoi danni.

Invece potrebbe essere una buona idea, alleandosi con medico, capire come aiutare Sua sorella, una volta posta la diagnosi.
Ad esempio, ascoltare ciò che Sua sorella ha da dire e che teme e domandare a lei personalmente le ragioni e le sue proposte, in modo da capire quali soluzioni potrebbero esserci in questo clima che Sua sorella vive come persecutorio.

Tenga presente che Sua sorella ha solo 18 anni e quindi questo ricovero è uno dei primi allontanamenti da casa (da adulta, intendo), probabilmente vissuto come una costrizione.

I medici che cosa Le dicono a riguardo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Grazie mille ad entrambi per le gentili risposte.
Sì, ho parlato con i medici che l'hanno ricoverata, ma la 'sfortuna' è che la dottoressa che la segue durante il ricovero (della quale ha comunque cominciato a fidarsi) è in ferie per una settimana e durante questo lasso di tempo la percezione di mia sorella riguardo il ricovero, nonchè il suo comportamento sono cambiati, da questo nasce il mio senso di inadeguatezza nell'approcciarmi per ora con lei.
Per ora comunque non c'è una diagnosi certa ancora, essendo il primo ricovero di mia sorella ci stanno giustamente andando molto cauti, anche con i medicinali.

Sicuramente lei ha bisogno di essere ascoltata, ed è quello che tutti noi cerchiamo di fare, il problema (mio) è che essendo i tempi di recupero di questo tipo di problemi molto lunghi a volte perdo la pazienza con lei, non perchè non le voglia bene, ma perchè anche io stessa ho fatica ad accettare il suo comportamento, conoscendo come era prima mi sembra assurdo vederla così, quasi non riconoscerla.
Non fraintendetemi, le voglio un bene dell'anima e passo tutto il tempo possibile con lei cercando di fare quello che posso per farla stare bene ma il muro che ha eretto per escludere tutti, me compresa, a volte è difficile da comprendere razionalmente.

Per questo cerco di raccogliere comunque il più pareri e consigli possibili, perchè siamo anche noi familiari confusi quasi quanto lei dalla situazione e ci sentiamo impotenti.
Grazie mille a voi per l'ascolto, in ogni caso.
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Capisco, chiaramente può capitare di perdere la pazienza, ma ritengo sia molto importante per voi parenti imparare come relazionarvi con lei per il suo bene e per poter collaborare pienamente con i medici che la seguono e favorendo sia la compliance sia la riuscita di una eventuale terapia.

Potrebbe informarsi se ci sono gruppi di sostegno/terapia per i parenti di pz. psicotici, perchè è fondamentale imparare a relazionarsi nella maniera migliore, senza colludere con la patologia del proprio congiunto, come purtroppo spesso accade.

Comprendo che a causa di questi ponti per le vacanze molti medici siano in ferie, ma non appena tornerà il curante chieda un colloquio per voi parenti proprio per parlare delle difficoltà relazionali che incontrate e di come fare per aiutare Sua sorella.

Cordiali saluti,