Convivenza

Gentili Dottori, ho 35 anni, son ragazza madre di una bambina di 10 anni. da circa due anni sto assieme ad un uomo di anni 40. dopo aver trascorso un lungo periodo a casa dei miei a causa di lavoro precario, ho optato per l'affitto di un appartamentino che mi consentisse maggior autonomia, avendo ora un impiego stabile. il mio fidanzato, il quale ha un ottimo rapporto con la piccola, inizialmente si era detto disposto a formulare progetti più maturi per la coppia (convivenza, matrimonio) salvo poi rinnegare il tutto, in quanto a suo dire in casa non vi è serenità a causa di piccole e sporadiche scaramucce, comuni in ogni menage famigliare. aggiungo inoltre che questi, trascorre molto tempo in casa nostra ma come ospite più che come compagno, elargendomi di tanto in tanto qualche contributo economico. davanti la mia proposta di trasferirsi presso la casa di lui, di proprietà, che ci consentirebbe di poter risparmiare, questi si è detto fermamente contrario. premetto che la casa ad ora è sfitta, poiché lui nonostante ciò continua a vivere da sempre con i suoi! aggiungo che, solo pochi mesi fa ero contraria ad una convivenza, per lui invece "conditio sine qua non" ai fini di un matrimonio, volendo salvaguardare la stabilità emotiva della piccola e riconoscendo che un unione certificata, dà cmq un senso di maggior tranquillità. ma ciò nonostante, ho abbattuto questi principi pur di assecondarlo nella speranza che si procedesse verso una crescita di coppia. tutto questo mi prostra e mi mortifica, avrei preferito delle valide motivazioni da parte sua per potervi lavorare migliorando, ma da un'autoanalisi riconosco di avere dei difetti ma nulla che eluda dalla normalità o peggio possa esser da deterrente per una crescita di coppia. cresce in me un senso di rifiuto, reso più aspro dalle mie precedenti vicissitudini personali, che mi prostra e mi porta ad esprimergli il mio malumore per questa sua reticenza. egli di conseguenza, pur riconoscendo che dandomi qualche certezza in più vi sarebbe più armonia, continua ad asserire che finchè non vi sarà questa tanto agognata "pace" non farà alcun passo. un cane che si morde la coda, insomma. vorrei sapere se in questi casi potrebbe aiutare una terapia di coppia, sperando che egli voglia partecipare, oppure se vi è altro da poter fare. naturalmente il sentimento che provo verso quest'uomo è grande e mi blocca dal prendere una posizione decisa. ringrazio anticipatamente in attesa di un vostro gentile riscontro.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<a suo dire in casa non vi è serenità a causa di piccole e sporadiche scaramucce, continua ad asserire che finchè non vi sarà questa tanto agognata "pace"non farà alcun passo.>

Da quanto riferisce sembrerebbe che il suo compagno abbia qualche remora nel passare alla convivenza, bisognerebbe comprendere quanto le sue spiegazioni possano essere o meno fondate o se ci sia qualche altro problema.
Le scaramucce di cui parla hanno come tema la convivenza?
O c'è dell'altro?

Quando il suo lui ha cambiato idea, dopo che lei se ne è andata da casa dei suoi?

In che rapporti è il suo compagno con i propri genitori, ha sempre vissuto con loro? Lei li conosce, sa come vanno le cose? Cos'altro sa della sua vita prima che incontrasse lei?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa, grazie per la celere risposta. Riguardo alla sua prima domanda confermo che i nostri litigi nascono quasi solo ed esclusivamente per questa reticenza da parte del mio fidanzato a voler dare una svolta alla ns unione. Mi sto sforzando di far finta di nulla, ma la paura i star perdendo del tempo con una persona che non voglia impegnarsi mi aiuta poco. Questi cambiamenti di posizione coincidono pressappoco con il mio cambio di casa. Sino ad allora ci si rapportava per lo più come fidanzatini, vedendosi la sera, inoltre il fatto che in casa vi fosse mia mamma ad accudire la bambina in mia assenza, ci ha permesso di frequentarci come una qualsiasi coppia senza dover subire dall'inizio le ovvie limitazioni che la presenza di un bimbo comporta. Conosco bene i genitori del mio compagno, ho un rapporto molto piacevole con essi nelle poche volte che ci si incontra. aggiungo una cosa importante, lo scorso anno a seguito di una malattia che portava dalla nascita è venuta a mancare sua sorella. all'inizi della ns storia mi son trovata ad affrontare questa situazione a me nuova e forte, cercando di fare del mio meglio per non gravare su di lui, che continuava a vivere a casa dei genitori a suo dire per accudire il padre, persona cmq autosufficiente, rimasto solo perché la mamma accudiva la figlia malata. prima di me ha avuto un ritorno di fiamma con una sua ex che ha frequentato clandestinamente perché la stessa intanto preparava un matrimonio con un altro. matrimonio avvenuto in quanto a detta di comuni amici il mio compagno al pari di oggi, utilizzava la presenza di questa grave malattia della sorella per giustificare la sua mancata voglia di crescita come coppia. oramai è passato più di un anno dal triste giorno, ma lui continua a vivere con i suoi. come detto dorme sei su sette da me, ma come ospite pagante. il resto della giornata ognuno fa vita a se. alla casa ed alle sue necessità penso solo io, anche se mi passa qualche soldino per le bollette. dice che infondo questo è un passo che io ho fatto per me e che le scelte serie si fanno in due. ma prima di tutto questo era lui che asseriva di voler dare una svolta alla ns unione entro dicembre! non so che pensare, avessi almeno delle basi su cui lavorare, ma davanti le mie domande che gli domandano il perché di tanta incoerenza (dovrebbe evitare di fermarsi a dormire se sta cosi male) ha adottato in ultimo la tecnica del non rispondere che mi umilia quasi quanto i suoi rifiuti. grazie in anticipo per i consigli che vorrà fornirmi.
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Dr.ssa Paola Dei Psicologo, Psicoterapeuta 307 27
Gentile
A volte nel groviglio di emozioni che si provano, si ha la consapevolezza di aver ragione ma non si trovano le parole per dirlo....caricate di timori, ansie, paure...
Per questo le consiglio di prendere un attimo di respiro (come si è soliti dire) per leggere un bellissimo libro di Marie Cardinal dal titolo: Le parole per dirlo Edizioni Bompiani...
C'è una bellissima frase dell'autrice che sostiene come:
"La donna più semplice che racconta la sua giornata con le parole più semplici, più vere, più vicine alla sua vita, è una donna che fa un discorso rivoluzionario».
Forse l'aiuterà a trovare il modo e le parole per farsi comprendere dal suo compagno e se non ce la fa, faccia due o tre sedute di sostegno, vedrà che riuscirà a trovare il modo giusto e servirà certamente anche a lei per sostenere meglio i difficili vissuti di questo momento.
Mille auguri

Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Quanto riporta mi fa pensare che il suo compagno fatichi a staccarsi dalla propria famiglia, progettare e costruire una vita di coppia.
Così sta a metà, cercando di salvare capra e cavoli, come dice il proverbio

La malattia della sorella e il grave lutto conseguente, lo ha probabilmente messo in una situazione ancor più difficile, quello di unico sostegno per i propri genitori, situazione forse in relazione anche a pregresse dinamiche familiari.

Può essere che avesse magari intenzione di convivere prima che lei prendesse casa ma, davanti al fatto compiuto, si è forse reso conto di quanto gli potesse essere difficile staccarsi dalla propria famiglia...
Pressarlo credo non serva, se non a peggiorare la situazione, e a dargli motivi di appiglio.
Dovrebbe rendersi conto che lasciare la propria famiglia per costruirsene una propria non è abbandonare i genitori, né tradirli, i legami restano e si possono coltivare comunque avendo una vita propria. Ma non è facile acquisire consapevolezza in certe situazioni, quando si è immersi in determinate dinamiche e se ne è protagonisti attivi.

Il lutto vissuto comunque è stato davvero grave e pesante, non so quanto sia stato finora elaborato dai suoi genitori e da lui...è ancora fresca la perdita.

Da qui comunque solo ipotesi e magari qualche spunto di riflessione.

Non ci sono ricette magiche, né frasi da particolari per chiarirsi.
Cercare di confrontarsi costruttivamente, senza cadere nelle solite dinamiche che si alimentano attraverso i rispettivi feedback, nel modo che ha descritto. Aiuterebbe per venire a capo in qualche modo alla situazione e per lei decidere il da farsi rispetto a questo rapporto.

Forse uno specialista sarebbe di aiuto.
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Dr.ssa Paola Dei Psicologo, Psicoterapeuta 307 27
Gentile
Contrariamente alla collega Rinella, con la quale concordo su altri punti, io credo invece che esistano parole per dire tutto, lo dimostrano le meravigliose opere d'arte sia letterarie, che pittoriche, che musicali o altro che rendono straordinari momenti di assoluta ordinarietà. Il libro di Marie Cardinal non è affine alla sua storia ma è una meravigliosa lettura sulla rinascita di una donna.
Per comprendere meglio i meccanismi maschili e femminili provi a leggere anche: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere di di John Gray, troverà utili spunti sul diverso modo di affrontare le situazioni da parte di uomini e donne. Tutto da prendere cum grano salis.
Per noi da qui e senza conoscerlo non è possibile dare giudizi su di lui o fare ipotesi, sarebbe fuorviante, consigli semmai a lui una psicoterapia.
Cari auguri perché tutto vada come desidera
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Utente
Utente
Gentili Dottoresse, vi ringrazio di cuore per l'aiuto ed i consigli fornitemi. cercherò di far tesoro dei vostri suggerimenti, consultando anche i testi proposti, con la speranza di poter vivere meglio questa fase della mia vita. ancora grazie
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Utente
Utente
gentili Dottori, vi scrissi qualche mese fa in merito alle reticenze del mio compagno riguardanti il dare una svolta più "adulta" alla nostra relazione. ebbene, a seguito dello scadere del contratto di locazione e delle mancate alternative (lui, coabitante con i genitori non intendeva mettere a disposizione il proprio appartamento per noi), ciascuno era ritornato a fare vita a se come prima di questa breve convivenza. premetto che ero stata io assieme alla bimba a trasferirmi, lui ci aveva seguito a mo di "ospite pagante" sotto mio invito. ero desiderosa di veder crescere dopo un anno e mezzo la ns unione. tornati al nostro vecchio menage a causa di mie difficoltà economiche per le quali non vi sarebbe stata possibilità di fittare ulteriori appartamenti, si era ritrovata anche la vecchia serenità, in quel vivere da "fidanzatini" che goni tanto mi pesava ma per amore mi facevo andar bene. mi ero convinta che lui non fosse portato per la convivenza e/o matrimonio ed avendo già una bimba ho accettato questa situazione di buon grado per il quieto vivere. ebbene, circa tre settimane fa, lui mi ha lasciato, alludendo che invece sentiva la mancanza di crescita nella coppia e che avrebbe voluto investire in tal senso, ma non con me, verso il quale non si sentiva ispirato e per cui n sapeva cosa provava!!!! il mio sconforto è tanto, trascorrevamo un ottimo periodo, nulla che mi lasciasse presagire questo spiacevole equivoco. la bimba anche gli era molto legata, rapporto che anche lui aveva contribuito a rendere tale. tutto bene anche in famiglia. mi sento molto umiliata e ridicola. essendo stata abbandonata dieci anni fa per ragioni futili dal padre di mia figlia, questo distacco mi pesa più di chiunque. vorrei un vostra opinione. giorni fa difatti, ho ceduto alla tentazione di incontrarlo e ci siamo visti fugacemente per due chiacchere durante le quali lui ha pianto tutto il tempo, dicendosi provato, confuso, dispiaciuto per il male che fa a me e di riflesso alla piccola. in un brevissimo contatto fisico (un bacio) ho rivisto quella passione che da tempo si era affievolità a causa della routine. e poi i suoi numerosi complimenti sul mio aspetto esteriore (che tanto mi erano mancati in passato e glielo avevo anche fatto notare) sono stati generosi. Gentili Dottori, vi chiedo se secondo il Vs parere vi sia ancora possibilità per noi o se fosse più giusto rivolgere lo sguardo altrove e come si può fare per superare, quello che ad oggi, mi sembra anche a causa del mio vissuto un dolore troppo grande da sopportare. grazie
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Dr.ssa Paola Dei Psicologo, Psicoterapeuta 307 27
Gentile
Vi sono dei momenti nella nostra vita nei quali il dubitare dell'altro ci fa dubitare persino di noi stessi. Questo accade soprattutto in coppia e nella coppia, dove le emozioni che proviamo con l'altro ci obnubilano la mente confondendo il nostro vero sentire.
In ciò che racconta la brevità si unisce all'intensità e il suo dolore sembra palpabile ed è più importante delle sue domande.
Motivo per prendere un pò di respiro, darsi tempo per rispondere alle domande che da sola si pone ed alle quali può trovare soluzioni solo lei con l'aiuto di una psicoterapeuta e per cercare, trovare o ritrovare la serenità necessaria per comprendere cosa veramente vuole dalla vita.
Le basteranno pochi colloqui e vedrà che ne voleva la pena.
Ci faccia sapere
Cordialità
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Utente
Utente
la ringrazio infinitamente Dottoressa. concordo anch'io sul fatto che una psicoterapia mi possa esser d'aiuto. grazie per la sua attenzione
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Cara Signora,
un uomo che traccheggia, va e viene, la lascia (quali che siano le ragioni), che sembra rimandare solo a lei le responsabilità di una coppia che non cresce, vale tutta la sua pazienza, il suo sperare, aspettare?

Lei sente il bisogno di un uomo accanto, del calore della famiglia, forse si è posta in modo troppo accomodante, in nome di un suo ideale...i suoi obiettivi sembrerebbero più chiari di quest'uomo che pare un po' problematico, confuso...

Dispiacere e complimenti, ma questo non le rende più facile il compito di pensare con serenità al suo futuro, anzi la tiene sul filo...si prenda questa pausa e sì, si faccia aiutare a fare chiarezza e lenire il suo dolore da un nostro collega.

Cari auguri

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa, la ringrazio per la sua consulenza. Credo proprio che mi faro aiutare al fine di essere più razionale nella valutazione di un partner. Grazie mille
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Lieta di averla ascoltata unitamente alla Collega, bene per i suoi propositi che auspico metterà in atto.

Se crede ci potrà riaggiornare in futuro

Molti auguri di serenità
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Utente
Utente
Gentili Dottori, come anticipato mesi fa, al fine di lenire il dolore che l'improvviso abbandono del mio compagno aveva causato in me, mi sono rivolta ad una psicologa per delle sedute di sostegno. Assieme alla vostra collega, ho intrapreso un cammino finalizzato al "distacco" emotivo da questa persona che occupava gran parte dei miei pensieri. non mi è riuscito affatto facile staccarmi dal mio ex, che puntualmente ha risposto e corrisposto ogni mia iniziativa di contatto verbale e non solo. ogni buon proposito postumo al colloquio veniva da me puntualmente disatteso poiché sentivo troppo il dolore per tale "perdita". ne consegue che ho cambiato terapeuta, avendo optato per la psicanalisi, tuttora da me seguita, al fine di capire il perché vi siano da parte mia reticenze a staccarmi da questo individuo. preciso che dopo un mese di semi-assenza da parte sua, si è passati ad un graduale aumento dei momenti in condivisione tra noi, ad una ripresa della ns sessualità, ad un esser tornati ad essere per lo meno logisticamente una coppia, salvo quando questo comporti un raffronto emotivo, che lui rifugge asserendo che il rivedersi è frutto x lui del voler passare momenti piacevoli con qualcuno cui tiene. ma fini a se stessi, senza dunque una necessaria corrispondenza tra azioni e sentimento. la mia terapeuta mi spinge ad andare avanti in questa situazione, per me divenuta straziante, forse più dell'assenza stessa, poiché, sostiene, a seguito di una mia maturazione e modifica costruttiva del mio essere, potrò nuovamente in futuro beneficiare di costui, che tornerà pronto e deciso. nel frattempo dovrei vivere alla giornata senza pretese in attesa di cio che accade,lasciandogli il suo tempo. purtroppo mi trovo male in questa contraddittorietà. non trovo ristoro e vivo di illusioni. il mio è un cammino di autoanalisi molto duro ed ho paura che questo rapporto-non rapporto con i lmio ex, che temo mi usi, non mi dia la giusta serenità per maturare interiormente. a vosstro giudizio dovrei proseguire questo tipo di analisi? ammetto che inizialmente ho cambiato perché mi faceva bene sentirmi "supportata" nella mia idea di voler rivedere e sentire il mio ex.grazie in anticipo per la Vs risposta