Mi sento come una pentola a pressione

Gentili medici,
a maggio 2013 ho scoperto di avere l'endometriosi malattia che ha CAMBIATO la mia vita: i rapporti sessuali sono diventati difficoltosi a volte impossibili, sono obbligata a prendere degli ormoni che non mi fanno venire il ciclo per evitare che la malattia si espanda (il non avere il ciclo mi fa sentire meno donna come si mi mancasse qualcosa), insomma se già prima il mio vissuto è stato difficoltoso a causa si altri problemi famigliari con questa nuova notizia alla mia vita si è aggiunto un grado di difficoltà ulteriore.
Ma nonostante tutto ho cercato di andare avanti studio (sono quasi vicino alla laurea), lavoro.
Inoltre a casa vivo una situazione abitativa molto stressante viviamo in casa con mia nonna che è una persona cattiva, depressa, negativa che riversa la sua infelicità su di noi.
Ho notato che quando vivo un periodo di forte stress dove magari si accumulano tante cose da sopportare come: esami, situazione a casa, malattia, rapporto conflittuale con il mio fidanzato (perchè ovviamente non oter avere rapporti intimi genera attrito).... La sera mi metto a letto e sento l'ansia salire (fortunatamente la conosco la lascio venire e non cerco di combatterla). Il giorno dopo ho bisogno di prendere una pausa: anche stare in mezzo al traffico mi sembra una cosa stressantissima e non ce la facco, ma poi il non assolvere i miei compiti e tralasciare le cose mi fa sentire peggio.
Vorrei sapere come si può vivere cercando di gestire tante cose stressanti senza stare male o perlomeno non dovendo sempre arrivare al limite della sopportazione e diventare fragili, senza sentirsi una pentola a pressione che sta per esplodere da un momento all'altro?
Queste situazioni che vivo non mi fanno sentire serena mi lasciano sempre quella sottile angoscia di fondo.
Vorrei vivere in modo più spensierato.

Grazie per l'attenzione
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Cara Utente,

vedo che nell'ultimo anno ci ha chiesto diversi consulti sulla sua complicata e difficile situazione personale e non mi meraviglia che si senta come una pentola a pressione pronta ad esplodere visti tutti i motivi di frustrazione e di rabbia che ha già incontrato e affrontato nella sua breve vita e i sintomi d'ansia che la accompagnano ormai da tempo.

Nel risponderle non posso che associarmi alla Collega che l'estate scorsa le aveva suggerito di farsi seguire di persona da uno psicologo, dl momento che non intervenendo e non lavorando su di sè non può che vedere il quadro peggiorare e/o cronicizzarsi.
Non si tratta infatti di darle qualche "dritta" per vivere in maniera più spensierata, ma di permetterle di elaborare e superare tutto quello che le è successo dall'abbandono di suo padre in poi: nessun "consiglio" può bastare, è necessario che lavori seriamente per costruire quello stato di benessere che oggi le sembra una chimera.

Ha ricevuto una risposta dal consultorio presso il quale a gennaio ci ha detto di essersi messa in lista?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Gentilissima dottoressa,
si ho ricevuto risposta dal consultorio e ho trovato anche una persona molto competente che mi ispira fiducia, ho fatto già 8 incontri all'interno dei quali ho elaborato la mia rabbia per il passato, e ho imparato a non guardare più il passato. Forse ha ragione lei in un momento di sconforto le difficoltà mi sembrano più grandi e tendo a guardare solo il lato "nero", devo avere fiducia nel poter superare anche questi ostacoli, è solo che tante volte mi sento più stanca del solito e mi lascio andare alla stanchezza di dover combattere sempre senza potermi mai rilassare e vivere in pace.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"in un momento di sconforto le difficoltà mi sembrano più grandi e tendo a guardare solo il lato "nero"

Questo mi sembra comprensibile e umano, tanto più considerando tutto quello che ha passato e che sta ancora passando.
Provi a concentrarsi sul fatto che si sta laureando e sta quindi per dare una svolta alla sua vita.

Legga questo articolo, penso che le possa dare qualche spunto utile:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4256-obiettivi-irrealistici-e-infelicita-il-circolo-vizioso-del-depresso.html

Per quanto riguarda il consultorio, continuerà ad essere seguita?
Le suggerisco di parlare con la dottoressa dell'endometriosi che, dal punto di vista psicosomatico, può essere legata al sentimento di essere stata rifiutata e non amata, oltre che al rifiuto di identificarsi con sua madre (modello negativo) e quindi di accettare del tutto la sua femminilità e la possibilità di poter un giorno avere dei bambini.
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Utente
Utente
La terapia in questo consultorio è a breve termine, mi restano solo 6 sedute, avrei il desiderio di essere seguita ancora, ma dovrei rivolgermi ad un altro consultorio penso che lo farò avere un mio spazio in cui posso essere ascoltata da una persona che può indicarmi altri punti di vista è molto importante.
Per quanto concerne ciò che ha detto sull'endometriosi, mi rispecchio tanto in quella descrizione: da piccola facevo di tutto per essere accettata, ero una bambina impeccabile che faceva tutto da sola senza dare il minimo fastidio perchè temevo sempre di essere abbandonata, crescendo ho conosciuto veramente chi era mia madre ed ho avuto quella disillusione dalla bambina che vede la mamma perfetta all'adolescente che conosce chi è veramente sua madre e scopre i suoi difetti.
Secondo me la mia femminilità è stata schiacciata anche dal fatto di dover impersonare il ruolo del "maschio" quindi della parte "forte" trovandomi sempre a dover risolvere tutto da sola.
Certo poi sicuramente anche se avessi avuto un altro vissuto magari avrei lo stesso questa patologia, quindi non voglio incastrarmi a pensare "a come sarebbe stato se avessi avuto una vita diversa e più felice" ormai è capitato.

Grazie per l'attenzione
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Più che pensare a come sarebbe la situazione se la sua vita fosse stata diversa è importante che rifletta, con l'aiuto di uno psicologo, su quali significati la patologia di cui soffre esprime e veicola.

Le auguro di poter usufruire di tutte le sedute di cui avrà necessità e le suggerisco eventualmente di chiedere consiglio alla psicologa che la sta seguendo su dove e come proseguire il lavoro.
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