Gli altri sono sempre stati un mio problema

Gentili Dottori,
ho scritto qui già alcune volte e a rileggere le cose mi sembrano tutte senza senso e banali. Forse in alcuni casi è piu' il bisogno di scrivere che quello di avere una risposta, ma vorrei rifarlo. Ho già detto che ho un sostegno psicologico da alcuni anni, per risolvere i miei attacchi di panico e, li ho risolti. Ogni tanto, a fasi alterne, ho avuto paura di impazzire, fissandomi su rumori o voci udite in lontananza che mi facevano spaventare per l'idea di essermeli potuti immaginare. Però entro nel panico e poi mi tranquillizzo ripetendomi che non è vero, rispetto dunque al panico di un tempo sono migliorata. Però la mia vita sociale non va altrettanto bene. In quest'ultimo anno ho perso le poche amicizie che avevo, visto che ho da sempre faticato nel creale, a seguito probabilmente anche di un grande " abbandono" da parte di una di esse di cui avevo gia' scritto. La mia fiducia e la mia paura di essere abbandonata di nuovo mi ha fatto scegliere la via dell' isolamento. In questa situazione ci sto stretta, ci ho pianto spesso, perchè passare le giornate da soli chiusi in camera non è facile ovviamente. Le mie paure si estendono anche nell' andare a comprare un quaderno per dire, cosa successa di recente, perchè ho il timore di essere guardata, di essere giudicata. Sicuramente non mi piaccio. Ogni tanto mi obbligo a mangiare poco quasi per punirmi. Ora sto tentando di scrivere la tesi ma oltre a non saperla fare, capita a tutti di pensarlo, mi sento proprio bloccata e spaventata dalle capacita' che non penso di avere. Vorrei essere piu' brava e non essere cosi' mediocre. Da un mese esatto, il mio " transfert" verso il mio psicologo è aumentato tanto che una settimana fa gliel' ho scritto chiaramente. Sono diventata ossessivamente gelosa di una persona che io stessa ho mandato lì. Adesso ho saltato la seduta per impegni universitari e mi invitava a chiamare come risposta al mio messaggio di disdetta visto che non avevo il coraggio di farlo a voce dopo quella confessione. Ancora non ho chiamato. Mi chiedo che senso abbia avuto farlo, visto che è un cognitivo e non lavorera' sulla cosa. Ho seguito il mio istinto e mi sono liberata ma adesso mi chiedo: se avessi perso di vista me stessa? Ho letto che alcuni di Voi professionisti lo hanno scritto in altri consulti. Come faccio a concentrarmi su di me senza " perdermi " in questi stupidi pensieri? Mi sono anche chiesta se il mio lavoro su me stessa possa essere in realtà finito. Forse non ho altro da risolvere. Dovrei semplicemente accettare di avere problemi con gli altri senza che ci sia niente da capire. Forse c'è solo da agire ma non so farlo. Mi sento troppo a disagio in mezzo agli altri. Vorrei tanto sapere se c'è un modo per lavorare su questi aspetti.. come si fa a passare dallo stare da soli ad intraprendere qualche esperienza di cambiamento? Come la sblocco questa paura? Grazie.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Dovrei semplicemente accettare di avere problemi con gli altri senza che ci sia niente da capire. Forse c'è solo da agire ma non so farlo"

"Come la sblocco questa paura? "

Il terapeuta NON Le prescrive nulla per superare queste Sue difficoltà?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile ragazza,
da quello che scrive sembra scoraggiata, scoraggiata dalla terapia che non le porta i benefici sperati tanto da farle pensare di "gettare la spugna", dicendosi: "tanto io sono così, non c'è proprio niente da fare....".
Non credo che sia evitando i problemi che riuscirà ad uscirne.
Forse avrebbe la pena di affrontarli in terapia.
Che ne dice?

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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