Consumo di stupefacenti
Salve a tutti coloro che avranno a cura il mio problema.
Cerco di essere estremamente sintetico: si tratta di mio fratello di 39 anni che vive con i miei genitori e credo si sia "fumato" il cervello (perdonate il linguaggio improprio, serve ad inquadrare il problema). E' sempre stato un ragazzo particolarmente chiuso, mai un dialogo più lungo di 30 secondi (con chiunque), gran lavoratore durante il giorno (aiuta i miei in un esercizio commerciale), ma il sabato sera si trasforma. Gli bastano pochi bicchieri di birra o vino (e non so cos'altro) per andare letteralmente fuori di testa, non ha amici veri, gli è stata tolta per la seconda volta la patente (probabilmente per aver riscontrato qualcosa negli esami del sangue). Questa situazione va avanti da circa 20 anni, da quel poco che ho potuto capire (rovistando tra le sue cose) è che dovrebbe far uso di cannabis (ho ritrovato le cartine tra le sue cose) più volte al giorno. I miei dicono che dopo pranzo o cena, si chiude in bagno e vi resta per almeno 1/2 ora a fumare (immagino cosa).
Quando è lucido durante la giornata se provo a chiedergli qualcosa, si chiude a riccio e mi dice di non preoccuparmi, non vuole alcun aiuto e non so più cosa fare. Intanto i miei genitori sono disperati , di episodi incresciosi ne sono accaduti tanti, troppi (risse in stato confusionale, incidenti auto,...) non so cosa fare. Mi sono rivolto ad un medico che si occupa di recupero tossicodipendenti il quale mi ha detto di portarlo da lui, ma senza il suo assenso non posso certo portarlo di peso. Accetto qualunque consiglio, grazie.
Cerco di essere estremamente sintetico: si tratta di mio fratello di 39 anni che vive con i miei genitori e credo si sia "fumato" il cervello (perdonate il linguaggio improprio, serve ad inquadrare il problema). E' sempre stato un ragazzo particolarmente chiuso, mai un dialogo più lungo di 30 secondi (con chiunque), gran lavoratore durante il giorno (aiuta i miei in un esercizio commerciale), ma il sabato sera si trasforma. Gli bastano pochi bicchieri di birra o vino (e non so cos'altro) per andare letteralmente fuori di testa, non ha amici veri, gli è stata tolta per la seconda volta la patente (probabilmente per aver riscontrato qualcosa negli esami del sangue). Questa situazione va avanti da circa 20 anni, da quel poco che ho potuto capire (rovistando tra le sue cose) è che dovrebbe far uso di cannabis (ho ritrovato le cartine tra le sue cose) più volte al giorno. I miei dicono che dopo pranzo o cena, si chiude in bagno e vi resta per almeno 1/2 ora a fumare (immagino cosa).
Quando è lucido durante la giornata se provo a chiedergli qualcosa, si chiude a riccio e mi dice di non preoccuparmi, non vuole alcun aiuto e non so più cosa fare. Intanto i miei genitori sono disperati , di episodi incresciosi ne sono accaduti tanti, troppi (risse in stato confusionale, incidenti auto,...) non so cosa fare. Mi sono rivolto ad un medico che si occupa di recupero tossicodipendenti il quale mi ha detto di portarlo da lui, ma senza il suo assenso non posso certo portarlo di peso. Accetto qualunque consiglio, grazie.
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Gentile utente
È triste doverlo ammettere ma quando una persona non vuole farsi aiutare, oltre a parlargli e cercare di persuaderlo, non c'è molto altro che si possa fare.
L'unica misura sarebbe il ricovero forzato (il cosiddetto TSO), che il medico può richiedere anche contro la volontà dell'interessato, a fronte di motivate condizioni di gravità della sua salute e/o di pericolosità per le altre persone.
Si tratta di un evento che comporta degli effetti molto sgradevoli socialmente, in quanto la richiesta dev'essere inviata al Sindaco e al Giudice Tutelare e che, com'è comprensibile, lascia una traccia pesante nella storia clinica della persona.
Per cui andrebbe considerata solo come la misura più estrema, da discutere solo se effettivamente ritenete che esistano delle condizioni particolarmente gravi a cui far fronte.
L'ultima parola in ogni caso spetta al medico.
Cordiali saluti
È triste doverlo ammettere ma quando una persona non vuole farsi aiutare, oltre a parlargli e cercare di persuaderlo, non c'è molto altro che si possa fare.
L'unica misura sarebbe il ricovero forzato (il cosiddetto TSO), che il medico può richiedere anche contro la volontà dell'interessato, a fronte di motivate condizioni di gravità della sua salute e/o di pericolosità per le altre persone.
Si tratta di un evento che comporta degli effetti molto sgradevoli socialmente, in quanto la richiesta dev'essere inviata al Sindaco e al Giudice Tutelare e che, com'è comprensibile, lascia una traccia pesante nella storia clinica della persona.
Per cui andrebbe considerata solo come la misura più estrema, da discutere solo se effettivamente ritenete che esistano delle condizioni particolarmente gravi a cui far fronte.
L'ultima parola in ogni caso spetta al medico.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile Utente,
io non conosco personalmente la storia clinica di suo fratello, ma non credo si debba necessariamente arrivare ad un TSO, almeno non senza aver effettuato altri tentativi, e comunque non senza fatti estremamente pericolosi per la sua o altrui salute
Spesso le persone con problemi di dipendenza non sono motivate a cambiare, ne tantomento ad effettuare trattamenti, anzi pensano che il problema sia degli altri, ovvero di tutti quelli che "fanno la predica", come sarà sicuramente capitato a voi familiari
Per cui, salvo casi eccezzionali, in questi casi è meglio non perdere tempo aspettando che la persona si convinca a curarsi. Ciò non significa che l'alternativa sia il TSO, ovvero il portare di peso suo fratello in una clinica per disintossicarsi.
A parte che non sappiamo nemmeno da cosa dovrebbe disintossicarsi suo fratello, poichè lei ipotizza cannabis, ma non dimentichiamoci l'abuso di sostanza alcooliche e la presenza di eventuali problemi psichiatrici, che andranno necessariamenti presi in considerazione
Le prime persone che in questi casi devono muoversi sono proprio i familiari, ovvero coloro che percepiscono maggiormente il problema e ne pagano di solito le conseguenze. Perchè è solo iniziando a modificare alcuni VOSTRI comportamenti che si può sperare di avvicinare il fratello ad un percorso di cura
Potete (lei ed i suoi genitori) rivolgervi ad un SERT oppure inizialmente ad un CPS della vostra zona per avere una prima infarinatura sui tempi e i modi.
Inoltre il mio consiglio è quello di rivolgervi anche ad un gruppo di auto-aiuto (Alcolisti Anonimi, Narcotici Anonimi, ACAT, ecc.) all'interno dei quali esistono dei gruppi di "familiari" che potranno darvi utili indicazioni basate sulla loro propria esperienza
Insomma, ci sono molte cose che potete fare, per cui non perdete tempo, e non perdete la speranza
io non conosco personalmente la storia clinica di suo fratello, ma non credo si debba necessariamente arrivare ad un TSO, almeno non senza aver effettuato altri tentativi, e comunque non senza fatti estremamente pericolosi per la sua o altrui salute
Spesso le persone con problemi di dipendenza non sono motivate a cambiare, ne tantomento ad effettuare trattamenti, anzi pensano che il problema sia degli altri, ovvero di tutti quelli che "fanno la predica", come sarà sicuramente capitato a voi familiari
Per cui, salvo casi eccezzionali, in questi casi è meglio non perdere tempo aspettando che la persona si convinca a curarsi. Ciò non significa che l'alternativa sia il TSO, ovvero il portare di peso suo fratello in una clinica per disintossicarsi.
A parte che non sappiamo nemmeno da cosa dovrebbe disintossicarsi suo fratello, poichè lei ipotizza cannabis, ma non dimentichiamoci l'abuso di sostanza alcooliche e la presenza di eventuali problemi psichiatrici, che andranno necessariamenti presi in considerazione
Le prime persone che in questi casi devono muoversi sono proprio i familiari, ovvero coloro che percepiscono maggiormente il problema e ne pagano di solito le conseguenze. Perchè è solo iniziando a modificare alcuni VOSTRI comportamenti che si può sperare di avvicinare il fratello ad un percorso di cura
Potete (lei ed i suoi genitori) rivolgervi ad un SERT oppure inizialmente ad un CPS della vostra zona per avere una prima infarinatura sui tempi e i modi.
Inoltre il mio consiglio è quello di rivolgervi anche ad un gruppo di auto-aiuto (Alcolisti Anonimi, Narcotici Anonimi, ACAT, ecc.) all'interno dei quali esistono dei gruppi di "familiari" che potranno darvi utili indicazioni basate sulla loro propria esperienza
Insomma, ci sono molte cose che potete fare, per cui non perdete tempo, e non perdete la speranza
[#3]
Ex utente
Grazie infinite per le immediate risposte.
Al sert sono stato la scorsa settimana a parlare col medico responsabile . Si è reso disponibile ma ovviamente è necessario che sia mio fratello ad andare. Lo stesso medico mi ha indicato un orario tranquillo visto che di mattina è un via vai di poveri ragazzi. Mio fratello non è pericoloso , lo diventa solo quando esce il sabato sera e decide di lasciarsi andare (è capitato spesso che sia rimasto coinvolto in qualche rissa ). Durante la settimana è perfettamente lucido ed in grado di lavorare (fa il macellaio).
Ieri ho provato a parlargli per chiedergli se aveva bisogno di aiuto anche da parte di uno specialista. Niente. Non mi guardava in faccia e ripeteva solo di non preoccuparmi che non aveva bisogno di nessuno. Oggi proverò di nuovo a parlargli dandogli magari il biglietto col nominativo del medico del sert, magari non lo butta e ci pensa su.
Al sert sono stato la scorsa settimana a parlare col medico responsabile . Si è reso disponibile ma ovviamente è necessario che sia mio fratello ad andare. Lo stesso medico mi ha indicato un orario tranquillo visto che di mattina è un via vai di poveri ragazzi. Mio fratello non è pericoloso , lo diventa solo quando esce il sabato sera e decide di lasciarsi andare (è capitato spesso che sia rimasto coinvolto in qualche rissa ). Durante la settimana è perfettamente lucido ed in grado di lavorare (fa il macellaio).
Ieri ho provato a parlargli per chiedergli se aveva bisogno di aiuto anche da parte di uno specialista. Niente. Non mi guardava in faccia e ripeteva solo di non preoccuparmi che non aveva bisogno di nessuno. Oggi proverò di nuovo a parlargli dandogli magari il biglietto col nominativo del medico del sert, magari non lo butta e ci pensa su.
[#4]
Gentile Utente
da ciò che racconta sembrerebbe che la soluzione proposta dal collega Bulla sia la più ipotizzabile.
I gruppi di auto-aiuto per i famigliari offrono una buona opportunità di confronto; il loro valore aggiunto è che possono prescindere dal consenso dell'interessato nel senso che aiutano la famiglia a gestire la situazione.
Purtroppo, ragionando in termini sistemici, è molto frequente che sia l'ambiente stesso (attraverso le proprie dinamiche)a favorire il mantenimento del problema, nell'ambito di questi gruppi vengono messi in evidenza i comportamenti "non funzionali" attuati dalla famiglia e la loro semplice conoscenza spesso conduce ad un cambiamento dell'impostazione.
Questa modificazione delle variabili ambientali potrebbe a sua volta accompagnarsi ad una maggiore apertura da parte dell'interessato ed in questo modo si creano i presupposti per l'inizio della comunicazione. Ora, nel vostro caso, esiste una totale chiusura che non lascia alcuno spazio ne per una richiesta d'aiuto da parte di suo fratello ne per una offerta di aiuto da parte vostra; d'altronde le pare possibile che una persona che vive isolata e sul filo del rasoio possa effettivamente ritenere di non aver bisogno di alcun aiuto? Questa posizione ha più a che fare con l'idea della irreversibilità della propria condizione e con la percezione di non poter fare affidamento su nessuno.
Provate a contattare uno dei gruppi della vostra zona, tentare non costa niente ed in ogni caso sarebbero una buona occasione per i suoi genitori di confrontarsi con chi condivide lo stesso problema.
Con i migliori auguri
da ciò che racconta sembrerebbe che la soluzione proposta dal collega Bulla sia la più ipotizzabile.
I gruppi di auto-aiuto per i famigliari offrono una buona opportunità di confronto; il loro valore aggiunto è che possono prescindere dal consenso dell'interessato nel senso che aiutano la famiglia a gestire la situazione.
Purtroppo, ragionando in termini sistemici, è molto frequente che sia l'ambiente stesso (attraverso le proprie dinamiche)a favorire il mantenimento del problema, nell'ambito di questi gruppi vengono messi in evidenza i comportamenti "non funzionali" attuati dalla famiglia e la loro semplice conoscenza spesso conduce ad un cambiamento dell'impostazione.
Questa modificazione delle variabili ambientali potrebbe a sua volta accompagnarsi ad una maggiore apertura da parte dell'interessato ed in questo modo si creano i presupposti per l'inizio della comunicazione. Ora, nel vostro caso, esiste una totale chiusura che non lascia alcuno spazio ne per una richiesta d'aiuto da parte di suo fratello ne per una offerta di aiuto da parte vostra; d'altronde le pare possibile che una persona che vive isolata e sul filo del rasoio possa effettivamente ritenere di non aver bisogno di alcun aiuto? Questa posizione ha più a che fare con l'idea della irreversibilità della propria condizione e con la percezione di non poter fare affidamento su nessuno.
Provate a contattare uno dei gruppi della vostra zona, tentare non costa niente ed in ogni caso sarebbero una buona occasione per i suoi genitori di confrontarsi con chi condivide lo stesso problema.
Con i migliori auguri
Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense
[#5]
Gentile utente
Anche se un gruppo di auto aiuto potrebbe essere di qualche utilità per voi, se non ho capito male il problema principale non è il vostro disagio come familiari, che pure ci sarà, ma la preoccupazione per le sciocchezze che potrebbe ulteriormente commettere suo fratello. Mi sbaglio?
Vorrei puntualizzare meglio il senso della mia risposta precedente. Non è che il TSO sia l'unica misura possibile e non è detto che sia necessaria. Ma mi pare che suo fratello sia sordo al dialogo e che non sia facilmente disposto a rinunciare alla sua vita fatta di sensazioni forti.
Se questo è il caso, potreste solo ventilargli la possibilità del TSO come misura estrema: se lui non è disposto a lasciarsi aiutare volontariamente, fategli sapere che esiste anche questa eventualità, per il suo bene e quello degli altri. Se decideste di mettere le cose in questo modo dovrete però essere tutti quanti d'accordo, senza tentennamenti. In questo senso potreste ricercare un aiuto per chiarirvi le idee fra voi familiari, attraverso un gruppo di auto aiuto, o anche richiedendo un consulto psicologico.
Questo è il mio parere.
Cordiali saluti e molti auguri
Anche se un gruppo di auto aiuto potrebbe essere di qualche utilità per voi, se non ho capito male il problema principale non è il vostro disagio come familiari, che pure ci sarà, ma la preoccupazione per le sciocchezze che potrebbe ulteriormente commettere suo fratello. Mi sbaglio?
Vorrei puntualizzare meglio il senso della mia risposta precedente. Non è che il TSO sia l'unica misura possibile e non è detto che sia necessaria. Ma mi pare che suo fratello sia sordo al dialogo e che non sia facilmente disposto a rinunciare alla sua vita fatta di sensazioni forti.
Se questo è il caso, potreste solo ventilargli la possibilità del TSO come misura estrema: se lui non è disposto a lasciarsi aiutare volontariamente, fategli sapere che esiste anche questa eventualità, per il suo bene e quello degli altri. Se decideste di mettere le cose in questo modo dovrete però essere tutti quanti d'accordo, senza tentennamenti. In questo senso potreste ricercare un aiuto per chiarirvi le idee fra voi familiari, attraverso un gruppo di auto aiuto, o anche richiedendo un consulto psicologico.
Questo è il mio parere.
Cordiali saluti e molti auguri
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.3k visite dal 14/07/2008.
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