Domande su ansia

Salve, sono una ragazza di 27 anni, ex agonista (facevo ginnastica ritmica). Ho praticato il mio sport per 15 anni e poi ho deciso di smettere (ormai 7anni fa) perchè non ne potevo più dei lunghi e quotidiani allenamenti, delle diete ferree per mantenere un basso peso forma, dei sacrifici insomma. La cosa che più amavo al mondo era diventata un incubo.
Da piccola ero considerata "molto brava" ed ero molto responsabilizzata per questo, dalla squadra e dalle mie allenatrici. Crescendo, a volte non reggevo la pressione di tutta questa responsabilità e mi capitava, durante una gara, di sbagliare e ci rimanevo male per giorni, quasi come se non me lo perdonassi.. avevo perso l'incoscienza di quando ero piccola e avevo il terrore di fallire.
Quando avevo 14/15 anni il mio fisico aveva iniziato a cambiare, non ero + magrissima e avevo iniziato a mettere su "qualche chilo". Lo dico tra virgolette perchè ero comunque, agli occhi di un non-sportivo, molto magra. Questa cosa mi veniva rinfacciata dalle allenatrici del centro e io mi sentivo sempre in colpa quando mangiavo -anche se solo una volta alla settimana- un gelato.
Dopo che ho smesso ho avuto anni molto brutti, in cui non avevo + uno scopo nella vita, seppure cosi giovane, e niente mi interessava più. Ho avuto una storia sentimentale con un ragazzo per quasi 5 anni ed è stata la mia vera grande passione dopo lo sport...totalizzante. E' finita anche questa storia ed è iniziato il periodo più brutto della mia vita, intorno ai 23 anni. Ho iniziato a soffrire di attacchi di panico e paura di avere tutte le malattie possibii: andavo a letto la sera pensando che non mi sarei piu svegliata la mattina seguente.
Per un anno sono andata avanti cosi, tra alti e bassi, trascinandomi attraverso un'università che non mi rendeva felice, poichè niente aveva più senso per me. Poi i miei mi hanno convinta ad andare in terapia (una psicoterapia di tipo psicodinamico) e da lì è iniziata pian piano la mia risalita. Ho anche anche assunto zoloft per 1 anno e 1/2 e i sintomi sono spariti!
Lo psichiatra mi ha voluto togliere il farmaco (gradualmente) dicendo che ormai stavo bene e la psicoterapia è stata diradata. Sono anche in una relalzione sentimentale stabile :)
Oggi mi ritrovo dopo un lungo periodo di benessere (di 2 anni) in cui i sintomi erano solo un ricordo a riprovare, anche se in maniera attenuata, alcuni sintomi vecchi.Le "fisse" sono cambiate: non ho + paura di avere una malattia, ma mi domando all'improvviso se sono davvero soddisfatta del mio rapporto col mio ragazzo e questo mi fa pensare "allora sei lesbica".. ma io so che non lo sono!! Non si cambia da un giorno all'altro a 27 anni e le donne non mi hanno mai attratta, se non per ammirazione o perchè erano "più magre di me" (al tempo dello sport). La mia terapeuta dice che i sintomi vecchi ("attacchi di panico e ipocondria") e ora sono solo dovuti al periodo di stress che sto vivendo (fine università).
Io vorrei stare bene e lei non mi sta Aiutando!
[#1]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

> Io vorrei stare bene e lei non mi sta Aiutando!

Come fa a saperlo?
Definisca "stare bene": quali sono i parametri questa generalissima frase che vuol dire tutto e niente?
Per i golosi stare bene vuol dire un bel bignè alla crema...
Per gli amanti dello sport una bella scalata in roccia a mani nude...

Ma Lei lo ha detto alla psicologa?

Vero che non si cambia da un giorno all'altro orientamento sessuale (salvo rari casi); però si può cambiare idea, e si può cambiare psicologo, o si può cambiare modo di porsi in psicoterapia.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#2]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Non volevo dire che la psicoterapeuta NON mi sta più aiutando in assoluto (avevo finito i caratteri disponibili per il consulto): intendevo dire che la mia terapeuta sostiene che io sto bene e che i sintomi che ho possono considerarsi "normali" perchè sto attraversando momenti di stress.
Vedersi una volta ogni 4 o 5 settimane a me in questo periodo non sta aiutando, era questo che intendevo dire.

Io pensavo che dopo anni di psicoterapia una persona potesse stare meglio di cosi: meglio rispetto alla comparsa dei sintomi!
I pensieri intrusivi che ogni tanto mi tornano e che riguardano vari aspetti (es. orientamento sessuale, es. ricordare o non ricordare le cose, ecc) sono tutti temi ossessivi e lo so bene! Ma mi fanno stare male lo stesso e vorrei che non si presentassero più...
E' possibile questo? non dovrebbe essere un obiettivo di tutte le psicoterapia far stare bene il paziente, nel senso di renderlo a lungo andare asintomatico?

Lei mi chiede se l'ho detto alla psicologa: se si riferisce al fatto che "lei non mi sta aiutando in questo momento"--> no, perchè è difficile per me, appunto, valutare se mi stia o non mi stia effettivamente aiutando. Diciamo che vorrei che fosse lei a non sminuire questi sintomi con un "è tutto nella norma, passeranno". Ma QUANDO passeranno? E PERCHE' mi infastidiscono ancora quando si presentano? Seppure io ne conosco bene i meccanismi ormai?
Cosa sbaglio in psicoterapia? Io credo di impegnarmi molto nelle sedute...

P.s non ho capito cosa intende con: "però si può cambiare idea, e si può cambiare psicologo, o si può cambiare modo di porsi in psicoterapia" --> in che senso si può cambiare idea? Sull'orientamento sessuale o sulla psicoterapia?
Io non credo veramente di essere lesbica.. so che non lo sono, ma non capisco perchè mi si presenta quel tipo di pensiero quando magari ho una normale discussione col mio ragazzo o mi chiedo se è quello giusto per me, per un futuro. Queste sono normali domande che tutti possono farsi, senza bisogno di pensare che ci sia qualcosa in me che non va (es. che sono incapace di godermi le cose belle della vita) o senza bisogno di pensare che sono diventata ad un tratto lesbica...!! E invece a me scattano quei pensieri a volte!
[#3]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<E invece a me scattano quei pensieri a volte!>

Gentile Ragazza,
sembra avvitarsi in dubbi ossessivi, è probabile che il termine del percorso universitario, un cambiamento importante di per sé fonte di stress, concorra a sostenere il problema.

Non si diventa comunque omosessuali da un giorno all'altro, come lei stessa ha sottolineato, il suo sembrerebbe verosimilmente un problema legata all'ansia.

Dovrebbe riparlarne con la sua curante sottolineando la sua necessità di lavorare su questo disagio.

Fatto questo può poi valutare se eventualmente cambiare terapeuta, magari con un approccio terapeutico attivo e focalizzato.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
La ringrazio tanto dottoressa Rinella.
Sono sempre stata eterosessuale fin da ragazzina, infatti.
Volevo chiederle un'altra cosa, sempre collegata: da un disturbo d'ansia di questo tipo, con una terapia focalizzata, si puo' guarire?
Ho paura che la mia terapeuta possa pensare che non ho piu fiducia in lei...ma anche io vorrei affrontare una terapia diversa!
Grazie a tutti per gli interventi
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
" Ma QUANDO passeranno? E PERCHE' mi infastidiscono ancora quando si presentano? Seppure io ne conosco bene i meccanismi ormai?"

Conoscere i meccanismi di un disturbo psicopatologico e del proprio in particolare può essere di aiuto per cominciare a diventare più consapevoli del proprio modo di funzionare, ma non è terapeutico, in quanto nelle psicoterapie attive e focalizzate (come ad esempio quella di tipo cognitivo-comportamentale) è indispensabile iniziare a FARE delle cose, prescritte dallo psicoterapeuta, per modificare il disturbo.
Spesso infatti si mettono in atto condotte e soluzioni che non fanno altro che amplificare il problema.

Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html

"da un disturbo d'ansia di questo tipo, con una terapia focalizzata, si puo' guarire?"
Direi di sì, in quanto i disturbi d'ansia sono molto semplici da trattare; ciò che complica le cose nel trattamento dei disturbi d'ansia è la variabile tempo: più tempo passa e meno facilmente si interviene. Lei è però molto giovane e probabilmente con un approccio più focalizzato riuscirà a spezzare quei meccanismi che generano e mantengono il problema.

Legga anche qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3715-la-rimuginazione-ossessiva-come-risolverla.html

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#6]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Cara dott.ssa Pileci,
ho letto con attenzione entrambi i post che lei mi ha indicato. Mi ha colpito questo passaggio (del 2° post): "Quando il pz. mette in atto nuove e più funzionali strategie comportamentali, iniziano a cambiare anche le strategie cognitive. Un principio fondamentale della teoria cognitivo-comportamentale è che emozioni, cognizioni e comportamenti si influenzato tra loro in modo circolare"--> mi piacerebbe apprendere questo tipo di competenza.. vorrei finalmente sentirmi padrona dei miei cambiamenti, e non solamente in balia di fortunate coincidenze che mi permettono di essere serena per + o meno lunghi periodi per, poi, ricadere nell'ansia.
E' così che mi sento, alle volte: in balia degli eventi.
Io vorrei essere padrona della mia vita. So che non si puo' controllare tutto, ma pensavo che la psicoterapia servisse proprio per sentirsi più padroni delle proprie emozioni, dei propri sentimenti..
O io sto sbagliando qualcosa, o questo orientamento (psicodinamico) non va bene per il mio problema d'ansia, oppure c'è qualcos'altro che mi sfugge e rimango così, in sospeso...
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Il controllo è un aspetto centrale del funzionamento delle persone che soffrono d'ansia, ma è proprio quando si abituano e apprendono a comportarsi in maniera diversa che anche la loro idea sul controllo si modifica.

Il punto centrale è che l'ansia non si tratta parlando e basta, ma imparando a fare ciò che non si è in grado di fare e che può modificare le convinzioni disfunzionali che, al contrario, mantengono il problema.

In genere i trattamenti d'elezione per i disturbi d'ansia sono focalizzati e prescrittivi, come appunto quello cognitivo-comportamentale.
In genere si tratta anche di trattamenti piuttosto brevi e limitati nel tempo.

La psicoterapia aumenta la mastery, cioè la padronanza che il pz. ha sulla propria vita: si parte proprio dalla maggiore consapevolezza (che però non è sufficiente per promuovere un cambiamento) sulle proprie emozioni, pensieri e comportamenti (tra loro strettamente collegati), per poi passare all'azione che genera il cambiamento.

Se una persona inizia a comportarsi in modo diverso, è chiaro che cambia anche ciò che sta dietro a tale comportamento (idee, credenze, emozioni, ecc...).

Cordiali saluti,
[#8]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
La ringrazio per la spiegazione, dott.ssa Pileci.
A questo punto non dovrebbe essere proprio la mia psicoterapeuta allora a consigliarmi un approccio più attivo e focalizzato?
O dovrei essere io, paziente, a sollevare questa necessità?

Grazie ancora
[#9]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Può anche sollevare Lei il problema, soprattutto se dopo un certo tempo ritiene di non ricevere l'aiuto richiesto.

In genere in base agli obiettivi terapeutici fissati, si fa una valutazione di metà percorso e può essere il pz. stesso a chiederla.

Ma vista la titubanza ("...Ho paura che la mia terapeuta possa pensare che non ho piu fiducia in lei...") posso chiederLe come si trova con la terapeuta?

Cordiali saluti,
[#10]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Con la terapeuta mi trovo molto bene, si è instaurato un buon legame dopo tutti questi anni.
Il problema è proprio questo: sono io che mi sento "sbagliata" perchè dopo questo tempo pensavo che avrei risolto il problema, e invece continua a ripresentarsi alle volte.. e quando lo faccio presente mi sento dire che la sua psicoterapia scava a fondo e ci vuole tempo.. e penso che se lei mi dice così sia in buona fede e allora devo essere io che : o sono resistente al cambiamento, oppure non so... Io ci metto il mio impegno, o così mi sembra!!
A volte ho paura di deludere la mia terapeuta, anche se so che è tutta una mia paura e lei non è delusa perchè è il suo lavoro ed è pagata per questo e non mi giudica, e altre volte sono un po' seccata perchè vedo che non ho risolto completamente il problema.. e mi dico: se ci fosse un modo + risolutivo, perchè non propormelo? Forse non vuole che io abbandoni la terapia perchè pensa di potermi aiutare oltre?

Ho paura di essere presuntuosa a dire alla mia terapeuta che vorrei provare un altro tipo di terapia.. ho paura di lasciare la strada vecchia per la nuova...
[#11]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Come ho scritto nell'articolo linkato sopra, in psicoterapia non è sempre necessario scavare a fondo per poter risolvere un problema, soprattutto nei disturbi d'ansia o ossessivi, perchè in questi ultimi casi non si fa altro che alimentare il disagio e peggiorare la situazione!

Una volta che si è scavato a fondo nel passato, come si risolve il problema? Non si risolve, come Lei ci sta ben dimostrando!

Allora è il caso di implementare tutte quelle strategie che permettono al pz. di imparare a gestire l'ansia, comportandosi in modo diverso e determinando cambiamenti utili.

Cordiali saluti,
[#12]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

visto che si trova bene con la terapeuta allora il cambiare potrebbe riferirsi proprio al cambiare modo di stare in terapia.

Quando del suo star male attuale dipende dal fatto che

> l'ho detto alla psicologa ... no, perchè è difficile per me, appunto, valutare se mi stia o non mi stia effettivamente aiutando.

Gentile Utente (ripeto per dare enfasi) va bene che noi psicologi nell'immaginario della gente leggiamo la mente, ma le assicuro che la lettura della mente diventa più agevole se la persona ci aiuta a sfogliare le pagine. :)

> A volte ho paura di deludere la mia terapeuta

E' molto bello da parte Sua preoccuparsi per la salute mentale della Sua terapeuta, anche se in realtà Lei paga la terapeuta affinchè sia lei ad occuparsi di Lei. La rassicuro sul fatto che un bravo terapeuta sa gestire anche queste delusioni.

Guardi che funziona un pò come dal medico: se Lei non dice di effetti collaterali del farmaco, non è detto che il medico se ne accorga.
Forse non è la poltrona della terapeuta ad esere scomada, ma Lei ad essere stanca di una certa posizione per cui le basta cambiare posizione per ritrovare la comodità. La poltrona, quindi va bene, devo solo sistemarmi meglio.

E come fa a sapere che il disagio di oggi non sia il segnale che il cambiamento arriva e che la cura sta facendo effetto perchè sta venendo fuori altro?

Lo può sapere solo parlando con la terapeuta. Daltronde, ripeto, la lettura della mente ancora non la insegnano.
Cambi atteggiamento in terapia, parlando di ciò di cui ha paura di parlare.
[#13]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(...)Io non credo veramente di essere lesbica.. so che non lo sono, ma non capisco perchè mi si presenta quel tipo di pensiero quando magari ho una normale discussione col mio ragazzo o mi chiedo se è quello giusto per me, per un futuro (..)

le consiglio questa lettura
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4051-i-pensieri-ossessivi-possono-diventare-reali.html

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#14]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Ringrazio tutti per gli interventi.

E' vero, devo espormi di più e non avere paura di deludere la terapeuta perchè sono io ad avere bisogno di lei non viceversa ovviamente.Se non ho capito male, però, Dott Bellizzi e Dott.ssa Pileci mi state consigliando due cose diverse: l'uno di continuare e aprirmi di più e l'altra di cambiare orientamento terapeutico?


Grazie anche al dott De Vincentiis e alla lettura consigliata. Mi ritrovo nei meccanismi spiegati e nelle paure elicitate da quei dubbi.

[#15]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

se fin qui un trattamento non ha funzionato, non credo proprio che continunado ad aprirsi (o a scavare nel profondo), cosa che tra l'altro sta già facendo, potrà incidere e cambiare la situazione.

Lei dice di averne già parlato con la terapeuta e la risposta è stata quella di avere delle resistenze al trattamento... Benissimo: in che modo sono state trattate tali resistenze al trattamento?
Perchè mi pare, da quanto scrive, che tali resistenze siano un po' colpa Sua se il metodo non funziona. Dico bene o ho capito male?

In altre parole, una volta che il pz. dimostra di avere queste "resistenze" al trattamento, dovrebbe esserci un modo per superarle e risolvere il problema una volta per tutte.
E Lei parla di anni di psicoterapia per un disturbo d'ansia.

Fermo restando che ci sono modelli psicoterapici diversi, una volta che il pz. non cambia e lo dice al terapeuta (che già lo vede prima che il pz. lo dica), è dovere del terapeuta adoperarsi per far stare bene il pz, oppure -se incurabile- comunicarlo con franchezza.

Cordiali saluti,
[#16]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

l'apertura ed il cambio di atteggiamento in una terapia in corso rappresenta il tentativo migliore che Lei possa fare, dato che cambiare terapeuta vuol dire raccontare sé stessi ad un'altra persona, e quindi dover iniziare nuovamente la costruzione dell'alleanza terapeutica.

Se poi la stessa difficoltà che sta già sperimentando (tenersi dentro qualcosa e paura di ferire il terapeuta) si dovesse ripresentare?

Se non altro adesso può sperimentare questo aspetto con la terapeuta che già la conosce (e che Lei ha a cuore, altrimenti non avrebbe paura di deluderla).

Sulla base degli elementi che ha portato, per me questa è la strategia migliore da seguire al momento.

Daltronde, se Lei non manifesta apertamente il suo disagio, come pretende che la collega se ne renda conto?
[#17]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
@Dott.ssa Pileci: la mia terapeuta dice che in passato ho mostrato resistenze al cambiamento e per questo la psicoterapia si è protratta ma, a suo avviso, ora non è + cosi e infatti mi ha diradato le sedute da 1 a settimana a ad una ogni mese/mese e mezzo, in previsione di una graduale "sospensione" del trattamento perchè, parole sue: io ora ho fatto dei miglioramenti sostanziali e non ho nemmeno + il disturbo d'ansia. A fronte di queste affermazioni, io dico alla terapeuta che a volte mi tornano i sintomi e lei minimizza dicendo che quelle sono cose normali e che tutti abbiamo le nostre vulnerabilità. Quando le chiedo se esistono strategie per eliminarli mi risponde che col tempo, quando non sarò + cosi stressata per la fine dell'università, non li avrò più; dice che esistono terapie come la Cognitivo comportamentale che eliminano i sintomi ma poi questi possono tornare sotto altre forme perchè non si risolve il problema alla base.
Io SO che questo non è del tutto esatto, mi sono documentata un minimo e la letteratura non dice proprio cosi...... mi corregga se sbaglio Dott.ssa, visto che è il suo approccio.
A fronte di questi discorsi, dell'alleanza con la mia terapeuta e del rapporto che si è instaurato, è per me difficile contraddirla e dirle "no guarda, io voglio fare una cognitivo comportamentale, anche se tu mi dici che non mi risolverebbe il sintomo perchè con te non sento di avere risolto tutto, ed è inutile che tu mi dica che i sintomi che ogni tanto tornano sono normali, perchè a me danno fastidio"-->io vorrei dirle questo, ma ho paura di risultare presuntuosa e offensiva. C'è un modo + delicato per affrontare la questione?
La mia diagnosi di partenza, anni fa, era: disturbo di panico senza agorafobia con ipocondria. Attacchi di panico e sintomi correlati completamente risolti relativamente in poco tempo, ipocondria un po' + lentamente ma risolta. Il punto è che i pensieri intrusivi hanno cambiato tematiche... ma non mi è mai stata fatta diagnosi di DOC nè da lei nè dallo psichiatra alle successive rivalutazioni. Entrambi mi dicono che non ci sono gli estremi per parlare di un DOC che è ben diverso per intrusività ecc...ecc... e allora cos'ho?
Avrò diritto di capire a che punto sono...?

@Dott. Bellizzi: ha ragione , dovrei manifestare il mio disagio. Voglio riuscire a trovare il coraggio e le parole giuste.
Probabilmente è proprio il mio problema "residuo" quello di aver paura di ferire alcune persone dicendo apertamente ciò che penso.

Vi è mai capitato che un pz vi riferisse cio' che io vorrei dire alla mia terapeuta?
[#18]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
P.s. perchè proprio un pensiero ossessivo sull'orientamento sessuale, cosa che per me era assolutamente non in discussione finchè non ho avuto accidentalmente quel pensiero in seguito a una lite col mio ragazzo?
C'è un significato nascosto/insconscio in tutto questo?
[#19]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"esistono terapie come la Cognitivo comportamentale che eliminano i sintomi ma poi questi possono tornare sotto altre forme perchè non si risolve il problema alla base."

Gentil Utente,

non esiste alcuno studio che possa confermare tale affermazione, che risulta quindi priva di scientificità.

Inoltre, se non ha risolto il disturbo d'ansia anche da un punto di vista sintomatologico, mi pare che un pezzo di lavoro debba essere ancora fatto. L'ossessività è il problema, non il tema anche se fastidioso, sgradevole e spaventoso.
Dal punto di vista della terapia cognitivo-comportamentale NON c'è alcun significato nascosto nè inconscio: più si arrovella a cercarlo, più aumentano le ossessioni...

Cordiali saluti,
[#20]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Grazie cara dott.ssa Pileci. Farò tesoro delle sue informazioni e consigli e mi attiverò per parlarne in modo franco con la mia terapeuta.. anche se non sarà facile.
Però voglio stare bene!! E se ci sono modi + efficaci, perchè non provarci?

Un saluto e le auguro buona giornata
[#21]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

la terapia è un momento in cui si provano forti emozioni.
La Sua preoccupazione è una delle possibili reazioni che si verificano, e fa parte delle reazioni tipiche.

Poi, può anche essere che il lavoro possibile abbia raggiunto il massimo possibile scambio, il limite.

Però rispetto a cercare un'altra situazione conviene provare a trarre il massimo da ciò che si ha.

Tanto nessun orientamento garantisce il 100% di guarigione o di lavoro perfetto, ed ove anche un orientamento garantisse il 99%, c'è sempre la possibilità che la persona faccia parte di quel 1% per il quale quel tipo di orientamento non funziona.

Le aggiungo anche qualcos'altro. Più il terapeuta è avanti con l'esperienza più il modello diventa un multimodello e più conta l'esperienza del terapeuta maturata negli anni. Approccio multidisciplinare, viene chiamato.
[#22]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Comprendo il suo punto di vista dott. Bellizzi. Farò chiarezza riguardo a tutto questo con la mia terapeuta, cercando anche di dirle che ho sentito l'esigenza di confrontarmi con altri professionisti on-line su questo sito.
Cercare di essere aperta e onesta al 100% a questo punto non puo' che giovarmi!

Grazie di cuore del tempo che mi avete dedicato

[#23]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

può anche stampare questo consulto o fornire il link alla dottoressa.
Valuti Lei quali opzioni tra quelle suggerite si adatta di più.
Avràun informazione in più riguardo alla Sua terapia e potrà valutare come proseguire in futuro.
[#24]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Farò presente il problema (del "non sentirmi aiutata",per come l'ho percepito io) e parlerò alla terapeuta del fatto che ho sentito il bisogno di chiedere ulteriori pareri.
Quello che mi lascia così perplessa è la diversità con cui professionisti di orientamenti terapeutici diversi affrontano i problemi.

Ho letto consulti online su questo sito simili al mio, e un analista rispose ad una ragazza che "alcune ragazze si scoprono lesbiche a 30 anni perchè i gusti cambiano".. e mi ha di nuovo terrorizzata. Io non ho nulla contro le lesbiche e l'omosessualità, non avrei paura di esserlo o paura di essere etichettata. Mi dispiacerebbe perchè io voglio un uomo nella mia vita.
A volte ho dubbi sul mio ragazzo in quanto persona, non in quanto al fatto che è un maschio.
Quando ho dubbi su di lui (es. è a volte insicuro e poco deciso) allora mi scattano assurde domande... ma xche non posso semplicemente pensare "magari ti piacerà un altro in futuro" anzichè "oddio se penso questo allora non è che sono lesbica?" e via di "test" e "controlli")...

Grazie dell'attenzione
[#25]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"ma xche non posso semplicemente pensare "magari ti piacerà un altro in futuro" anzichè "oddio se penso questo allora non è che sono lesbica?" e via di "test" e "controlli")..."

Perchè altrimenti non sarebbe ansiosa... ;-)

Quando ha la prossima seduta?
[#26]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Ahah :) mi ha fatto sorridere...ha ragione ;)
Ce l'ho la settimana prossima, dopo un mese ! Infatti sono impaziente...anche perchè il focalizzarmi su questi pensieri e fare "le prove" a lungo andare mi causa una incapacità di dare una risposta definitiva sul mio orientamento sessuale..ma al contempo SO BENISSIMO di essere etero.. E' pazzesco!!!!!
[#27]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"il focalizzarmi su questi pensieri e fare "le prove" a lungo andare mi causa una incapacità di dare una risposta definitiva sul mio orientamento sessuale.."

L'ansia funziona proprio così: più si mette alla prova e più rafforza il problema. Ne parli comunque in terapia.

Cordiali saluti,
[#28]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Grazie cara dottoressa.
A presto
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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