Abbuffate notturne, incontrollabili

Spettabile Staff di Medicitalia ho 36 anni e vi scrivo perchè, ultimamente, ho un problema legato all'insonnia e all'alimentazione sregolata. Fino allo scorso anno, ho sofferto di depressione con attacchi di panico ed agorafobia ed ero in cura da uno psichiatra con Zoloft, Xanax e Lirica. Finchè seguivo la terapia farmacologica, la situazione era sotto controllo e, con essa, sia l'ansia,lo stress, il sonno e l'alimentazione. Stavo bene.
Non mi svegliavo ripetutamente di notte, come mi accade ora, per mangiare. Da circa 3 -4 mesi, praticamente tutte le notti, non ho un sonno regolare e, nonostante
cerchi sempre di coricarmi alla stessa ora, mi risveglio anche 5-6 volte a
notte e mangio. Perlopiù cibi dolci, cioccolato, biscotti. Non ingerisco
quantità spropositate, ma una media di 500-600 calorie a notte. Sono ancora
magra, per natura e perchè sopperisco alle abbuffate con molta attività fisica
(c'è da aggiungere poi, che durante il giorno, a colazione e pranzo, mi
regolo). E' ormai diventato un circolo vizioso, che mi sta creando
preoccupazione (quando cala la sera, mi cresce l'ansia per la nottata a cui
andrò incontro), disistima perchè non riesco a controllare qualcosa che è
divenuto più forte di me, paura delle conseguenze che tale atteggiamento potrà
avere sul mio fisico e sulla mia mente. Solo dopo aver mangiato in maniera
compulsiva, come fosse una sorta di sfogo o di riempitivo, sul momento mi sento
meglio, ma poi la mattina sono assalita dal senso di colpa e mi sottopongo,
prima di andare al lavoro, ad estenuanti camminate per cercare di smaltire
quelle calorie assunte in maniera incontrollata. Inutile dire che, durante il
giorno, non mi sento al pieno delle mie facoltà e, soprattutto ora con la
primavera, comincio ad accusare molta stanchezza, anche e soprattutto
mentale. E le camminate, che prima rappresentavano una piacevolezza, perchè mi
scaricavano e rigeneravano, ora stanno diventando un dovere, una specie di auto-imposizione. Un'equazione illogica: più mangio la notte, più devo camminare e smaltire. Mi sono rivolta a voi, perchè capisco di avere un problema, ne sono consapevole e, da sola, non riesco a venirne fuori. Le ho provate di tutte: tisane rilassanti, pillole per controllare la fame nervosa, leggere prima di coricarmi, uscire, ripulire la dispensa da cibi potenzialmente pericolosi, ma è tutto inutile. C'è qualcosa di emotivamente sbagliato, in me, e vorrei curarlo.
Sperando in una vostra risposta, vi saluto e vi ringrazio.
[#1]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

per me l'unico suggerimento che è possibile darLe è ripetere le Sue parole.

Tornare dallo psichiatra ed informarlo degli effetti della sospensione della terapia.
Una volta ristabilizzato l'equilibrio biochimico intraprendere anche un percorso di sostegno psicologico.

Uno degli aspetti emotivamente sbagliati riguarda il voler far da sola ed il volersi curare da sola.
Mi dispiace sottolinearglieLo ma non ha la conoscenza scientifica per farlo. Al massimo può decidere da chi farsi curare, quindi a chi affidarsi nel percorso di cura.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#2]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
...Le ho provate di tutte...
anche una psicoterapia ?

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#3]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>> Le ho provate di tutte: tisane rilassanti, pillole per controllare la fame nervosa, leggere prima di coricarmi, uscire, ripulire la dispensa da cibi potenzialmente pericolosi, ma è tutto inutile.<<
questo significa semplicemente cercare di gestire un problema importante (psicopatologico) in maniera autonoma, difficilmente riuscirà da sola a "curare" le sue difficoltà e suoi disagi che sono pervasivi e sembrano interessare diversi aspetti della sua personalità.

Iniziare una psicoterapia potrebbe essere molto utile per lei. Aveva già pensato a questa ipotesi?






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#4]
Dr.ssa Donatella Bielli Psicoterapeuta, Psicologo 5
Gentile utente,
forse le sarebbe utile consultare nuovamente lo psichiatra che l'ha seguita lo scorso anno e magari affiancare una psicoterapia. Generalmente si trae beneficio dall'essere indirizzati verso una migliore strutturazione dei pasti, unitamente all'eliminazione di bevande stimolanti come il caffè e il tè. Utile anche imparare a gestire meglio lo stress non evitabile e imparare qualche tecnica di rilassamento. Vi sono anche accorgimenti per migliorare l'igiene del sonno e per ridurre l'aspettativa catastrofica dell'imminente sonno disturbato, che di certo lo alimenta. Importante anche non tenere in casa cibi di pronto consumo, che mi sembra già faccia, e non ultimo imparare a contrastare i pensieri disfunzionali che possono favorire l'alimentazione notturna e i pensieri disfunzionali di colpa che la seguono. Sono tante le componenti di un comportamento alimentare disturbato e vanno prese tutte in considerazione in un adeguato contesto. Anche la componente emotiva è molto importante, va analizzata e gestita con accuratezza.
Cordiali saluti

Dr.ssa DONATELLA BIELLI
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale.

[#5]
Utente
Utente
Grazie a tutti voi, per le risposte e per i validi consigli. Vorrei dire che non ho assolutamente la presunzione di potercela fare da sola. Anzi, la mia consapevolezza è proprio che autonomamente non sono in grado di risolvere il problema. Da settembre, vado da uno psicoterapeuta, una volta alla settimana ma mi rendo conto che non ho la situazione sotto controllo. Sarà perchè, il mio terapeuta, forse, non è specializzato in disturbi legati all'alimentazione? Sta di fatto che, a distanza di mesi, non sto bene.
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

lo psicoterapeuta specializzato in disturbi dell'alimentazione non esiste; lo psicologo specializzato in psicoterapia è il professionista adatto per trattare la patologia di cui parla.

Quale diagnosi è stata posta?

Quale tipo di trattamento è stato impostato fin qui?
In che cosa consiste la psicoterapia che sta facendo?

"Un'equazione illogica: più mangio la notte, più devo camminare e smaltire."
Mi pare molto logica, invece, nella mente delle persone che hanno un funzionamento da anoressica...
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html

Sta compilando dei diari alimentari per comprendere meglio il distubo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#7]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Sei mesi di psicoterapia sono pochi per poter risolvere il suo disagio, ma se sente che la situazione è sempre la stessa o che non sono stati fatti miglioramenti, sarebbe il caso parlarne con il Collega che la sta seguendo, per fare il punto della situazione.

>>Sarà perchè, il mio terapeuta, forse, non è specializzato in disturbi legati all'alimentazione?<<
l'importante è che sia specializzato in psicoterapia. Può verificare questo consultando il link:
https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi





[#8]
Utente
Utente
Gentile Dr.ssa Pileci, grazie della risposta, intanto. Lo psicoterapeuta che mi segue mi sottopone a sedute, di un'ora con frequenza settimanale, in cui mi fa raccontare tutto ciò che ho fatto durante la settimana, comprese le sensazioni e, a volte, facciamo delle esperienze di immersione nell'inconscio in cui, attraverso lui, immagino me da bambina proiettata prima nel passato e poi nel futuro, per ricollocare i traumi subiti nel passato oppure mi fa rilassare facendomi ripetere, quasi fosse un mantra, che il mio corpo è sereno, leggero e rilassato. Non so che tipo di terapia sia (?), e tantomeno conosco la diagnosi ma sento che sono molto lontana dal benessere. Ho sofferto di un "funzionamento da anoressica", come lo definisce Lei, in adolescenza (nascondevo il cibo, per richiamare l'attenzione dei miei genitori), poi, qualche anno dopo, ho avuto una fase da simil-bulimica in cui ingurgitavo quantità spropositate di alimenti, a qualunque ora, senza tregua (misi su diversi chili). Riconosco, oggi, di essere abbastanza ossessionata dal cibo e di non avere un buon rapporto con esso, se non in sporadici momenti. Talvolta, non ho un'esatta cognizione del mio corpo (a volte mi osservo allo specchio e vedo una figura snella, piacevole, altre volte, magari pure osservandomi nello stesso giorno, mi vedo grossa e arriva la disistima) e mi rivedo in certi punti del link che mi ha postato (Grazie!). Inizierò a tenere dei diari alimentari in cui scrivere ciò che mangio durante il giorno e durante la notte. Credo di aver bisogno di ristrutturare e strutturare il mio iter alimentare e emotivo.
[#9]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Se ritiene che la psicoterapia non sia d'aiuto nella Sua situazione, potrebbe prendere in considerazione l'idea di cambiare terapeuta.
E' vero, come asseriscono anche i Colleghi, che sei mesi di terapia sono pochi per un disturbo così grave e che si porta da tempo, ma credo che una parte fondamentale del lavoro psicologico sia proprio quello di lavorare sia sul sintomo sia su ciò che genera il problema.

Cordiali saluti,
[#10]
Utente
Utente
Gentile Staff di Medicitalia, nel ringraziarvi per le vostre risposte e per i consigli che mi sono sentita di seguire, vorrei riaggiornarvi sul mio stato di salute. Alla fine, come da vs suggerimento, mi sono rivolta allo psichiatra presso cui è in cura mio padre (un luminare, nel settore), per definire meglio l'entità del mio problema,apparentemente legato ad una scorretta condotta alimentare. La sua diagnosi è disturbo ciclotimico bipolare (ossessioni sul cibo, fobie, stati di ansia generalizzata etc sarebbero tutte concause secondarie di un umore altalenante e in continua oscillazione) e, al momento, ha scartato una terapia psicologica a favore di una cura farmacologica a base di Lamictal, per stabilizzare l'umore e l'equilibrio. Cura che ho cominciato in questi giorni, sperando di trarne presto giovamento anche se consapevole che ci metterà del tempo per entrare in circolo. A suo dire, l'essere figlia di un padre con una grave psicosi maniaco-depressiva già predispone a tale disturbo (non è una regola, ma nel mio caso sì, per questo mi ha sempre monitorata) e, nel mio caso, unita ad una tendenza caratteriale e al fatto di avere assunto antidepressivi per lungo tempo ha favorito il viraggio della mia personalità e le oscillazioni umorali che, oggi, sto curando. Ha aggiunto che, più in là, quando il farmaco avrà sortito il suo effetto, potremo prendere in considerazione una terapia cognitivo comportamentale,ma ora non avrebbe senso. E, ahimè, dovrò curarmi per sempre con gli stabilizzanti, per evitare che il disturbo si cronicizzi e diventi invalidante, come nel caso di mio padre. Volevo riaggiornarvi sulla mia situazione attuale e ringraziarvi, per la vostra umanità e cortesia, che ho molto apprezzato.
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