Risveglio notturno

Ho una bimba di 14 mesi che presenta un risveglio notturno (ore 3.00/4.00) che può risolversi in poco tempo o trascinarsi anche per due ore.
La sua vita è abbastanza regolare con una routine ben definita. Io sono sempre presente mentre il padre è via a mesi alterni per lavoro.
Dorme nel lettone e continuo ad allattarla.
La particolarità di questo risveglio è che avviene prevalentemente nella casa dei nonni dove abitiamo quando il papà è via. Aggiungo che questa casa è frequentata dalla bambina da quando aveva 6 mesi.
Non so più come gestire questo problema. Potreste aiutarmi?
Grazie per l'ascolto
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Signora,

se ho capito bene la bambina si sveglia esclusivamente quando dormite dai nonni perchè siete da sole: è così? A casa vostra non si sveglia mai?

Da quanto sta riscontrando il fenomeno?
La bambina sta mettendo i denti?

Lei come sta? Vive qualche stress o motivo di tensione?
Come si trova a casa dei suoi genitori?
Ci sono motivi di disaccordo o conflitti fra lei e loro (o uno di loro) che possono generare un clima non del tutto sereno?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr. Giuseppe Bonanni Psicologo 14
Gentile Signora,

Come suggerito dalla collega proverei a capire se la bambina sta mettendo i dentini, ad ogni modo se fossi in lei mi rivolgerei ad un pediatra che potra' suggerirla per il meglio, pongo le stesse domande fatte dalla collega,

Lei sta vivendo un periodo di stress legato a qualche motivo in particolare?

Saluti

Dr. Giuseppe Bonanni
website : www.psicologiainnapoli.it

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Attivo dal 2011 al 2018
Ex utente
Grazie per l'interessamento.
Questo risveglio notturno in realtà c'è sempre stato (dall'età di sei mesi) anzi era accompagnato da altri risvegli che si sono risolti spontaneamente.
La bambina (che ha già sei dentini) ha le gengive dei premolari gonfie quindi è possibile che ne abbia qualche fastidio.
Alle successive domande devo purtroppo rispondere di sì: vivo situazioni di tensione a causa di discussioni con mia madre anche se si tratta di discussioni non eccessive o comunque non tali da generare un clima pesante. Si cerca tutti di far star bene la piccola e di regalarle momenti piacevoli. A livello personale invece, sto vivendo momenti di solitudine e di incomprensione, ma li vivo nel mio intimo cercando di non rivelarli nei miei atteggiamenti/comportamenti. Con lei sono sempre solare e allegra.
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Attivo dal 2011 al 2018
Ex utente
Dr Bonanni, grazie anche a lei per la sua risposta.
Il pediatra mi ha parlato di possibile ansia di abbandono da parte della piccola e quindi il suo risveglio è un modo per controllarmi. Mi ha anche suggerito di non dare troppo peso al fenomeno perchè destinato a risolversi.
In realtà questi risvegli risultano pesanti da gestire a livello si fisico che mentale perchè la qualità del riposo è compromessa. Mi piacerebbe perciò mettere in atto qualche strategia utile a risolvere questa situazione.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Per quanto lei si sforzi purtroppo i bambini (soprattutto se molto piccoli) hanno letteralmente le antenne per captare qualunque tensione o malumore presente in famiglia, perchè la loro sopravvivenza dipende dal benessere dei genitori.
Le questioni con sua madre sono irrisolvibili? Pensa che farle presente che la bambina di notte è più agitata quando dorme lì perchè voi non siete serene non possa aiutarvi a venirvi di più incontro?

Se la piccola sta mettendo i denti è normale che si svegli per il fastidio o il dolore, ma sarebbe meglio che nel farlo si trovasse nel proprio lettino nella propria camera e non nel letto con lei.
Ogni bambino deve imparare che è giusto e normale che ciascuno abbia la propria camera e il proprio letto e che non c'è nulla di spaventoso nel dormire da solo nel lettino.
Da questa sana abitudine infatti ricava sicurezza e apprende anche a gestire la distanza - seppur minima - dai genitori, oltre a non avere un'immediata soddisfazione delle proprie richieste (che possono attendere qualche minuto) il che lo rende capace di sopportare un breve momento di bisogno, cosa che ne alimenta e alimenterà l'autostima e la capacità di resistere alle frustrazioni della vita.

Abituare la piccola a dormire con lei non le consente di crescere, individuandosi da lei, e di imparare che la presenza della mamma non è sempre necessaria perchè la notte non è un momento spaventoso da affrontare.
Se la bambina non acquisirà queste sicurezze all'età giusta potrebbe crescere ansiosa e dipendente da lei, quindi infelice.
Anche per l'allattamento sarebbe opportuno orientarsi verso un diradamento delle poppate per arrivare a un termine, visto che ha già passato l'anno di età. Ne parli con il pediatra.

Lei ci dice di soffrire a solitudine ed è possibile che la permanenza della piccola nel suo letto risponda a un suo bisogno (e non a un bisogno della bambina) di vicinanza e di contatto umano, soprattutto quando il suo compagno è assente per lavoro.
Lo ha messo al corrente di quanto le pesa questa situazione? Ha la possibilità di evitare almeno parte delle assenze o non c'è alcun margine di cambiamento?

Posso chiederle coma mai dorme dai suoi genitori quando il padre della piccola è via, nonostante non andiate particolarmente d'accordo?
Si sente in qualche modo insicura o in pericolo stando a casa da sola con la bambina?
Mi viene da pensare che forse la questione "ansia da separazione" riguarda più lei che la bambina, ma ovviamente la mia è solo un'ipotesi perchè non conosco direttamente il caso.

Le suggerisco sicuramente di collocare la bambina nella propria stanza la notte (o in un'altra stanza quando siete dai nonni) in modo da aiutarla a rendersi autonoma nel dormire per conto proprio e anche da non essere svegliata da ogni suo minimo sussulto che non necessiti di attenzione da parte sua.
Le consiglio inoltre di occuparsi per quanto possibile di ciò che nella sua vita non va, facendo in modo magari di sviluppare maggiormente i suoi interessi e i contatti sociali per superare il senso di solitudine che si porta dentro.

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Attivo dal 2011 al 2018
Ex utente
Dott.ssa Massaro grazie per la sua consulenza che mi ha fatto molto riflettere.
Avrei bisogno di comprendere meglio come lo sviluppo dell'autonomia si leghi alla situazione di far dormire da sola la bambina. Una diffusa letteratura scientifica, infatti, suggerisce di favorire questa abitudine nei bambini così piccoli, ma mi chiedo se sia veramente necessario a questa età o diversamente se sia il caso di aspettare determinati segnali di maturità da parte del bambino prima di attuare questo cambiamento per non rischiare di favorire una pseudo autonomia fatta di abitudini che il bambino può solo subire nonostante il suo istinto gli faccia desiderare il contatto o di sentire la presenza delle persone cui lui lega la sua sopravvivenza.


"Si sente in qualche modo insicura o in pericolo stando a casa da sola con la bambina?"
Anche qui, Lei ha colto nel segno. Starei volentieri da sola con la bambina nella nostra casa, ma abitiamo da poco in un paese,dove non conosciamo ancora nessuno, un po' distante dai miei. Allora la scelta di stare dai miei è dettata da più motivi: per avere un aiuto con la piccola; per farla interagire anche con altre figure familiari; per timore che stando da sola mi possa trovare nella situazione di aver bisogno di qualcuno che ovviamente non c'è (ad esempio un malessere o un'influenza) e in quel caso chi baderebbe alla piccola?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Signora,

un bambino normale non chiederà mai di iniziare un bel giorno a dormire da solo nella sua cameretta perchè non può avere la percezione del fatto che questo è il suo bene.
Essendo abituato a dormire con i genitori pretenderà che questo avvenga per sempre (e in non pochi casi questo accade davvero, con la successiva espulsione dal letto matrimoniale di uno dei due genitori che va a dormire nella cameretta del figlio al suo posto).
Personalmente non ho mai incontrato un adulto che, cresciuto in tal modo, non soffra di ansia da separazione, insicurezza, scarsa autostima e anche di una serie di altri disturbi e difficoltà legati alla non conquistata autonomia e percezione di separatezza dal caregiver, depressione anaclitica (comparsa però in età adulta) compresa.

Quando poi il bambino è un maschio, se consideriamo la questione dal punto di vista psicodinamico possiamo aggiungere che non supererà probabilmente mai la fase edipica e il derivante Complesso perchè sarà stato esposto ad un'eccessiva e inadeguata intimità con la madre e/o con la coppia genitoriale, condividendone il talamo.
Le femmine invece corrono il rischio di non superare mai il legame simbiotico con la madre che è funzionale allo sviluppo psicologico unicamente nella primissima infanzia (0-6 mesi) e che in seguito diventa un ostacolo allo sviluppo di un'identità autonoma e della sicurezza e autostima che ne derivano.

Il punto è che la condivisione del letto con il figlio è qualcosa che apprezza soprattutto il genitore, mentre il bambino semplicemente ci si abitua e lo considera normale, protestando energicamente quando questa eccessiva intimità - che per lui è ormai la regola - gli viene negata.

Uno dei mali di quest'epoca è la difficoltà dei genitori a capire che non sono sullo stesso piano dei figli, ma che loro sono gli adulti e i figli i bambini: un bambino non può conoscere quale sia il proprio bene, può solo esprimere delle preferenze che però derivano dai condizionamenti che ha subito fino a quel momento (eccezion fatta per i gusti alimentari, anche se pure in questo caso il modello genitoriale incide parecchio sulla disponibilità del bambino a mangiare cibi a volte sgraditi come le verdure).
E' giusto ascoltare il bambino e non imporgli una disciplina ferrea senza considerarne le peculiarità e la fluttuazione delle richieste nel tempo, mentre non è giusto esporlo a situazioni che non gli sono necessarie e che creeranno in lui dipendenza patologica e grosse difficoltà di crescita.

Tornando al caso specifico, se sua figlia imparerà che non c'è nulla di strano nè di terrificante nel dormire nella propria camera si rafforzerà e diventerà una persona sicura, capace di affrontare la vita senza doversi costantemente appoggiare ad altri.

Penso sia molto importante che lei riconosca che tenere la bambina nel lettone risponde più che altro alla sua necessità di non sentirsi sola, necessità più che comprensibile sul piano umano, ma non funzionale al benessere della piccola.

Il fatto di dormire dai suoi può corrispondere anche ad esigenze di ordine pratico, ma è sicura di essere così lontana da loro da non poterli chiamare se ne avesse bisogno?
Non è un male di per sè che lei stia lì quando il suo compagno è via, ma lo diventa se la bambina di notte è più agitata e se ancora una volta dorme nel letto con lei perchè non ha una sua stanza dove stare.
Considerando che sta crescendo e sta imparando a riconoscere i luoghi ad un certo punto sarà decisamente preferibile che di regola non vi spostiate là a dormire (salvo eccezioni) a mesi alterni per non creare nella piccola un certo disorientamento e favorire invece l'individuazione chiara di quale sia la sua casa e la sua cameretta.

Ha parlato con il padre del suo disagio?
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Attivo dal 2011 al 2018
Ex utente
Gentile Dottoressa
finalmente riesco a rispondere e a ringraziarla per il suo generoso intervento.

Mio marito è al corrente di tutto e anche se lontano riesce a sostenermi. Purtroppo la sua situazione lavorativa per ora comporta questi viaggi. Le vorrei chiedere se queste assenze possano creare problemi alla nostra piccola e come fare per aiutarla.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Probabilmente finchè la bambina è così piccola non subirà danni dall'assenza del padre, anche perchè per i primi 18 mesi circa il focus è sostanzialmente sul rapporto con la madre, che il neonato non concepisce come separata da sè (simbiosi), mentre il padre di solito acquista importanza in seguito come elemento separatore della coppia mamma-bambino e agevolatore rispetto all'ingresso del figlio nel mondo esterno.

Se suo marito dovesse continuare ad essere assente a mesi alterni sarà importante gestire il distacco e tollerare in futuro i capricci e le lamentele della bambina, soprattutto in quella che sarà la fase edipica (3 anni e mezzo-5 anni), durante la quale svilupperà un attaccamento più intenso nei confronti del papà e quindi sarà più portata a protestare per il suo allontanamento.
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Attivo dal 2011 al 2018
Ex utente
Grazie infinite per la sua attenzione e le sue indicazioni
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Mi faccia sapere come vanno le cose.
Un caro saluto,